Manca ancora l’annuncio della Santa Sede, ma il viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa, a maggio, è ufficiale. La conferma è arrivata, nei giorni scorsi, dal premier israeliano Ehud Olmert. ‘Una decisione coraggiosa’ per il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, a causa delle ‘incertezze della situazione politica, delle tensioni continue di una regione percorsa da conflitti’. Ma ‘forse proprio per tutti questi motivi è urgente andarvi’. Era stato lo stesso Benedetto XVI, il 12 febbraio, a dire ai membri della Conferenza dei presidenti delle organizzazioni ebraiche Usa che si ‘stava preparando’ al viaggio in Terra Santa. Ne parliamo con il nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco. Sotto quali auspici avrà luogo questo viaggio? ‘La visita del Papa è quella del capo spirituale della comunità cattolica e, quindi, viene a visitare i suoi figli che sono qui, in particolare in Giordania e in Terra Santa, dunque Israele e Territori palestinesi. È una visita pastorale alle comunità cattoliche, con le aperture che sono al cuore di tutta la missione della Chiesa oggi, in continuità con quelle conciliari e nel filone della tradizione della Chiesa’. Benedetto XVI non incontrerà solo le comunità cattoliche? ‘Ci sarà l’incontro con le comunità cattoliche, con quelle cristiane e momenti con i leader delle altre religioni, islam ed ebraismo. La dimensione pastorale non esclude anche incontri con i responsabili dello Stato in Giordania, in Israele e Territori palestinesi dove c’è un’Autorità palestinese’. È allo studio anche una tappa a Gaza o in zone vicine? ‘Non sappiamo ancora se il Papa potrà recarsi o avvicinarsi a Gaza. Non era e non è nel programma, poiché ci sono tante considerazioni, anche di tempo, che vanno tenute presenti. Certamente ci sarà, auspichiamo, una presenza della piccola comunità di Gaza alla messa. In Terra Santa il Papa non avrà una permanenza tale da incontrare tutte le realtà della Chiesa ma ci saranno tre occasioni di grandi raduni con le comunità locali: una a Gerusalemme, una a Betlemme ed una in Galilea. Si spera che ci sarà la possibilità, per tutti coloro che lo vogliono, di avvicinarsi per ascoltare un messaggio di pace e di riconciliazione e di stimolo a costruire un mondo migliore’. Rivedremo immagini come quelle di Giovanni Paolo II al Muro del pianto? ‘Vedremo e rivedremo tante immagini. Alcuni momenti sono tappe obbligate, che non voglio specificare, lasciando la curiosità e l’attesa. Sul programma ci sono molte speculazioni. Ancora un po’ di pazienza e sapremo tutto…’. Questo viaggio sembra porre fine alle polemiche circa la revoca della scomunica ai lefebvriani… ‘Le reazioni sono sempre un po’ emozionali. La linea della Santa Sede, fermandoci solo al dopo Concilio, è di riflessione e di continuità nell’approfondimento. Questo per dire che il Papa ha riproposto in maniera inequivocabile la posizione che è già parte della vita e del patrimonio della Chiesa. Le parole alla Conferenza dei presidenti delle organizzazioni ebraiche sono state chiare, precise, inequivocabili, ferme. E hanno riproposto ‘ ripeto ‘ qualcosa già da lui detto in altre circostanze’.