Di questo molte volte si tratta, di un bagno di folla. Un bisogno sentito da molti, che risponde ad un istinto gregario difficilmente sopprimibile, quello di immergersi nel branco con la voglia di fondersi in esso fino a perdere la propria individualità, la propria solitudine. In questi giorni di piena estate si osserva questo fenomeno nelle varie manifestazioni di festival, concerti di piazza, sagre, raduni paesani e talvolta anche feste patronali. Nulla di male. E’ una forma di socializzazione positiva che si configura come fatto culturale, come compattazione sociale, interscambio vitale. In altri tempi questa compattazione sociale veniva fatta attorno a simboli e miti di violenza e di guerra e di ricerca del capro espiatorio, nelle esecuzioni capitali in pubbliche piazze. Sia quando si tratta di sport, sia quando si tratta di iniziative culturali l’oggetto di richiamo è generalmente in se stesso positivo. Semmai diventa progressivamente secondario rispetto al fatto di stare e trovarsi insieme, fino a scomparire del tutto. Un esempio lo si può trovare in questi giorni assistendo ad un concerto jazz in piazza, gratuito. Si vede un gruppo di ascolto interessato alla musica che segue attentamente con partecipazione persino fisica; più in largo c’è una fascia che segue e nello stesso tempo parla, beve birra e si appoggia alla compagna che ha accanto; c’è poi una terza fascia che beve solo birra e parla senza percepire la distinzione di suoni e di ritmi. Ma la gente, molti giovani vengono da tutte le parti e vanno a confluire nella massa. Devono arrivare fin là, questa è la cosa importante. Vengono dalle periferie, dalle frazioni, dai paesi, dalla campagna e vivono la loro notte, felici. Vi sono luoghi e piazze che nelle sere d’estate sono affollate anche quando non vi è nessuna manifestazione. Molti cittadini che vivono a ridosso di questi luoghi hanno paura e vivono con fastidio la presenza di tanta gente e preferiscono lasciare la città. Un caso analogo, anche se con problemi di sicurezza molto diversi, si annuncia per molti genovesi a causa del G8 e delle manifestazioni collaterali. Sono gli amanti della vita serena, silenziosa e quieta, lontana dai rumori e dalle folle. Ricordano antichi saggi stoici che parlavano della folla come un gregge che intorbida le acque dove va ad abbeverarsi. Ma i “saggi” di oggi, per lo più anziani, ma non solo, che hanno timore e sospetto del contatto diretto con le folle, chiusi in casa si appartano davanti ad un televisore affidandosi alla piazza mediatica per non sentirsi soli. Anche qui con varie forme di coinvolgimento rispetto allo spettacolo o all’oggetto della trasmissione. Qualcuno percepisce soltanto il rumore o il suono delle parole e delle musiche, “perché mi fa compagnia”. Più della folla si ha paura della solitudine. Ed è una paura fondata e vera. Lo dice anche la Bibbia: “Guai a chi è solo!”. Si dovrebbe dire allora che il vero “saggio” è la persona che non teme gli altri quasi fossero l’inferno, e non teme di stare con se stesso. Ciò può accadere se la sua esistenza è “abitata” da una presenza, sia pure invisibile, che si rende reale ed attuale per la forza della fede. I veri “solitari”, quali sono i monaci e gli eremiti, non hanno bisogno di un bagno di folla per essere vicini ed amare gli altri e non temono il silenzio per sentirsi vivi.
Bagno di folla
AUTORE:
Elio Bromuri