Il confronto sulle nomine della sanità umbra si è trasformato in un braccio di ferro, tutto interno alla maggioranza di centrosinistra, vinto, al momento, daLla presidente Catiuscia Marini, contro l’assessore alla sanità, Luca Barberini. Quest’ultimo si è dimesso dall’esecutivo ma rimarrà in Consiglio, perché “è venuto meno il rapporto di fiducia con la presidente”, ha spiegato l’assessore uscente. In realtà, si è consumato un violento scontro di potere all’interno del Pd, al di là delle chiacchiere sul rinnovamento.
Ognuna delle due parti – la presidente Marini e l’assessore Barberini (esponente di spicco del Pd ma anche dell’area del sottosegretario Bocci) – non ha inteso arretrare dalle proprie posizioni. La prima ha fatto capire, a più riprese, la volontà di esercitare la prerogativa di nomina dei direttori generali. Il secondo, da tempo, aveva ribadito la necessità di rinnovare i vertici della sanità umbra. Il termine rinnovamento si presta, però, a diverse interpretazioni. E’ rinnovamento solo sostituire chi non è gradito? E il cambiamento si avvera nel momento in cui le proprie indicazioni vengono accolte? Sulle nomine della sanità si sono sempre registrate tensioni nel centrosinistra – la sanità assorbe quasi l’ottanta per cento del bilancio regionale – ma non si era sfiorata mai una crisi istituzionale di questo genere. Barberini ha detto esplicitamente che “è venuto meno un rapporto di reciproca fiducia e lealtà all’interno della giunta.
Non si possono fare scelte così importanti, come quelle dei direttori generali, senza ascoltare l’assessore delegato in materia sulle esigenze espresse dalla comunità: ricadono troppo direttamente sulla vita dei cittadini. Su sanità e sociale non possiamo più vivere di ricordi e risultati conseguiti nel passato: serve un cambio di passo. Ritengo che le prese di posizione arroganti, sia nella politica che nella vita, non paghino”.
Le parole sono pesanti e dimostrano il clima di rottura all’interno del Pd, tra le cosiddette ‘anime’. La presidente Marini si è detta “dispiaciuta e rammaricata della decisione di Barberini” ma ha anche fatto presente che la ricostruzione fatta dall’assessore uscente “sulla modalità dei criteri adottati per la definizione degli incarichi dei direttori generali non corrisponda alla verità del confronto di merito che si è tenuto all’interno della giunta regionale nella sua collegialità”. E parla di “volontà di salvaguardare l’autonomia della giunta regionale da ogni pressione o ingerenza esterna nelle scelte dei direttori”. La divisione pare netta e sarà difficile superare questo momento, considerato che ci sono altri consiglieri del Pd (Smacchi, Brega, Porzi e Guasticchi) che hanno apertamente criticato le nomine. In questo contesto l’opposizione chiede apertamente di tornare al voto.