Valentina Russo, Autore presso LaVoce https://www.lavoce.it/author/valentina-russo/ Settimanale di informazione regionale Tue, 29 Oct 2024 22:56:10 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Valentina Russo, Autore presso LaVoce https://www.lavoce.it/author/valentina-russo/ 32 32 Assegno unico, evitiamo i tagli https://www.lavoce.it/assegno-unico-evitiamo-i-tagli/ https://www.lavoce.it/assegno-unico-evitiamo-i-tagli/#respond Fri, 06 Sep 2024 08:00:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77466

Negli ultimi giorni, l’Assegno unico familiare è tornato al centro del dibattito politico, suscitando preoccupazioni e reazioni a seguito di indiscrezioni su possibili tagli e modifiche alla misura.

Secondo alcune fonti di stampa, il governo Meloni starebbe lavorando a una revisione dell’assegno unico per i figli, con l’obiettivo di ridisegnare una misura introdotta dall’esecutivo Draghi nel 2021 e che, da allora, ha rappresentato un punto di riferimento per il sostegno alle famiglie italiane.

Il Governo starebbe pensando di ridurre l'Assegno unico familiare?

Il quotidiano La Repubblica qualche giorno fa ha riportato che il governo starebbe considerando di ridurre l’Assegno per alcune categorie di beneficiari, in particolare coloro che non presentano l’Isee o che hanno un reddito superiore ai 45.000 euro. Questa proposta, che potrebbe essere inserita nella prossima manovra di bilancio, sarebbe motivata dall’esigenza di riallocare le risorse verso le famiglie con redditi più bassi, garantendo così una maggiore equità. La misura, che attualmente vale circa 20 miliardi di euro e copre 6,6 milioni di beneficiari con 10,1 milioni di figli, potrebbe anche subire un cambiamento di nome, secondo quanto riportato.

Le rassicurazioni del governo

Tuttavia, il ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) ha prontamente smentito queste voci. In una nota ufficiale, il Mef ha definito “fantasiosa e senza alcun fondamento” l’ipotesi di tagli all’Assegno unico, rassicurando le famiglie che non ci saranno riduzioni in vista della prossima manovra. Anche la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha ribadito che non è previsto alcun taglio.

Il parere e le proposte di Bordignon, presidente Forum Famiglie numerose

A sostegno di questa posizione è intervenuto Adriano Bordignon, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, che ha accolto favorevolmente le smentite del governo. Bordignon ha sottolineato l’importanza di non solo mantenere l’assegno unico, ma anche di rafforzarlo: “Come Forum delle famiglie, riteniamo sia necessario perfezionare l’assegno unico, nonché estenderlo oltre il 50% ai figli fino ai 21 anni ma anche ai figli in formazione accademica o professionale fino ai 26 anni”. Bordignon ha inoltre ribadito la necessità di considerare i fondi destinati alle famiglie come un investimento collettivo, indispensabile per affrontare la sfida dell’invecchiamento demografico e per incentivare la natalità.

L’Assegno unico, secondo il presidente del Forum, rappresenta uno strumento cruciale per riconoscere il ruolo centrale della famiglia nella società italiana e per garantire una maggiore equità nella distribuzione delle risorse. “Oltre ad un potenziamento dell’assegno e una sua estensione fino al 26° anno di età del figlio – ha aggiunto il presidente del Forum – è necessario potenziare i servizi per la prima infanzia, rendendoli meno onerosi con ulteriori risorse, ma anche rilanciando i Centri per la famiglia”.

E a proposito di potenziare le politiche per la famiglia, Paolo Moroni, consigliere umbro dell’Associazione nazionale famiglie numerose, evidenzia come la situazione dell’Umbria sia da sostenere con provvedimenti ad hoc: “I dati sui richiedenti dell’Assegno unico nella nostra regione (vedi sotto) ci mostrano un calo, seppur lieve, delle domande ma anche dei figli a carico.  Questo perchè i figli che ci sono crescono e contemporaneamente non ne nascono di nuovi. È un problema, come sappiamo, che rappresenta una grande sfida per il futuro”.

I dati dei richiedenti dell'Assegno unico in Umbria

In Umbria, i dati dell’Inps relativi al primo bimestre del 2024 mostrano una situazione particolare. Il valore medio dell’Assegno unico per figlio in questa regione è di 175 euro, con un importo medio mensile erogato ai genitori richiedenti di 270 euro. Tuttavia, si registra una leggera diminuzione del numero di famiglie beneficiarie rispetto all’anno precedente.

Nei primi mesi del 2024, i richiedenti sono stati 85.059, con un calo del 3% rispetto al 2023, mentre i figli beneficiari sono scesi del 3,4%, passando da 135.262 a 131.262. Questo calo potrebbe riflettere una maggiore stabilità economica delle famiglie, ma solleva anche interrogativi sulla necessità di rendere l’Assegno unico più accessibile e di potenziarne l’impatto. Nel 2023, l’importo medio per figlio era leggermente inferiore, attestandosi intorno a 163 euro, dimostrando una crescita dell’assegno, ma al contempo una riduzione del numero di beneficiari.

L'Assegno unico

L ’Assegno unico familiare è stato introdotto in Italia a partire dal 1º luglio 2021. La misura, promossa dal governo Draghi, è entrata pienamente in vigore il 1º marzo 2022, sostituendo una serie di altri contributi e detrazioni fiscali precedentemente esistenti per le famiglie, come il ‘bonus bebè’, il ‘bonus mamma domani’ e le detrazioni per i figli a carico (da qui il nome ‘unico’).

L’Assegno è stato progettato per semplificare il sistema di sostegno alle famiglie e garantire un aiuto economico più equo e mirato, basato principalmente sul reddito e sul numero di figli a carico. Oltre a ‘unico’ è detto anche ‘universale’ perché spetta a tutte le famiglie con figli, indipendentemente dalla loro condizione lavorativa

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Negli ultimi giorni, l’Assegno unico familiare è tornato al centro del dibattito politico, suscitando preoccupazioni e reazioni a seguito di indiscrezioni su possibili tagli e modifiche alla misura.

Secondo alcune fonti di stampa, il governo Meloni starebbe lavorando a una revisione dell’assegno unico per i figli, con l’obiettivo di ridisegnare una misura introdotta dall’esecutivo Draghi nel 2021 e che, da allora, ha rappresentato un punto di riferimento per il sostegno alle famiglie italiane.

Il Governo starebbe pensando di ridurre l'Assegno unico familiare?

Il quotidiano La Repubblica qualche giorno fa ha riportato che il governo starebbe considerando di ridurre l’Assegno per alcune categorie di beneficiari, in particolare coloro che non presentano l’Isee o che hanno un reddito superiore ai 45.000 euro. Questa proposta, che potrebbe essere inserita nella prossima manovra di bilancio, sarebbe motivata dall’esigenza di riallocare le risorse verso le famiglie con redditi più bassi, garantendo così una maggiore equità. La misura, che attualmente vale circa 20 miliardi di euro e copre 6,6 milioni di beneficiari con 10,1 milioni di figli, potrebbe anche subire un cambiamento di nome, secondo quanto riportato.

Le rassicurazioni del governo

Tuttavia, il ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) ha prontamente smentito queste voci. In una nota ufficiale, il Mef ha definito “fantasiosa e senza alcun fondamento” l’ipotesi di tagli all’Assegno unico, rassicurando le famiglie che non ci saranno riduzioni in vista della prossima manovra. Anche la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha ribadito che non è previsto alcun taglio.

Il parere e le proposte di Bordignon, presidente Forum Famiglie numerose

A sostegno di questa posizione è intervenuto Adriano Bordignon, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, che ha accolto favorevolmente le smentite del governo. Bordignon ha sottolineato l’importanza di non solo mantenere l’assegno unico, ma anche di rafforzarlo: “Come Forum delle famiglie, riteniamo sia necessario perfezionare l’assegno unico, nonché estenderlo oltre il 50% ai figli fino ai 21 anni ma anche ai figli in formazione accademica o professionale fino ai 26 anni”. Bordignon ha inoltre ribadito la necessità di considerare i fondi destinati alle famiglie come un investimento collettivo, indispensabile per affrontare la sfida dell’invecchiamento demografico e per incentivare la natalità.

L’Assegno unico, secondo il presidente del Forum, rappresenta uno strumento cruciale per riconoscere il ruolo centrale della famiglia nella società italiana e per garantire una maggiore equità nella distribuzione delle risorse. “Oltre ad un potenziamento dell’assegno e una sua estensione fino al 26° anno di età del figlio – ha aggiunto il presidente del Forum – è necessario potenziare i servizi per la prima infanzia, rendendoli meno onerosi con ulteriori risorse, ma anche rilanciando i Centri per la famiglia”.

E a proposito di potenziare le politiche per la famiglia, Paolo Moroni, consigliere umbro dell’Associazione nazionale famiglie numerose, evidenzia come la situazione dell’Umbria sia da sostenere con provvedimenti ad hoc: “I dati sui richiedenti dell’Assegno unico nella nostra regione (vedi sotto) ci mostrano un calo, seppur lieve, delle domande ma anche dei figli a carico.  Questo perchè i figli che ci sono crescono e contemporaneamente non ne nascono di nuovi. È un problema, come sappiamo, che rappresenta una grande sfida per il futuro”.

I dati dei richiedenti dell'Assegno unico in Umbria

In Umbria, i dati dell’Inps relativi al primo bimestre del 2024 mostrano una situazione particolare. Il valore medio dell’Assegno unico per figlio in questa regione è di 175 euro, con un importo medio mensile erogato ai genitori richiedenti di 270 euro. Tuttavia, si registra una leggera diminuzione del numero di famiglie beneficiarie rispetto all’anno precedente.

Nei primi mesi del 2024, i richiedenti sono stati 85.059, con un calo del 3% rispetto al 2023, mentre i figli beneficiari sono scesi del 3,4%, passando da 135.262 a 131.262. Questo calo potrebbe riflettere una maggiore stabilità economica delle famiglie, ma solleva anche interrogativi sulla necessità di rendere l’Assegno unico più accessibile e di potenziarne l’impatto. Nel 2023, l’importo medio per figlio era leggermente inferiore, attestandosi intorno a 163 euro, dimostrando una crescita dell’assegno, ma al contempo una riduzione del numero di beneficiari.

L'Assegno unico

L ’Assegno unico familiare è stato introdotto in Italia a partire dal 1º luglio 2021. La misura, promossa dal governo Draghi, è entrata pienamente in vigore il 1º marzo 2022, sostituendo una serie di altri contributi e detrazioni fiscali precedentemente esistenti per le famiglie, come il ‘bonus bebè’, il ‘bonus mamma domani’ e le detrazioni per i figli a carico (da qui il nome ‘unico’).

L’Assegno è stato progettato per semplificare il sistema di sostegno alle famiglie e garantire un aiuto economico più equo e mirato, basato principalmente sul reddito e sul numero di figli a carico. Oltre a ‘unico’ è detto anche ‘universale’ perché spetta a tutte le famiglie con figli, indipendentemente dalla loro condizione lavorativa

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Ius scholae. Dibattito tra identità e inclusione https://www.lavoce.it/ius-scholae-dibattito-tra-identita-e-inclusione/ https://www.lavoce.it/ius-scholae-dibattito-tra-identita-e-inclusione/#respond Fri, 30 Aug 2024 10:48:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78356

Il dibattito sullo ius scholae si è riacceso nell’ultimo mese grazie alle dichiarazioni del vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha apertamente sostenuto la necessità di introdurre questa riforma, nonostante non fosse prevista nel programma del governo. “È quel che ha bisogno il Paese. L’Italia è cambiata”, ha dichiarato Tajani.

Sono oltre un milione gli italiani senza cittadinanza che aspettano con ansia la decisione della Camera dei deputati in merito alla proposta di legge sulla cittadinanza, per introdurre lo ius scholae. Questa riforma permetterebbe di concedere la cittadinanza italiana ai figli di migranti, nati in Italia o arrivati nel Paese entro i 12 anni, senza dover attendere la maggiore età. Basterebbe aver frequentato almeno cinque anni di scuola in Italia per poter accedere a questo diritto. Tuttavia, nonostante le numerose proposte presentate negli anni per modificare i meccanismi di accesso alla cittadinanza, ogni tentativo è stato finora fallimentare. La legislazione attualmente in vigore in Italia è basata sullo ius sanguinis, che prevede che un bambino possa essere considerato italiano solo se lo è almeno uno dei genitori. Per tutti gli altri, privi di tale requisito, la cittadinanza può essere richiesta solo al compimento dei 18 anni. Ma anche dopo il raggiungimento della maggiore età, il percorso per ottenere la cittadinanza è lungo e spesso pieno di ostacoli burocratici, lasciando molti giovani ancora in attesa del riconoscimento di questo diritto. Le testimonianze di coloro che vivono questa condizione emergono con forza nel dibattito, per questo abbiamo chiesto ad alcuni dei giovani del progetto “Voci dal mondo” di raccontarci la loro esperienza in fatto di cittadinanza. Khelia, una ragazza di 27 anni di Perugia, figlia di immigrati africani, riflette sulla fortuna di essere nata da genitori che avevano già ottenuto la cittadinanza italiana. “Non credo che essere cittadini italiani dipenda dal merito o dagli studi. Sarebbe giusto che ragazzi come me, dopo un ciclo di studi, possano ottenerla”, afferma Khelia, evidenziando le disparità di trattamento tra chi, come lei, è nato da genitori già cittadini, e chi invece deve affrontare un lungo percorso per ottenerla. Ouns, 25 anni, nata in Italia da genitori tunisini, sottolinea l’urgenza di riformare una legge ormai inadeguata ai cambiamenti della società italiana. Dopo aver frequentato la scuola italiana per dieci anni, ha finalmente ottenuto la cittadinanza a 18 anni, ma si chiede perché ciò non possa avvenire prima. “La cittadinanza non deve essere considerata un premio, ma un riconoscimento naturale per chi cresce e si forma in Italia”, afferma. Infine, la storia di Janeth, nata in Ecuador e cresciuta in Italia, evidenzia le difficoltà pratiche legate alla mancanza di cittadinanza, che l’hanno penalizzata in diverse occasioni, come quando ha perso la possibilità di partecipare a uno stage a Londra a causa dei tempi lunghi per ottenere un visto. “Siamo italiani di fatto, ma non di diritto. Cosa significa davvero appartenere a un Paese? Quante prove dobbiamo superare prima di essere riconosciuti come cittadini italiani?”, si chiede Janeth, che ha ottenuto la cittadinanza solo all’età di 27 anni, dopo un percorso lungo e frustrante.  

Come funziona la legge sulla cittadinanza oggi?

La legge attuale è del 1992 e prevede che la cittadinanza venga ereditata alla nascita se almeno uno dei due genitori è italiano ( ius sanguinis , cioè “legge del sangue”). Ad oggi un bambino nato in Italia da genitori stranieri può richiedere la cittadinanza solo dopo i 18 anni e solo se ha vissuto ininterrottamente in Italia. Gli altri cittadini stranieri, invece, possono ottenerla dopo una residenza di almeno dieci anni.

Che differenza c’è tra ius scholae e ius soli?

lus scholae: la cittadinanza viene assegnata dopo aver frequentato un ciclo studi per un determinato periodo di tempo. lus soli: la cittadinanza del Paese in cui si nasce viene ottenuta automaticamente. Non è la prima volta che la politica parla di riforma della legge sulla cittadinanza. Nel 2015 la Camera aveva approvato una legge che prevedeva una forma di ius soli , ma il testo non venne mai approvato dal Senato. Nella scorsa legislatura, il Parlamento ha discusso di ius scholae, ma la legge non è stata approvata. Valentina Russo]]>

Il dibattito sullo ius scholae si è riacceso nell’ultimo mese grazie alle dichiarazioni del vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha apertamente sostenuto la necessità di introdurre questa riforma, nonostante non fosse prevista nel programma del governo. “È quel che ha bisogno il Paese. L’Italia è cambiata”, ha dichiarato Tajani.

Sono oltre un milione gli italiani senza cittadinanza che aspettano con ansia la decisione della Camera dei deputati in merito alla proposta di legge sulla cittadinanza, per introdurre lo ius scholae. Questa riforma permetterebbe di concedere la cittadinanza italiana ai figli di migranti, nati in Italia o arrivati nel Paese entro i 12 anni, senza dover attendere la maggiore età. Basterebbe aver frequentato almeno cinque anni di scuola in Italia per poter accedere a questo diritto. Tuttavia, nonostante le numerose proposte presentate negli anni per modificare i meccanismi di accesso alla cittadinanza, ogni tentativo è stato finora fallimentare. La legislazione attualmente in vigore in Italia è basata sullo ius sanguinis, che prevede che un bambino possa essere considerato italiano solo se lo è almeno uno dei genitori. Per tutti gli altri, privi di tale requisito, la cittadinanza può essere richiesta solo al compimento dei 18 anni. Ma anche dopo il raggiungimento della maggiore età, il percorso per ottenere la cittadinanza è lungo e spesso pieno di ostacoli burocratici, lasciando molti giovani ancora in attesa del riconoscimento di questo diritto. Le testimonianze di coloro che vivono questa condizione emergono con forza nel dibattito, per questo abbiamo chiesto ad alcuni dei giovani del progetto “Voci dal mondo” di raccontarci la loro esperienza in fatto di cittadinanza. Khelia, una ragazza di 27 anni di Perugia, figlia di immigrati africani, riflette sulla fortuna di essere nata da genitori che avevano già ottenuto la cittadinanza italiana. “Non credo che essere cittadini italiani dipenda dal merito o dagli studi. Sarebbe giusto che ragazzi come me, dopo un ciclo di studi, possano ottenerla”, afferma Khelia, evidenziando le disparità di trattamento tra chi, come lei, è nato da genitori già cittadini, e chi invece deve affrontare un lungo percorso per ottenerla. Ouns, 25 anni, nata in Italia da genitori tunisini, sottolinea l’urgenza di riformare una legge ormai inadeguata ai cambiamenti della società italiana. Dopo aver frequentato la scuola italiana per dieci anni, ha finalmente ottenuto la cittadinanza a 18 anni, ma si chiede perché ciò non possa avvenire prima. “La cittadinanza non deve essere considerata un premio, ma un riconoscimento naturale per chi cresce e si forma in Italia”, afferma. Infine, la storia di Janeth, nata in Ecuador e cresciuta in Italia, evidenzia le difficoltà pratiche legate alla mancanza di cittadinanza, che l’hanno penalizzata in diverse occasioni, come quando ha perso la possibilità di partecipare a uno stage a Londra a causa dei tempi lunghi per ottenere un visto. “Siamo italiani di fatto, ma non di diritto. Cosa significa davvero appartenere a un Paese? Quante prove dobbiamo superare prima di essere riconosciuti come cittadini italiani?”, si chiede Janeth, che ha ottenuto la cittadinanza solo all’età di 27 anni, dopo un percorso lungo e frustrante.  

Come funziona la legge sulla cittadinanza oggi?

La legge attuale è del 1992 e prevede che la cittadinanza venga ereditata alla nascita se almeno uno dei due genitori è italiano ( ius sanguinis , cioè “legge del sangue”). Ad oggi un bambino nato in Italia da genitori stranieri può richiedere la cittadinanza solo dopo i 18 anni e solo se ha vissuto ininterrottamente in Italia. Gli altri cittadini stranieri, invece, possono ottenerla dopo una residenza di almeno dieci anni.

Che differenza c’è tra ius scholae e ius soli?

lus scholae: la cittadinanza viene assegnata dopo aver frequentato un ciclo studi per un determinato periodo di tempo. lus soli: la cittadinanza del Paese in cui si nasce viene ottenuta automaticamente. Non è la prima volta che la politica parla di riforma della legge sulla cittadinanza. Nel 2015 la Camera aveva approvato una legge che prevedeva una forma di ius soli , ma il testo non venne mai approvato dal Senato. Nella scorsa legislatura, il Parlamento ha discusso di ius scholae, ma la legge non è stata approvata. Valentina Russo]]>
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Trasimeno. La pesca nel lago con l’uso di metodi antichi e sostenibili https://www.lavoce.it/trasimeno-la-pesca-nel-lago-con-luso-di-metodi-antichi-e-sostenibili/ https://www.lavoce.it/trasimeno-la-pesca-nel-lago-con-luso-di-metodi-antichi-e-sostenibili/#respond Thu, 01 Aug 2024 09:34:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77255 In primo piano la sabbia della costa del lago Trasimeno e sullo sfondo il lago con i canneti e le barche e dietro la costa dell'altra spiaggia

L’interesse e l’attenzione generale per il benessere degli animali sta aumentando negli ultimi anni, riguardando non solo gli animali domestici, ma in particolare quelli destinati al consumo. Degli allevamenti ittici e delle condizioni dei pesci allevati però si sa ancora poco e solo di recente studi e servizi giornalistici si stanno concentrando sul tema.

Prediligere il pescato locale

Secondo il rapporto 2023 “Acquacoltura italiana” a cura di Confagricoltura e Associazioni piscicoltori italiani ad esempio, negli allevamenti vengono utilizzati metodi di stordimento dei pesci prima dell’uccisione, come prescritto dal Codice acquatico. Tra questi metodi però ce ne sono alcuni che non ci aspetteremmo, come l’esposizione ad anidride carbonica in acqua o l’immersione in una sospensione di ghiaccio in acqua. Prediligere il pesce pescato localmente rispetto a quello d’allevamento non è quindi solo una scelta gastronomica, ma anche un atto di sostenibilità e supporto alle economie locali.

La pesca al lago Trasimeno e la cooperativa dei pescatori

Il lago Trasimeno offre un esempio perfetto di come la pesca tradizionale possa contribuire alla preservazione dell’ambiente e alla promozione di prodotti di alta qualità. La pesca nel lago Trasimeno ha radici profonde, risalenti a secoli fa, e continua a rappresentare una fonte di sostentamento e identità culturale per le comunità locali. In questo contesto, la Cooperativa pescatori del Trasimeno gioca un ruolo fondamentale. Aurelio Cocchini, presidente e pescatore della cooperativa, condivide la sua esperienza e spiega i metodi di pesca utilizzati: “La nostra pesca è totalmente sostenibile. Utilizziamo reti e tecniche che rispettano i cicli naturali del lago, evitando l’eccessivo sfruttamento delle risorse. Peschiamo solo ciò che il lago può offrire senza compromettere il suo ecosistema”.

Tutto questo però rende la produzione poco stabile e ciò mette a rischio il lavoro dei pescatori della cooperativa: “Nelle stagioni che non sono di passaggio, come l’estate o l’inverno, i pesci tendono a stare sul fondo ed è un problema per il nostro metodo di pesca a rete. Certo, preservare l’ecosistema del lago, nonostante i cambiamenti climatici, aiuta ad avere più fauna. E aiuta anche noi a promuovere la nostra attività”.

Pesci in gabbia

In Italia vengono consumati in media 31,2 chili di pesce a testa ogni anno. Queste le stime contenute nel report 2023 “Acquacoltura italiana” di Confagricoltura e Associazioni piscicoltori italiani. Sempre secondo il report gli allevamenti ittici in Italia sono oltre 700, con l’80% dei pesci crostacei e molluschi prodotti che viene esportato e venduto a piattaforme logistiche e grande distribuzione.

