Un bar senza quelle macchinette mangiasoldi che ogni giorno in Umbria inghiottono 2 milioni di euro, rovinando i giocatori e le loro famiglie? Sì, si può. Chiedetelo a due giovani fratello e sorella, Andrea ed Elisa Cecchetti, che a Perugia da più di due anni e mezzo hanno cacciato dal loro locale le slot machine. All’inizio era stato un po’ difficile, con meno clienti e meno incassi. Poi però per il bar “Sant’Erminio” di via Eugubina è cominciata una nuova vita. Con laboratori per bambini, cineforum, giochi, serate di cucina multietnica, l’avvio di un doposcuola, una biblioteca, il wi-fi e tanti appuntamenti per grandi e piccini. Con la partecipazione di intere famiglie delle comunità straniere della zona, soprattutto del mondo arabo, con siriani, libici e marocchini. Con la “nuova vita” senza le macchinette mangiasoldi, il bar è diventato anche una “fonte di aggregazione interetnica, una sorta di oratorio laico” per il popoloso quartiere di Monteluce, come sottolineano con gioia Andrea ed Elisa. Un locale dove l’orario quotidiano (solitamente dalle 7 del mattino a mezzanotte) è scandito dall’avvicendarsi dei più svariati clienti: gli ospiti del vicino centro diurno di San Giuseppe per l’assistenza delle persone con disabilità che ogni tanto vengono per la colazione, studenti universitari anche stranieri che approfittano del wi-fi per preparare lezioni ed esami, carabinieri ed appartenenti alle altre forze di polizia che nei loro servizi di pattugliamento si fermano a prendere un caffè, i giovani arabi che non bevono alcol e che la sera si ritrovano a sorseggiare un cappuccino, e gli anziani del quartiere che dopo una partita a carte nel vicino circolo Arci si fermano a fare due chiacchiere. Insomma non ci sono più le “brutte facce” che giravano nel bar ai tempi delle macchinette. “Alla lunga – dicono Andrea ed Elisa – abbiamo creato un ambiente sano e pulito, rassicurante per tutti e per le famiglie, che non hanno timori a mandarvi i loro figli”. Un’azienda familiare che, seppure con tanti sacrifici, funziona anche dal punto di vista economico. Quindi anche senza le entrate certe delle macchinette. “Se i gestori vogliono – sottolinea Andrea -, le cose si possono cambiare in meglio”.
Il bar Sant’ Erminio si trova nell’ampio parcheggio all’incrocio tra via San Giuseppe e via Eugubina, in una palazzina di proprietà del Comune dove c’è anche un circolo Arci. Andrea, insegnante di Educazione fisica ma senza un lavoro nel mondo della scuola, una decina di anni fa aveva cominciato a prestare servizio in quel circolo. Poi nel 2009, con il supporto della famiglia, avvia la nuova gestione privata del bar caffetteria al piano terra della palazzina del Comune. Una attività che funziona e la clientela non manca. Ci sono poi le tre slot machine che non si fermano mai. Andrea ed Elisa vigilano affinché i minorenni non le usino, ma qualche volta non basta. Ci sono poi gli anziani che dopo la partita a carte al circolo Arci scendono a tentare la fortuna al gioco. Fratello e sorella vedono le macchinette che talvolta inghiottono belle somme. C’è anche chi viene al bancone a chiedere un prestito. E poi ci sono le brutte facce. Quelli (spacciatori?) che arrivano con buste piene di banconote. E qualche volta c’è anche chi rivolge minacce pesanti. I carabinieri si fanno vedere spesso, ormai sono diventati amici, ma non basta. Tre rapine in un paio di anni. L’ ultima, nel 2011, è la più clamorosa. Di notte viene scardinato un cancello di ferro e con le funi vengono portate via le macchinette. “No, quello non poteva essere il nostro mondo, quello non era il nostro modo di vedere la vita” commentano oggi raccontando quei giorni i Cecchetti. È il tardo pomeriggio e Andrea è affaccendato a curare il grande acquario nella sala della caffetteria, mentre Elisa serve i clienti. Sulle pareti manifesti e locandine che annunciano i tanti appuntamenti promossi dal bar Sant’Erminio. A cominciare dagli ormai consolidati e affollati laboratori ludico-psicomotori per bambini della domenica pomeriggio, resi possibili da tanti volontari e ormai amici di questa sorta di comunità multietnica: insegnanti in pensione, professionisti, esperti vari e studenti. E così scopriamo che domenica scorsa mamma Onelia ha insegnato ai bambini a preparare la torta al testo, e che prossimamente ci saranno i carabinieri della stazione Fortebraccio a parlare con loro di come “con la volontà e l’aiuto di tutti si possono cambiare le cose”. Domenica 23 cineforum per famiglia (lo schermo è un normale televisore) seguito da buffet. Un appuntamento sempre affollato dove ognuno dei partecipanti porta qualcosa di cucinato. E così si incontrano le cucine di tutto il mondo, il cuscus con gli strufoli. “Bisogna conoscersi per capirsi, il diverso ci arricchisce tutti. Per noi – raccontano i gestori – questi incontri sono come un ritorno alla nostra infanzia. Queste donne e questi uomini che vengono da Paesi stranieri, i loro tempi, il loro stare insieme ci ricordano il modo di fare e di essere dei nostri nonni e zii”.