Pier Luigi Grasselli, Autore presso LaVoce https://www.lavoce.it/author/grasselli/ Settimanale di informazione regionale Thu, 25 Jul 2024 14:56:04 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Pier Luigi Grasselli, Autore presso LaVoce https://www.lavoce.it/author/grasselli/ 32 32 Settimana sociale. Alcune riflessioni sui risultati emersi https://www.lavoce.it/settimana-sociale-alcune-riflessioni-sui-risultati-emersi/ https://www.lavoce.it/settimana-sociale-alcune-riflessioni-sui-risultati-emersi/#respond Thu, 25 Jul 2024 18:00:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77184 Quattro relatori , di cui una donna, seduti sulle sedie sul palco. Sullo sfondo la locandina della Settimana sociale

Nel corso della recente Settimana sociale di Trieste è stato affidato ai cattolici italiani l’impegno di “ripartire dalla centralità della persona della nostra Costituzione per andare al cuore della democrazia”. Si tratta di un “io” che si apre al “noi”, per un impegno straordinario per il bene comune, in un momento di difficoltà e di grande importanza per la vita del Paese.

L'invito ai cittadini a prendersi cura dei beni comuni

Dagli amministratori locali che hanno partecipato arriva un forte invito a un coinvolgimento dei cittadini nella “costruzione condivisa di progetti di cui sentirsi protagonisti. Un invito ai cittadini a prendersi cura dei loro beni comuni nella piena logica della sussidiarietà” (Avvenire, 14/7/2024). Le Amministrazioni hanno bisogno di aprirsi a un largo campo di attivismo e impegno, nella prospettiva dell’amministrazione condivisa, della coprogettazione, del coinvolgimento delle reti territoriali… Tante le tematiche da mettere a fuoco: famiglia, ambiente, carcere, sport, scuola, economia civile, pace, migranti, cittadinanza, eguaglianza, povertà...

Le piazze della democrazia

Nell’attuale crisi del partito politico, cioè dello strumento riconosciuto dalla Costituzione per favorire la partecipazione, un metodo che a Trieste viene proposto e sollecitato alle comunità locali è quello delle “piazze della democrazia”, in un confronto su temi specifici che coinvolga anche persone impegnate in politica, che si trovano a discutere insieme. Parrocchie, congregazioni religiose, associazioni, movimenti, attività cooperative, soggetti dell’economia civile, movimenti di opinione: tutti devono avvertire l’importanza di ripensare e ridisegnare la vita delle comunità, dando priorità all’impegno sociale e alla partecipazione alla vita democratica del Paese e dell’Europa.

Impegno civico e partecipazione politica

Alla crisi strutturale del sistema rappresentativo manifestatasi in questi anni è seguito un doppio movimento: una volontà dal basso, da parte di associazioni, movimenti e singoli cittadini, di riprendere il controllo politico attraverso attività di impegno civico e forme inedite di partecipazione politica; e la promozione dall’alto, da parte di Governi, di forme di coinvolgimento sociale e politico dei cittadini, dai primi tentativi di e-government alle diverse forme di “dibattito pubblico” nelle sue diverse forme, dalla distribuzione di informazioni alla consultazione nella presa di decisioni, alla concertazione (a monte del processo decisionale), alla co-decisione (con ruolo attivo dei cittadini nell’intero processo deliberativo).

La democrazia dal basso

Questo riavvio di democrazia dal basso può essere favorito da un rilancio della pianificazione sociale di zona, su cui richiama l’attenzione una recente ricerca Inapp (Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche, dinamiche di sviluppo della pianificazione sociale, maggio 2024, scaricabile online). È un’azione di pianificazione portata avanti, in particolare, a livello di Ambito territoriale sociale (Ats, forma di associazione tra Comuni; in Umbria si parla di Zone sociali, in numero di 12), volta a realizzare un sistema integrato di interventi e servizi sociali in un contesto orientato alla promozione della partecipazione, e dunque allo sviluppo della democrazia.

La Pianificazione di zona

Il processo di pianificazione sociale di zona e la stesura stessa del Piano di zona (introdotto dalla legge quadro di riforma socio-assistenziale 328/2000, e strumento di programmazione territoriale delle politiche sociali locali da parte dei Comuni) può essere pensato come processo partecipativo per raccogliere sia le letture dei bisogni che le proposte di molti attori locali (ricerca Inapp, p.18). Al riguardo possono ritenersi rilevanti anche le collaborazioni continuative e formalizzate con soggetti del volontariato e del terzo settore (anche con pratiche di coprogettazione).

