Il termine usato da Papa Francesco: “Alcuni credono che – scusatemi la parola, eh? – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli, no? No” non ci ha sorpresi né turbati, perché l’Humanae vitae ha più volte espresso gli stessi concetti, invitando gli interlocutori a comprendere il significato vero della paternità responsabile. Ciò in modo chiarissimo è espresso nel n. 10 dell’enciclica, che Papa Francesco, rispondendo ai giornalisti, ha citato ben sette volte!
Tre giorni prima, a Manila, non solo ha esortato le famiglie: “Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia”, ma le ha anche incoraggiate a opporsi a queste colonizzazioni: “Come famiglie dobbiamo essere molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire no a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia, e chiedere a san Giuseppe, che è amico dell’Angelo, che ci mandi l’ispirazione di sapere quando possiamo dire sì e quando dobbiamo dire no… La famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita. Penso al beato Paolo VI. In un momento in cui si poneva il problema della crescita demografica, ebbe il coraggio di difendere l’apertura alla vita nella famiglia”.
Strumentalizzare una espressione del Papa – di cui ha chiesto scusa prima di pronunciarla – per tirare l’acqua al proprio mulino (proprio nel momento storico in cui tutto quello che profeticamente Paolo VI temeva è stato già quasi totalmente realizzato), partendo dalla separazione della sessualità dalla procreazione per giungere alla produzione di essere umani senza unione sessuale, e trasformando i figli da “dono preziosissimo del matrimonio” a “diritto incoercibile” di chiunque lo rivendichi, è un sintomo allarmante di una già avvenuta colonizzazione ideologica, quella su cui Papa Francesco ha messo in guardia le famiglie a Manila. In questo breve spazio non possiamo approfondire la riflessione sulla paternità responsabile, ma ci auguriamo che in questi quasi nove mesi che ci separano dal prossimo Sinodo sulla famiglia nelle nostre Chiese locali e nelle parrocchie, associazioni, gruppi, movimenti venga fatta un’approfondita riflessione mettendo da parte tutti i pregiudizi assorbiti dai mass media e accumulati nelle nostre menti, meditando con cuore aperto il ricchissimo magistero della Chiesa cattolica sull’amore coniugale, la famiglia, la procreazione umana e la sacralità di ogni vita umana dal concepimento alla morte naturale.
Papa Francesco, citando per la settima volta il termine “paternità responsabile”, ha confermato che per viverla ci sono vie illecite (HV,14) e vie lecite (HV, 15-16), “Questo è chiaro, e per questo nella Chiesa ci sono i gruppi matrimoniali, ci sono gli esperti in questo, ci sono i Pastori, e si cerca. E io conosco tante e tante vie d’uscita lecite che hanno aiutato a questo”.
C’è una sostanziale differenza antropologica, etica e scientifica tra la contraccezione e la regolazione naturale della fertilità, che anche l’Oms dal 1981 ha chiaramente riconosciuto: indicarli come “cosiddetti” metodi naturali (metodo Billings e metodi sintotermici) denota non solo un rifiuto aprioristico, ma una non-conoscenza scientifica, ostinata e volontaria, della loro importanza come indicatori di fertilità della donna scientificamente provati, molto affidabili, soddisfacenti, efficaci e senza costo per distanziare, evitare o ottenere una gravidanza.