Se non vogliamo partire proprio dall’inizio, evocando Gregorio Magno che dette inizio all’evangelizzazione dell’Anglia inviando su quell’isola Agostino e i suoi monaci, possiamo però e dobbiamo ricordare che nel 1982 Giovanni Paolo II fece una visita che segnò una data storica: la prima visita di un Papa nel territorio della Gran Bretagna. Una data importante, dopo la separazione della Chiesa d’Inghilterra con l’Atto di supremazia di Enrico VIII del 1534, che portò alla costituzione della Comunione anglicana. Dalla presa di coscienza di quella divisione e da una sofferta memoria di eventi dolorosi del passato ha preso il via l’incontro del 29 maggio 1982 nella cattedrale di Canterbury, dove il Papa e il Primate anglicano Runcie si confrontarono con la preghiera di Gesù riportata nel Vangelo secondo Giovanni (17,21): “Padre, fa’ che siano una cosa sola, affinché il mondo creda”. Questa preghiera è irrefrenabile e inarrestabile, percorre il cuore e il corpo della comunità dei discepoli del Signore e bussa con sempre maggiore insistenza alla porta delle Chiese e comunità cristiane. Viene sussurrata nei piccoli gruppi di preghiera, dove due o tre si uniscono nel Suo nome, viene meditata nei consessi di ricerca teologica, e nessuno può meravigliarsi o impedire che un Papa la ripeta a sé e a tutti quelli che ha l’opportunità e il dovere di incontrare, anche forzando convenienze e riserve formali. Il grido della preghiera del Signore emesso la sera tragica dell’inizio della sua passione non si ferma e non sopporta di subire condizionamenti. Il carisma della parresìa di cui è corredato un vero Pastore lo porta a superare ostacoli e diffidenze, e lo guida diritto nell’agorà dove mette al centro l’unica cosa di cui c’è bisogno, rendendo palese il disegno di Dio per la riconciliazione e la pace tra gli uomini. Non ci sono altre intenzioni nella mente di Benedetto XVI, che si fa forza nell’esercizio del suo ministero e non arretra di fronte alle contrarietà e agli ostacoli. Appena eletto, Ratzinger chiese ai fedeli di fare una preghiera per lui, che risulta un suo proposito e una promessa: “Pregate per me, perché io non fugga per paura davanti ai lupi”. Nell’incontro del 1982, con la partecipazione di tutti i Vescovi anglicani e anche i responsabili delle altre Chiese in Inghilterra e nel Galles, con un profondo sentimento di commozione (come ricorda il card. Cormac Murphy – O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, che accolse e accompagnò il Papa nella visita), si fece il rito del rinnovamento dei voti battesimali, che è lo stesso per cattolici e anglicani, come rievocazione del sacramento del battesimo mediante il quale siamo stati uniti a Cristo, e si è invocato lo Spirito santo, Spirito di verità e Spirito di unità, dando vita ad un rinnovato slancio nella ricerca di una via per la riconciliazione. Ne è testimonianza efficace la Dichiarazione congiunta, sottoscritta da Giovanni Paolo II e Runcie, che scaturì da quella visita e segnò ulteriori passi in avanti nel dialogo bilaterale tra cattolici e anglicani. Nel 1982 si potevano vedere già alcuni frutti di un dialogo che si è subito prospettato promettente, con risultati consolanti sull’eucaristia e ministero, essendo stato uno dei primi documenti ad essere posto in atto con il pieno e convinto consenso di Paolo VI e l’arcivescovo Ramsey già nel 1966. Il 1982, si ricordi, è l’anno della firma congiunta del Consiglio ecumenico delle Chiese e Chiesa cattolica su Battesimo, eucaristia e ministero, detto per brevità Bem (Documento di Lima), destinato a condurre il cammino ecumenico verso una stretta conclusiva su aspetti della dottrina e della vita delle Chiese. La storia è complessa e da allora, purtroppo, la via diritta ha preso a svoltare per percorsi incerti e tortuosi, senza tuttavia perdere l’orientamento verso la meta finale che solo Dio tiene in mano. Intanto, cattolici e anglicani, siamo invitati a fare nostro l’insegnamento e l’esempio di Newman – indefesso cercatore della verità e dell’unità della Chiesa, senza mai rinnegare la fedeltà alla propria coscienza, cristiano sincero, nato e cresciuto nella Comunione anglicana e poi fedele convinto della Chiesa cattolica romana, ora proclamato beato – ad invocare la “Luce gentile” (Lead kindly light), che ci guidi nei sentieri dell’unione perfetta in Cristo: “Guidami, Luce gentile, in mezzo alle tenebre, guidami Tu. Buia è la notte e la mia casa è lontana: guidami Tu”. Così prega questo personaggio sorprendente e attuale, che sta alla radice del viaggio papale nel Regno Unito. Il suo genio e la santità della sua vita, il suo sentimento, il radicale richiamo alla coscienza, il coraggio delle scelte, la passione sincera dei suoi scritti possono essere comune e preziosa eredità dei cittadini del Regno Unito, un esempio per intellettuali e studiosi, educatori e politici, cattolici e anglicani. Il suo genio e la santità della vita indicano traguardi che vanno oltre gli steccati artificiosi che la storia ha frapposto tra i membri dell’unico popolo cristiano.
Benedetto XVI nella terra di Newman
La visita avviene nel segno della beatificazione del card. Newman, esempio luminoso tanto per gli anglicani quanto per i cattolici. Il cammino ecumenico non si ferma
AUTORE:
Elio Bromuri