Le importazioni dall'estero

Anche l’importazione è considerevole: il 40% del pesce da allevamento che finisce sulle nostre tavole è importato dalla Grecia, il 30% dalla Turchia. In Europa la produzione totale di soli pesci da acquacoltura ha raggiunto 2,7 milioni di tonnellate di peso vivo solo nel 2020.

Spesso il confinamento in vasche piccole, la scarsa qualità dell’acqua, le malformazioni e i parassiti sono la causa di condizioni di vita dei pesci peggiori rispetto a quelle dei pesci catturati in natura e ciò rende la qualità dell’alimento inferiore.

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In primo piano la sabbia della costa del lago Trasimeno e sullo sfondo il lago con i canneti e le barche e dietro la costa dell'altra spiaggia

L’interesse e l’attenzione generale per il benessere degli animali sta aumentando negli ultimi anni, riguardando non solo gli animali domestici, ma in particolare quelli destinati al consumo. Degli allevamenti ittici e delle condizioni dei pesci allevati però si sa ancora poco e solo di recente studi e servizi giornalistici si stanno concentrando sul tema.

Prediligere il pescato locale

Secondo il rapporto 2023 “Acquacoltura italiana” a cura di Confagricoltura e Associazioni piscicoltori italiani ad esempio, negli allevamenti vengono utilizzati metodi di stordimento dei pesci prima dell’uccisione, come prescritto dal Codice acquatico. Tra questi metodi però ce ne sono alcuni che non ci aspetteremmo, come l’esposizione ad anidride carbonica in acqua o l’immersione in una sospensione di ghiaccio in acqua. Prediligere il pesce pescato localmente rispetto a quello d’allevamento non è quindi solo una scelta gastronomica, ma anche un atto di sostenibilità e supporto alle economie locali.

La pesca al lago Trasimeno e la cooperativa dei pescatori

Il lago Trasimeno offre un esempio perfetto di come la pesca tradizionale possa contribuire alla preservazione dell’ambiente e alla promozione di prodotti di alta qualità. La pesca nel lago Trasimeno ha radici profonde, risalenti a secoli fa, e continua a rappresentare una fonte di sostentamento e identità culturale per le comunità locali. In questo contesto, la Cooperativa pescatori del Trasimeno gioca un ruolo fondamentale. Aurelio Cocchini, presidente e pescatore della cooperativa, condivide la sua esperienza e spiega i metodi di pesca utilizzati: “La nostra pesca è totalmente sostenibile. Utilizziamo reti e tecniche che rispettano i cicli naturali del lago, evitando l’eccessivo sfruttamento delle risorse. Peschiamo solo ciò che il lago può offrire senza compromettere il suo ecosistema”.

Tutto questo però rende la produzione poco stabile e ciò mette a rischio il lavoro dei pescatori della cooperativa: “Nelle stagioni che non sono di passaggio, come l’estate o l’inverno, i pesci tendono a stare sul fondo ed è un problema per il nostro metodo di pesca a rete. Certo, preservare l’ecosistema del lago, nonostante i cambiamenti climatici, aiuta ad avere più fauna. E aiuta anche noi a promuovere la nostra attività”.

Pesci in gabbia

In Italia vengono consumati in media 31,2 chili di pesce a testa ogni anno. Queste le stime contenute nel report 2023 “Acquacoltura italiana” di Confagricoltura e Associazioni piscicoltori italiani. Sempre secondo il report gli allevamenti ittici in Italia sono oltre 700, con l’80% dei pesci crostacei e molluschi prodotti che viene esportato e venduto a piattaforme logistiche e grande distribuzione.

Le importazioni dall'estero

Anche l’importazione è considerevole: il 40% del pesce da allevamento che finisce sulle nostre tavole è importato dalla Grecia, il 30% dalla Turchia. In Europa la produzione totale di soli pesci da acquacoltura ha raggiunto 2,7 milioni di tonnellate di peso vivo solo nel 2020.

Spesso il confinamento in vasche piccole, la scarsa qualità dell’acqua, le malformazioni e i parassiti sono la causa di condizioni di vita dei pesci peggiori rispetto a quelle dei pesci catturati in natura e ciò rende la qualità dell’alimento inferiore.

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Terni. La parrocchia con un oratorio multiculturale https://www.lavoce.it/terni-la-parrocchia-con-un-oratorio-multiculturale/ https://www.lavoce.it/terni-la-parrocchia-con-un-oratorio-multiculturale/#respond Tue, 30 Jul 2024 08:34:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78353 La chiesa e l'oratorio di Santa Maria del Carmelo a Terni

“Questa zona è una delle periferie di Terni e negli ultimi anni è diventata una realtà multietnica. Una periferia non solo fisica, ma anche esistenziale, con tante necessità e tante esigenze, soprattutto dal punto di vista sociale”.

Don Giuseppe Zen da pochi mesi è direttore della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia e - in questa veste - si è trovato a portare avanti un progetto iniziato tre anni fa. “Per cercare di intervenire sui problemi che riguardano la sfera sociale - aggiunge il sacerdote - , è partita una collaborazione tra la parrocchia di Santa Maria del Carmelo e quella di San Giovanni Evangelista. Il progetto si chiama ‘GoLife’ e non a caso, perché indica una sorta di ritorno alla vita, perché l’intento è proprio questo: ridare vita e speranza in questa zona di Terni”. Un progetto che nasce in collaborazione con Pepita, la cooperativa che mette in campo formatori ed educatori esperti che, ormai da molti anni, operano in tanti oratori umbri. “Siamo al terzo anno di progetto - spiega ancora don Giuseppe - e stiamo vedendo proprio i primi risultati sul territorio perché è stato possibile rivitalizzare la zona, grazie al grande lavoro degli animatori. Tutto ciò anche grazie alla progettazione e ai fondi 8xmille”. Facendo lo slalom tra i gruppi dei ragazzini che si ritrovano in parrocchia per il centro estivo, balza subito agli occhi che la maggior parte di loro non sono italiani e alcuni nemmeno cristiani. “Quando siamo arrivati qui tre anni fa - ci racconta Gaia Corrieri di Pepita - , abbiamo trovato questo campetto abitato dai ragazzi, che però erano tutti divisi fra di loro in base alla loro etnia, alla loro lingua e alla loro cultura. Sono tre anni che stiamo cercando di creare, invece, una aggregazione sociale, valorizzando tutti i ragazzi e le ragazze. Questo anche grazie agli spazi di gioco esterni e anche interni della parrocchia, che ci permettono di fare attività invernali ed estive, per riqualificare e ampliare la ricchezza di questo quartiere”. Dunque, Gaia, le tante e diverse provenienze degli abitanti non sono un problema, giusto? “In realtà, la multietnia e l’intercultura generano una cultura popolare e sociale ricca, come anche l’integrazione fra i bambini genera amicizia e dialogo fra le realtà, cose che quando siamo arrivati tre anni fa non c’erano. Diciamo che le famiglie di questi ragazzi del quartiere stanno pian piano riconoscendo il valore dell’oratorio di Santa Maria del Carmelo e del progetto Caritas perché trovano educatori preparati, formati e capaci di offrire determinati servizi”. Quali, in particolare, le attività? “Durante l’inverno, un servizio primario è sicuramente il doposcuola. Siamo molto legati alle scuole del territorio che ospitano bambini delle elementari e delle medie, che spesso sono estremamente in difficoltà. Non solo per questioni linguistiche ma anche proprio di comprensione dei programmi scolastici italiani. Perciò, in oratorio con i volontari della parrocchia portiamo avanti un servizio di doposcuola gratuito che supporta le famiglie con difficoltà economica e permette ai ragazzi di poter avere un aiuto concreto. E poi tante attività di gioco e di sport che permettano il dialogo e relazione fra le varie etnie. L’obiettivo di Pepita è fare in modo che l’oratorio diventi una casa per tutti, per chiunque vuole instaurare relazioni. La cosa bellissima è che alla nostra realtà si sono avvicinati dei giovani adolescenti delle superiori che si sono messi a servizio dei più piccoli della comunità per le varie attività oratoriali. Una crescita individuale e di gruppo, che ci permette di rafforzare una speranza per il futuro, oltre la conclusione del progetto”. Daniele Morini]]>
La chiesa e l'oratorio di Santa Maria del Carmelo a Terni

“Questa zona è una delle periferie di Terni e negli ultimi anni è diventata una realtà multietnica. Una periferia non solo fisica, ma anche esistenziale, con tante necessità e tante esigenze, soprattutto dal punto di vista sociale”.

Don Giuseppe Zen da pochi mesi è direttore della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia e - in questa veste - si è trovato a portare avanti un progetto iniziato tre anni fa. “Per cercare di intervenire sui problemi che riguardano la sfera sociale - aggiunge il sacerdote - , è partita una collaborazione tra la parrocchia di Santa Maria del Carmelo e quella di San Giovanni Evangelista. Il progetto si chiama ‘GoLife’ e non a caso, perché indica una sorta di ritorno alla vita, perché l’intento è proprio questo: ridare vita e speranza in questa zona di Terni”. Un progetto che nasce in collaborazione con Pepita, la cooperativa che mette in campo formatori ed educatori esperti che, ormai da molti anni, operano in tanti oratori umbri. “Siamo al terzo anno di progetto - spiega ancora don Giuseppe - e stiamo vedendo proprio i primi risultati sul territorio perché è stato possibile rivitalizzare la zona, grazie al grande lavoro degli animatori. Tutto ciò anche grazie alla progettazione e ai fondi 8xmille”. Facendo lo slalom tra i gruppi dei ragazzini che si ritrovano in parrocchia per il centro estivo, balza subito agli occhi che la maggior parte di loro non sono italiani e alcuni nemmeno cristiani. “Quando siamo arrivati qui tre anni fa - ci racconta Gaia Corrieri di Pepita - , abbiamo trovato questo campetto abitato dai ragazzi, che però erano tutti divisi fra di loro in base alla loro etnia, alla loro lingua e alla loro cultura. Sono tre anni che stiamo cercando di creare, invece, una aggregazione sociale, valorizzando tutti i ragazzi e le ragazze. Questo anche grazie agli spazi di gioco esterni e anche interni della parrocchia, che ci permettono di fare attività invernali ed estive, per riqualificare e ampliare la ricchezza di questo quartiere”. Dunque, Gaia, le tante e diverse provenienze degli abitanti non sono un problema, giusto? “In realtà, la multietnia e l’intercultura generano una cultura popolare e sociale ricca, come anche l’integrazione fra i bambini genera amicizia e dialogo fra le realtà, cose che quando siamo arrivati tre anni fa non c’erano. Diciamo che le famiglie di questi ragazzi del quartiere stanno pian piano riconoscendo il valore dell’oratorio di Santa Maria del Carmelo e del progetto Caritas perché trovano educatori preparati, formati e capaci di offrire determinati servizi”. Quali, in particolare, le attività? “Durante l’inverno, un servizio primario è sicuramente il doposcuola. Siamo molto legati alle scuole del territorio che ospitano bambini delle elementari e delle medie, che spesso sono estremamente in difficoltà. Non solo per questioni linguistiche ma anche proprio di comprensione dei programmi scolastici italiani. Perciò, in oratorio con i volontari della parrocchia portiamo avanti un servizio di doposcuola gratuito che supporta le famiglie con difficoltà economica e permette ai ragazzi di poter avere un aiuto concreto. E poi tante attività di gioco e di sport che permettano il dialogo e relazione fra le varie etnie. L’obiettivo di Pepita è fare in modo che l’oratorio diventi una casa per tutti, per chiunque vuole instaurare relazioni. La cosa bellissima è che alla nostra realtà si sono avvicinati dei giovani adolescenti delle superiori che si sono messi a servizio dei più piccoli della comunità per le varie attività oratoriali. Una crescita individuale e di gruppo, che ci permette di rafforzare una speranza per il futuro, oltre la conclusione del progetto”. Daniele Morini]]>
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Piazza della Pace diventa cuore di integrazione a Terni https://www.lavoce.it/piazza-della-pace-diventa-cuore-di-integrazione-a-terni/ https://www.lavoce.it/piazza-della-pace-diventa-cuore-di-integrazione-a-terni/#respond Tue, 30 Jul 2024 08:23:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78350

Oltre che luogo simbolico per i valori della pace e del dialogo, piazza della Pace a Terni è anche lo spazio urbano - nel cuore del quartiere “Villaggio Italia” - dove si affacciano vari luoghi di aggregazione e di socialità, come la Cittadella delle associazioni.

Viorica Bunduc è una sociologa di origini rumene, che abita in Italia da oltre vent’anni e collabora come consulente del sindaco Bandecchi in vari ambiti, tra i quali le migrazioni. “Lavoro nel Terzo settore da più di 15 anni - spiega Viorica - e mi occupo in particolare di migrazioni, di donne, di bambini e ragazzi. Di tutti quelli che hanno bisogno di noi. Per tutti noi arriva un momento della vita in cui abbiamo bisogno di una mano tesa. Ecco, io cerco di essere quella mano tesa e insieme alle altre associazioni facciamo tanti progetti, anche qui alla Cittadella, dove cerco di dare una mano al Comune come volontaria”. La dottoressa Bunduc, che molti a Terni conoscono col nome di Viola, è la coordinatrice del laboratorio territoriale Punto di ascolto sociologico, in rappresentanza dell’Associazione sociologi italiani. “Quando si parla di migranti aggiunge - , tutti tirano fuori i barconi, le guerre ma si parla troppo poco dei dati delle comunità. Qui a Terni, ad esempio, il 62,9% degli stranieri è formato da europei, il 32,3% da rumeni. Poi ci sono albanesi, ucraini e il 14,4% è fatto da africani, il 7,3% da asiatici. Questo ci fa pensare che le politiche sociali da mettere in atto sono diverse da territori con una maggioranza di migranti africani”. Come si può lavorare per l’inclusione e l’integrazione, chiediamo a Viorica. “Se non teniamo conto dei bisogni e dello scopo con cui i migranti arrivano sul territorio - ci dice la sociologa - , non si potrà mai fare una buona integrazione. Dobbiamo cercare di alleggerire i traumi del migrante che arriva qui, con le sue speranze e aspettative. Anche perché spesso non trova quello che spera. Ma dobbiamo rendere più leggera anche la paura di chi accoglie e ospita, perché le persone vedono arrivare a casa propria altre persone che non conoscono. Ne hanno paura”. E allora, conoscersi significa anche mostrare la propria identità di origine e le proprie tradizioni. Per questo Viorica è arrivata in piazza della Pace, insieme al marito e alla figlia, con i costumi tradizionali della Romania, il suo paese di origine. “Non è la prima volta che li indossiamo, qui a Terni. Un paio di anni fa, proprio qui su questa piazza, abbiamo organizzato una festa interculturale, in cui tutte le comunità del territorio hanno partecipato con i propri costumi. Questo rappresenta le mie origini”. Dalla Romania arriva anche Gina Dumitriu, presidente dell’associazione Fiore Blu, che si occupa proprio di integrazione di chi ha origini rumene sul territorio. “La nostra associazione nasce nel 2008 e il fiore blu è proprio un simbolo per dire che non dobbiamo mai dimenticarci chi siamo e da dove veniamo. Qui a Terni siamo impegnati per la cittadinanza attiva e non solo per l’integrazione. Alla Cittadella delle associazioni siamo partiti con il nostro centro di assistenza, consulenza e informazioni con il volontariato e adesso è riconosciuto dal governo della Romania e dell’ambasciata rumena in Italia”. Gina spiega che l’associazione si occupa di tante cose, dalle pratiche come le pensioni internazionali e l’assistenza fiscale, fino alla trascrizione degli atti civili. E poi una scuola di lingua, corsi di arteterapia, pittura, artigianato. “Mi ha aiutato tantissimo - spiega Gina - il fatto che sono un’insegnante. E devo dire che qui le nuove generazioni sono molto aperte a quello che significa integrazione e multicultura”. Se la presidente Dumitriu si occupa della comunità rumena, Esohe Ehigiator guida l’associazione “Arcobaleno e il mare” e si occupa di migranti nigeriani, grazie anche a servizi che permettono loro di non dover andare in consolato a Roma. “In realtà, la nostra associazione, come altre che fanno parte della Cittadella - spiega Esohe - si occupa di tutte le persone vulnerabili, di ogni età e di ogni etnia. Di solito, non molliamo finché non vediamo che la persona è in grado di camminare con le sue gambe, a cominciare dalle donne e dai loro figli. Tanti bambini mi chiamano ‘zia’ - ci dice contenta perché sono riusciti a crescere grazie all’associazione e alle nostre attività. E ora guardiamo con grande attenzione e soddisfazione ai giovani migranti di seconda generazione, perché il futuro dei nostri territori e delle nostre comunità è nelle loro mani”. Daniele Morini]]>

Oltre che luogo simbolico per i valori della pace e del dialogo, piazza della Pace a Terni è anche lo spazio urbano - nel cuore del quartiere “Villaggio Italia” - dove si affacciano vari luoghi di aggregazione e di socialità, come la Cittadella delle associazioni.

Viorica Bunduc è una sociologa di origini rumene, che abita in Italia da oltre vent’anni e collabora come consulente del sindaco Bandecchi in vari ambiti, tra i quali le migrazioni. “Lavoro nel Terzo settore da più di 15 anni - spiega Viorica - e mi occupo in particolare di migrazioni, di donne, di bambini e ragazzi. Di tutti quelli che hanno bisogno di noi. Per tutti noi arriva un momento della vita in cui abbiamo bisogno di una mano tesa. Ecco, io cerco di essere quella mano tesa e insieme alle altre associazioni facciamo tanti progetti, anche qui alla Cittadella, dove cerco di dare una mano al Comune come volontaria”. La dottoressa Bunduc, che molti a Terni conoscono col nome di Viola, è la coordinatrice del laboratorio territoriale Punto di ascolto sociologico, in rappresentanza dell’Associazione sociologi italiani. “Quando si parla di migranti aggiunge - , tutti tirano fuori i barconi, le guerre ma si parla troppo poco dei dati delle comunità. Qui a Terni, ad esempio, il 62,9% degli stranieri è formato da europei, il 32,3% da rumeni. Poi ci sono albanesi, ucraini e il 14,4% è fatto da africani, il 7,3% da asiatici. Questo ci fa pensare che le politiche sociali da mettere in atto sono diverse da territori con una maggioranza di migranti africani”. Come si può lavorare per l’inclusione e l’integrazione, chiediamo a Viorica. “Se non teniamo conto dei bisogni e dello scopo con cui i migranti arrivano sul territorio - ci dice la sociologa - , non si potrà mai fare una buona integrazione. Dobbiamo cercare di alleggerire i traumi del migrante che arriva qui, con le sue speranze e aspettative. Anche perché spesso non trova quello che spera. Ma dobbiamo rendere più leggera anche la paura di chi accoglie e ospita, perché le persone vedono arrivare a casa propria altre persone che non conoscono. Ne hanno paura”. E allora, conoscersi significa anche mostrare la propria identità di origine e le proprie tradizioni. Per questo Viorica è arrivata in piazza della Pace, insieme al marito e alla figlia, con i costumi tradizionali della Romania, il suo paese di origine. “Non è la prima volta che li indossiamo, qui a Terni. Un paio di anni fa, proprio qui su questa piazza, abbiamo organizzato una festa interculturale, in cui tutte le comunità del territorio hanno partecipato con i propri costumi. Questo rappresenta le mie origini”. Dalla Romania arriva anche Gina Dumitriu, presidente dell’associazione Fiore Blu, che si occupa proprio di integrazione di chi ha origini rumene sul territorio. “La nostra associazione nasce nel 2008 e il fiore blu è proprio un simbolo per dire che non dobbiamo mai dimenticarci chi siamo e da dove veniamo. Qui a Terni siamo impegnati per la cittadinanza attiva e non solo per l’integrazione. Alla Cittadella delle associazioni siamo partiti con il nostro centro di assistenza, consulenza e informazioni con il volontariato e adesso è riconosciuto dal governo della Romania e dell’ambasciata rumena in Italia”. Gina spiega che l’associazione si occupa di tante cose, dalle pratiche come le pensioni internazionali e l’assistenza fiscale, fino alla trascrizione degli atti civili. E poi una scuola di lingua, corsi di arteterapia, pittura, artigianato. “Mi ha aiutato tantissimo - spiega Gina - il fatto che sono un’insegnante. E devo dire che qui le nuove generazioni sono molto aperte a quello che significa integrazione e multicultura”. Se la presidente Dumitriu si occupa della comunità rumena, Esohe Ehigiator guida l’associazione “Arcobaleno e il mare” e si occupa di migranti nigeriani, grazie anche a servizi che permettono loro di non dover andare in consolato a Roma. “In realtà, la nostra associazione, come altre che fanno parte della Cittadella - spiega Esohe - si occupa di tutte le persone vulnerabili, di ogni età e di ogni etnia. Di solito, non molliamo finché non vediamo che la persona è in grado di camminare con le sue gambe, a cominciare dalle donne e dai loro figli. Tanti bambini mi chiamano ‘zia’ - ci dice contenta perché sono riusciti a crescere grazie all’associazione e alle nostre attività. E ora guardiamo con grande attenzione e soddisfazione ai giovani migranti di seconda generazione, perché il futuro dei nostri territori e delle nostre comunità è nelle loro mani”. Daniele Morini]]>
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Migranti. In una terra che ora è (quasi) casa https://www.lavoce.it/migranti-in-una-terra-che-ora-e-quasi-casa/ https://www.lavoce.it/migranti-in-una-terra-che-ora-e-quasi-casa/#respond Mon, 29 Jul 2024 13:52:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78347 Una donna nera con un vestito di vari colori e una ragazza con un microfonpo in mano

Tre migranti con storie personali diverse, che però condividono uno stesso scopo, cioè quello di vedere un cambiamento nelle generazioni future di stranieri, per quanto riguarda i loro diritti di cittadini e di partecipazione alla vita pubblica in Italia. Le storie che riportiamo di seguito sono state raccontate proprio dai protagonisti lo scorso luglio a Terni, nell'ambito di un incontro organizzato dal progetto Voci dal mondo.

Bobby. Le “rivoluzioni” partono da piccoli passi

La prima esperienza personale viene raccontata da Bobby, ragazzo indiano arrivato in Italia all’età di 10 anni e residente a Narni da 17 anni. Attualmente, studia all’Università di Roma. Secondo lui, i genitori dei migranti hanno costruito le basi, e adesso spetta alla seconda generazione di studenti e lavoratori costruire la casa. In Italia, trenta o quaranta anni fa, era raro vedere le donne lavorare in Comune, alle Poste o nelle banche, oggi è la normalità. Bobby fa una domanda provocatoria al pubblico: “quanti migranti vediamo oggi negli uffici pubblici?”. Il giovane afferma di non averne visto nessuno. Continua dicendo che il primo passo deve avvenire proprio dalla seconda generazione di migranti, i quali devono impegnarsi per ottenere la cittadinanza ed entrare al lavoro negli uffici pubblici. Inoltre, i migranti rappresentano un valore aggiunto per la comunità, e non una cosa negativa. Per vedere un cambiamento, dunque, i migranti devono essere coloro che fanno i primi passi. Come chiusura del suo intervento, Bobby conclude che “le rivoluzioni partono proprio dai piccoli passi”.

