Diciassette anni di attività spesi bene, da parte di oltre 120 persone fra ricercatori, laureati e dottori di ricerca: questo il contributo – solo in termini di risorse intellettuali – che il dipartimento di Fisica e la sezione perugina dell’Istituto nazionale di fisica nucleare hanno dato all’esperimento Cms (Compact Muon Solenoid) svolto al Cern di Ginevra. L’esperimento – come ampiamente diffuso dai mass media – ha ottenuto la conferma sperimentale dell’esistenza di una particella che corrisponde al teorizzato bosone di Higgs, ossia quello che appare il responsabile dell’“assegnazione” della massa alle particelle elementari. In pratica, la particella che ha permesso all’intero universo di svilupparsi e di strutturarsi come è oggi. “Si tratta di un evento molto significativo anche perché riguarda la ricerca di base, ovvero l’ambito di precipua competenza dell’Accademia” ha commentato il preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Fausto Elisei. La direttrice del dipartimento di Fisica, Caterina Petrillo, ha evidenziato come i risultati ottenuti siano non solo un successo della scienza in termini generali, ma anche una vittoria per le ampissime ricadute in termini di formazione avanzata, di creazione di nuove infrastrutture e nella creazione di un consistente indotto industriale. “Sono quasi venti anni – ha ricordato Pasquale Lubrano, direttore della sezione Infn – che collaboriamo a livello nazionale e internazionale per lo sviluppo del progetto”. Il gruppo che a Perugia lavora a Cms, attualmente coordinato da Attilio Santocchia, ha ricevuto finanziamenti per attrezzature, personale e per costruzione dell’apparato necessario per circa 12 milioni di euro.