di Francesco Bonini
Marcellino Iachi Bonvin, per tutti Franco, ha esploso diversi colpi di revolver contro tre rapinatori e Ion Stavila è rimasto sul marciapiede, a pochi metri dalla tabaccheria di via Torino, a Pavone Canavese. Non è il primo caso e non sarà probabilmente l’ultimo. È tuttavia la prima volta che capita sotto l’egida della legge 26 aprile 2019, n. 36, che modifica il codice penale a proposito di legittima difesa, un provvedimento accompagnato da molte discussioni, che passa ora alla prova dell’applicazione concreta.
Spetterà alla magistratura esprimersi: la legge prevede la valutazione di dati che necessariamente sfuggono ad una meccanica quantificazione, come il “grave turbamento psichico” dell’offeso. Nella legittima difesa (peraltro tanto prima che dopo la riforma di quest’anno) in questione c’è proprio il bilanciamento, la necessità e la proporzionalità appunto tra offesa e difesa.
Dunque una valutazione sul caso concreto. Per questo ogni storia fa storia a sé e buttarla in politica comunque non serve e non aiuta. Tanto più perché sembra ci sia un forte discrepanza tra i dati su alcuni crimini e quelli sulla percezione degli stessi.
Sembra che il numero dei reati, in particolare omicidi e rapine, sia in costante diminuzione, mentre la percezione dell’insicurezza – peraltro giustificata anche sulla criminalità di tipo mafioso e dai tanti reati contro il patrimonio che non sono nemmeno più oggetto di denuncia – cresce in modo inversamente proporzionale.
Questo non avviene soltanto perché quelli che con un orrendo neologismo sono chiamati i “cattivisti” soffiano sul fuoco, ovvero manipolano l’opinione pubblica per creare rendita politica. E perché, almeno in questa fase, i “buonisti” sono in ritirata.
La questione della sicurezza è in realtà un capitolo di una più ampia questione sull’ordine, ovvero su un assetto stabile e condiviso delle regole, dei comportamenti e del sistema sociale, che è uno dei presupposti della democrazia e in particolare della democrazia europea. In drammi come quello di Franco e Ion risaltano diritti e doveri fondamentali: la vita, innanzi tutto, e la giustizia. E di conseguenza la sicurezza, l’ordine, insomma il buongoverno nelle democrazie. Che è il vero convitato di pietra di questo tempo complicato.
Il corpo medio delle società europee e occidentali, ovvero coloro che stanno nel mezzo, si sente sempre di più disorientato, dunque minacciato e impaurito. Non sono solo motivi economici: la psicologia sociale ci avverte che quando vengono meno riferimenti e nessi morali collettivi la confusione si accresce. Questo malessere, questo problema di disordine non si può superare semplicemente curando i sintomi, cosa che peraltro resta necessaria.
Prima o poi bisognerà affrontarlo in profondità, prenderlo sul serio e riconnetterlo con lo sviluppo delle democrazie. Consapevoli però che questo implica, come peraltro Papa Francesco ci pungola a fare in tutti campi, un cambio di passo e anche un cambio di paradigma.