Juliana. La tesi per la laurea: “Il velo oscuro delle frontiere”

Il secondo intervento vede come protagonista Juliana, immigrata dal Brasile e residente in Italia da sei anni. Si è laureata in Storia e teologia in Brasile, un indirizzo che non viene riconosciuto in Italia e, dunque, per questo motivo ha dovuto continuare i suoi studi. Ha 39 anni, uno spirito giovane e una grande voglia di fare tante cose. Abita a Terni con tutta la sua famiglia. Juliana sta scrivendo una tesi intitolata Il velo oscuro delle frontiere, un progetto di integrazione con la partecipazione degli immigrati del Comune di Terni. Ciò che ha spinto Juliana a scrivere questa tesi è la sua esperienza, con le tante sfide e difficoltà da immigrata e una voglia affascinante di scoprire come funzionano le migrazioni in Italia. Juliana vorrebbe vedere tanti cambiamenti nelle situazioni dei migranti in futuro, come per esempio vedere più persone lavorare negli uffici pubblici. Lei va oltre gli stereotipi, affermando che anche gli immigrati hanno le capacità e le esperienze per svolgere questi tipi di lavori. Per quanto riguarda i suoi piani futuri, vorrebbe lavorare negli uffici pubblici, insieme ad altri migranti presenti nella città di Terni.

Eddy, in Italia dal 1977: non tagliate le vostre radici!

L’ultima storia viene raccontata da Eddy, originario della Nigeria e un vero testimone vivente nel territorio di Terni, poiché ci abita dal 1977. Quando è arrivato in Italia erano anni di sogni e fatiche. Coloro che arrivavano in Italia erano chiamati “immigrati intellettuali”, immigrati per motivi di studio. In quegli anni gli immigrati non potevano lavorare, dato che non c’era una legge italiana che permettesse a uno straniero di poter lavorare. Questo perché c’erano ancora retaggi delle leggi razziali. È grazie al sindacalista di quei tempi, Carlo Donat-Cattin, divenuto ministro dell’Industria, e promotore della legge 943 del 1986, che finalmente lo straniero poteva intraprendere un’attività lavorativa ed essere equiparato a un italiano occupato, disoccupato o inoccupato. Secondo Eddy, la seconda generazione mette una sorta di paura alla prima generazione poiché i bambini nati in Italia possono essere assimilati, e quindi spogliarsi della propria identità culturale. Ciò che chiede Eddy ai migranti di seconda generazione è di rimanere legati con il cordone ombelicale al proprio Paese di origine. Inoltre, esorta i migranti a lottare per i diritti di cittadinanza, cioè per i diritti all’istruzione, formazione e riqualificazione, e per i diritti di partecipazione alla vita pubblica, cioè, avere il diritto di votare. Eddy, infatti, si chiede “com’è possibile integrarsi nella comunità se non si può scegliere l’amministratore o partecipare al referendum comunale?”. Conclude dicendo che queste sono delle piccole lotte che i migranti devono portare avanti a nome di tutti. Denisa Ioana]]>
Una donna nera con un vestito di vari colori e una ragazza con un microfonpo in mano

Tre migranti con storie personali diverse, che però condividono uno stesso scopo, cioè quello di vedere un cambiamento nelle generazioni future di stranieri, per quanto riguarda i loro diritti di cittadini e di partecipazione alla vita pubblica in Italia. Le storie che riportiamo di seguito sono state raccontate proprio dai protagonisti lo scorso luglio a Terni, nell'ambito di un incontro organizzato dal progetto Voci dal mondo.

Bobby. Le “rivoluzioni” partono da piccoli passi

La prima esperienza personale viene raccontata da Bobby, ragazzo indiano arrivato in Italia all’età di 10 anni e residente a Narni da 17 anni. Attualmente, studia all’Università di Roma. Secondo lui, i genitori dei migranti hanno costruito le basi, e adesso spetta alla seconda generazione di studenti e lavoratori costruire la casa. In Italia, trenta o quaranta anni fa, era raro vedere le donne lavorare in Comune, alle Poste o nelle banche, oggi è la normalità. Bobby fa una domanda provocatoria al pubblico: “quanti migranti vediamo oggi negli uffici pubblici?”. Il giovane afferma di non averne visto nessuno. Continua dicendo che il primo passo deve avvenire proprio dalla seconda generazione di migranti, i quali devono impegnarsi per ottenere la cittadinanza ed entrare al lavoro negli uffici pubblici. Inoltre, i migranti rappresentano un valore aggiunto per la comunità, e non una cosa negativa. Per vedere un cambiamento, dunque, i migranti devono essere coloro che fanno i primi passi. Come chiusura del suo intervento, Bobby conclude che “le rivoluzioni partono proprio dai piccoli passi”.

Juliana. La tesi per la laurea: “Il velo oscuro delle frontiere”

Il secondo intervento vede come protagonista Juliana, immigrata dal Brasile e residente in Italia da sei anni. Si è laureata in Storia e teologia in Brasile, un indirizzo che non viene riconosciuto in Italia e, dunque, per questo motivo ha dovuto continuare i suoi studi. Ha 39 anni, uno spirito giovane e una grande voglia di fare tante cose. Abita a Terni con tutta la sua famiglia. Juliana sta scrivendo una tesi intitolata Il velo oscuro delle frontiere, un progetto di integrazione con la partecipazione degli immigrati del Comune di Terni. Ciò che ha spinto Juliana a scrivere questa tesi è la sua esperienza, con le tante sfide e difficoltà da immigrata e una voglia affascinante di scoprire come funzionano le migrazioni in Italia. Juliana vorrebbe vedere tanti cambiamenti nelle situazioni dei migranti in futuro, come per esempio vedere più persone lavorare negli uffici pubblici. Lei va oltre gli stereotipi, affermando che anche gli immigrati hanno le capacità e le esperienze per svolgere questi tipi di lavori. Per quanto riguarda i suoi piani futuri, vorrebbe lavorare negli uffici pubblici, insieme ad altri migranti presenti nella città di Terni.

Eddy, in Italia dal 1977: non tagliate le vostre radici!

L’ultima storia viene raccontata da Eddy, originario della Nigeria e un vero testimone vivente nel territorio di Terni, poiché ci abita dal 1977. Quando è arrivato in Italia erano anni di sogni e fatiche. Coloro che arrivavano in Italia erano chiamati “immigrati intellettuali”, immigrati per motivi di studio. In quegli anni gli immigrati non potevano lavorare, dato che non c’era una legge italiana che permettesse a uno straniero di poter lavorare. Questo perché c’erano ancora retaggi delle leggi razziali. È grazie al sindacalista di quei tempi, Carlo Donat-Cattin, divenuto ministro dell’Industria, e promotore della legge 943 del 1986, che finalmente lo straniero poteva intraprendere un’attività lavorativa ed essere equiparato a un italiano occupato, disoccupato o inoccupato. Secondo Eddy, la seconda generazione mette una sorta di paura alla prima generazione poiché i bambini nati in Italia possono essere assimilati, e quindi spogliarsi della propria identità culturale. Ciò che chiede Eddy ai migranti di seconda generazione è di rimanere legati con il cordone ombelicale al proprio Paese di origine. Inoltre, esorta i migranti a lottare per i diritti di cittadinanza, cioè per i diritti all’istruzione, formazione e riqualificazione, e per i diritti di partecipazione alla vita pubblica, cioè, avere il diritto di votare. Eddy, infatti, si chiede “com’è possibile integrarsi nella comunità se non si può scegliere l’amministratore o partecipare al referendum comunale?”. Conclude dicendo che queste sono delle piccole lotte che i migranti devono portare avanti a nome di tutti. Denisa Ioana]]>
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I campus estivi più particolari in Umbria https://www.lavoce.it/i-campus-estivi-piu-particolari-in-umbria/ https://www.lavoce.it/i-campus-estivi-piu-particolari-in-umbria/#respond Fri, 19 Jul 2024 08:00:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77066 Bambini seduti sull'erba di spalle sullo sfondo un asino tenuto da un operatore della fattoria didattica

I campus estivi rappresentano una preziosa opportunità di attività e socializzazione per bambini e ragazzi, offrendo loro esperienze formative e di svago mentre permettono alle famiglie di conciliare gli impegni lavorativi. In Umbria l’offerta è molto ampia e vanta anche alcune proposte molto originali.

Il campus agricolo “Lucignolo"

È il caso del campus agricolo ‘Lucignolo’ a Perugia, organizzato dalla fattoria didattica ‘Baldo& Riccia’ che si trova in località Ponte d’Oddi. Questo speciale campus agricolo si svolge quest’anno dal 3 luglio al 1 settembre e si rivolge a bambini dai 3 agli 8 anni. L’opportunità che offre è quella di partecipare in tutto e per tutto alla vita e al lavoro di un’azienda agricola. “Organizziamo campus dal 2021, anno in cui abbiamo ottenuto l’abilitazione come fattoria didattica dalla Regione Umbria - spiegano i proprietari, Claudio e Eleonora - . L’idea è nata analizzando i servizi che un’azienda agricola può offrire diventando fattoria didattica. Da lì abbiamo pensato al nome ‘Lucignolo’, stilando il progetto con una pedagogista per abbinare la componente educativa e sociologica a quella agricola”. Il campus è convenzionato con il Comune di Perugia e accoglie anche bambini con disabilità, grazie alle attività di pet therapy con gli asini.

“La cosa più difficile dell’organizzare un campo di questo tipo è quando i genitori ci chiedono aiuto in fasi di analisi di eventuali problemi comportamentali o cognitivi dei bambini, non ancora diagnosticati. È una fase complessa, durante la quale spesso i medici suggeriscono un’esperienza in natura, tra gli animali, per avere poi un riscontro”. “Le esperienze belle sono tantissime - sottolineano Claudio e Eleonora - : abbiamo bambini che frequentano i nostri campus da quando abbiamo iniziato e li abbiamo visti crescere. Una grande soddisfazione è insegnare ai bambini ad avere un sano e consapevole rapporto con gli animali, superando spesso anche la paura degli stessi”.

Il campus di arti performative di "Naturalmente danza"

Ribaltando il detto, “dalle stalle alle stelle”, non solo campus outdoor ma anche una proposta per i bambini appassionati di arti performative. A Perugia è infatti nato da qualche anno un campus di musical e danza a cura della scuola ‘Naturalmente danza’ di Perugia. Questo campus offre un programma intensivo che include lezioni di vari stili di danza e di canto, preparando i partecipanti a esibirsi in un piccolo spettacolo finale. Non solo: le lezioni di musical sono svolte in lingua inglese grazie ad un’insegnante madrelingua della scuola e il programma prevede anche uno spazio per la creatività, ovvero un laboratorio creativo nel quale vengono realizzate scenografie teatrali. “L’idea nasce proprio dalla voglia di proporre qualcosa di diverso dai classici giochi all’aperto, qualcosa che potesse rappresentare certo un divertimento per i bambini, ma anche una possibilità di approfondimento di una materia come quella del musical” racconta Nadia Giuliano, direttrice di Naturalmente danza.

“All’inizio non è stato facile inquadrare bene l’età migliore per un campus del genere, ma dall’anno scorso abbiamo definito la fascia degli 8-15 anni e tutto è stato più facile”. Il campus musical di quest’anno si è svolto dal 2 al 12 luglio. “Come periodo siamo sempre orientati per le prime settimane di luglio, mentre come tema ogni anno cambiamo, e questa è una delle cose secondo me più divertenti. L’anno scorso abbiamo incentrato tutto su Mercoledì Addams, visto il traino che il personaggio aveva avuto con la relativa serie tv. Quest’anno invece il filo conduttore è stato il musical Grease. Le ragazze sono sempre molto entusiaste di immedesimarsi nei personaggi”.

Il campus di Asd Blob service di Arrone

Altro campus innovativo ma di più lunga esperienza è quello della Asd Blob service di Arrone, specializzato in mountain bike. Il responsabile Vito Santamaria racconta: “Abbiamo iniziato nel 2000. L’idea è nata dalle attività che proponiamo agli istituti scolastici per le uscite di istruzione in ambiente naturale. La cosa più bella e particolare del campus, in corso fino al 2 settembre, è l’escursione guidata in mountain bike lungo un ruscello”.

Esperienze uniche e arricchenti per i bambini, sia che si tratti di vivere la vita in una fattoria, di esplorare in mountain bike o brillare sul palco.

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Bambini seduti sull'erba di spalle sullo sfondo un asino tenuto da un operatore della fattoria didattica

I campus estivi rappresentano una preziosa opportunità di attività e socializzazione per bambini e ragazzi, offrendo loro esperienze formative e di svago mentre permettono alle famiglie di conciliare gli impegni lavorativi. In Umbria l’offerta è molto ampia e vanta anche alcune proposte molto originali.

Il campus agricolo “Lucignolo"

È il caso del campus agricolo ‘Lucignolo’ a Perugia, organizzato dalla fattoria didattica ‘Baldo& Riccia’ che si trova in località Ponte d’Oddi. Questo speciale campus agricolo si svolge quest’anno dal 3 luglio al 1 settembre e si rivolge a bambini dai 3 agli 8 anni. L’opportunità che offre è quella di partecipare in tutto e per tutto alla vita e al lavoro di un’azienda agricola. “Organizziamo campus dal 2021, anno in cui abbiamo ottenuto l’abilitazione come fattoria didattica dalla Regione Umbria - spiegano i proprietari, Claudio e Eleonora - . L’idea è nata analizzando i servizi che un’azienda agricola può offrire diventando fattoria didattica. Da lì abbiamo pensato al nome ‘Lucignolo’, stilando il progetto con una pedagogista per abbinare la componente educativa e sociologica a quella agricola”. Il campus è convenzionato con il Comune di Perugia e accoglie anche bambini con disabilità, grazie alle attività di pet therapy con gli asini.

“La cosa più difficile dell’organizzare un campo di questo tipo è quando i genitori ci chiedono aiuto in fasi di analisi di eventuali problemi comportamentali o cognitivi dei bambini, non ancora diagnosticati. È una fase complessa, durante la quale spesso i medici suggeriscono un’esperienza in natura, tra gli animali, per avere poi un riscontro”. “Le esperienze belle sono tantissime - sottolineano Claudio e Eleonora - : abbiamo bambini che frequentano i nostri campus da quando abbiamo iniziato e li abbiamo visti crescere. Una grande soddisfazione è insegnare ai bambini ad avere un sano e consapevole rapporto con gli animali, superando spesso anche la paura degli stessi”.

Il campus di arti performative di "Naturalmente danza"

Ribaltando il detto, “dalle stalle alle stelle”, non solo campus outdoor ma anche una proposta per i bambini appassionati di arti performative. A Perugia è infatti nato da qualche anno un campus di musical e danza a cura della scuola ‘Naturalmente danza’ di Perugia. Questo campus offre un programma intensivo che include lezioni di vari stili di danza e di canto, preparando i partecipanti a esibirsi in un piccolo spettacolo finale. Non solo: le lezioni di musical sono svolte in lingua inglese grazie ad un’insegnante madrelingua della scuola e il programma prevede anche uno spazio per la creatività, ovvero un laboratorio creativo nel quale vengono realizzate scenografie teatrali. “L’idea nasce proprio dalla voglia di proporre qualcosa di diverso dai classici giochi all’aperto, qualcosa che potesse rappresentare certo un divertimento per i bambini, ma anche una possibilità di approfondimento di una materia come quella del musical” racconta Nadia Giuliano, direttrice di Naturalmente danza.

“All’inizio non è stato facile inquadrare bene l’età migliore per un campus del genere, ma dall’anno scorso abbiamo definito la fascia degli 8-15 anni e tutto è stato più facile”. Il campus musical di quest’anno si è svolto dal 2 al 12 luglio. “Come periodo siamo sempre orientati per le prime settimane di luglio, mentre come tema ogni anno cambiamo, e questa è una delle cose secondo me più divertenti. L’anno scorso abbiamo incentrato tutto su Mercoledì Addams, visto il traino che il personaggio aveva avuto con la relativa serie tv. Quest’anno invece il filo conduttore è stato il musical Grease. Le ragazze sono sempre molto entusiaste di immedesimarsi nei personaggi”.

Il campus di Asd Blob service di Arrone

Altro campus innovativo ma di più lunga esperienza è quello della Asd Blob service di Arrone, specializzato in mountain bike. Il responsabile Vito Santamaria racconta: “Abbiamo iniziato nel 2000. L’idea è nata dalle attività che proponiamo agli istituti scolastici per le uscite di istruzione in ambiente naturale. La cosa più bella e particolare del campus, in corso fino al 2 settembre, è l’escursione guidata in mountain bike lungo un ruscello”.

Esperienze uniche e arricchenti per i bambini, sia che si tratti di vivere la vita in una fattoria, di esplorare in mountain bike o brillare sul palco.

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Grest. Cosa attrae tanti giovani? La parola ai protagonisti https://www.lavoce.it/grest-cosa-attrae-tanti-giovani-la-parola-ai-protagonisti/ https://www.lavoce.it/grest-cosa-attrae-tanti-giovani-la-parola-ai-protagonisti/#respond Mon, 24 Jun 2024 08:38:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76702 Suor Fabiana Benedettini, don Fabrizio Crocioni e gli animatori del Grest dell'Unità pastorale 6 di Perugia

Che cos’è che ogni anno continua ad attrarre tanti giovani a prestare servizio nei vari Grest (Gruppi estivi) parrocchiali?

La testimonianza del parroco

“Secondo me loro non lo sanno, ma lo sentono che ‘Servire è regnare’” ci spiega don Fabrizio Crocioni, che quest’anno è al suo primo Grest nell’Unità pastorale 6, di cui è parroco dallo scorso autunno. “Un anno di cambiamenti – continua - in cui però il Grest è una costante dal 2006, da quando cioè ho iniziato a prendervi parte”.

Con circa 80 bambini e 60 animatori il Grest nell’Up 6, come in tante altre della diocesi perugina, riesce a raccogliere di anno in anno sempre tante presenze e a conquistare così sacerdoti, bambini e ragazzi. “I giovani hanno questa caratteristica - ci dice ancora don Fabrizio-: quando fanno servizio fioriscono, danno il meglio di sé. Quando ci si sente utili per qualcuno si compensano anche quelle carenze che si possono accumulare nel corso dell’esistenza”.

Le parole degli animatori 'veterani'

I giovani animatori sembrano essere d’accordo con le parole del parroco. Quando li incontriamo, al secondo giorno di Grest 2024, sono divisi in due gruppi: quelli più giovani che hanno completato la formazione annuale, stanno facendo giocare i bambini; quelli più grandi o che non hanno partecipato alla formazione in modo assiduo fanno parte invece del gruppo “Ultra Grest” e li troviamo affaccendati in tutti quei lavori del ‘dietro le quinte’, dalla pulizia della palestra all’allestimento dei materiali per le varie attività della giornata.

Tre di loro sono ormai dei “veterani”, perché partecipano al Grest da quando erano piccoli. “Il Grest è felicità – raccontano - , è un posto dove si condivide tutto, la gioia dei bambini e la fatica di noi animatori. Da bambini non vedevamo l’ora di rivedere gli amici o l’animatore preferito ed era bello passare un’intera mattina a giocare fuori. Ora da animatori abbiamo più responsabilità ma è bello impegnarsi e creare legami che poi durano una vita. Molti dei nostri amici di oggi sono ancora quelli incontrati al Grest”.

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Suor Fabiana, un'esperta in campo Grest

“L’idea del Grest è quella di dare responsabilità e far crescere bambini e ragazzi” sottolinea suor Fabiana Benedettini, francescana con un’esperienza quasi ventennale di Grest, prima a Cortona e ora a Perugia, dove presta servizio. Il Grest dell’Up 6 è quest’anno sotto la sua guida. “Siamo molto attenti nella formazione perché consapevoli della responsabilità grande che affidiamo a questi ragazzi: le vite dei bambini. Cerchiamo però di essere anche accoglienti e di valutare caso per caso i giovani che si propongono come volontari”.

“Il Grest – continua suor Fabiana - è un’occasione dove si fa esperienza di vita gratuita e di bellezza. L’amore che danno e ricevono i giovani animatori nel fare quello che fanno è difficile da sperimentare fuori, perché di solito si cerca sempre un ritorno personale. La gratuità li colpisce. Quest’anno poi stiamo cercando di approfondire ancora di più l’aspetto spirituale degli animatori, ad esempio abbiamo allestito una mini cappella all’interno delle salette dell’oratorio dove facciamo la preghiera del mattino e dove gli animatori possono sostare durante la giornata. Seminiamo, poi magari tutto questo nelle loro vite porterà frutto tra venti anni. Non possiamo saperlo, ma intanto continuiamo a scegliere di seminare”.

Per quanto riguarda le criticità suor Fabiana è sincera: “È vero, è difficile che il Grest porti poi ad un cammino di fede continuativo, ma dipende da come lo si mette a frutto poi durante l’anno”.

Altro aspetto che si può ancora migliorare, aggiunge, “è quello di una formazione ancor più completa dal punto di vista sanitario, per esempio, nella gestione delle emergenze. Va comunque ricordato che gli animatori sono circondati da adulti, come me, il parroco e i due seminaristi che ci aiutano. Tutti insieme stiamo facendo un grande lavoro”.

La giornata diocesana dei Grest

Anche quest’anno per la giornata diocesana dei Grest, mercoledì 19 giugno si sono dati appuntamento a Perugia, a pian di Massiano, almeno 1500 bambini accompagnati da circa 700 animatori, dei 36 oratori parrocchiali attivi in diocesi. Con loro i parroci, i vice parroci, i religiosi e le religiose, provenienti un po’ da tutte le 32 Unità pastorali della Diocesi. Ad attenderli il vescovo Ivan Maffeis con don Riccardo Pascolini responsabile del Coordinamento diocesano oratori, e i rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo regionale.

(Valentina Russo)

Ma il Grest è una proposta di fede?

Quale che sia il luogo dell’incontro la gioranta diocesana dei Grest mostra il volto colorato e vociante, pieno di allegria e di vita dei ragazzi dei nostri paesi e dei nostri quartieri. Ma in cosa consiste? È una proposta di fede? Cosa “resta” di questa esperienza nei piccoli ma anche negli animatori? Ne parliamo con don Riccardo Pascolini, responsabile del Coordinamento oratori della diocesi di Perugia-Città della Pieve. E inizia da questa Giornata che, sottolinea don Riccardo, “lascia nel cuore di chi partecipa l’immagine di una Chiesa che si unisce intorno al Vescovo, la vivacità delle parrocchie nell’intrecciarsi di persone di diverse età coinvolte in modi diversi in questa esperienza”. “Gente di buona volontà che si mette in gioco”, con gli animatori che si preparano mesi prima per questo impegno che dura dalle 2 alle 4 settimane”. Seguendo il sussidio “A Gonfie Vele!” (ispirato al tema dell’Odissea) proporranno giochi e personaggi ispirati alle avventure di Ulisse, “faranno fare ai bambini un percorso per diventare ‘eroi’ della propria vita che significa non arrendersi davanti agli ostacoli, tirare sempre fuori il buono e il bello che c’è in ogni circostanza di vita, ma tutto questo senza essere mai soli”. E il non essere soli è la chiave di questa proposta che, spiega don Riccardo, è una “esperienza di prossimità e di sostegno alle famiglie e ai ragazzi”. In un tempo “vuoto”, l’estate, i ragazzi vivono un’esperienza che “riempie la vita e le giornate di relazioni significative”. Ma dove sta la proposta di fede? “Non c’è una catechesi esplicita” spiega don Riccardo. “L’evangelizzazione sta nel fatto che c’è una Chiesa che sta accanto ai giovani, ci sono adulti che vivono questa esperienza con la loro vita e la loro fede. E questa prossimità è testimonianza, è evangelizzazione”. (Maria Rita Valli)]]>
Suor Fabiana Benedettini, don Fabrizio Crocioni e gli animatori del Grest dell'Unità pastorale 6 di Perugia

Che cos’è che ogni anno continua ad attrarre tanti giovani a prestare servizio nei vari Grest (Gruppi estivi) parrocchiali?

La testimonianza del parroco

“Secondo me loro non lo sanno, ma lo sentono che ‘Servire è regnare’” ci spiega don Fabrizio Crocioni, che quest’anno è al suo primo Grest nell’Unità pastorale 6, di cui è parroco dallo scorso autunno. “Un anno di cambiamenti – continua - in cui però il Grest è una costante dal 2006, da quando cioè ho iniziato a prendervi parte”.

Con circa 80 bambini e 60 animatori il Grest nell’Up 6, come in tante altre della diocesi perugina, riesce a raccogliere di anno in anno sempre tante presenze e a conquistare così sacerdoti, bambini e ragazzi. “I giovani hanno questa caratteristica - ci dice ancora don Fabrizio-: quando fanno servizio fioriscono, danno il meglio di sé. Quando ci si sente utili per qualcuno si compensano anche quelle carenze che si possono accumulare nel corso dell’esistenza”.

Le parole degli animatori 'veterani'

I giovani animatori sembrano essere d’accordo con le parole del parroco. Quando li incontriamo, al secondo giorno di Grest 2024, sono divisi in due gruppi: quelli più giovani che hanno completato la formazione annuale, stanno facendo giocare i bambini; quelli più grandi o che non hanno partecipato alla formazione in modo assiduo fanno parte invece del gruppo “Ultra Grest” e li troviamo affaccendati in tutti quei lavori del ‘dietro le quinte’, dalla pulizia della palestra all’allestimento dei materiali per le varie attività della giornata.

Tre di loro sono ormai dei “veterani”, perché partecipano al Grest da quando erano piccoli. “Il Grest è felicità – raccontano - , è un posto dove si condivide tutto, la gioia dei bambini e la fatica di noi animatori. Da bambini non vedevamo l’ora di rivedere gli amici o l’animatore preferito ed era bello passare un’intera mattina a giocare fuori. Ora da animatori abbiamo più responsabilità ma è bello impegnarsi e creare legami che poi durano una vita. Molti dei nostri amici di oggi sono ancora quelli incontrati al Grest”.

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="76726,76725,76727,76724,76723"]

Suor Fabiana, un'esperta in campo Grest

“L’idea del Grest è quella di dare responsabilità e far crescere bambini e ragazzi” sottolinea suor Fabiana Benedettini, francescana con un’esperienza quasi ventennale di Grest, prima a Cortona e ora a Perugia, dove presta servizio. Il Grest dell’Up 6 è quest’anno sotto la sua guida. “Siamo molto attenti nella formazione perché consapevoli della responsabilità grande che affidiamo a questi ragazzi: le vite dei bambini. Cerchiamo però di essere anche accoglienti e di valutare caso per caso i giovani che si propongono come volontari”.

“Il Grest – continua suor Fabiana - è un’occasione dove si fa esperienza di vita gratuita e di bellezza. L’amore che danno e ricevono i giovani animatori nel fare quello che fanno è difficile da sperimentare fuori, perché di solito si cerca sempre un ritorno personale. La gratuità li colpisce. Quest’anno poi stiamo cercando di approfondire ancora di più l’aspetto spirituale degli animatori, ad esempio abbiamo allestito una mini cappella all’interno delle salette dell’oratorio dove facciamo la preghiera del mattino e dove gli animatori possono sostare durante la giornata. Seminiamo, poi magari tutto questo nelle loro vite porterà frutto tra venti anni. Non possiamo saperlo, ma intanto continuiamo a scegliere di seminare”.

Per quanto riguarda le criticità suor Fabiana è sincera: “È vero, è difficile che il Grest porti poi ad un cammino di fede continuativo, ma dipende da come lo si mette a frutto poi durante l’anno”.

Altro aspetto che si può ancora migliorare, aggiunge, “è quello di una formazione ancor più completa dal punto di vista sanitario, per esempio, nella gestione delle emergenze. Va comunque ricordato che gli animatori sono circondati da adulti, come me, il parroco e i due seminaristi che ci aiutano. Tutti insieme stiamo facendo un grande lavoro”.

La giornata diocesana dei Grest

Anche quest’anno per la giornata diocesana dei Grest, mercoledì 19 giugno si sono dati appuntamento a Perugia, a pian di Massiano, almeno 1500 bambini accompagnati da circa 700 animatori, dei 36 oratori parrocchiali attivi in diocesi. Con loro i parroci, i vice parroci, i religiosi e le religiose, provenienti un po’ da tutte le 32 Unità pastorali della Diocesi. Ad attenderli il vescovo Ivan Maffeis con don Riccardo Pascolini responsabile del Coordinamento diocesano oratori, e i rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo regionale.

(Valentina Russo)

Ma il Grest è una proposta di fede?

Quale che sia il luogo dell’incontro la gioranta diocesana dei Grest mostra il volto colorato e vociante, pieno di allegria e di vita dei ragazzi dei nostri paesi e dei nostri quartieri. Ma in cosa consiste? È una proposta di fede? Cosa “resta” di questa esperienza nei piccoli ma anche negli animatori? Ne parliamo con don Riccardo Pascolini, responsabile del Coordinamento oratori della diocesi di Perugia-Città della Pieve. E inizia da questa Giornata che, sottolinea don Riccardo, “lascia nel cuore di chi partecipa l’immagine di una Chiesa che si unisce intorno al Vescovo, la vivacità delle parrocchie nell’intrecciarsi di persone di diverse età coinvolte in modi diversi in questa esperienza”. “Gente di buona volontà che si mette in gioco”, con gli animatori che si preparano mesi prima per questo impegno che dura dalle 2 alle 4 settimane”. Seguendo il sussidio “A Gonfie Vele!” (ispirato al tema dell’Odissea) proporranno giochi e personaggi ispirati alle avventure di Ulisse, “faranno fare ai bambini un percorso per diventare ‘eroi’ della propria vita che significa non arrendersi davanti agli ostacoli, tirare sempre fuori il buono e il bello che c’è in ogni circostanza di vita, ma tutto questo senza essere mai soli”. E il non essere soli è la chiave di questa proposta che, spiega don Riccardo, è una “esperienza di prossimità e di sostegno alle famiglie e ai ragazzi”. In un tempo “vuoto”, l’estate, i ragazzi vivono un’esperienza che “riempie la vita e le giornate di relazioni significative”. Ma dove sta la proposta di fede? “Non c’è una catechesi esplicita” spiega don Riccardo. “L’evangelizzazione sta nel fatto che c’è una Chiesa che sta accanto ai giovani, ci sono adulti che vivono questa esperienza con la loro vita e la loro fede. E questa prossimità è testimonianza, è evangelizzazione”. (Maria Rita Valli)]]>
https://www.lavoce.it/grest-cosa-attrae-tanti-giovani-la-parola-ai-protagonisti/feed/ 0
Perugia. Incontro tra bambini e vicesindaco: un’esperienza di educazione civica https://www.lavoce.it/perugia-incontro-tra-bambini-e-vicesindaco-unesperienza-di-educazione-civica/ https://www.lavoce.it/perugia-incontro-tra-bambini-e-vicesindaco-unesperienza-di-educazione-civica/#respond Fri, 26 Apr 2024 14:22:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75864

Il 24 aprile scorso, la Sala dei Notari ha ospitato un incontro speciale, un momento di dialogo e apprendimento che ha coinvolto un gruppo di bambini provenienti dalle scuole dell'infanzia dell'Istituto comprensivo Perugia 1 e il vicesindaco Gianluca Tuteri. Questo incontro segna il culmine di un progetto di educazione civica incentrato sulla Costituzione e le leggi italiane. I bambini provenienti dalle scuole Sorelle Agazzi (Elce), Alfabetagamma (Ponte d'Oddi), Scoiattolo Rosso (Cenerente), e Mario Petri (Colle Umberto), sotto la guida della dirigente Francesca Volpi, hanno avuto l'opportunità di incontrare il vicesindaco per discutere temi di cittadinanza e partecipazione civica. Durante tutto l'anno scolastico, questi giovani cittadini hanno letto in classe il libro La Costituzione è come un albero di Lorenza Farina, un testo che ha introdotto in modo accessibile i principi fondamentali della Costituzione italiana. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="75865,75866,75867,75868,75869,75870,75871"] Una parte significativa del progetto è stata la realizzazione di un grande albero dipinto su un cartellone. Ogni classe ha contribuito realizzando una parte dell'albero: radici, foglie, fiori e frutti. Ad ogni parte dell'albero sono state associate varie leggi, spiegate dagli insegnanti o proposte direttamente dai bambini stessi. Questo approccio creativo ha permesso ai bambini di avvicinarsi alle leggi e alla Costituzione in modo tangibile e coinvolgente. L'incontro con il vicesindaco ha rappresentato un'opportunità unica per i bambini di confrontarsi direttamente con un rappresentante delle istituzioni locali, porre domande e condividere le proprie riflessioni. "Non bisogna rubare la merenda", "non si graffiano i compagni", "non si dicono bugie", queste e tante altre le leggi proposte dai bambini e riportate al vicensindaco Tuteri. In un periodo in cui la partecipazione civica e il rispetto delle regole sono più importanti che mai, iniziative come questa assumono un significato particolare, offrendo ai bambini gli strumenti necessari per diventare cittadini attivi e impegnati nel costruire un futuro migliore per tutti.   [video width="848" height="480" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2024/04/whatsapp-video-2024-04-24-at-104859_9WZtqqmV.mp4"][/video]]]>

Il 24 aprile scorso, la Sala dei Notari ha ospitato un incontro speciale, un momento di dialogo e apprendimento che ha coinvolto un gruppo di bambini provenienti dalle scuole dell'infanzia dell'Istituto comprensivo Perugia 1 e il vicesindaco Gianluca Tuteri. Questo incontro segna il culmine di un progetto di educazione civica incentrato sulla Costituzione e le leggi italiane. I bambini provenienti dalle scuole Sorelle Agazzi (Elce), Alfabetagamma (Ponte d'Oddi), Scoiattolo Rosso (Cenerente), e Mario Petri (Colle Umberto), sotto la guida della dirigente Francesca Volpi, hanno avuto l'opportunità di incontrare il vicesindaco per discutere temi di cittadinanza e partecipazione civica. Durante tutto l'anno scolastico, questi giovani cittadini hanno letto in classe il libro La Costituzione è come un albero di Lorenza Farina, un testo che ha introdotto in modo accessibile i principi fondamentali della Costituzione italiana. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="75865,75866,75867,75868,75869,75870,75871"] Una parte significativa del progetto è stata la realizzazione di un grande albero dipinto su un cartellone. Ogni classe ha contribuito realizzando una parte dell'albero: radici, foglie, fiori e frutti. Ad ogni parte dell'albero sono state associate varie leggi, spiegate dagli insegnanti o proposte direttamente dai bambini stessi. Questo approccio creativo ha permesso ai bambini di avvicinarsi alle leggi e alla Costituzione in modo tangibile e coinvolgente. L'incontro con il vicesindaco ha rappresentato un'opportunità unica per i bambini di confrontarsi direttamente con un rappresentante delle istituzioni locali, porre domande e condividere le proprie riflessioni. "Non bisogna rubare la merenda", "non si graffiano i compagni", "non si dicono bugie", queste e tante altre le leggi proposte dai bambini e riportate al vicensindaco Tuteri. In un periodo in cui la partecipazione civica e il rispetto delle regole sono più importanti che mai, iniziative come questa assumono un significato particolare, offrendo ai bambini gli strumenti necessari per diventare cittadini attivi e impegnati nel costruire un futuro migliore per tutti.   [video width="848" height="480" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2024/04/whatsapp-video-2024-04-24-at-104859_9WZtqqmV.mp4"][/video]]]>
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L’acqua che beviamo è sicura? https://www.lavoce.it/lacqua-che-beviamo-e-sicura/ https://www.lavoce.it/lacqua-che-beviamo-e-sicura/#respond Thu, 21 Mar 2024 11:51:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75399 acqua che esce da una bottiglia per riempire un bicchiere

Recenti studi hanno rivelato un fatto inquietante: la presenza di microplastiche all’interno della placenta umana. Questa scoperta ha sollevato nuove preoccupazioni sulla sicurezza dell’acqua in bottiglie di plastica e ha portato molte persone a rivalutare le loro scelte riguardo all’acqua che bevono. Le microplastiche, frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri, sono infatti originate da una varietà di fonti, tra cui al primo posto troviamo proprio gli imballaggi di acqua e cibi, seguiti dai rifiuti plastici, i tessuti sintetici e i cosmetici.

Particelle di microplastiche nella placenta umana

Queste particelle sono ora state trovate persino nella placenta umana, segno di un’evidente sovraesposizione del nostro corpo a tali sostanze. Gli esperti stanno sollevando una serie di domande sulla potenziale influenza delle microplastiche sullo sviluppo fetale e sulla salute in generale. In tutto questo si inserisce un altro dato inquietante: l’Italia è il primo Paese in Europa e il secondo nel mondo (dietro solo al Messico) per consumo di acqua imbottigliata, stando a dati forniti dal Censis.

L'acqua del rubinetto opzione affidabile

Fortunatamente, l’acqua del rubinetto, regolamentata da rigorosi standard di sicurezza e qualità, rappresenta un’opzione affidabile e sostenibile per soddisfare le nostre esigenze quotidiane di idratazione. Le autorità competenti monitorano costantemente la qualità dell’acqua del rubinetto, garantendo che sia sicura da bere e conforme agli standard sanitari. Gli impianti di trattamento delle acque pubbliche rimuovono una vasta gamma di contaminanti, inclusi batteri, virus, sostanze chimiche e anche le microplastiche.

In Umbria il portale Arpa per verificare la qualità dell'acqua nella propria area di residenza

In Umbria inoltre i cittadini dispongono di una risorsa in più per verificare in tempo reale la qualità dell’acqua nella propria zona di residenza. Si tratta del portale www.lacquachebevo.it, un sito promosso dalla Regione Umbria e realizzato dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) in collaborazione con le Aziende sanitarie umbre e i Gestori dei servizi idrici, che mette a disposizione dei cittadini i risultati dei controlli e ogni informazione sulle acque potabili erogate in Umbria. Il portale umbro è stato uno dei primi in Italia di questo genere, nato nel 2013. Tra i principali parametri che possono essere direttamente monitorati dai cittadini si includono i nitriti, i nitrati, il sodio, il magnesio, la conducibilità e altre sostanze che definiscono la composizione delle acque nel territorio provinciale. Questo servizio riveste una grande importanza in quanto fornisce un elemento fondamentale di trasparenza nel rapporto tra istituzioni, gestori e cittadini. Permette infatti di accedere, anche tramite un sistema di ricerca cartografica, a dati e informazioni sulla qualità dell’acqua che arriva nelle abitazioni, sulla sua provenienza, sull’organizzazione e sui risultati dei controlli analitici, nonché sulle caratteristiche dei principali parametri e sul loro andamento nel tempo.

A breve anche un'App

Nelle prossime settimane, i cittadini umbri potranno trovare le informazioni contenute nel portale ‘L’acqua che bevo’ in un’App dedicata. La realizzazione di quest’App rientra nel progetto di Auri (Autorità umbra rifiuti e idrico), ‘La via dell’acqua’, che Arpa Umbria sta sviluppando con diverse azioni e iniziative. Un progetto che vedrà anche la realizzazione di una striscia animata dedicata alle fake news sull’acqua e un documentario sull’acqua in Umbria e molto altro ancora.

Il 22 marzo è la Giornata dell'acqua

La Giornata mondiale dell’acqua è una giornata internazionale riconosciuta dalle Nazioni unite che si tiene il 22 marzo di ogni anno per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’acqua dolce e per promuovere la gestione sostenibile delle risorse idriche. Ogni anno, la Giornata mondiale dell'acqua può avere un tema specifico che riflette le sfide attuali e le priorità globali legate all’acqua. Quest’anno il tema scelto è “Water for peace”, ovvero “L’acqua per la pace”. L’acqua, essenziale per la vita, può generare armonia o conflitto. Scarsità o contaminazione delle risorse idriche, insieme all’accesso disuguale alle stesse, possono creare tensioni tra piccole comunità, così come tra nazioni.  

La qualità e l’origine delle acque in Umbria

Le caratteristiche chimico-fisiche delle acque sotterranee dalle quali, tramite pozzi o sorgenti, vengono prelevati circa 3.600 litri al secondo per garantire acque potabili ai cittadini umbri, dipendono da vari fattori naturali tra i quali i più significativi sono la composizione della roccia-serbatoio e le reazioni chimiche tra acqua e roccia. In Umbria le risorse idriche principalmente utilizzate per uso potabile derivano da quattro tipologie di acquifero, ciascuna delle quali con determinate caratteristiche chimiche.

- Acquiferi carbonatici: hanno sede nelle dorsali carbonatiche che costituiscono l’Appennino umbro marchigiano.

- Acquiferi alluvionali: costituiscono le principali aree vallive della regione come l’Alta Valle del Tevere, la Media Valle del Tevere, la Valle Umbra, la Conca Eugubina e la Conca Ternana.

- Acquiferi vulcanici: sono limitati all’area dei depositi dell’apparato vulcanico Vulsino, nei pressi di Orvieto.

- Acquiferi minori: presenti un po’ ovunque, ospitati prevalentemente nei depositi detritici.

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acqua che esce da una bottiglia per riempire un bicchiere

Recenti studi hanno rivelato un fatto inquietante: la presenza di microplastiche all’interno della placenta umana. Questa scoperta ha sollevato nuove preoccupazioni sulla sicurezza dell’acqua in bottiglie di plastica e ha portato molte persone a rivalutare le loro scelte riguardo all’acqua che bevono. Le microplastiche, frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri, sono infatti originate da una varietà di fonti, tra cui al primo posto troviamo proprio gli imballaggi di acqua e cibi, seguiti dai rifiuti plastici, i tessuti sintetici e i cosmetici.

Particelle di microplastiche nella placenta umana

Queste particelle sono ora state trovate persino nella placenta umana, segno di un’evidente sovraesposizione del nostro corpo a tali sostanze. Gli esperti stanno sollevando una serie di domande sulla potenziale influenza delle microplastiche sullo sviluppo fetale e sulla salute in generale. In tutto questo si inserisce un altro dato inquietante: l’Italia è il primo Paese in Europa e il secondo nel mondo (dietro solo al Messico) per consumo di acqua imbottigliata, stando a dati forniti dal Censis.

L'acqua del rubinetto opzione affidabile

Fortunatamente, l’acqua del rubinetto, regolamentata da rigorosi standard di sicurezza e qualità, rappresenta un’opzione affidabile e sostenibile per soddisfare le nostre esigenze quotidiane di idratazione. Le autorità competenti monitorano costantemente la qualità dell’acqua del rubinetto, garantendo che sia sicura da bere e conforme agli standard sanitari. Gli impianti di trattamento delle acque pubbliche rimuovono una vasta gamma di contaminanti, inclusi batteri, virus, sostanze chimiche e anche le microplastiche.

In Umbria il portale Arpa per verificare la qualità dell'acqua nella propria area di residenza

In Umbria inoltre i cittadini dispongono di una risorsa in più per verificare in tempo reale la qualità dell’acqua nella propria zona di residenza. Si tratta del portale www.lacquachebevo.it, un sito promosso dalla Regione Umbria e realizzato dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) in collaborazione con le Aziende sanitarie umbre e i Gestori dei servizi idrici, che mette a disposizione dei cittadini i risultati dei controlli e ogni informazione sulle acque potabili erogate in Umbria. Il portale umbro è stato uno dei primi in Italia di questo genere, nato nel 2013. Tra i principali parametri che possono essere direttamente monitorati dai cittadini si includono i nitriti, i nitrati, il sodio, il magnesio, la conducibilità e altre sostanze che definiscono la composizione delle acque nel territorio provinciale. Questo servizio riveste una grande importanza in quanto fornisce un elemento fondamentale di trasparenza nel rapporto tra istituzioni, gestori e cittadini. Permette infatti di accedere, anche tramite un sistema di ricerca cartografica, a dati e informazioni sulla qualità dell’acqua che arriva nelle abitazioni, sulla sua provenienza, sull’organizzazione e sui risultati dei controlli analitici, nonché sulle caratteristiche dei principali parametri e sul loro andamento nel tempo.

A breve anche un'App

Nelle prossime settimane, i cittadini umbri potranno trovare le informazioni contenute nel portale ‘L’acqua che bevo’ in un’App dedicata. La realizzazione di quest’App rientra nel progetto di Auri (Autorità umbra rifiuti e idrico), ‘La via dell’acqua’, che Arpa Umbria sta sviluppando con diverse azioni e iniziative. Un progetto che vedrà anche la realizzazione di una striscia animata dedicata alle fake news sull’acqua e un documentario sull’acqua in Umbria e molto altro ancora.

Il 22 marzo è la Giornata dell'acqua

La Giornata mondiale dell’acqua è una giornata internazionale riconosciuta dalle Nazioni unite che si tiene il 22 marzo di ogni anno per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’acqua dolce e per promuovere la gestione sostenibile delle risorse idriche. Ogni anno, la Giornata mondiale dell'acqua può avere un tema specifico che riflette le sfide attuali e le priorità globali legate all’acqua. Quest’anno il tema scelto è “Water for peace”, ovvero “L’acqua per la pace”. L’acqua, essenziale per la vita, può generare armonia o conflitto. Scarsità o contaminazione delle risorse idriche, insieme all’accesso disuguale alle stesse, possono creare tensioni tra piccole comunità, così come tra nazioni.  

La qualità e l’origine delle acque in Umbria

Le caratteristiche chimico-fisiche delle acque sotterranee dalle quali, tramite pozzi o sorgenti, vengono prelevati circa 3.600 litri al secondo per garantire acque potabili ai cittadini umbri, dipendono da vari fattori naturali tra i quali i più significativi sono la composizione della roccia-serbatoio e le reazioni chimiche tra acqua e roccia. In Umbria le risorse idriche principalmente utilizzate per uso potabile derivano da quattro tipologie di acquifero, ciascuna delle quali con determinate caratteristiche chimiche.

- Acquiferi carbonatici: hanno sede nelle dorsali carbonatiche che costituiscono l’Appennino umbro marchigiano.

- Acquiferi alluvionali: costituiscono le principali aree vallive della regione come l’Alta Valle del Tevere, la Media Valle del Tevere, la Valle Umbra, la Conca Eugubina e la Conca Ternana.

- Acquiferi vulcanici: sono limitati all’area dei depositi dell’apparato vulcanico Vulsino, nei pressi di Orvieto.

- Acquiferi minori: presenti un po’ ovunque, ospitati prevalentemente nei depositi detritici.

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Scuola: nuovo concorso in vista https://www.lavoce.it/scuola-nuovo-concorso-in-vista/ https://www.lavoce.it/scuola-nuovo-concorso-in-vista/#respond Thu, 25 Jan 2024 17:48:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74677 Alunni in un'aula scolastica di spalle e in fondo un insegnante che parla davanti ad una lavagna

Il mese di gennaio è costellato di date da ricordare per il mondo della scuola. C’è la Giornata dell’educazione (24 gennaio) e ripartono le iscrizioni al prossimo anno scolastico (dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024). In più quest’anno si è aggiunta la scadenza dei termini (9 gennaio) per presentare domanda per le due procedure concorsuali per docenti che si terranno da qui a pochi mesi: i concorsi per dirigenti scolastici, ordinario e riservato, e i concorsi per diventare insegnante di ruolo. Per quanto riguarda quest’ultima categoria, i bandi sono due, uno per diventare docente della scuola dell'infanzia e primaria su posto comune e di sostegno, e un altro per diventare docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, sempre su posto comune e di sostegno.

Nuovi concorsi nella scuola: sono pochi i posti messi a disposizione in Umbria

Ancora passaggi di ruolo dunque, a soli due anni dall’ultimo concorso per docenti tenutosi nel 2022. Una buona notizia di sicuro per l’esercito di precari della scuola, un po’ meno buona per chi ha sostenuto il concorso di recente e magari era ad un passo dall’assunzione attraverso scorrimento di graduatoria. Soprattutto in considerazione del fatto che i posti banditi in Umbria da questo nuovo concorso sono pochi, pochissimi nel caso della scuola dell’infanzia e della primaria. Parliamo nello specifico di 261 posti alle secondarie di primo e secondo grado e 32 posti tra infanzia e primaria.

“Si tratta di una cosa positiva" spiega Anna Rita Di Benedetto (Snals)

I motivi di un nuovo concorso sembrano essere legati alla disponibilità economica attuale. “L’assunzione è supportata dai fondi stanziati grazie al bando Piano nazionale di ripresa e resilienza” sottolinea Anna Rita Di Benedetto, segretaria regionale Snals (Sindacato nazionale lavoratori della scuola). “Si tratta di una cosa positiva: come sindacato cerchiamo di supportare il più possibile l’organizzazione di concorsi, anzi, auspichiamo che la cadenza regolare diventi legge, come annunciato da qualche ministro in passato”.

Ma se da una parte il fabbisogno di personale futuro è prevedibile (attraverso le proiezioni sulle nuove nascite e sui pensionamenti) e d’altra parte organizzare un concorso pubblico è molto dispendioso, allo Stato non converrebbe fare meno concorsi ma più mirati sul numero reale di posti vacanti in un arco di tempo stabilito? “Non è proprio così - chiarisce Di Benedetto -. I concorsi sono un modo per garantire l’accesso alla professione in maniera più giusta e imparziale possibile. Bisogna tenere conto, ad esempio, che ogni anno ci sono nuovi insegnanti neo laureati da inserire. Facendo concorsi più ravvicinati tutti hanno la possibilità di provare il passaggio di ruolo”.

Nel prossimo concorso è prevista la lezione simulata

Il concorso 2024 bandito grazie alle nuove modalità previste dal Pnrr è un concorso che prevede le consuete prove scritte e orali. C’è però una novità: l’introduzione, come prova, di una lezione simulata. In questo modo si intende valorizzare le capacità didattiche dei candidati oltre che le conoscenze. La prova scritta, che si svolgerà al computer in 100 minuti nella regione in cui è stata fatta la domanda, sarà composta da 50 quesiti a risposta multipla sulle materie pedagogiche, psicopedagogiche e didatticometodologiche. La prova orale invece mirerà ad accertare il grado di conoscenza nella disciplina scelta.

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Alunni in un'aula scolastica di spalle e in fondo un insegnante che parla davanti ad una lavagna

Il mese di gennaio è costellato di date da ricordare per il mondo della scuola. C’è la Giornata dell’educazione (24 gennaio) e ripartono le iscrizioni al prossimo anno scolastico (dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024). In più quest’anno si è aggiunta la scadenza dei termini (9 gennaio) per presentare domanda per le due procedure concorsuali per docenti che si terranno da qui a pochi mesi: i concorsi per dirigenti scolastici, ordinario e riservato, e i concorsi per diventare insegnante di ruolo. Per quanto riguarda quest’ultima categoria, i bandi sono due, uno per diventare docente della scuola dell'infanzia e primaria su posto comune e di sostegno, e un altro per diventare docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, sempre su posto comune e di sostegno.

Nuovi concorsi nella scuola: sono pochi i posti messi a disposizione in Umbria

Ancora passaggi di ruolo dunque, a soli due anni dall’ultimo concorso per docenti tenutosi nel 2022. Una buona notizia di sicuro per l’esercito di precari della scuola, un po’ meno buona per chi ha sostenuto il concorso di recente e magari era ad un passo dall’assunzione attraverso scorrimento di graduatoria. Soprattutto in considerazione del fatto che i posti banditi in Umbria da questo nuovo concorso sono pochi, pochissimi nel caso della scuola dell’infanzia e della primaria. Parliamo nello specifico di 261 posti alle secondarie di primo e secondo grado e 32 posti tra infanzia e primaria.

“Si tratta di una cosa positiva" spiega Anna Rita Di Benedetto (Snals)

I motivi di un nuovo concorso sembrano essere legati alla disponibilità economica attuale. “L’assunzione è supportata dai fondi stanziati grazie al bando Piano nazionale di ripresa e resilienza” sottolinea Anna Rita Di Benedetto, segretaria regionale Snals (Sindacato nazionale lavoratori della scuola). “Si tratta di una cosa positiva: come sindacato cerchiamo di supportare il più possibile l’organizzazione di concorsi, anzi, auspichiamo che la cadenza regolare diventi legge, come annunciato da qualche ministro in passato”.

Ma se da una parte il fabbisogno di personale futuro è prevedibile (attraverso le proiezioni sulle nuove nascite e sui pensionamenti) e d’altra parte organizzare un concorso pubblico è molto dispendioso, allo Stato non converrebbe fare meno concorsi ma più mirati sul numero reale di posti vacanti in un arco di tempo stabilito? “Non è proprio così - chiarisce Di Benedetto -. I concorsi sono un modo per garantire l’accesso alla professione in maniera più giusta e imparziale possibile. Bisogna tenere conto, ad esempio, che ogni anno ci sono nuovi insegnanti neo laureati da inserire. Facendo concorsi più ravvicinati tutti hanno la possibilità di provare il passaggio di ruolo”.

Nel prossimo concorso è prevista la lezione simulata

Il concorso 2024 bandito grazie alle nuove modalità previste dal Pnrr è un concorso che prevede le consuete prove scritte e orali. C’è però una novità: l’introduzione, come prova, di una lezione simulata. In questo modo si intende valorizzare le capacità didattiche dei candidati oltre che le conoscenze. La prova scritta, che si svolgerà al computer in 100 minuti nella regione in cui è stata fatta la domanda, sarà composta da 50 quesiti a risposta multipla sulle materie pedagogiche, psicopedagogiche e didatticometodologiche. La prova orale invece mirerà ad accertare il grado di conoscenza nella disciplina scelta.

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L’esperienza di don Luciano Afloarei, sacerdote delle famiglie https://www.lavoce.it/don-luciano-afloarei-sacerdote-delle-famiglie/ https://www.lavoce.it/don-luciano-afloarei-sacerdote-delle-famiglie/#respond Thu, 14 Dec 2023 20:11:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74299 Le mani di una coppia unite da quelle di un sacerdote

“Negli anni da parroco ho sperimentato la complessità e la difficoltà di assistere le coppie e le famiglie. È per questo che ho voluto seguire una formazione specifica proprio su questo”. A parlare è don Luciano Afloarei, parroco di Santa Maria Regina a Terni e responsabile diocesano della Pastorale familiare. Ci racconta la sua esperienza, quella di un sacerdote che ha particolarmente a cuore le famiglie e che le segue da vicino quotidianamente. La storia del suo servizio ha inizio da un episodio doloroso: “Un amico carissimo è morto a 48 anni, un po’ anche per via di una difficoltà familiare. Lui e la moglie avevano due caratteri fortissimi. Si volevano molto bene ma faticavano a vivere una relazione serena. Quello è stato un momento drammatico che però mi ha fatto capire una cosa importante: non avevo gli strumenti giusti per aiutare le coppie. Così ho deciso di approfondire”. Fortunatamente nel suo lungo percorso sacerdotale (don Luciano è parroco da ben 21 anni) ci sono state anche molte storie a lieto fine: “Ne ricordo una in particolare. Una coppia di amici che a seguito di un tradimento stava per lasciarci. Alla fine del percorso di accompagnamento hanno ritrovato un rapporto quasi più bello di quello di prima. Il tradimento a volte è un allarme, una ferita che può rimarginarsi”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" size="medium" ids="74303,74304,74305,74306,74307,74308,74309"]

La cura delle coppie e delle famiglie

Il ritratto che don Luciano restituisce delle famiglie di oggi è un quadro di pienezza nelle difficoltà. “Curare le famiglie è un lavoro impegnativo, perchè spesso si incontrano situazioni sempre più delicate. Secondo la mia esperienza molte persone partono anche con le migliori intenzioni, ma il più delle volte già feriti sia a livello personale che relazionale e questo le porta a non essere in grado di sostenere la fatica di una relazione che è un’esperienza bellissima, ma anche impegnativa in tanti momenti”. “Quello che emerge dopo un po’ di tempo - continua don Luciano - sono le incomprensioni e la solitudine che poi diventano rabbia e in alcuni casi anche aggressività nei confronti del partner”.

La preparazione delle coppie al matrimonio

Don Luciano segue anche la preparazione delle coppie al sacramento del matrimonio. “Devo dire che ultimamente le coppie che arrivano al matrimonio hanno quasi sempre un’esperienza di coppia lunga alle spalle e magari anche dei bambini. Noto nelle persone un grande desiderio di coinvolgere Dio nella loro vita e questo è meraviglioso. Il mio è quindi un bilancio positivo, anche perchè non sono molte ormai le coppie che arrivano in chiesa per sposarsi. Quando lo fanno evidentemente il desiderio è serio e la motivazione profonda. Vedo che hanno anche voglia di formarsi perchè spesso hanno già sperimentato o hanno visto amici sperimentare difficoltà di coppia. Quando le coppie arrivano al matrimonio così, con una lunga storia alle spalle e dei bambini, il lavoro non è certamente di discernimento come si fa con i fidanzati, ma è proprio di cura”.

Il consultorio familiare diocesano, aperto a tutti

Don Luciano collabora con il consultorio familiare “Amoris laetitia” della diocesi di Terni. “È un consultorio ben strutturato, attivo dal 2018. Ci stanno arrivando tantissime coppie, anche non sposate in chiesa. Ovviamente il consultorio è aperto a tutti e la presenza delle coppie sta aumentando negli ultimi anni. Cerchiamo di lavorare molto sulla dimensione della cura, in modo tale da curare le ferite personali e della coppia, ma anche da prevenirle”.]]>
Le mani di una coppia unite da quelle di un sacerdote

“Negli anni da parroco ho sperimentato la complessità e la difficoltà di assistere le coppie e le famiglie. È per questo che ho voluto seguire una formazione specifica proprio su questo”. A parlare è don Luciano Afloarei, parroco di Santa Maria Regina a Terni e responsabile diocesano della Pastorale familiare. Ci racconta la sua esperienza, quella di un sacerdote che ha particolarmente a cuore le famiglie e che le segue da vicino quotidianamente. La storia del suo servizio ha inizio da un episodio doloroso: “Un amico carissimo è morto a 48 anni, un po’ anche per via di una difficoltà familiare. Lui e la moglie avevano due caratteri fortissimi. Si volevano molto bene ma faticavano a vivere una relazione serena. Quello è stato un momento drammatico che però mi ha fatto capire una cosa importante: non avevo gli strumenti giusti per aiutare le coppie. Così ho deciso di approfondire”. Fortunatamente nel suo lungo percorso sacerdotale (don Luciano è parroco da ben 21 anni) ci sono state anche molte storie a lieto fine: “Ne ricordo una in particolare. Una coppia di amici che a seguito di un tradimento stava per lasciarci. Alla fine del percorso di accompagnamento hanno ritrovato un rapporto quasi più bello di quello di prima. Il tradimento a volte è un allarme, una ferita che può rimarginarsi”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" size="medium" ids="74303,74304,74305,74306,74307,74308,74309"]

La cura delle coppie e delle famiglie

Il ritratto che don Luciano restituisce delle famiglie di oggi è un quadro di pienezza nelle difficoltà. “Curare le famiglie è un lavoro impegnativo, perchè spesso si incontrano situazioni sempre più delicate. Secondo la mia esperienza molte persone partono anche con le migliori intenzioni, ma il più delle volte già feriti sia a livello personale che relazionale e questo le porta a non essere in grado di sostenere la fatica di una relazione che è un’esperienza bellissima, ma anche impegnativa in tanti momenti”. “Quello che emerge dopo un po’ di tempo - continua don Luciano - sono le incomprensioni e la solitudine che poi diventano rabbia e in alcuni casi anche aggressività nei confronti del partner”.

La preparazione delle coppie al matrimonio

Don Luciano segue anche la preparazione delle coppie al sacramento del matrimonio. “Devo dire che ultimamente le coppie che arrivano al matrimonio hanno quasi sempre un’esperienza di coppia lunga alle spalle e magari anche dei bambini. Noto nelle persone un grande desiderio di coinvolgere Dio nella loro vita e questo è meraviglioso. Il mio è quindi un bilancio positivo, anche perchè non sono molte ormai le coppie che arrivano in chiesa per sposarsi. Quando lo fanno evidentemente il desiderio è serio e la motivazione profonda. Vedo che hanno anche voglia di formarsi perchè spesso hanno già sperimentato o hanno visto amici sperimentare difficoltà di coppia. Quando le coppie arrivano al matrimonio così, con una lunga storia alle spalle e dei bambini, il lavoro non è certamente di discernimento come si fa con i fidanzati, ma è proprio di cura”.

Il consultorio familiare diocesano, aperto a tutti

Don Luciano collabora con il consultorio familiare “Amoris laetitia” della diocesi di Terni. “È un consultorio ben strutturato, attivo dal 2018. Ci stanno arrivando tantissime coppie, anche non sposate in chiesa. Ovviamente il consultorio è aperto a tutti e la presenza delle coppie sta aumentando negli ultimi anni. Cerchiamo di lavorare molto sulla dimensione della cura, in modo tale da curare le ferite personali e della coppia, ma anche da prevenirle”.]]>
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Gmg 2023. L’arrivo a Ericeira, sempre più vicini a Lisbona https://www.lavoce.it/gmg-2023-larrivo-a-ericeira-sempre-piu-vicini-a-lisbona/ https://www.lavoce.it/gmg-2023-larrivo-a-ericeira-sempre-piu-vicini-a-lisbona/#respond Tue, 01 Aug 2023 17:45:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72872 Giovani umbri a Fatima, nel tragitto per la Gmg 2023

Nella mattina del 31 luglio i nostri giovani umbri hanno dovuto salutare le famiglie di Aveiro che li hanno ospitati "con tanto amore" nei giorni scorsi, come testimoniato da loro stessi nei racconti di viaggio che stanno inviando a La Voce e Umbria radio. Sono ripartiti verso Lisbona, dove in questi giorni si terranno le Giornate della gioventù e l'incontro con il Papa. Prima di arrivare nella capitale i ragazzi hanno fatto tappa ad Ericeira, centro balneare del distretto di Lisbona.

Diocesi di Gubbio

"Lunedì 31 luglio alle 9.00, partenza dei Pellegrini della diocesi di Gubbio, da Villariño do Bairro per Ericeria. Abbiamo pregato insieme alle famiglie ospitanti, ai giovani di Città di Castello e della Spagna nella chiesa parrocchiale, dove il parroco ha ringraziato noi giovani per l'allegria che abbiamo portato, e le famiglie per il grande servizio che hanno fatto. I saluti sono stati particolarmente emozionanti. Questo significa che il gemellaggio ha portato i suoi frutti, abbiamo pregato insieme, costruito legami, rotto le barriere linguistiche e i confini nazionali". Nel tragitto da Villarinho do Bairo ad Ericeira i giovani di Gubbio, insieme a quelli di altre diocesi umbre si sono fermati al Santuario di Fatima. "Abbiamo visitato il santuario, per i ragazzi era la prima volta, e abbiamo recitato il rosario davanti alla cappella delle apparizioni. Arrivati ad Ericeira abbiamo celebrato la messa con i pellegrini dell'Umbria e altri pellegrini provenienti dagli Stati Uniti e dalla Spagna. A seguire cena e festa, prima di essere smistati nelle nuove famiglie che ci accoglieranno in questi giorni di Gmg". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72873,72874,72875,72876,72877,72878,72879"]

Diocesi di Orvieto-Todi

"Stamattina abbiamo lasciato le famiglie che ci hanno ospitato con grande commozione sia da parte loro che da parte nostra" raccontano i giovani inviati della diocesi di Orvieto-Todi. "Siamo arrivati all'ora di pranzo ad Ericeira (40min da Lisbona). Abbiamo trovato un'accoglienza calorosa da parte dei portoghesi e abbiamo incontrato le altre diocesi dell'Umbria. Alle 18 abbiamo assistito alla celebrazione eucaristica insieme ai pellegrini provenienti dalla Spagna e dal sud Sudan. Il parroco ha tradotto parte dell'omelia in italiano per farci sentire a casa. Ora ceniamo e poi andiamo nelle rispettive famiglie ospitanti o nei rispettivi luoghi adibiti per la notte. Da Ericeira è tutto!" "Da sottolineare - scherzano alcuni - la vittoria in due partite di calcetto sui fratelli spagnoli e portoghesi". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72880,72881,72882,72883,72884,72885,72886,72887,72888,72889,72890,72891,72892,72893,72894,72895,72896,72897"]

Diocesi di Città di Castello

"Giornata molto lunga. Salutati con emozione i nostri amici spagnoli e portoghesi, siamo andati a Fatima a visitare i punti principali, in particolare la chiesa più recente. A Ericeira ci siamo sistemati e abbiamo preso la messa in un campo da calcio. Poco prima di cena abbiamo incontrato gli altri giovani della nostra diocesi che sono venuti solo per la seconda settimana. Dopo cena quasi tutto il gruppo della prima settimana è tornato in palestra a piedi, gli altri col bus". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72898,72899,72900,72901,72902"]

Diocesi di Terni-Narni-Amelia

"Le parole con cui potremmo riassumere i giorni passati sono comunità e fraternità perchè le famiglie ci hanno accolto, hanno aperto le loro case e i loro cuori e questo è stato il dono più grande" ha detto Arianna. "Io credo che quella della Gmg sarà un'esperienza unica - ha detto Edoardo, alla sua prima Gmg - e un modo per conoscere tante altre realtà che viste tutte insieme fanno battere il cuore. Credo che soprattutto l'incontro col Papa sarà qualcosa di forte, avere vicino tanti giovani come noi, con la stessa fede espressa nelle diversità della propria nazione di appartenenza". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72903,72904,72905,72906,72907,72908,72909,72910"]

L'arrivo a Lisbona degli altri umbri che partecipano solo alla seconda settimana

E' partito la sera del 30 luglio da Santa Maria degli Angeli il pullman degli umbri che partecipano solo alla seconda settimana di Gmg. Hanno fatto tappa nella cittadina spagnola di Saifores-Tarragona dove hanno avuto modo di celebrare la messa e fare un tuffo nella piscina della struttura ospitante, in modo da rilassarsi durante il viaggio. Gli umbri si sono poi riuniti con gli altri partiti la settimana scorsa ad Ericeira. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72911,72912,72913,72914,72915,72916,72917"]

Il video-racconto della giornata

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Giovani umbri a Fatima, nel tragitto per la Gmg 2023

Nella mattina del 31 luglio i nostri giovani umbri hanno dovuto salutare le famiglie di Aveiro che li hanno ospitati "con tanto amore" nei giorni scorsi, come testimoniato da loro stessi nei racconti di viaggio che stanno inviando a La Voce e Umbria radio. Sono ripartiti verso Lisbona, dove in questi giorni si terranno le Giornate della gioventù e l'incontro con il Papa. Prima di arrivare nella capitale i ragazzi hanno fatto tappa ad Ericeira, centro balneare del distretto di Lisbona.

Diocesi di Gubbio

"Lunedì 31 luglio alle 9.00, partenza dei Pellegrini della diocesi di Gubbio, da Villariño do Bairro per Ericeria. Abbiamo pregato insieme alle famiglie ospitanti, ai giovani di Città di Castello e della Spagna nella chiesa parrocchiale, dove il parroco ha ringraziato noi giovani per l'allegria che abbiamo portato, e le famiglie per il grande servizio che hanno fatto. I saluti sono stati particolarmente emozionanti. Questo significa che il gemellaggio ha portato i suoi frutti, abbiamo pregato insieme, costruito legami, rotto le barriere linguistiche e i confini nazionali". Nel tragitto da Villarinho do Bairo ad Ericeira i giovani di Gubbio, insieme a quelli di altre diocesi umbre si sono fermati al Santuario di Fatima. "Abbiamo visitato il santuario, per i ragazzi era la prima volta, e abbiamo recitato il rosario davanti alla cappella delle apparizioni. Arrivati ad Ericeira abbiamo celebrato la messa con i pellegrini dell'Umbria e altri pellegrini provenienti dagli Stati Uniti e dalla Spagna. A seguire cena e festa, prima di essere smistati nelle nuove famiglie che ci accoglieranno in questi giorni di Gmg". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72873,72874,72875,72876,72877,72878,72879"]

Diocesi di Orvieto-Todi

"Stamattina abbiamo lasciato le famiglie che ci hanno ospitato con grande commozione sia da parte loro che da parte nostra" raccontano i giovani inviati della diocesi di Orvieto-Todi. "Siamo arrivati all'ora di pranzo ad Ericeira (40min da Lisbona). Abbiamo trovato un'accoglienza calorosa da parte dei portoghesi e abbiamo incontrato le altre diocesi dell'Umbria. Alle 18 abbiamo assistito alla celebrazione eucaristica insieme ai pellegrini provenienti dalla Spagna e dal sud Sudan. Il parroco ha tradotto parte dell'omelia in italiano per farci sentire a casa. Ora ceniamo e poi andiamo nelle rispettive famiglie ospitanti o nei rispettivi luoghi adibiti per la notte. Da Ericeira è tutto!" "Da sottolineare - scherzano alcuni - la vittoria in due partite di calcetto sui fratelli spagnoli e portoghesi". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72880,72881,72882,72883,72884,72885,72886,72887,72888,72889,72890,72891,72892,72893,72894,72895,72896,72897"]

Diocesi di Città di Castello

"Giornata molto lunga. Salutati con emozione i nostri amici spagnoli e portoghesi, siamo andati a Fatima a visitare i punti principali, in particolare la chiesa più recente. A Ericeira ci siamo sistemati e abbiamo preso la messa in un campo da calcio. Poco prima di cena abbiamo incontrato gli altri giovani della nostra diocesi che sono venuti solo per la seconda settimana. Dopo cena quasi tutto il gruppo della prima settimana è tornato in palestra a piedi, gli altri col bus". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72898,72899,72900,72901,72902"]

Diocesi di Terni-Narni-Amelia

"Le parole con cui potremmo riassumere i giorni passati sono comunità e fraternità perchè le famiglie ci hanno accolto, hanno aperto le loro case e i loro cuori e questo è stato il dono più grande" ha detto Arianna. "Io credo che quella della Gmg sarà un'esperienza unica - ha detto Edoardo, alla sua prima Gmg - e un modo per conoscere tante altre realtà che viste tutte insieme fanno battere il cuore. Credo che soprattutto l'incontro col Papa sarà qualcosa di forte, avere vicino tanti giovani come noi, con la stessa fede espressa nelle diversità della propria nazione di appartenenza". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72903,72904,72905,72906,72907,72908,72909,72910"]

L'arrivo a Lisbona degli altri umbri che partecipano solo alla seconda settimana

E' partito la sera del 30 luglio da Santa Maria degli Angeli il pullman degli umbri che partecipano solo alla seconda settimana di Gmg. Hanno fatto tappa nella cittadina spagnola di Saifores-Tarragona dove hanno avuto modo di celebrare la messa e fare un tuffo nella piscina della struttura ospitante, in modo da rilassarsi durante il viaggio. Gli umbri si sono poi riuniti con gli altri partiti la settimana scorsa ad Ericeira. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72911,72912,72913,72914,72915,72916,72917"]

Il video-racconto della giornata

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Gmg 2023. Un weekend portoghese per i giovani umbri https://www.lavoce.it/gmg-2023-un-weekend-portoghese-per-i-giovani-umbri/ https://www.lavoce.it/gmg-2023-un-weekend-portoghese-per-i-giovani-umbri/#respond Mon, 31 Jul 2023 14:38:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72832

Nel fine settimana del 29 e 30 luglio i giovani umbri partiti in pellegrinaggio per la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona hanno respirato aria portoghese, soprattutto aria d'oceano. Gli umbri nei giorni scorsi sono stati ospitati dalla diocesi di Aveiro, circa 250 chilometri a nord di Lisbona. Proprio ad Aveiro, insieme alle famiglie del luogo che li hanno accolti, i giovani si sono concessi qualche bagno nelle acque un po’ freddine dell’oceano, ma non solo: incontri, visite culturali, musica e balli, celebrazioni e momenti di preghiera, catechesi e feste serali per condividere queste esperienze con i giovani in arrivo da vari angoli del mondo. Di seguito i racconti delle varie diocesi.

Diocesi di Spoleto-Norcia

I giovani della diocesi di Spoleto-Norcia sono stati accolti dai ragazzi di San Pedro de Nariz che nel fine settimana hanno organizzato per loro una divertente attività. I giovani hanno inciso e colorato delle mattonelle che saranno applicate nella piazza del paese, sotto la statua del santo protettore. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72833,72834,72835,72836"]  

Diocesi di Città di Castello

La giornata di sabato 29 luglio è stata molto intensa e divertente per i giovani di Città di Castello che la mattina sono stati al mare, consolidando le amicizie con spagnoli e portoghesi. Dopo pranzo si sono fermati in un palazzetto sportivo dove hanno giocato liberamente e la sera hanno partecipato ad una messa nelle tre lingue del gruppo. La giornata si è conclusa con una processione lungo il paese. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72837,72838,72839"]  

Diocesi Orvieto-Todi

Nel pomeriggio di sabato, dopo la messa, i giovani della diocesi di Orvieto-Todi si sono diretti presso un'area picnic chiamata 'Vista Alegre'. Qui si sono fermati anche per la cena insieme alle famiglie ospitanti, in una cornice naturale meravigliosa, il tutto accompagnato da una buona musica. Una volta pregato si è svolta una breve camminata notturna. La domenica mattina invece è trascorsa con le famiglie, prima a messa e poi con un grande pranzo domenicale. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72840,72841,72842,72843,72844,72845,72846,72847,72848,72849,72850,72851,72852,72853,72854"]  

Diocesi di Gubbio

Sabato pomeriggio i giovani di Gubbio sono stati a San Lorenzo Do Bairo per la festa in piazza con gli amici spagnoli tra canti, balli, allegria, cena. A seguire hanno vissuto un momento comunitario con messa e processione aux flambeax, caratteristica della settimana Santa, con le confraternite, le statue di Gesù e dell'Addolorata, la banda e tanti fedeli. La domenica mattina anche i giovani di Gubbio sono stati con le famiglie ospitanti, vivendo una tipica domenica portoghese con passeggiate, visita alle città, con il pranzo insieme ai bambini, ai nonni, agli amici. Questo ha dimostrato ancora una volta l'accoglienza calorosa degli abitanti del Portogallo. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72855,72856,72857,72858,72859,72860,72861"]  
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Nel fine settimana del 29 e 30 luglio i giovani umbri partiti in pellegrinaggio per la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona hanno respirato aria portoghese, soprattutto aria d'oceano. Gli umbri nei giorni scorsi sono stati ospitati dalla diocesi di Aveiro, circa 250 chilometri a nord di Lisbona. Proprio ad Aveiro, insieme alle famiglie del luogo che li hanno accolti, i giovani si sono concessi qualche bagno nelle acque un po’ freddine dell’oceano, ma non solo: incontri, visite culturali, musica e balli, celebrazioni e momenti di preghiera, catechesi e feste serali per condividere queste esperienze con i giovani in arrivo da vari angoli del mondo. Di seguito i racconti delle varie diocesi.

Diocesi di Spoleto-Norcia

I giovani della diocesi di Spoleto-Norcia sono stati accolti dai ragazzi di San Pedro de Nariz che nel fine settimana hanno organizzato per loro una divertente attività. I giovani hanno inciso e colorato delle mattonelle che saranno applicate nella piazza del paese, sotto la statua del santo protettore. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72833,72834,72835,72836"]  

Diocesi di Città di Castello

La giornata di sabato 29 luglio è stata molto intensa e divertente per i giovani di Città di Castello che la mattina sono stati al mare, consolidando le amicizie con spagnoli e portoghesi. Dopo pranzo si sono fermati in un palazzetto sportivo dove hanno giocato liberamente e la sera hanno partecipato ad una messa nelle tre lingue del gruppo. La giornata si è conclusa con una processione lungo il paese. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72837,72838,72839"]  

Diocesi Orvieto-Todi

Nel pomeriggio di sabato, dopo la messa, i giovani della diocesi di Orvieto-Todi si sono diretti presso un'area picnic chiamata 'Vista Alegre'. Qui si sono fermati anche per la cena insieme alle famiglie ospitanti, in una cornice naturale meravigliosa, il tutto accompagnato da una buona musica. Una volta pregato si è svolta una breve camminata notturna. La domenica mattina invece è trascorsa con le famiglie, prima a messa e poi con un grande pranzo domenicale. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72840,72841,72842,72843,72844,72845,72846,72847,72848,72849,72850,72851,72852,72853,72854"]  

Diocesi di Gubbio

Sabato pomeriggio i giovani di Gubbio sono stati a San Lorenzo Do Bairo per la festa in piazza con gli amici spagnoli tra canti, balli, allegria, cena. A seguire hanno vissuto un momento comunitario con messa e processione aux flambeax, caratteristica della settimana Santa, con le confraternite, le statue di Gesù e dell'Addolorata, la banda e tanti fedeli. La domenica mattina anche i giovani di Gubbio sono stati con le famiglie ospitanti, vivendo una tipica domenica portoghese con passeggiate, visita alle città, con il pranzo insieme ai bambini, ai nonni, agli amici. Questo ha dimostrato ancora una volta l'accoglienza calorosa degli abitanti del Portogallo. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72855,72856,72857,72858,72859,72860,72861"]  
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Gmg 2023. L’esperienza di accoglienza ad Aveiro https://www.lavoce.it/gmg-2023-lesperienza-di-accoglienza-ad-aveiro/ https://www.lavoce.it/gmg-2023-lesperienza-di-accoglienza-ad-aveiro/#respond Fri, 28 Jul 2023 21:00:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72781

Continua il gemellaggio dei pellegrini umbri nella diocesi portoghese di Aveiro. Queste ‘Giornate nelle diocesi’ prevedono l’ospitalità di tutti i giovani nelle famiglie: ogni pullman partito dall’Umbria è stato ospitato da una differente parrocchia della diocesi sull’atlantico. Il periodo di gemellaggio, che precede i giorni della Gmg di Lisbona, ha lo scopo di far integrare i giovani provenienti da ogni parte del mondo – quest’anno sono 200 i diversi Paesi presenti alla Giornata mondiale della gioventù – con la realtà ecclesiale del Portogallo. I giovani umbri stanno facendo esperienza dell’accoglienza che i fedeli di Aveiro hanno loro riservato, fino al 31 luglio giorno in cui si ritroveranno nuovamente insieme nei pressi di Lisbona. In questi primi due giorni – dalle positive testimonianze dei pellegrini – differenti sono state le attività, condivise con i giovani del posto e con le famiglie ospitanti, a partire da momenti di preghiera nelle chiese parrocchiali, visite turistiche ai monumenti del luogo, occasioni di gioco, spazi di condivisione delle diverse esperienze di fede.

La diocesi di Perugia-Città della Pieve a Cacia

I giovani della diocesi di Perugia-Città della Pieve sono ospiti a Cacia, uno dei quartieri di Aveiro, e dopo le visite ai musei e le passeggiate di ieri, oggi hanno iniziato la giornata con un gemellaggio con un gruppo di ragazzi di Cuba. Tutti insieme sono stati invitati dai giovani di Aveiro a "lasciare il proprio segno" su di un sasso, per poi dipingere sul muro di una struttura vicina la bandiera italiana e quella di Cuba, come simbolo di comunione e fraternità. [gallery td_select_gallery_slide="slide" size="full" ids="72783,72784,72785,72786,72787"]

La diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo e Foligno alla parrocchia di Palhaca

I giovani della diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo e Foligno hanno iniziato la giornata con alcuni momenti di fraternità, ballando con passi di Zumba e imparando il ritornello in portoghese dell'inno della Gmg. Ospitati dalla parrocchia di Palhaca i pellegrini assisani e folignati si sono ritrovati insieme ad un gruppo di giovani tedeschi con cui hanno vissuto un momento conclusivo di giornata in una veglia di preghiera davanti al Santissimo. Nonostante la diversità linguistica tutti hanno sostato in silenzio e pregato ad un' unica voce, terminando poi il momento con l'inno della Gmg cantato in lingua originale e sostenuto dal ballo.  

La diocesi di Orvieto-Todi alla scoperta del luogo

Giornata ricca di attività per i giovani della diocesi di Orvieto-Todi, i quali hanno svolto servizio in un asilo di Aveiro, hanno preso lezioni di cucina tipica e impastato il pane detto "chorrisco", si sono recati in visita presso il locale Museo della cultura religiosa dei pescatori e presso il Museu Marítimo de Ílhavo e Aquário dos Bacalhaus. Nella serata i giovani hanno cenato nel refettorio della struttura del "Museu Vista Alegra", dove durante il pomeriggio avevano potuto ammirare porcellane raffinatissime e uniche al mondo. Qui si è svolta anche una veglia itinerante che si è sviluppata in una camminata con 4 tappe. In ognuna di queste è stato letto un brano del Vangelo in lingua portoghese, spagnola e italiana. A concludere una giornata così piena ci sono stati stati vari balli di gruppo, sia proposti dall'organizzazione locale che dai ragazzi pellegrini. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72792,72793,72794,72795,72796,72797,72798,72799,72800,72801,72802,72803,72804,72805,72806,72807,72808,72809"]

Il video-racconto della giornata

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Continua il gemellaggio dei pellegrini umbri nella diocesi portoghese di Aveiro. Queste ‘Giornate nelle diocesi’ prevedono l’ospitalità di tutti i giovani nelle famiglie: ogni pullman partito dall’Umbria è stato ospitato da una differente parrocchia della diocesi sull’atlantico. Il periodo di gemellaggio, che precede i giorni della Gmg di Lisbona, ha lo scopo di far integrare i giovani provenienti da ogni parte del mondo – quest’anno sono 200 i diversi Paesi presenti alla Giornata mondiale della gioventù – con la realtà ecclesiale del Portogallo. I giovani umbri stanno facendo esperienza dell’accoglienza che i fedeli di Aveiro hanno loro riservato, fino al 31 luglio giorno in cui si ritroveranno nuovamente insieme nei pressi di Lisbona. In questi primi due giorni – dalle positive testimonianze dei pellegrini – differenti sono state le attività, condivise con i giovani del posto e con le famiglie ospitanti, a partire da momenti di preghiera nelle chiese parrocchiali, visite turistiche ai monumenti del luogo, occasioni di gioco, spazi di condivisione delle diverse esperienze di fede.

La diocesi di Perugia-Città della Pieve a Cacia

I giovani della diocesi di Perugia-Città della Pieve sono ospiti a Cacia, uno dei quartieri di Aveiro, e dopo le visite ai musei e le passeggiate di ieri, oggi hanno iniziato la giornata con un gemellaggio con un gruppo di ragazzi di Cuba. Tutti insieme sono stati invitati dai giovani di Aveiro a "lasciare il proprio segno" su di un sasso, per poi dipingere sul muro di una struttura vicina la bandiera italiana e quella di Cuba, come simbolo di comunione e fraternità. [gallery td_select_gallery_slide="slide" size="full" ids="72783,72784,72785,72786,72787"]

La diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo e Foligno alla parrocchia di Palhaca

I giovani della diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo e Foligno hanno iniziato la giornata con alcuni momenti di fraternità, ballando con passi di Zumba e imparando il ritornello in portoghese dell'inno della Gmg. Ospitati dalla parrocchia di Palhaca i pellegrini assisani e folignati si sono ritrovati insieme ad un gruppo di giovani tedeschi con cui hanno vissuto un momento conclusivo di giornata in una veglia di preghiera davanti al Santissimo. Nonostante la diversità linguistica tutti hanno sostato in silenzio e pregato ad un' unica voce, terminando poi il momento con l'inno della Gmg cantato in lingua originale e sostenuto dal ballo.  

La diocesi di Orvieto-Todi alla scoperta del luogo

Giornata ricca di attività per i giovani della diocesi di Orvieto-Todi, i quali hanno svolto servizio in un asilo di Aveiro, hanno preso lezioni di cucina tipica e impastato il pane detto "chorrisco", si sono recati in visita presso il locale Museo della cultura religiosa dei pescatori e presso il Museu Marítimo de Ílhavo e Aquário dos Bacalhaus. Nella serata i giovani hanno cenato nel refettorio della struttura del "Museu Vista Alegra", dove durante il pomeriggio avevano potuto ammirare porcellane raffinatissime e uniche al mondo. Qui si è svolta anche una veglia itinerante che si è sviluppata in una camminata con 4 tappe. In ognuna di queste è stato letto un brano del Vangelo in lingua portoghese, spagnola e italiana. A concludere una giornata così piena ci sono stati stati vari balli di gruppo, sia proposti dall'organizzazione locale che dai ragazzi pellegrini. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="72792,72793,72794,72795,72796,72797,72798,72799,72800,72801,72802,72803,72804,72805,72806,72807,72808,72809"]

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Giocattoli usati. Come donarli o riciclarli senza buttarli https://www.lavoce.it/giocattoli-usati-come-donarli-riciclarli/ https://www.lavoce.it/giocattoli-usati-come-donarli-riciclarli/#comments Wed, 11 Jan 2023 16:27:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69957 Dinosauri giocattolo riutilizzati come pomelli

Utilizzando un gergo molto diffuso sul web, potremmo dire “facciamo un po’ di decluttering”. Cosa significa? Vuol dire fare grandi pulizie e eliminare tutto ciò che non serve più per fare spazio in casa, dalla dispensa agli armadi, passando per la cameretta dei bimbi. In altre parole, come smaltire gli eccessi che abbiamo accumulato durante le feste, con un’attenzione particolare ed evitare gli sprechi.

Giocattoli da scartare. A chi donarli?

I giocattoli in questo periodo sono di solito i primi a subire una grande selezione, dopo i tanti regali natalizi. Come testimoniato dalla Caritas locale, al momento il settore dei giocattoli donati è pienissimo. “Quest’anno c’è stata grande partecipazione nel portare giochi, già da prima di Natale - afferma il direttore della Caritas perugina don Marco Briziarelli - . Ci sono arrivati tanti giocattoli dalle famiglie, ma anche dalle scuole. Grazie al progetto natalizio di un’insegnante di religione abbiamo avuto diverse classi in visita al Villaggio della carità di Perugia e ogni bambino ha portato con sè un gioco da donare. Altri giocattoli sono poi arrivati dalla campagna ‘Un dono per tutti’ promossa dalle farmacie Afas”. Abbiamo chiesto a don Marco come vengono ridistribuiti dalla Caritas i giocattoli che sono stati donati: “In parte già ne abbiamo distribuiti molti durante il Natale ai bambini delle famiglie ospiti del Villaggio della carità . Il resto viene diviso fra i cinque Empori della solidarietà di Perugia. Qui i giocattoli vengono dati in omaggio con la spesa, quindi chi ha la tessera dell’Emporio non consuma punti prendendoli”. Oltre a Caritas, anche la Comunità di Sant'Egidio si occupa di raccolta di giocattoli usati. Il movimento ha infatti lanciato già da qualche anno l'iniziativa “Rigiocattolo”, ovvero una speciale vendita di giocattoli organizzata solitamente nel mese di dicembre in molte città italiane, il cui ricavato viene utilizzato per finanziare il programma ‘Dream’ della Comunità, che porta la cura per l’Aids e i centri nutrizionali per i più piccoli nei paesi dell’Africa subsahariana. “Prima di Natale abbiamo organizzato una grande raccolta di giocattoli cui hanno partecipato anche le scuole del centro storico e abbiamo ricevuto una grandissima risposta”, sottolinea Luciano Morini della Comunità di Sant’Egidio di Perugia. “Purtroppo però non possiamo accettare donazioni di giocattoli durante il resto dell’anno perchè non abbiamo spazi adatti in cui tenerli fino alla distribuzione, che viene fatta gradualmente, a seconda della richiesta delle famiglie bisognose che a noi si rivolgono”.

La vendita ai mercatini dell'usato

Quando ci troviamo di fronte a giocattoli usati da smaltire abbiamo diverse opzioni, tutte però devono essere orientate allo scopo di gettarne nella spazzatura il meno possibile, visto che la maggior parte dei giocattoli è fatta con materiali difficili da riciclare che vanno quindi a pesare sull’ambiente. La donazione, come appena visto, rappresenta una valida soluzione. Un’altra possibilità è quella della vendita online o tramite mercatini dell’usato. A Perugia e a Terni ci sono anche alcuni mercatini dell’usato specifici per articoli legati all'infanzia. “Noi ritiriamo i giocattoli solitamente insieme al resto della merce, in due periodi all’anno, primavera e autunno”, ci ha spiegato la titolare del negozio La Giostra di Perugia. “Se abbiamo spazio e richiesta sufficiente però possiamo accettarli anche in altri momenti. Una volta venduto l’articolo, al proprietario spetta la metà del ricavo”.

Il riciclo creativo

Il riciclo creativo è una pratica virtuosa che consente di dare una seconda vita a materiali e oggetti di scarto, trasformandoli in creazioni utili e originali. Riciclare significa dare valore ai materiali di scarto che, una volta terminato il loro ciclo di vita, vengono recuperati e riutilizzati per produrre oggetti che possono essere impiegati anche per scopi differenti rispetto a quelli originari. Ecco quindi che con un pizzico di manualità anche i giocattoli possono essere riutilizzati in casa per creare nuovi oggetti. Vediamo come... [embed]https://www.youtube.com/watch?v=zVgDJ01fasI&t=6s[/embed] [embed]https://www.youtube.com/watch?v=2goW0cfYsHE[/embed] [gallery ids="69983,69984,69985,69986,69987,69990"] Come gettare i giochi nei rifiuti in modo corretto

E se proprio non si può fare a meno di gettare via i giocattoli vecchi perchè rotti o perchè non si riesce a donarli? Qual è il modo corretto per disfarsene?

“Sul nostro territorio la raccolta selettiva dei giocattoli non viene fatta, né si possono buttare, interi o a pezzi, nei contenitori del rifiuto secco residuo” spiega Leone Gagliardi, responsabile dei Centri di raccolta Gesenu.

“Di conseguenza, se si hanno dei giocattoli da buttare, come primo passo consigliamo il Centro del riuso che a Perugia si trova a San Marco. Qui si possono portare tutti gli oggetti, giocattoli compresi, ancora in buono stato e se ne possono prendere altri a fronte di una donazione. L’associazione che gestisce il centro si occupa poi delle eventuali riparazioni che il giocattolo necessita”.

“Se invece il gioco è molto danneggiato o a pezzi continua Gagliardi - bisogna portarlo in un Centro di raccolta. Qui i giocattoli vengono separati a seconda della categoria di cui fanno parte: quelli di plastica dura vanno con i rifiuti in plastica dura appunto, quelli con componenti elettriche vanno con i rifiuti elettronici, i peluche o simili vanno nel container dei rifiuti ingombranti”.

Attenzione però a non gettare mai giocattoli o pezzi di giocattoli nel bidone dell’indifferenziata di casa: “oltre alle ovvie sanzioni, l’operatore può rifiutare il ritiro”.

 

Valentina Russo

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Dinosauri giocattolo riutilizzati come pomelli

Utilizzando un gergo molto diffuso sul web, potremmo dire “facciamo un po’ di decluttering”. Cosa significa? Vuol dire fare grandi pulizie e eliminare tutto ciò che non serve più per fare spazio in casa, dalla dispensa agli armadi, passando per la cameretta dei bimbi. In altre parole, come smaltire gli eccessi che abbiamo accumulato durante le feste, con un’attenzione particolare ed evitare gli sprechi.

Giocattoli da scartare. A chi donarli?

