Bando accoglienza 2019. Le Caritas fanno sentire la loro voce

Terni

Circa cinquecento immigrati nella provincia di Terni usufruiscono dell’accoglienza diffusa messa in atto in questi anni dalle associazioni e cooperative nell’ambito dei bandi ministeriali. Immigrati che il 30 giugno potrebbero trovarsi senza più nessun sostegno materiale. I criteri di gara proposti dal ministero dell’Interno nei bandi emanati dalle prefetture prevedono notevoli restrizioni economiche.

“Con i nuovi criteri l’inserimento socio-lavorativo e quello scolastico di fatto spariscono – sottolineaFrancesco Venturini presidente dell’associazione di volontariato San Martino di Terni – e si prevede che agli immigrati accolti sia dato solo da mangiare e da dormire”.

Da qui il ricorso presentato al Tar del Lazio da parte delle associazioni del ternano, che da anni si occupano di accogliere gli stranieri richiedenti protezione internazionale: Arci, Caritas, San Martino, Laboratorio Idea. Così come è avvenuto per altre associazioni di tutta Italia (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce).

Perugia

Il centro di accoglienza straordinaria (Cas) di Perugia gestito dalla cooperativa U.R. in associazione temporanea di scopo con la Diocesi, ha partecipato anche quest’anno al bando per l’accoglienza dei richiedenti asilo, nonostante tutti i tagli previsti e le notevoli difficoltà che questi comporteranno. Come sosterranno le spese? (continua a leggere sull’edizione digitale).

Todi

Lo scorso 31 dicembre la Prefettura di Perugia ha chiuso il Centro di accoglienza straordinaria (Cas) di Todi, dando attuazione alla delibera del 20 settembre 2018 del Comune di Todi. Dieci ospiti sono stati mandati via e due operatori hanno perso il lavoro.

Alla Caritas che gestiva il centro non sono mai state date motivazioni. La proposta era stata avanzata dalla maggioranza, composta dai partiti Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Casapound.

“Non voglio entrare nelle questioni politiche – commenta il direttore della Caritas di Orvieto-Todi Marcello Rinaldi – ma non riusciamo a capire le motivazioni di tale decisione. La percentuale di immigrati a Todi è molto più bassa che negli altri Comuni vicini. Non ci sono motivi di ordine pubblico, non si trasgrediva nessuna legge”. “Inoltre – continua Rinaldi – il Comune non era implicato nella gestione del Cas e non vi contribuiva economicamente (continua a leggere sull’edizione digitale)”.

Elisabetta Lomoro
Valentina Russo