L’Umbria cambia pelle: Perugia e Spoleto passano al centrodestra. Se nella città del Festival dei Due mondi la sconfitta del centrosinistra poteva essere prevista, il terremoto a Perugia è stato bruciante per la sinistra. Wladmiro Boccali è stato sconfitto da Andrea Romizi dopo che il sindaco uscente aveva sfiorato la vittoria al primo turno con il 46%. Poi il forte astensionismo lo ha spodestato da palazzo dei Priori. Boccali si è assunto le proprie responsabilità parlando di “un referendum sulla sua persona”. Che ha perso. Evidentemente aveva perso il contatto con la popolazione, che ha preferito un ricambio, anche se i problemi di Perugia venivano da lontano, da scelte del passato che hanno prodotto nel tempo effetti devastanti per la cittadinanza (urbanistica e sicurezza).
Nell’analisi del voto a Perugia ma anche negli altri 8 centri chiamati al ballottaggio (Terni, Foligno, Spoleto, Marsciano, Bastia Umbra, Gualdo Tadino, Gubbio, Orvieto) vanno messi in evidenza alcuni aspetti. In particolare, alcune liste civiche hanno trainato candidati fuori dagli schemi tradizionali dei partiti (basta ricordare Gubbio). L’astensionismo massiccio del secondo turno può essere considerato un voto – se si guarda a sinistra – contro alcuni gruppi dirigenti del Pd. Dai dati del 25 maggio a quelli del ballottaggio si registra un’emorragia fortissima nei consensi, in generale, anche per i sindaci eletti del Pd, come Leopoldo Di Girolamo a Terni e Nando Mismetti a Foligno. Hanno vinto, ma sono stati eletti da un numero di cittadini inferiore alla metà degli aventi diritto.
Un segnale di distacco molto forte che non può essere, ovviamente, imputato alla bella giornata di sole che ha illuminato domenica 8 giugno. Dal canto suo il centrodestra, annichilito dal voto alle europee, canta vittoria, soprattutto per Perugia e Spoleto (con la vittoria di Fabrizio Cardarelli, oltre che per Bastia Umbra dove è stato riconfermato Stefano Ansideri).
Andrea Romizi, contrariamente alle previsioni, ha intercettato i voti in uscita dalla coalizione di centrodestra, ma anche di tanti della precedente maggioranza. Non è apparso integrato ai partiti della coalizione che lo hanno sostenuto. Ora avrà un compito molto pesante: dimostrare di svolgere appieno il difficilissimo compito che lo attende. Per il Pd che ha riconquistato Orvieto e Gualdo Tadino, mantenuto Foligno, Terni e Marsciano si è già aperto un clima di grande tensione. La bruciante sconfitta di Perugia è talmente clamorosa che mette a rischio i delicati equilibri usciti dalle recenti primarie a livello locale.
Da una lato si mette in dubbio la volontà della dirigenza regionale del Pd di mettersi in gioco e rinnovarsi di fronte a un elettore che non riconosce più simboli e appartenenze. Lo sguardo è già rivolto alle elezioni regionali del prossimo anno. Il ciclone Renzi non ha investito l’Umbria. E più di una riflessione va fatta sulle differenze del voto per il Pd – tra le consultazioni europee e amministrative – avvenuto nello stesso giorno, con la sostanziale fuga dall’urna avvenuta solo quindici giorni dopo.