Beatrice Fazi, attrice, conduttrice, nota al grande pubblico per avere impersonato la Melina della fiction Rai Un medico in famiglia e da anni sugli schermi di Tv2000 con vari programmi, sarà la presentatrice dell’evento “Beato te: a scuola di felicità con Carlo Acutis”.
Credente, sposata e mamma di quattro figli dai 5 ai 18 anni, oltre che fare l’attrice è impegnata a testimoniare la sua esperienza di conversione avvenuta anni fa. L’abbiamo raggiunta al telefono appena rientrata a Roma da Lamezia Terme dove, durante una veglia nella chiesa di San Raffaele, aveva raccontato il suo percorso di rinascita nella fede.
Nata da una famiglia cattolica – racconta –, al tempo in cui era appena un’adolescente, i genitori si separano. Un dolore grande, che le fece mettere in discussione il senso del suo essere al mondo. Delusa dai genitori, inizia a cercare altrove quell’amore e quelle attenzioni che non sentiva più rivolte nei suoi confronti.
Attrice di successo, lontana dalla Chiesa
Si allontana dalla Chiesa, tutta rivolta al raggiungimento del suo obiettivo, quello di diventare un’attrice. In breve tempo raggiunge il successo, ma a vent’anni, dopo una relazione con un uomo parecchio più grande di lei, scopre di essere incinta. Lui non ne vuole sapere, lei si sente sola e sceglie di abortire.
“Da quel momento si è aperta in me una profonda ferita – ricorda -, un vuoto, una sorta di buco nero che mi inghiottiva, piena di sensi di colpa. Una sera sono entrata in chiesa per caso e davanti all’eucarestia esposta ho iniziato a piangere. Quando ero incinta della mia prima figlia, avuta dal mio compagno, oggi mio marito, fui invitata da un’amica alla catechesi dei dieci comandamenti con don Fabio Rosini, e durante la confessione aprii il mio cuore all’amore di Dio”.
Oggi Beatrice, grazie alla fede e alla sua famiglia, è riuscita a perdonarsi. La sua storia è raccolta nel libro Un cuore nuovo, edito da Piemme.
Nei giorni scorsi Beatrice Fazi è stata ad Assisi per registrare l’intervista alla mamma di Carlo Acutis, Antonia Salzano, che sarà trasmessa nel corso dell’evento del 2 ottobre.
Ad Assisi per parlare del giovane Carlo Acutis
Perché la scelta di partecipare alla serata? “Conoscevo la storia di Carlo e mi sentivo attratta. Attaccato al mio frigorifero avevo un dépliant, realizzato dall’associazione degli Amici di Carlo Acutis, nel quale si parlava della sua vita, del suo attaccamento all’eucarestia, molto importante anche nella mia conversione, e spesso mi rivolgevo a lui nei momenti di difficoltà. Lo invocavo in aiuto per i miei figli, chiedendo di essere una mamma migliore per loro. Quando Mauro Labellarte, titolare della società Labilia srl che cura la regia dell’evento online, mi ha fatto la proposta, l’ho visto come un dono, mi sono sentita scelta da Carlo per questa avventura. È stata come una carezza per me, un avvicinarsi alla mia vita quasi come un aiuto. Carlo era un ragazzo pieno di vita, allegro, facilmente lo si incontrava in sella alla sua bicicletta per incontrare i vicini del quartiere, aiutava i più bisognosi. Un giovane che ha saputo vivere la sua breve vita intensamente”.
Un grande dono, sottolinea, è stato anche conoscere la sua mamma, “una donna normale, ma straordinaria nel riconoscere i suoi limiti nell’essere stata la mamma di Carlo. Ciò che mi ha colpito di più nel racconto della mamma è stato quando ha ricordato come fosse più volte rimasta stupita del figlio che, invece di uscire e andare al parco, voleva andare in chiesa. Già a tre anni chiedeva alla nonna di andare al parco per raccogliere i fiori per la Madonna e portarli in chiesa. Oppure quando ha profetizzato alla mamma una gravidanza dopo la morte di lui: oggi la signora ha due gemelli di dieci anni”.
Lavoro … e fede
Come conciliare il mestiere di attrice, sempre in giro nei teatri d’Italia, con un percorso di fede e di crescita spirituale? “C’è sicuramente una costanza da dover seguire, soprattutto se si sceglie un percorso di catechesi. Riconosco che è difficile aderire completamente al messaggio evangelico se la vita in qualche modo cerca di distrarti con i suoi idoli. Un po’ di combattimento c’è sempre, anche perché sei distratta da quello che il mondo ti propone come felicità immediata, facendoti credere che seguire la Chiesa comporti dei grandi sacrifici. Quando poi fai i tuoi piccoli passi alla sequela di Cristo, ti rendi invece conto che ‘a nulla vale guadagnare il mondo intero, se perdi la tua anima’, come dice la Scrittura. Quello che ti sembra una rinuncia porta tanti frutti di gioia piena, di comunione con le persone, di perdono, di pazienza. È un percorso che ti dicono sia difficile, ma è molto più liberatorio obbedire alla Chiesa piuttosto che pensare di esercitare la propria libertà ribellandoti ai Comandamenti, che sono davvero le istruzioni per una vita felice”.