Basta! Si fermino le armi!

Papa Francesco l’aveva ripetuto il giorno prima in un messaggio inviato al network Alarabiya a conclusione del Ramadan: “Di fronte al dilagare della violenza, mentre le lacrime scendono dagli occhi, una parola esce dalla bocca: “basta”. Basta! — ripeto anch’io — a chi ha la grave responsabilità di governare le nazioni: basta, fermatevi! Per favore, fate cessare il rumore delle armi e pensate ai bambini, a tutti i bambini, come ai vostri stessi figli”.

E, al Regina Coeli del mattino dopo la notte della paura, l’ha ripetuto con ancora più forza: “Si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza col rischio di trascinare il Medio oriente in un conflitto bellico ancora più grande”. Un rischio concreto che vede i pezzetti di quella guerra mondiale che abbiamo imparato a conoscere dalla sua predicazione, pronti a saldarsi.

Non dimentichiamo che dietro ciascuna delle parti in guerra c’è sempre l’ombra delle potenze nucleari che si allunga minacciosa sulla vita del mondo. Per questo occorre potenziare la via diplomatica e percorrerla senza sosta, riformare le Nazioni Unite perché siano messe in grado di intervenire efficacemente negli scenari di crisi, ridimensionare il simulacro dell’inviolabilità assoluta della sovranità nazionale in un mondo globalizzato quando i diritti umani vengono calpestati.

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