Cittadinanza attiva

Ritorno infine su uno dei modi suaccennati attraverso cui può prendere corpo la partecipazione democratica, quello costituito dal civismo (l’impegno civico). Il riferimento è a forme di impegno civile, promosse dall’attenzione alla comunità e al perseguimento del bene comune, spesso definite come “cittadinanza attiva”, che si manifesta con la partecipazione ai processi sociali e politici presenti nella comunità. Come ha osservato Giovanni Moro, mentre nella democrazia partecipativa sono le istituzioni a includere i cittadini nei processi che stanno portando avanti, la cittadinanza attiva è un fenomeno di auto-organizzazione che può o meno incontrarsi con le istituzioni, ma che comunque rafforza la centralità delle persone e dei soggetti sociali nell’azione pubblica e nella politica.

Rimarco l’importanza di poter diffondere anche in Umbria, nei nostri territori, queste forme di partecipazione democratica.

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Quattro relatori , di cui una donna, seduti sulle sedie sul palco. Sullo sfondo la locandina della Settimana sociale

Nel corso della recente Settimana sociale di Trieste è stato affidato ai cattolici italiani l’impegno di “ripartire dalla centralità della persona della nostra Costituzione per andare al cuore della democrazia”. Si tratta di un “io” che si apre al “noi”, per un impegno straordinario per il bene comune, in un momento di difficoltà e di grande importanza per la vita del Paese.

L'invito ai cittadini a prendersi cura dei beni comuni

Dagli amministratori locali che hanno partecipato arriva un forte invito a un coinvolgimento dei cittadini nella “costruzione condivisa di progetti di cui sentirsi protagonisti. Un invito ai cittadini a prendersi cura dei loro beni comuni nella piena logica della sussidiarietà” (Avvenire, 14/7/2024). Le Amministrazioni hanno bisogno di aprirsi a un largo campo di attivismo e impegno, nella prospettiva dell’amministrazione condivisa, della coprogettazione, del coinvolgimento delle reti territoriali… Tante le tematiche da mettere a fuoco: famiglia, ambiente, carcere, sport, scuola, economia civile, pace, migranti, cittadinanza, eguaglianza, povertà...

Le piazze della democrazia

Nell’attuale crisi del partito politico, cioè dello strumento riconosciuto dalla Costituzione per favorire la partecipazione, un metodo che a Trieste viene proposto e sollecitato alle comunità locali è quello delle “piazze della democrazia”, in un confronto su temi specifici che coinvolga anche persone impegnate in politica, che si trovano a discutere insieme. Parrocchie, congregazioni religiose, associazioni, movimenti, attività cooperative, soggetti dell’economia civile, movimenti di opinione: tutti devono avvertire l’importanza di ripensare e ridisegnare la vita delle comunità, dando priorità all’impegno sociale e alla partecipazione alla vita democratica del Paese e dell’Europa.

Impegno civico e partecipazione politica

Alla crisi strutturale del sistema rappresentativo manifestatasi in questi anni è seguito un doppio movimento: una volontà dal basso, da parte di associazioni, movimenti e singoli cittadini, di riprendere il controllo politico attraverso attività di impegno civico e forme inedite di partecipazione politica; e la promozione dall’alto, da parte di Governi, di forme di coinvolgimento sociale e politico dei cittadini, dai primi tentativi di e-government alle diverse forme di “dibattito pubblico” nelle sue diverse forme, dalla distribuzione di informazioni alla consultazione nella presa di decisioni, alla concertazione (a monte del processo decisionale), alla co-decisione (con ruolo attivo dei cittadini nell’intero processo deliberativo).

La democrazia dal basso

Questo riavvio di democrazia dal basso può essere favorito da un rilancio della pianificazione sociale di zona, su cui richiama l’attenzione una recente ricerca Inapp (Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche, dinamiche di sviluppo della pianificazione sociale, maggio 2024, scaricabile online). È un’azione di pianificazione portata avanti, in particolare, a livello di Ambito territoriale sociale (Ats, forma di associazione tra Comuni; in Umbria si parla di Zone sociali, in numero di 12), volta a realizzare un sistema integrato di interventi e servizi sociali in un contesto orientato alla promozione della partecipazione, e dunque allo sviluppo della democrazia.

La Pianificazione di zona

Il processo di pianificazione sociale di zona e la stesura stessa del Piano di zona (introdotto dalla legge quadro di riforma socio-assistenziale 328/2000, e strumento di programmazione territoriale delle politiche sociali locali da parte dei Comuni) può essere pensato come processo partecipativo per raccogliere sia le letture dei bisogni che le proposte di molti attori locali (ricerca Inapp, p.18). Al riguardo possono ritenersi rilevanti anche le collaborazioni continuative e formalizzate con soggetti del volontariato e del terzo settore (anche con pratiche di coprogettazione).

