Lo sapevate che i bilanci più facili da truccare sono quelli delle banche? Prima di tutto, bisogna spiegare che nel nostro sistema economico (ormai globale) il falso in bilancio è un peccato mortale, uno dei più gravi. Perché l’economia (o il mercato, se preferite) si regge sul credito; e credito, venendo dal latino (sempre la storia delle parole!), vuol dire né più né meno che fiducia. Faccio un affare con te perché mi fido che quando verrà il momento mi pagherai. E se tu non sei un mio vecchio compagno di scuola, ma una società anonima con sede in Lussemburgo, come faccio a fidarmi? Ho un modo solo: guardare i tuoi bilanci, compilati a norma di legge e depositati alla Camera di commercio. Chi trucca il bilancio è un truffatore in grande. In tutti i Paesi civili il falso in bilancio è un reato da galera (quella vera; e per parecchi anni, veri anche quelli). In Italia no, perché la legge è stata cambiata qualche anno fa (lascio indovinare da chi e perché). Torniamo alle banche. Se per un’azienda normale il credito (la fiducia) di cui gode è come l’aria che respira, per una banca lo è dieci volte tanto. Tutti mettono i loro soldi in banca e ce li lasciano perché si fidano; se non ci fosse questa fiducia, li richiederebbero subito indietro, e la banca matematicamente fallirebbe trascinando con sé nella fossa tutti quelli che non hanno fatto in tempo. Dunque per una banca truccare il bilancio è un peccato al cubo; ma è facilissimo farlo. Il patrimonio di una banca, quello che garantisce i risparmiatori, non è fatto di beni materiali ma dei crediti che la banca ha a sua volta verso quelli cui ha dato soldi in mutuo o per investimenti finanziari. Basta mettere a libro come crediti sicuri anche quelli che sono, come si dice, in sofferenza, ossia che non rientreranno mai, e il gioco è fatto. Se si fa troppo, e troppo a lungo, la banca salta. Qualche anno fa il Banco di Napoli è fallito così. Toccherà anche al Monte dei paschi? E quante altre banche sono allo stesso punto?
Bilanci fin troppo facili da truccare
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani