19 maggio 2017. Al Salone del Libro di Torino parla su don Milani Enzo Bianchi, vetusto monaco pieno di spirito e di peli. Grande conoscitore delle Scritture, ha fondato la Comunità di Bose, e lì dentro lui e i suoi monaci hanno macinato la Bibbia e i Padri della Chiesa fino a rendere le une e gli altri digeribili per tutti gli stomaci.
Ma su don Milani Enzo Bianchi ha le sue riserve: tre cose. Anzi quattro.
Sì, don Milani “appare” (ma lo è anche?) certamente un grande cristiano, un cristiano per il quale davvero Gesù Cristo ha un valore decisivo, fondamentale; la sua vita è legata a Gesù Cristo, e i riferimenti sono essenzialmente a Gesù Cristo, quel Gesù Cristo che ha ricevuto dalla Chiesa dei suoi tempi. Questa è la sua forza e dirò perché è anche il suo limite.
Lo dirà più avanti (prima cosa): la grandezza di don Milani non era accoglibile in quel mondo spirituale cattolico che veniva fuori dal Concilio. Per don Milani il Concilio è una cosa estranea, è una dimensione che non lo tocca. E cita le esitazioni che, in proposito, avanzarono sia Dossetti che il Card. Martini.
Seconda cosa: (…) ma in tutte le diocesi, anche le più piccole, in quegli anni ci son stati preti come don Milani, confinati in piccoli paesi di 70 abitanti a fare il parroco (…); erano attenti, vivaci e intellettualmente più espressivi (…), e allora dìgnene e dàgnene, … una persecuzione senza che ci fossero delle censure manifeste.
La terza: don Milani non è toccato nemmeno dalla parola di Dio; per lui la parola è soprattutto lo strumento umano con cui uno trova la libertà, la soggettività, attua quella che nel ’68 sarà chiamata la “prise de parole” e lui voleva dare questa parola ai poveri e ai semplici. Ma certo non c’è in lui una teologia della Parola di Dio: anche quando qualche volta la scrive con la maiuscola, non c’è dentro una concezione della Parola di Dio.
Quarta “cosa”: quella che totalmente mancava in lui era la comunità cristiana. Per lui c’era la povertà più esistenziale verso la quale lui con grande carità cristiana si piegava, se ne prendeva cura e attraverso la sua forma didattica cercava di darle davvero libertà, di dare speranza. Assente la Comunità cristiana
ho letto, e ho avuto due tipi di reazione. Una sacrilega, subito rimossa (“La madre dei cretini è sempre incinta”), l’altra … classica: Aliquando dormitat et bonus Homerus. Omero che sonnecchia. Ma sapeste quel che ha detto Sergio Tanzarella!