Purtroppo non riesco a capire chi ha replicato al mio post… a questo sconosciuto vorrei fargli i complimenti dato che è l’unica persona al mondo che non si “emoziona”per un ladro in casa… . Le leggi dello Stato non le fa Salvini ma dei giuristi negli uffici tecnici. Credo che abbiano la competenza necessaria per scongiurare ciò che Lei paventa…
La legittima difesa è utile perché , finalmente, chi è aggredito ha il diritto di emozionarsi… . E’ vero non ci sarebbe bisogno di inserirlo in un al legge ma, l’applicazione della vecchia normativa da parte di alcuni giudici, ha creato situazioni paradossali dove il proprietario era costretto a fare l’analisi costi benefici dal momento dell’ingresso del ladro, commisurando la propria reazione all’azione dell'”avversario”, facendolo così diventare un ragioniere delle reazioni anziché una vittima…. .Ora almeno è “libero” di assumere quei comportamenti irrazionali naturali vista l’emotività del momento… resta il fatto che se dal processo risulterà che il tabaccaio ha sparato alla schiena del ladro, anche la nuova legge non lo potrà “salvare” da una condanna di omicidio…
La “legittima difesa” (che la legge prevedeva anche prima di questa legge) non può mai diventare “giustizia fai da te”. DI fatto però la nuova legge e il battage in suo favore fatto di slogan, fanno passare l’idea che se uccidi uno sconosciuto che entra nella tua proprietà tu sei comunque nel giusto. Questo non porta ad una maggiore sicurezza, perché se fino ad oggi il pericolo era rappresentato dal ladro o dal rapinatore ora il mio vicino di casa potrebbe sentirsi in diritto di difendersi con le armi … anche da me. Essere libero di emozionarsi e di “assumere quei comportamenti irrazionali naturali vista l’emotività del momento” può essere molto, ma molto pericoloso perché si presta a giustificare tutto.
Una riflessione: siamo sicuri che si possa definire “buon governo” quello che legittima gli omicidi? Ion è stato ucciso, il perché e il come lo stabiliranno le indagini. Il disorientamento penso che lo si colmi con il ribadire i valori fondamentali, tra cui il diritto alla vita. Ion non doveva morire. Se ci si sente in pericolo si chiamano le forze dell’ordine, non ci possiamo fare giustizia da soli. Così si corre il rischio concreto di sostituire la comunità con la giungla. È ora che il cambio di passo lo si percepisca intanto nel condannare una legge che legittima l’omicidio.
Siamo d’accordo. Bonini dice esattamente quello che lei ribadisce e cioé che la democrazia si fonda sui valori fondamentali della vita (di tutti e non solo di alcuni) e della giustizia che è dovere dello Stato garantire ed esercitare, che è l’opposto della giustizia fai da te.
Riporto il passaggio centrale del commento: « In drammi come quello di Franco e Ion risaltano diritti e doveri fondamentali: la vita, innanzi tutto, e la giustizia. E di conseguenza la sicurezza, l’ordine, insomma il buongoverno nelle democrazie». Qui “buongoverno” è usato nel senso proprio di “governare bene” e non come slogan politico in cui il senso originale delle parole è deformato.
E quindi? Può cortesemente spiegare il senso dell’articolo? Perché così sembra di un’inutilità disarmante
Bonini non indica soluzioni. Invita ad andare oltre e in profondità sia nella analisi che, soprattutto, nella risposta al “disorientamento” di cui la richiesta di sicurezza è espressione.
Stiamo assistendo all’erosione continua dei “riferimenti e nessi morali collettivi” su cui si regge una democrazia e prima ancora una società: l’idea che ci si possa fare giusizia da soli, che chi opera nella solidarietà in realtà sta facendo propri interessi e non il bene del paese; che il rispetto della vita e della dignità della persona possa essere riconosciuto solo a chi ha determinati requisiti, e l’elenco potrebbe continuare.
Se l’articolo di Bonini suscita reazioni e domande allora non è inutile.
È vero, non è inutile. Serve per capire che il “disorientamento di cui la richiesta di sicurezza è espressione” e “l’erosione continua dei riferimenti e nessi morali collettivi su cui si regge una democrazia” provengono proprio dalla sufficienza e dalla distanza con cui si affrontano determinati argomenti, che, qui e ora, hanno bisogno di una presa di posizione, da parte di tutti.
Per far questo, intanto, è sufficiente sostituire nell’articolo “Ion Stavila è rimasto sul marciapiede” (una frase veramente infelice) con “Ion Stavila è stato ucciso” e affermare l’assurdità della legge sulla legittima difesa. Finché non verrà presa una posizione chiara, è difficile che l’incertezza dominante lasci il posto all’analisi approfondita di cui si parla nell’articolo e ci ritroveremo ancora duemila persone che manifestano solidarietà al tabaccaio (!), dimenticando la morte di una persona.