I giocattoli in questo periodo sono di solito i primi a subire una grande selezione, dopo i tanti regali natalizi. Come testimoniato dalla Caritas locale, al momento il settore dei giocattoli donati è pienissimo. “Quest’anno c’è stata grande partecipazione nel portare giochi, già da prima di Natale - afferma il direttore della Caritas perugina don Marco Briziarelli - . Ci sono arrivati tanti giocattoli dalle famiglie, ma anche dalle scuole. Grazie al progetto natalizio di un’insegnante di religione abbiamo avuto diverse classi in visita al Villaggio della carità di Perugia e ogni bambino ha portato con sè un gioco da donare. Altri giocattoli sono poi arrivati dalla campagna ‘Un dono per tutti’ promossa dalle farmacie Afas”. Abbiamo chiesto a don Marco come vengono ridistribuiti dalla Caritas i giocattoli che sono stati donati: “In parte già ne abbiamo distribuiti molti durante il Natale ai bambini delle famiglie ospiti del Villaggio della carità . Il resto viene diviso fra i cinque Empori della solidarietà di Perugia. Qui i giocattoli vengono dati in omaggio con la spesa, quindi chi ha la tessera dell’Emporio non consuma punti prendendoli”. Oltre a Caritas, anche la Comunità di Sant'Egidio si occupa di raccolta di giocattoli usati. Il movimento ha infatti lanciato già da qualche anno l'iniziativa “Rigiocattolo”, ovvero una speciale vendita di giocattoli organizzata solitamente nel mese di dicembre in molte città italiane, il cui ricavato viene utilizzato per finanziare il programma ‘Dream’ della Comunità, che porta la cura per l’Aids e i centri nutrizionali per i più piccoli nei paesi dell’Africa subsahariana. “Prima di Natale abbiamo organizzato una grande raccolta di giocattoli cui hanno partecipato anche le scuole del centro storico e abbiamo ricevuto una grandissima risposta”, sottolinea Luciano Morini della Comunità di Sant’Egidio di Perugia. “Purtroppo però non possiamo accettare donazioni di giocattoli durante il resto dell’anno perchè non abbiamo spazi adatti in cui tenerli fino alla distribuzione, che viene fatta gradualmente, a seconda della richiesta delle famiglie bisognose che a noi si rivolgono”.

La vendita ai mercatini dell'usato

Quando ci troviamo di fronte a giocattoli usati da smaltire abbiamo diverse opzioni, tutte però devono essere orientate allo scopo di gettarne nella spazzatura il meno possibile, visto che la maggior parte dei giocattoli è fatta con materiali difficili da riciclare che vanno quindi a pesare sull’ambiente. La donazione, come appena visto, rappresenta una valida soluzione. Un’altra possibilità è quella della vendita online o tramite mercatini dell’usato. A Perugia e a Terni ci sono anche alcuni mercatini dell’usato specifici per articoli legati all'infanzia. “Noi ritiriamo i giocattoli solitamente insieme al resto della merce, in due periodi all’anno, primavera e autunno”, ci ha spiegato la titolare del negozio La Giostra di Perugia. “Se abbiamo spazio e richiesta sufficiente però possiamo accettarli anche in altri momenti. Una volta venduto l’articolo, al proprietario spetta la metà del ricavo”.

Il riciclo creativo

Il riciclo creativo è una pratica virtuosa che consente di dare una seconda vita a materiali e oggetti di scarto, trasformandoli in creazioni utili e originali. Riciclare significa dare valore ai materiali di scarto che, una volta terminato il loro ciclo di vita, vengono recuperati e riutilizzati per produrre oggetti che possono essere impiegati anche per scopi differenti rispetto a quelli originari. Ecco quindi che con un pizzico di manualità anche i giocattoli possono essere riutilizzati in casa per creare nuovi oggetti. Vediamo come... [embed]https://www.youtube.com/watch?v=zVgDJ01fasI&t=6s[/embed] [embed]https://www.youtube.com/watch?v=2goW0cfYsHE[/embed] [gallery ids="69983,69984,69985,69986,69987,69990"] Come gettare i giochi nei rifiuti in modo corretto

E se proprio non si può fare a meno di gettare via i giocattoli vecchi perchè rotti o perchè non si riesce a donarli? Qual è il modo corretto per disfarsene?

“Sul nostro territorio la raccolta selettiva dei giocattoli non viene fatta, né si possono buttare, interi o a pezzi, nei contenitori del rifiuto secco residuo” spiega Leone Gagliardi, responsabile dei Centri di raccolta Gesenu.

“Di conseguenza, se si hanno dei giocattoli da buttare, come primo passo consigliamo il Centro del riuso che a Perugia si trova a San Marco. Qui si possono portare tutti gli oggetti, giocattoli compresi, ancora in buono stato e se ne possono prendere altri a fronte di una donazione. L’associazione che gestisce il centro si occupa poi delle eventuali riparazioni che il giocattolo necessita”.

“Se invece il gioco è molto danneggiato o a pezzi continua Gagliardi - bisogna portarlo in un Centro di raccolta. Qui i giocattoli vengono separati a seconda della categoria di cui fanno parte: quelli di plastica dura vanno con i rifiuti in plastica dura appunto, quelli con componenti elettriche vanno con i rifiuti elettronici, i peluche o simili vanno nel container dei rifiuti ingombranti”.

Attenzione però a non gettare mai giocattoli o pezzi di giocattoli nel bidone dell’indifferenziata di casa: “oltre alle ovvie sanzioni, l’operatore può rifiutare il ritiro”.

 

Valentina Russo

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Anche in Umbria arrivano le Cer contro il caro bollette https://www.lavoce.it/anche-in-umbria-arrivano-le-cer-contro-il-caro-bollette/ Fri, 29 Apr 2022 16:51:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66469 Cer di Napoli

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono sempre più vicine e sempre più una soluzione possibile contro la grande crisi energetica che ci ha investito. Il caro bollette e la situazione di conflitto in Ucraina, con le conseguenti minacce della Russia di tagliare le esportazioni di gas, stanno accelerando il processo di autonomia energetica e di diffusione dell’energia pulita, quella che si ottiene con le rinnovabili.

Le Cer sono un esempio concreto di questo processo. A livello normativo esistono in Italia dal settembre del 2020, quando il Decreto Milleproroghe ha recepito la Direttiva europea n.2001 del 2018 in quanto a Fonti energetiche rinnovabili. A livello pratico invece, la prima Cer in Italia è stata la “Energy City Hall”, nata a marzo 2021 nel Comune di Magliano Alpi, in Piemonte, cui è seguita subito dopo la Cer del quartiere San Giovanni a Teduccio alla periferia est di Napoli.

Le Cer in Umbria 

Adesso le Cer arrivano anche in Umbria. Legacoopsociali Umbria ed Aris impresa sociale hanno lanciato il progetto “Green community”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, che ha l’obiettivo di supportare la nascita di 10 Comunità energetiche nel territorio umbro promosse dalle cooperative sociali e dagli enti di Terzo settore.

“Le cooperative sociali – ha affermato Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – hanno nel proprio dna l’interesse generale della comunità per questo motivo la nostra organizzazione è impegnata nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili, coinvolgendo in moto attivo le imprese associate, che sono lo strumento per realizzare la transizione verde dal basso, per contrastare la povertà energetica e praticare nuove forme di democrazia economica”.

Nelle prossime settimane, con l’avvio del progetto Green community, inizierà la fase di animazione territoriale e di coinvolgimento dei cittadini, degli imprenditori e degli enti locali in cui Aris impresa sociale affiancherà le cooperative sociali che sono fortemente radicate nelle comunità locali.

Sul tema delle Cer si sta muovendo in Umbria anche Coonfcooperative. “Intendiamo collaborare braccio a braccio con le Istituzioni insieme alle altre Associazioni di categoria, intersecando i comuni interessi delle rispettive imprese associate” ha dichiarato Lorenzo Mariani, segretario regionale di Confcooperative Umbria ed amministratore nazionale di Power Energia soc. coop. “Lo facciamo anche mettendo a disposizione l’esperienza maturata sul tema dell’approvvigionamento energetico delle imprese e delle energie rinnovabili in quanto promotori 16 anni fa del progetto Power Energia”.

Cosa sono le Cer 

Ma in cosa consiste precisamente una Comunità energetica? Una Comunità energetica è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Una Cer è dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, controllata da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa. Gli azionisti o membri possono essere cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale.

Secondo il più recente studio di Elemens-Legambiente le Cer possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25%. Come entrare dunque a farne parte? Sia che si viva in un condominio o in una casa singola, per produrre energia pulita servirà un impianto fotovoltaico con accumulo. Altrimenti si può entrare anche da semplici consumer (coloro che consumano e basta, senza produrre). Tutto ciò che serve in questo caso è un controller.

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Cer di Napoli

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono sempre più vicine e sempre più una soluzione possibile contro la grande crisi energetica che ci ha investito. Il caro bollette e la situazione di conflitto in Ucraina, con le conseguenti minacce della Russia di tagliare le esportazioni di gas, stanno accelerando il processo di autonomia energetica e di diffusione dell’energia pulita, quella che si ottiene con le rinnovabili.

Le Cer sono un esempio concreto di questo processo. A livello normativo esistono in Italia dal settembre del 2020, quando il Decreto Milleproroghe ha recepito la Direttiva europea n.2001 del 2018 in quanto a Fonti energetiche rinnovabili. A livello pratico invece, la prima Cer in Italia è stata la “Energy City Hall”, nata a marzo 2021 nel Comune di Magliano Alpi, in Piemonte, cui è seguita subito dopo la Cer del quartiere San Giovanni a Teduccio alla periferia est di Napoli.

Le Cer in Umbria 

Adesso le Cer arrivano anche in Umbria. Legacoopsociali Umbria ed Aris impresa sociale hanno lanciato il progetto “Green community”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, che ha l’obiettivo di supportare la nascita di 10 Comunità energetiche nel territorio umbro promosse dalle cooperative sociali e dagli enti di Terzo settore.

“Le cooperative sociali – ha affermato Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – hanno nel proprio dna l’interesse generale della comunità per questo motivo la nostra organizzazione è impegnata nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili, coinvolgendo in moto attivo le imprese associate, che sono lo strumento per realizzare la transizione verde dal basso, per contrastare la povertà energetica e praticare nuove forme di democrazia economica”.

Nelle prossime settimane, con l’avvio del progetto Green community, inizierà la fase di animazione territoriale e di coinvolgimento dei cittadini, degli imprenditori e degli enti locali in cui Aris impresa sociale affiancherà le cooperative sociali che sono fortemente radicate nelle comunità locali.

Sul tema delle Cer si sta muovendo in Umbria anche Coonfcooperative. “Intendiamo collaborare braccio a braccio con le Istituzioni insieme alle altre Associazioni di categoria, intersecando i comuni interessi delle rispettive imprese associate” ha dichiarato Lorenzo Mariani, segretario regionale di Confcooperative Umbria ed amministratore nazionale di Power Energia soc. coop. “Lo facciamo anche mettendo a disposizione l’esperienza maturata sul tema dell’approvvigionamento energetico delle imprese e delle energie rinnovabili in quanto promotori 16 anni fa del progetto Power Energia”.

Cosa sono le Cer 

Ma in cosa consiste precisamente una Comunità energetica? Una Comunità energetica è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Una Cer è dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, controllata da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa. Gli azionisti o membri possono essere cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale.

Secondo il più recente studio di Elemens-Legambiente le Cer possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25%. Come entrare dunque a farne parte? Sia che si viva in un condominio o in una casa singola, per produrre energia pulita servirà un impianto fotovoltaico con accumulo. Altrimenti si può entrare anche da semplici consumer (coloro che consumano e basta, senza produrre). Tutto ciò che serve in questo caso è un controller.

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Dossier immigrazione 2021. Calo di stranieri reale? https://www.lavoce.it/dossier-immigrazione-2021-calo-di-stranieri-reale/ Sat, 06 Nov 2021 17:37:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62970

L’ immigrazione è in diminuzione, per il primo anno, in tutta Italia e anche in Umbria. Questo il dato principale di controtendenza emerso dalla presentazione della trentunesima edizione del Dossier statistico immigrazione che per l’Umbria si è tenuta il 28 ottobre scorso. Il dossier, curato dal Centro studi e ricerche Idos e l’unico sostenuto dall’Otto per mille della Tavola Valdese e per la prima volta dall’Istituto di studi politici “S. Pio V”, riflette i primi effetti, anche se non definitivi, della pandemia a livello socio-statistico. I principali fattori del decremento sembrano infatti essere due: accanto agli effetti delle misure anti-covid, anche le sempre maggiori acquisizioni della cittadinanza italiana.

Attenzione però: calo dell’immigrazione non corrisponde a un calo degli sbarchi sulle nostre coste. Vediamo nel dettaglio la situazione italiana.

>> Vedi anche la situazione immigrazione del 2019

Situazione in Italia: a calare sono gli immigrati regolari 

Il numero di residenti stranieri in Italia (5.013.200 a fine 2020) registra il calo annuo più consistente degli ultimi venti anni (-26.400 e -0,5% rispetto al 2019).

Hanno concorso a questa diminuzione diversi fattori: in primo luogo, anche tra la popolazione straniera si registra sia una diminuzione dei nuovi nati che un incremento dei morti.

In secondo luogo si aggiungono le 132.700 acquisizioni di cittadinanza italiana avvenute nel 2020 (+ 5.700 rispetto al 2019), segnale di una sempre maggiore stabilità nel nostro territorio da parte della popolazione straniera.

A tutto ciò si aggiunge un notevole calo degli ingressi di stranieri in Italia dovuto ai blocchi della mobilità internazionale causa pandemia.

Non si fermano i “migranti forzati”

Il calo degli ingressi si riferisce però a quelli regolari. Nel 2020 infatti gli arrivi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, principale via d’ingresso per i migranti forzati, sono addirittura triplicati rispetto al 2019 (da 11.471 a 34.154).

Questo fa pensare ad un aumento dell’irregolarità, dovuto, oltre che alle maggiori difficoltà di presentare domanda di asilo presso le questure per la ridotta attività degli uffici durante l’emergenza Covid, anche all’aumentata quota di quanti, tra quelli già presenti in Italia, sono divenuti irregolari.

La persistente vigenza lungo tutto il 2020 delle rigide norme del primo “Decreto Salvini” (tra cui l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito con permessi “speciali” più restrittivi e temporanei, e la lievitazione dei costi per le pratiche burocratiche) ha contribuito a rendere ancora più difficile la regolarizzazione.

Situazione in Umbria 

A fine 2020 risiedevano in Umbria 91.875 stranieri rispetto ai 92.339 di inizio anno. In 12 mesi il loro numero è diminuito dello 0,6%, al pari di quello della popolazione complessiva (scesa a sua volta da 870.165 a 865.013 unità).

Per effetto di questa dinamica, il peso degli stranieri sul totale dei residenti si è mantenuto stabile al 10,6%. Sul versante dei permessi di soggiorno, la situazione è analoga a quella nazionale sopra descritta.

Stranieri "irregolari” per le norme del “decreto Salvini”

A fine 2020 i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in regione ammontavano a 55.323 unità, circa 5.000 in meno rispetto all’anno precedente. Il calo ha interessato sia i titolari di un permesso di lungo periodo sia, in maniera più ampia, i titolari di un permesso a termine. Tuttavia se per i primi il calo è attribuibile in molti casi alle acquisizioni di cittadinanza italiana, per i secondi è plausibile che il calo sia dovuto all’impossibilità di rinnovo del permesso e alla conseguente caduta nell’irregolarità per effetto, come si diceva, delle norme del “Decreto sicurezza” e delle aumentate difficoltà burocratiche a causa della pandemia.

Per quanto riguarda i Paesi di provenienza degli immigrati, Romania, Albania e Marocco continuano a rappresentare le tre nazionalità più numerose in regione, seguite da Ucraina e Nord Macedonia.

>>> (Ascolta il podcast dell'approfondimento trasmesso da UmbriaRadio)

Il dato in crescita: l’imprenditoria a conduzione straniera 

L’unico dato con trend positivo tra quelli riportati dal dossier è quello che riguarda l’imprenditoria a conduzione straniera. Le imprese immigrate nel 2020 in Umbria sono 9.059 secondo i dati Infocamere, in crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente.

Questo da un lato sottolinea l’intraprendenza e la voglia di mettersi in gioco delle persone che lasciano il proprio Paese, dall’altro potrebbe far pensare che non ci sia abbastanza spazio nelle aziende italiane per lavoratori stranieri.

“È così”, ha confermato ai nostri microfoni Guy Yves Arnaud Amian, project manager e socio Assidu (Associazione degli ivoriani dell’Umbria), il quale ha anche ribadito un altro dato emerso dal dossier, ovvero che più del 50% degli immigrati si ritiene sovraistruito rispetto al lavoro che svolge in Italia. “Io ho due lauree in linguistica e un master in Progettazione europea e nonostante questo ho fatto anche il ‘badante’. Ma noi ci adattiamo a tutto e arriviamo anche a creare lavoro”.

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L’ immigrazione è in diminuzione, per il primo anno, in tutta Italia e anche in Umbria. Questo il dato principale di controtendenza emerso dalla presentazione della trentunesima edizione del Dossier statistico immigrazione che per l’Umbria si è tenuta il 28 ottobre scorso. Il dossier, curato dal Centro studi e ricerche Idos e l’unico sostenuto dall’Otto per mille della Tavola Valdese e per la prima volta dall’Istituto di studi politici “S. Pio V”, riflette i primi effetti, anche se non definitivi, della pandemia a livello socio-statistico. I principali fattori del decremento sembrano infatti essere due: accanto agli effetti delle misure anti-covid, anche le sempre maggiori acquisizioni della cittadinanza italiana.

Attenzione però: calo dell’immigrazione non corrisponde a un calo degli sbarchi sulle nostre coste. Vediamo nel dettaglio la situazione italiana.

>> Vedi anche la situazione immigrazione del 2019

Situazione in Italia: a calare sono gli immigrati regolari 

Il numero di residenti stranieri in Italia (5.013.200 a fine 2020) registra il calo annuo più consistente degli ultimi venti anni (-26.400 e -0,5% rispetto al 2019).

Hanno concorso a questa diminuzione diversi fattori: in primo luogo, anche tra la popolazione straniera si registra sia una diminuzione dei nuovi nati che un incremento dei morti.

In secondo luogo si aggiungono le 132.700 acquisizioni di cittadinanza italiana avvenute nel 2020 (+ 5.700 rispetto al 2019), segnale di una sempre maggiore stabilità nel nostro territorio da parte della popolazione straniera.

A tutto ciò si aggiunge un notevole calo degli ingressi di stranieri in Italia dovuto ai blocchi della mobilità internazionale causa pandemia.

Non si fermano i “migranti forzati”

Il calo degli ingressi si riferisce però a quelli regolari. Nel 2020 infatti gli arrivi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, principale via d’ingresso per i migranti forzati, sono addirittura triplicati rispetto al 2019 (da 11.471 a 34.154).

Questo fa pensare ad un aumento dell’irregolarità, dovuto, oltre che alle maggiori difficoltà di presentare domanda di asilo presso le questure per la ridotta attività degli uffici durante l’emergenza Covid, anche all’aumentata quota di quanti, tra quelli già presenti in Italia, sono divenuti irregolari.

La persistente vigenza lungo tutto il 2020 delle rigide norme del primo “Decreto Salvini” (tra cui l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito con permessi “speciali” più restrittivi e temporanei, e la lievitazione dei costi per le pratiche burocratiche) ha contribuito a rendere ancora più difficile la regolarizzazione.

Situazione in Umbria 

A fine 2020 risiedevano in Umbria 91.875 stranieri rispetto ai 92.339 di inizio anno. In 12 mesi il loro numero è diminuito dello 0,6%, al pari di quello della popolazione complessiva (scesa a sua volta da 870.165 a 865.013 unità).

Per effetto di questa dinamica, il peso degli stranieri sul totale dei residenti si è mantenuto stabile al 10,6%. Sul versante dei permessi di soggiorno, la situazione è analoga a quella nazionale sopra descritta.

Stranieri "irregolari” per le norme del “decreto Salvini”

A fine 2020 i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in regione ammontavano a 55.323 unità, circa 5.000 in meno rispetto all’anno precedente. Il calo ha interessato sia i titolari di un permesso di lungo periodo sia, in maniera più ampia, i titolari di un permesso a termine. Tuttavia se per i primi il calo è attribuibile in molti casi alle acquisizioni di cittadinanza italiana, per i secondi è plausibile che il calo sia dovuto all’impossibilità di rinnovo del permesso e alla conseguente caduta nell’irregolarità per effetto, come si diceva, delle norme del “Decreto sicurezza” e delle aumentate difficoltà burocratiche a causa della pandemia.

Per quanto riguarda i Paesi di provenienza degli immigrati, Romania, Albania e Marocco continuano a rappresentare le tre nazionalità più numerose in regione, seguite da Ucraina e Nord Macedonia.

>>> (Ascolta il podcast dell'approfondimento trasmesso da UmbriaRadio)

Il dato in crescita: l’imprenditoria a conduzione straniera 

L’unico dato con trend positivo tra quelli riportati dal dossier è quello che riguarda l’imprenditoria a conduzione straniera. Le imprese immigrate nel 2020 in Umbria sono 9.059 secondo i dati Infocamere, in crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente.

Questo da un lato sottolinea l’intraprendenza e la voglia di mettersi in gioco delle persone che lasciano il proprio Paese, dall’altro potrebbe far pensare che non ci sia abbastanza spazio nelle aziende italiane per lavoratori stranieri.

“È così”, ha confermato ai nostri microfoni Guy Yves Arnaud Amian, project manager e socio Assidu (Associazione degli ivoriani dell’Umbria), il quale ha anche ribadito un altro dato emerso dal dossier, ovvero che più del 50% degli immigrati si ritiene sovraistruito rispetto al lavoro che svolge in Italia. “Io ho due lauree in linguistica e un master in Progettazione europea e nonostante questo ho fatto anche il ‘badante’. Ma noi ci adattiamo a tutto e arriviamo anche a creare lavoro”.

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Storie di imprenditori: giovani che creano lavoro https://www.lavoce.it/storie-di-imprenditori-giovani-che-creano-lavoro/ Fri, 07 May 2021 17:18:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60555

Giovani e lavoro, due parole che insieme portano ad altre importanti questioni, come quella della famiglia, che è poi la base della società.

Da questo punto di partenza è stato organizzato l’incontro Giovani e lavoro: un cantiere aperto”, promosso dalla Commissione regionale per i problemi sociali e il lavoro della Ceu in occasione del Primo Maggio.

L’iniziativa ha voluto stimolare la riflessione a partire proprio dai giovani e dalle loro storie di resilienza e di intraprendenza. Resilienza perchè quasi tutti sono stati provati dalla pandemia in corso ed alcuni il lavoro l’hanno perduto. Intraprendenza perchè si tratta di persone, giovani appunto, che il lavoro lo stanno creando, anche per altri.

