In un articolo su Avvenire del 10 febbraio scorso, Giacomo Gambassi rilancia, nell’ampio dibattito in corso sull’impegno politico dei cattolici, la proposta del card. Bassetti dell’istituzione di un Forum civico che metta in rete esperienze di uomini e di donne che hanno a cuore il bene comune della nazione.
Tale richiamo al bene comune, che ho visto apparire con frequenza nel dibattito suddetto, mi offre l’occasione di tornare su questo tema, da me affrontato qualche anno fa. Secondo l’accezione proposta dal Magistero della Chiesa cattolica, per bene comune si intende l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono il perfezionamento sia delle singole persone che della collettività (GS, n. 26).
Qui mi limito a considerare una configurazione di bene comune costituita da componenti (relative all’assetto economico, sociale, istituzionale e ambientale) oggetto di attenzione e intervento delle organizzazioni sociali, con il concorso dei cittadini tutti – cattolici inclusi , a beneficio di ciascuno di questi, dando piena centralità al rispetto e alla promozione della persona.
Vivere bene insieme
Con queste precisazioni, faccio riferimento al tema della crescita equa e sostenibile che ho cercato di presentare negli ultimi numeri di questo settimanale, osservando come in corrispondenza si profili un orizzonte di finalità – da un’economia efficiente, equa e sostenibile a un assetto distributivo accettabile, a un’inclusione sociale diffusa, a un ambiente accuratamente tutelato – generativo di un’interessante configurazione di bene comune.
A questa può farsi corrispondere un “vivere bene insieme”, un Benessere equo e sostenibile (Bes), con un’architettura poggiante su un effettivo assetto democratico, su un ordine pubblico soddisfacente, sul rispetto della legalità, sulla protezione della libertà e dei diritti fondamentali (vedi Pontificio consiglio della giustizia e della pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Libreria editrice vaticana, 2004, n. 166).
Le molteplici componenti di tale configurazione possono essere oggetto di pubblico confronto, e di valutazione critica, nonché occasione per costruire insieme proposte unitarie di intervento, ai diversi livelli di governo del territorio considerato, quale ad es., nel contesto odierno, il governo regionale dell’Umbria.
Il contributo dei cattolici
In queste proposte il contributo dei cattolici (anche nell’ambito dell’eventuale Forum suddetto, e del connesso scambio di competenze ed esperienze) può riflettere la loro formazione nella fede, e l’adesione alle indicazioni della dottrina sociale della Chiesa.
Prendere a riferimento una configurazione di bene comune del tipo indicato ci permetterebbe di comprendere perché occorra tener conto simultaneamente di una molteplicità di fronti, e di corrispondenti obiettivi, e degli intrecci, e interdipendenze tra essi, superando l’approccio riduzionistico oggi prevalente, centrato sugli aspetti economici, per assicurare un più equo e sostenibile incremento di benessere.
E ci fa capire perché una vera crescita, che torni a vantaggio di tutti, si possa generare solo se si cresce insieme, secondo una dinamica pienamente inclusiva.
Non solo. Il confronto corretto e approfondito sulle modalità per conseguire i diversi obiettivi della configurazione porta a considerare la dignità e l’uguaglianza di tutte le persone nel quadro di una visione integrata (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce).
Pierluigi Grasselli