La Chiesa sta riprendendo gradualmente l’azione pastorale in presenza dopo il lungo periodo di confinamento e restrizioni a causa del Covid-19. Cosa cambierà? Ne parliamo, di questo e altro, con il presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.
Dopo la pandemia
“È fondamentale riprendere le attività pastorali e tutto ciò che occorre – risponde mons. Boccardo – perché la fede del popolo di Dio riceva il suo nutrimento quotidiano. Tuttavia questa crisi ci chiede di riflettere seriamente prima di riempire le nostre agende parrocchiali.
Dobbiamo semplicemente ritornare come prima? Dobbiamo recuperare lo stesso impianto pastorale e appiccicarlo a questo tempo nuovo? Il seme della Parola, circolato nelle case e con ogni altro mezzo deve essere ritenuto un’eccezionalità da riporre velocemente nel dimenticatoio o, piuttosto, dovremmo considerare come l’avevamo trascurato, preferendo un cristianesimo devozionistico, superficiale, sacramentalizzato, senza percorsi formativi, senza spazi culturali, senza fede domestica e senza la centralità della Scrittura?
Non ci sono risposte facili, ma almeno possiamo provare a porci le domande”.
Ddl Zan
Siamo nel bel mezzo della discussione sul disegno di legge anti-omofobia (ddl Zan, ndr) e anche la Chiesa fa sentire la sua voce.
“Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità della persona umana che, in quanto tale, deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.
Tuttavia, questa proposta di legge – contrabbandata come ‘una conquista di civiltà’ – è una manovra che appare non solo e non tanto per voler combattere ogni forma di violenza e di discriminazione, ma anche e soprattutto un tentativo di equiparare con altre esperienze affettive ciò che si fonda sulla complementarietà tra maschio e femmina.
Questo non significa che non si debbano accettare o accogliere scelte diverse. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali; volendo giustamente contrastare la discriminazione, non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna.
Come Chiesa rivendichiamo, ora e in futuro, il diritto di affermare apertamente e liberamente il nostro pensiero e la nostra visione di uomo e di società”.
Sinodo
La Chiesa italiana “viaggia” verso un Sinodo “diffuso”: l’Umbria potrebbe portare l’esperienza della già celebrata Assemblea ecclesiale regionale.
“Il Papa ci chiede un tempo di ascolto reciproco, di fraternità, di ricerca di strade nuove per l’annuncio del Vangelo. Questo ci riporta alla bella esperienza vissuta a livello regionale prima nelle diocesi e poi tutti insieme per l’Assemblea ecclesiale di Foligno del 2019. Purtroppo, il Covid-19 ci ha impedito di approfondire e dare continuità a quel momento di grazia.
Ora, in sintonia con il cammino di tutte le Chiese che sono in Italia, ci è offerta l’occasione per riprendere quei testi con intelligenza e generosità e dare realizzazione a quanto allora è stato delineato.
Attribuire all’Assemblea di Foligno la qualifica di ‘prova generale’ di quanto vivremo a livello nazionale è improprio, ma sicuramente quella costituisce un’esperienza che ci ha aperto la strada, un tesoro che adesso deve portare frutto nelle singole comunità”.
Teologia
Lei è anche il moderatore degli istituti Teologico e Superiore di Scienze religiose di Assisi. Che futuro si delinea?
“I due istituti sono il contributo che la nostra Chiesa regionale offre al ‘pensare la fede’.
Non sono riservati a quanti si preparano al sacerdozio e alla vita consacrata, ma sono aperti a tutti coloro che vogliono approfondire le ragioni della propria fede, per alimentare non un vago sentimento ma uno studio e ragionamento che conduca all’adesione alla verità e alla scelta di un orientamento da dare alla vita.
E oggi abbiamo un gran bisogno di avere cristiani pensanti!
La settimana scorsa ho partecipato agli esami di grado e al collegio docenti: devo rendere omaggio alla serietà dei percorsi formativi degli istituti; ho visto la qualità degli esami, l’eccellenza degli studenti e la competenza e la dedizione dei docenti.
Questi istituti sono una delle espressioni più belle della presenza della Chiesa in Umbria. La prospettiva è che possano sempre più e meglio proporre dei percorsi di formazione per rendere i cristiani capaci di abitare il tempo con fede coerente e coraggiosa”.
Chiese più vuote
Umbria regione ricca di Santi, ma sempre meno umbri frequentano la Chiesa. Un dato che preoccupa…
“Siamo eredi di un grande patrimonio di santità e di testimonianza cristiana. Ma è come se tutto ciò appartenesse alla storia.
Dobbiamo riconoscere che anche le nostre comunità sono un po’ ripiegate su stesse e hanno perso freschezza e fecondità nell’annuncio del Vangelo.
Non dobbiamo però piangerci addosso dicendo che diminuiscono i cristiani; dobbiamo riscoprire sempre di nuovo la ricchezza del Vangelo, trarne ispirazione e regola per la vita, edificare comunità nelle quali i nostri contemporanei possano vedere che essere discepoli di Gesù è bello e dà senso all’esistenza”.
Abbandono
Eccellenza, nell’ultimo tempo alcuni sacerdoti hanno lasciato il ministero, ma altri giovani in diverse diocesi sono stati ordinati o lo saranno nei prossimi mesi.
“Ci accostiamo con discrezione e rispetto alla storia personale di chi ha scelto un’altra strada: sono decisioni certamente non prese a cuor leggero e non senza sofferenza interiore. Accompagniamoli con la preghiera e con cordiale amicizia.
Nello stesso tempo, ci rallegriamo nel vedere altri giovani accedere agli ordini sacri: è un segno di consolazione e speranza.
Non possiamo, però, pensare che le vocazioni nascano dal deserto: abbiamo urgente bisogno di famiglie che sappiano coltivare in casa la dimensione dell’ascolto e della disponibilità, capaci di educare i figli a scoprire il progetto di Dio e a rispondervi con generosità”.