Poco prima delle 19 di questa sera (giovedì 3 dicembre) il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha fatto rientro a casa, in arcivescovado, dopo 33 giorni di ricovero ospedaliero a seguito del contagio da Covid-19. Appena sceso dall’auto, guardando con gli occhi visibilmente commossi il suo vescovo ausiliare mons. Marco Salvi e i suoi collaboratori, ha esclamato: “Sono finalmente a casa con l’aiuto di Dio, sono più sereno nel rivedervi tutti, l’aria di casa fa sempre bene!”.
In occasione della sua uscita dal policlinico “A. Gemelli” di Roma il card. Bassetti, tramite l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, ha diramato un messaggio agli organi di stampa dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Nel Messaggio ricorda i momenti più difficili della malattia. Ringrazia tutti per le preghiere, ma soprattutto gli operatori sanitari, dai medici agli infermieri, che definisce “angeli custodi”. Infine ringrazia gli operatori della comunicazione a cui affida un passaggio del messaggio che il Santo Padre ha loro rivolto per la 51ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.
“Sono stato nel deserto, ma con gli angeli”
C’è un episodio della vita di Gesù, raccontato all’inizio del Vangelo di Marco – scrive il card. Bassetti -, che mi ha sempre affascinato ma anche un po’ intimorito: prima di iniziare la sua predicazione pubblica, Gesù trascorre quaranta giorni nel deserto (Mc 1,12). Ho sempre pensato che deve essere stato un tempo duro: il Vangelo tiene a precisare che il Figlio di Dio «stava con le bestie selvatiche» (Mc 1,13). Ho immaginato che si sia trattato di un tempo di solitudine profonda e di senso di abbandono, in cui avrà pensato alla sua vita passata e avrà sperato ancora in una vita futura bella. Ma il Vangelo aggiunge anche che «gli angeli lo servivano» (Mc 1,13). Quindi vuol dire che non era affatto solo: ha sentito intorno a sé la presenza di forze buone, che gli trasmettevano la vicinanza di Dio. Questa presenza mi ha consolato ogni volta che sono tornato a questo episodio del Vangelo.
Oggi posso dire che i giorni che ho vissuto in ospedale per via del COVID-19 sono stati un po’ come quelli di Gesù del deserto. Ho sentito l’arsura, la fatica di respirare, la lotta del mio corpo per respingere l’infezione. Sono stati momenti difficili per me e lo sono per chiunque si trovi in una condizione di sofferenza e veda minacciata la propria vita. Ma posso testimoniare di avere sentito anche la compagnia di alcuni angeli, che mi hanno ricordato quelli che erano al fianco di Gesù: sono anzitutto gli operatori sanitari, dai medici agli infermieri, che si sono presi cura di me prima a Perugia e poi a Roma. Sono stati “angeli custodi” professionali e amabili. A loro non posso che rivolgere il mio primo ringraziamento.
Ma vorrei cogliere l’occasione per ringraziare altri angeli: sono gli operatori della comunicazione. Nella Bibbia, l’angelo è il messaggero: io mi sono sentito custodito da persone, che erano attente alla mia persona prima ancora che al mio ruolo, che hanno raccontato un uomo malato prima ancora che la malattia di un cardinale. Grazie a questa loro attenzione ho sentito vicina la presenza di tante persone che hanno pregato per me.
In questo momento particolare della nostra storia affido a voi che, ogni giorno, raccontate quanto avviene in Italia e nel mondo, un passaggio del messaggio che il Santo Padre vi ha rivolto per la 51ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: «La speranza è la più umile delle virtù, perché rimane nascosta nelle pieghe della vita, ma è simile al lievito che fa fermentare tutta la pasta». V’incoraggio a cercare i semi di speranza sparsi nella quotidianità per costruire una società più bella, fondata sulla fraternità. Il Signore benedica questi angeli – conclude Bassetti -, che sanno servire la verità con carità.