Tommaso, ingegnere cresciuto in oratorio

Come Tommaso Vicarelli, ingegnere informatico di 33 anni che 5 anni fa ha fondato una start up di sviluppo software e data analysis. “Questa scelta non è stata affatto facile. Soprattutto i primi anni avviare qualcosa da zero è stato difficilissimo. Mi sono sentito spesso solo (eh, non si hanno tanti amici che hanno un’impresa e dei dipendenti a 30 anni), e tante cose purtroppo vanno sperimentate sulla propria pelle, come la perdita di qualche dipendente che decide di cambiare lavoro” ha raccontato Tommaso. “Mi ritengo però fortunato perché dal punto di vista professionale ho sempre potuto scegliere, e questo grazie alla formazione che ho ricevuto: sia tecnica sia manageriale. Mi sono laureato in ingegneria informatica, che anche oggi è un settore in crescita, ma ho fatto tante esperienze in oratorio e in Pastorale giovanile che hanno permesso di formarmi non solo da un punto di vista tecnico, ma anche manageriale”.
Leggi il racconto dell'incontro e guarda il video
Da qui la scelta di rimanere a Perugia, nella sua città natale, per lavorare sul e con il territorio. “Questa possibilità di scegliere mi ha permesso di fare scelte importanti, come quella di rimanere a Perugia. La società in cui ho fatto la tesi, a Roma, mi aveva proposto di rimanere, così come avevo ricevuto offerte da un paio di società di consulenza a Milano. Ho scelto di rimanere perché sono legato a questo territorio, perché penso che il mio territorio mi ha dato tanto, ed è giusto che io restituisca un po’ di quello che ho ricevuto”. Tommaso è anche sposato e padre di una bambina: “Due parole su fare l’imprenditore e avere una famiglia – ha aggiunto -. È una lotta continua contro il tempo, che spesso perdo. Ma anche qui il segreto che ho sperimentato è vivere quel tempo come un dono. Il tempo dedicato alla famiglia non è ‘tempo rubato al lavoro’ e viceversa, ma sono entrambi un tempo che mi è stato donato per fare del mio meglio per gli altri. A volte ci riesco”.

Lorenzo e Ilaria, dall'Australia … allo zafferano

Dal settore informatico a quello agricolo con la testimonianza di Lorenzo e Ilaria, coppia originaria dei Castelli romani, che dopo un’esperienza di lavoro in Australia, ha deciso di tornare in Italia, più precisamente a San Pellegrino di Norcia. “Inizialmente eravamo molto euforici dell’Australia, tutto organizzato, stipendi alti, tasse basse. Pian piano però ci siamo resi conto di quante cose avevamo lasciato. Come la spiritualità del lavoro, quel tramandare una semplice ricetta, il curare l’orto di casa” racconta Lorenzo. “Così abbiamo deciso di rientrare e siamo andati a San Pellegrino, un posto meraviglioso dove il tempo rallenta e le persone si conoscono tutte. Lì poi avevamo a disposizione circa 3 ettari di terreno della famiglia di Ilaria e abbiamo aperto un’azienda agricola. Tutto è cominciato con la coltivazione dello zafferano, era l’inizio del 2016. Da lì a pochi mesi è arrivato il terremoto”. Lorenzo e Ilaria hanno attraversato una tempesta, ma hanno anche sperimentato il valore di quella comunità che tanto mancava loro. “Ci siamo ritrovati in un luogo dove non sapevamo ancora muoverci, famiglia e amici erano lontani, e non sapevamo cosa fare. Dopo il terremoto e i primi giorni di smarrimento siamo andati dai vigili del fuoco perchè la struttura dove custodivamo circa 40 quintali di bulbi di zafferano, il nostro investimento, era danneggita e in parte crollata. Gli abbiamo chiesto se si poteva puntellare la struttura per recuperare i bulbi, ma non era possibile. Però i vigili del fuoco non ci hanno abbandonato e sono entrati nella struttura, facendoci anche preoccupare, per recuperare tutti i bulbi. Poi un’azienda agricola ci ha permesso di poter stoccare i bulbi temporaneamente perchè non potevano prendere la luce del sole. Nel periodo della raccolta, ad ottobre, è arrivato il secondo terremoto. Non avevamo la possibilità di fare una mondatura e raccogliere i fiori in un impianto grande come il nostro. Allora è arrivata la gente del paese a lavorare con noi, senza che li avessimo invitati, solo per aiutare. Ecco, vorrei rivivere il senso di unità e solidarietà di quei giorni. Non è il Covid che mi spaventa, sono più le persone”.

Marco, dall'olio … ai cosmetici

Anche Marco Manni, da Terni, è un giovane nel campo dell’agricoltura. La sua filosofia, come imprenditore, è quella della trasformazione. “L’idea è quella di trasformare i prodotti della terra in qualcos’altro. Per questo dall’olio abbiamo creato una linea di cosmetici naturali”. Dopo un inizio cauto, con la vendita dei prodotti solo in alcune farmacie locali, l’azienda prende piede, ma subisce un arresto con la pandemia. “Non ci arrendiamo e stiamo sfruttando questo tempo di stop per reinventarci”.

Marta: il bar senza slot “chiuso” dal Covid

C’è poi chi non è riuscito, nonostante gli sforzi, a resistere al terremoto della pandemia. Marta Rossi, 35 anni, dal 2014 gestiva insieme ad alcuni suoi coetanei un circolo territoriale con un parco e un bar a Foligno. “Sono laureata in Metodi e tecniche del Servizio Sociale, quindi mi sono buttata in un campo che non era proprio il mio con questo lavoro” ricorda. “Poi però siamo riusciti a ridare valore sociale e significato a un luogo, rendendolo polmone verde del nostro territorio ‘distrutto’socialmente (droga e malavita notturna ed anche diurna). Abbiamo rinnovato il bar dove abbiamo rinunciato alle slot machine e al loro guadagno, come segno di pulizia, chiarezza, trasparenza. Dopo sei anni però la nostra gestione è terminata a causa del Covid”. E con amarezza ammette: “Se fossimo stati sostenuti dalle istituzioni avremmo continuato”.]]>

Giovani e lavoro, due parole che insieme portano ad altre importanti questioni, come quella della famiglia, che è poi la base della società.

Da questo punto di partenza è stato organizzato l’incontro Giovani e lavoro: un cantiere aperto”, promosso dalla Commissione regionale per i problemi sociali e il lavoro della Ceu in occasione del Primo Maggio.

L’iniziativa ha voluto stimolare la riflessione a partire proprio dai giovani e dalle loro storie di resilienza e di intraprendenza. Resilienza perchè quasi tutti sono stati provati dalla pandemia in corso ed alcuni il lavoro l’hanno perduto. Intraprendenza perchè si tratta di persone, giovani appunto, che il lavoro lo stanno creando, anche per altri.

Tommaso, ingegnere cresciuto in oratorio

Come Tommaso Vicarelli, ingegnere informatico di 33 anni che 5 anni fa ha fondato una start up di sviluppo software e data analysis. “Questa scelta non è stata affatto facile. Soprattutto i primi anni avviare qualcosa da zero è stato difficilissimo. Mi sono sentito spesso solo (eh, non si hanno tanti amici che hanno un’impresa e dei dipendenti a 30 anni), e tante cose purtroppo vanno sperimentate sulla propria pelle, come la perdita di qualche dipendente che decide di cambiare lavoro” ha raccontato Tommaso. “Mi ritengo però fortunato perché dal punto di vista professionale ho sempre potuto scegliere, e questo grazie alla formazione che ho ricevuto: sia tecnica sia manageriale. Mi sono laureato in ingegneria informatica, che anche oggi è un settore in crescita, ma ho fatto tante esperienze in oratorio e in Pastorale giovanile che hanno permesso di formarmi non solo da un punto di vista tecnico, ma anche manageriale”.
Leggi il racconto dell'incontro e guarda il video
Da qui la scelta di rimanere a Perugia, nella sua città natale, per lavorare sul e con il territorio. “Questa possibilità di scegliere mi ha permesso di fare scelte importanti, come quella di rimanere a Perugia. La società in cui ho fatto la tesi, a Roma, mi aveva proposto di rimanere, così come avevo ricevuto offerte da un paio di società di consulenza a Milano. Ho scelto di rimanere perché sono legato a questo territorio, perché penso che il mio territorio mi ha dato tanto, ed è giusto che io restituisca un po’ di quello che ho ricevuto”. Tommaso è anche sposato e padre di una bambina: “Due parole su fare l’imprenditore e avere una famiglia – ha aggiunto -. È una lotta continua contro il tempo, che spesso perdo. Ma anche qui il segreto che ho sperimentato è vivere quel tempo come un dono. Il tempo dedicato alla famiglia non è ‘tempo rubato al lavoro’ e viceversa, ma sono entrambi un tempo che mi è stato donato per fare del mio meglio per gli altri. A volte ci riesco”.

Lorenzo e Ilaria, dall'Australia … allo zafferano

Dal settore informatico a quello agricolo con la testimonianza di Lorenzo e Ilaria, coppia originaria dei Castelli romani, che dopo un’esperienza di lavoro in Australia, ha deciso di tornare in Italia, più precisamente a San Pellegrino di Norcia. “Inizialmente eravamo molto euforici dell’Australia, tutto organizzato, stipendi alti, tasse basse. Pian piano però ci siamo resi conto di quante cose avevamo lasciato. Come la spiritualità del lavoro, quel tramandare una semplice ricetta, il curare l’orto di casa” racconta Lorenzo. “Così abbiamo deciso di rientrare e siamo andati a San Pellegrino, un posto meraviglioso dove il tempo rallenta e le persone si conoscono tutte. Lì poi avevamo a disposizione circa 3 ettari di terreno della famiglia di Ilaria e abbiamo aperto un’azienda agricola. Tutto è cominciato con la coltivazione dello zafferano, era l’inizio del 2016. Da lì a pochi mesi è arrivato il terremoto”. Lorenzo e Ilaria hanno attraversato una tempesta, ma hanno anche sperimentato il valore di quella comunità che tanto mancava loro. “Ci siamo ritrovati in un luogo dove non sapevamo ancora muoverci, famiglia e amici erano lontani, e non sapevamo cosa fare. Dopo il terremoto e i primi giorni di smarrimento siamo andati dai vigili del fuoco perchè la struttura dove custodivamo circa 40 quintali di bulbi di zafferano, il nostro investimento, era danneggita e in parte crollata. Gli abbiamo chiesto se si poteva puntellare la struttura per recuperare i bulbi, ma non era possibile. Però i vigili del fuoco non ci hanno abbandonato e sono entrati nella struttura, facendoci anche preoccupare, per recuperare tutti i bulbi. Poi un’azienda agricola ci ha permesso di poter stoccare i bulbi temporaneamente perchè non potevano prendere la luce del sole. Nel periodo della raccolta, ad ottobre, è arrivato il secondo terremoto. Non avevamo la possibilità di fare una mondatura e raccogliere i fiori in un impianto grande come il nostro. Allora è arrivata la gente del paese a lavorare con noi, senza che li avessimo invitati, solo per aiutare. Ecco, vorrei rivivere il senso di unità e solidarietà di quei giorni. Non è il Covid che mi spaventa, sono più le persone”.

Marco, dall'olio … ai cosmetici

Anche Marco Manni, da Terni, è un giovane nel campo dell’agricoltura. La sua filosofia, come imprenditore, è quella della trasformazione. “L’idea è quella di trasformare i prodotti della terra in qualcos’altro. Per questo dall’olio abbiamo creato una linea di cosmetici naturali”. Dopo un inizio cauto, con la vendita dei prodotti solo in alcune farmacie locali, l’azienda prende piede, ma subisce un arresto con la pandemia. “Non ci arrendiamo e stiamo sfruttando questo tempo di stop per reinventarci”.

Marta: il bar senza slot “chiuso” dal Covid

C’è poi chi non è riuscito, nonostante gli sforzi, a resistere al terremoto della pandemia. Marta Rossi, 35 anni, dal 2014 gestiva insieme ad alcuni suoi coetanei un circolo territoriale con un parco e un bar a Foligno. “Sono laureata in Metodi e tecniche del Servizio Sociale, quindi mi sono buttata in un campo che non era proprio il mio con questo lavoro” ricorda. “Poi però siamo riusciti a ridare valore sociale e significato a un luogo, rendendolo polmone verde del nostro territorio ‘distrutto’socialmente (droga e malavita notturna ed anche diurna). Abbiamo rinnovato il bar dove abbiamo rinunciato alle slot machine e al loro guadagno, come segno di pulizia, chiarezza, trasparenza. Dopo sei anni però la nostra gestione è terminata a causa del Covid”. E con amarezza ammette: “Se fossimo stati sostenuti dalle istituzioni avremmo continuato”.]]>
USURA. Storia di chi si trova in situazioni disperate e di chi prova a dare aiuto https://www.lavoce.it/usura-storia/ Mon, 26 Apr 2021 10:38:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60336 Calcolatrice e soldi su un tavolo, segno di debiti e usura

Il caso è proprio di questi giorni. Una persona e la sua famiglia nella disperazione più nera. “Questa persona ha un’azienda agraria e ha perso casa e stalla col terremoto del 2016. Ora che è sopraggiunta la pandemia non sa più come andare avanti e si è rivolta alla nostra Fondazione”. A parlare è Paolo Tiecco, volontario presso la Fondazione Umbria contro l’usura Onlus, dove si occupa dell’ascolto di chi chiede aiuto. “Collaboro nella Fondazione da diversi anni, sono addetto alle ‘audizioni’, ovvero al primo incontro con gli assistiti che fino a prima del Covid era in presenza mentre ora è telefonico. Poi porto avanti la pratica presentando la persona presso il Consiglio della Fondazione e proponendo una mia soluzione sulla quale il consiglio delibera”, racconta Tiecco.

Ascolta l'intervista a Paolo Tiecco su Umbria radio

La parte più difficile del suo compito? Rispondere che per quella situazione la Fondazione non può fare molto. “In questi anni di volontariato credo di aver fatto circa 400 audizioni. Da un primo colloquio so già dire se la situazione è idonea ad essere presa in carico e quando non lo è risulta sempre doloroso”.

Negli ultimi giorni Paolo sta portando avanti una pratica speciale, una piccola battaglia per il caso dell’imprenditore agricolo terremotato.

Il caso: le difficoltà di un imprenditore agricolo dopo terremoto e pandemia

“Questa persona, umbra, di circa 40 anni, vive con la sua famiglia in una casetta della Protezione civile e anche il suo bestiame è allocato in stalle provvisorie montate sempre dalla Protezione civile. Ci ha chiamato e come di consueto mi sono fatto raccontare la sua storia, la situazione debitoria e quella patrimoniale”. A questo punto però Paolo ha capito che qualcosa non andava. “Per noi i redditi purtroppo sono un requisito fondamentale in quanto non possiamo regalare soldi, possiamo solo coprire i debiti dell’assistito attraverso un finanziamento che produce una rata e dobbiamo essere certi che questa rata sia sostenibile.

Purtroppo è così, disponiamo di fondi pubblici di cui dobbiamo rendere conto, quindi è normale ci siano delle regole ben precise. Alla fine del colloquio dunque ho dovuto dire a questa persona che sarebbe stato difficile per noi intervenire soprattutto per la mancanza di un reddito”. Il reddito a dire il vero c’è, ma è troppo basso per sostenere una rata. “Ovviamente non abbandoniamo nessuno – ci tiene a precisare Tiecco - , anche quando vediamo che la situazione sembra difficile lasciamo sempre un margine di disponibilità, ci risentiamo”.

In questo caso però la storia non è terminata qui. “Dopo alcuni giorni ci ha chiamato il padre di questo imprenditore agricolo, pregandoci di trovare un modo di agire poiché il figlio, a suo dire, aveva già tentato due volte il suicidio per via della situazione debitoria in cui si trova e adesso stava rischiando di perdere anche i trattori a causa di un contratto di leasing cui questi sono legati”. Paolo quindi ha deciso di invitare il padre dell’assistito nella sede della Fondazione, per capire meglio se questa volta fosse il caso di mandare avanti la pratica comunque.

“Ho riascoltato il racconto di questo padre e ho deciso di provare a fare qualcosa. Proporrò in questi giorni il caso dell’imprenditore agricolo al comitato di valutazione che è un nucleo ristretto di consiglieri nel quale, con la presenza della persona assistita, vengono ripercorse le tappe della sua storia e della sua situazione. Poi il comitato esprime un parere che se favorevole porta la pratica al successivo consiglio direttivo per la delibera. Non sarà facile da gestire ma dovremo trovare un modo”. Paolo in questo caso non è riuscito a dire di no. “Per lo meno vorrei che la responsabilità di dire sì o no fosse condivisa con i consiglieri”.

Come prevenire l'usura

Del Consiglio fanno parte tutti i 17 soci della Fondazione, fra cui la Regione Umbria, i Comuni di Perugia, Gubbio, Terni, Foligno e Città di Castello, tutte le diocesi umbre, Confindustria, Confartigianato e alcuni sindacati come Cisl e Cgil.

“Nell’ultimo anno le storie come questa sono sempre di più, l’onda lunga della crisi partita ben prima della pandemia si fa sentire”, commenta il consigliere di Cisl Francesco Marini.

Oltre all’attività della Fondazione, come prevenire il moltiplicarsi di tali situazioni? “Quest’anno bisognerebbe cristallizzare non solo i debiti, ma anche tutti i pagamenti che non è possibile onorare – afferma Marini - . Ci sono davvero tante persone che, nonostante la cassa integrazione, non riescono a provvedere a tutte le spese e quando anche gli ammortizzatori verranno meno, il rischio usura è elevato”.

Non solo aiuti da parte dello Stato però per prevenire un fenomeno come quello dell’usura. “La prevenzione è fondamentale e necessaria - affermano da Confindustria Umbria - , così come l’educazione alla cultura della legalità. Bisogna intervenire con azioni di sensibilizzazione soprattutto verso le giovani generazioni, specialmente verso gli studenti delle scuole medie superiori, facendo comprendere quanto sia importante un corretto e responsabile uso del denaro”.

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Calcolatrice e soldi su un tavolo, segno di debiti e usura

Il caso è proprio di questi giorni. Una persona e la sua famiglia nella disperazione più nera. “Questa persona ha un’azienda agraria e ha perso casa e stalla col terremoto del 2016. Ora che è sopraggiunta la pandemia non sa più come andare avanti e si è rivolta alla nostra Fondazione”. A parlare è Paolo Tiecco, volontario presso la Fondazione Umbria contro l’usura Onlus, dove si occupa dell’ascolto di chi chiede aiuto. “Collaboro nella Fondazione da diversi anni, sono addetto alle ‘audizioni’, ovvero al primo incontro con gli assistiti che fino a prima del Covid era in presenza mentre ora è telefonico. Poi porto avanti la pratica presentando la persona presso il Consiglio della Fondazione e proponendo una mia soluzione sulla quale il consiglio delibera”, racconta Tiecco.

Ascolta l'intervista a Paolo Tiecco su Umbria radio

La parte più difficile del suo compito? Rispondere che per quella situazione la Fondazione non può fare molto. “In questi anni di volontariato credo di aver fatto circa 400 audizioni. Da un primo colloquio so già dire se la situazione è idonea ad essere presa in carico e quando non lo è risulta sempre doloroso”.

Negli ultimi giorni Paolo sta portando avanti una pratica speciale, una piccola battaglia per il caso dell’imprenditore agricolo terremotato.

Il caso: le difficoltà di un imprenditore agricolo dopo terremoto e pandemia

“Questa persona, umbra, di circa 40 anni, vive con la sua famiglia in una casetta della Protezione civile e anche il suo bestiame è allocato in stalle provvisorie montate sempre dalla Protezione civile. Ci ha chiamato e come di consueto mi sono fatto raccontare la sua storia, la situazione debitoria e quella patrimoniale”. A questo punto però Paolo ha capito che qualcosa non andava. “Per noi i redditi purtroppo sono un requisito fondamentale in quanto non possiamo regalare soldi, possiamo solo coprire i debiti dell’assistito attraverso un finanziamento che produce una rata e dobbiamo essere certi che questa rata sia sostenibile.

Purtroppo è così, disponiamo di fondi pubblici di cui dobbiamo rendere conto, quindi è normale ci siano delle regole ben precise. Alla fine del colloquio dunque ho dovuto dire a questa persona che sarebbe stato difficile per noi intervenire soprattutto per la mancanza di un reddito”. Il reddito a dire il vero c’è, ma è troppo basso per sostenere una rata. “Ovviamente non abbandoniamo nessuno – ci tiene a precisare Tiecco - , anche quando vediamo che la situazione sembra difficile lasciamo sempre un margine di disponibilità, ci risentiamo”.

In questo caso però la storia non è terminata qui. “Dopo alcuni giorni ci ha chiamato il padre di questo imprenditore agricolo, pregandoci di trovare un modo di agire poiché il figlio, a suo dire, aveva già tentato due volte il suicidio per via della situazione debitoria in cui si trova e adesso stava rischiando di perdere anche i trattori a causa di un contratto di leasing cui questi sono legati”. Paolo quindi ha deciso di invitare il padre dell’assistito nella sede della Fondazione, per capire meglio se questa volta fosse il caso di mandare avanti la pratica comunque.

“Ho riascoltato il racconto di questo padre e ho deciso di provare a fare qualcosa. Proporrò in questi giorni il caso dell’imprenditore agricolo al comitato di valutazione che è un nucleo ristretto di consiglieri nel quale, con la presenza della persona assistita, vengono ripercorse le tappe della sua storia e della sua situazione. Poi il comitato esprime un parere che se favorevole porta la pratica al successivo consiglio direttivo per la delibera. Non sarà facile da gestire ma dovremo trovare un modo”. Paolo in questo caso non è riuscito a dire di no. “Per lo meno vorrei che la responsabilità di dire sì o no fosse condivisa con i consiglieri”.

Come prevenire l'usura

Del Consiglio fanno parte tutti i 17 soci della Fondazione, fra cui la Regione Umbria, i Comuni di Perugia, Gubbio, Terni, Foligno e Città di Castello, tutte le diocesi umbre, Confindustria, Confartigianato e alcuni sindacati come Cisl e Cgil.

“Nell’ultimo anno le storie come questa sono sempre di più, l’onda lunga della crisi partita ben prima della pandemia si fa sentire”, commenta il consigliere di Cisl Francesco Marini.

Oltre all’attività della Fondazione, come prevenire il moltiplicarsi di tali situazioni? “Quest’anno bisognerebbe cristallizzare non solo i debiti, ma anche tutti i pagamenti che non è possibile onorare – afferma Marini - . Ci sono davvero tante persone che, nonostante la cassa integrazione, non riescono a provvedere a tutte le spese e quando anche gli ammortizzatori verranno meno, il rischio usura è elevato”.

Non solo aiuti da parte dello Stato però per prevenire un fenomeno come quello dell’usura. “La prevenzione è fondamentale e necessaria - affermano da Confindustria Umbria - , così come l’educazione alla cultura della legalità. Bisogna intervenire con azioni di sensibilizzazione soprattutto verso le giovani generazioni, specialmente verso gli studenti delle scuole medie superiori, facendo comprendere quanto sia importante un corretto e responsabile uso del denaro”.

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