Cittadinanza attiva

Ritorno infine su uno dei modi suaccennati attraverso cui può prendere corpo la partecipazione democratica, quello costituito dal civismo (l’impegno civico). Il riferimento è a forme di impegno civile, promosse dall’attenzione alla comunità e al perseguimento del bene comune, spesso definite come “cittadinanza attiva”, che si manifesta con la partecipazione ai processi sociali e politici presenti nella comunità. Come ha osservato Giovanni Moro, mentre nella democrazia partecipativa sono le istituzioni a includere i cittadini nei processi che stanno portando avanti, la cittadinanza attiva è un fenomeno di auto-organizzazione che può o meno incontrarsi con le istituzioni, ma che comunque rafforza la centralità delle persone e dei soggetti sociali nell’azione pubblica e nella politica.

Rimarco l’importanza di poter diffondere anche in Umbria, nei nostri territori, queste forme di partecipazione democratica.

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Pandemia porta povertà. Dati Cnel e Istat guardando a Next generation https://www.lavoce.it/pandemia-porta-poverta-dati-cnel-e-istat-guardando-a-next-generation/ Thu, 15 Apr 2021 15:36:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60117

Commercio, trasporti, terziario professionale, alloggio, ristorazione, costruzioni, servizi alla persona, sono settori di attività colpiti con violenza dalla pandemia, anche in Umbria.

Sono giorni particolari quelli che stiamo vivendo: pieni di timore per l’incertezza che ci avvolge, di apprensione per la salute e la stessa nostra vita, e per il domani dei nostri cari, in particolare dei più giovani e dei giovanissimi, e di preoccupazione anche angosciosa, per tanti tra noi, per le difficoltà presenti e future della propria situazione economica.

L'Umbria nel Rapporto Cnel sul lavoro

Per comprendere le dinamiche in corso e quelle prevedibili per il tempo a venire, ci aiutano alcune analisi seriamente condotte da osservatori autorevoli, quali il Rapporto annuale del Cnel sul mercato del lavoro 2020 (scarica il file), e l’indagine Istat sul “benessere equo e sostenibile” (Bes) per il 2020 (vai al sito Istat), entrambi disponibili su Internet per consultazione da parte dei cittadini.

Come mostra il Rapporto Cnel, la pandemia ha colpito con violenza settori di attività fondati sulle relazioni - le più diverse - tra le persone: si tratta di commercio, trasporti, terziario professionale, alloggio, ristorazione, costruzioni, servizi alla persona. Per conseguenza, ha determinato una contrazione degli occupati, delle ore lavorate per occupato, dei redditi disponibili dei lavoratori e delle loro famiglie.

In tal modo l’emergenza sanitaria ha concorso a generare delle disuguaglianze, o a inasprirne alcune che già lacerano il tessuto economico e sociale del Paese: tra settori, colpendo particolarmente i servizi; tra lavoratori, a danno di quelli poco qualificati, con minori livelli di istruzione, e con basse remunerazioni; tra classi di età, a sfavore dei più giovani; tra generi diversi, a svantaggio delle donne; tra territori, con conseguenze negative per le aree più deboli.

Si osservi che l’acuirsi di queste disuguaglianze concorre all’espansione delle povertà, al diffondersi dei processi di impoverimento e alla generazione di tensioni sociali sempre più numerose ed intense. In corrispondenza, si delineano i molteplici e complessi percorsi educativi, formativi, e di intervento normativo, indispensabili per combattere le disuguaglianze.

Dall'Istat la situazione sul “Benessere sostenibile”

Sotto il profilo del benessere economico, analizzato nel Rapporto Istat Bes 2020 (scarica il file) , con un reddito disponibile pro-capite (18.908 euro) già nel 2019 inferiore a quello italiano (19.124) e ancor più nettamente rispetto al dato del Centro Italia (20.061), l’Umbria mostra il deterioramento progressivo della sua condizione economica.

Nel 2020, come stima un’indagine di Demoscopica, si sono accumulati in Umbria 269 milioni di euro di maggiori debiti per famiglie e imprese, con 5.796 famiglie povere in più, e si sono persi 6.448 posti di lavoro (Corriere dell’Umbria, 28/3/2021).

L’analisi Istat del Bes 2020 mostra per l’Umbria valori preoccupanti rispetto a Italia e a Italia centrale, con particolare riguardo all’intensità della ricerca, alla propensione alla brevettazione, al grado di innovazione del sistema produttivo, all’incidenza di imprese con vendite web: tutti aspetti che spingono verso una composizione della domanda di lavoro sbilanciata a favore del lavoro non qualificato, o della sottovalutazione delle competenze degli occupati.

Su questi punti si vedano le recenti note dell'Agenzia Umbria ricerche (Aur) sul digitale, sul mercato del lavoro, e sui caratteri delle imprese umbre. Le direttrici di fondo previste a livello europeo per il Recovery Plan (sanità, giovani, anziani, donne, digitale, innovazione, mobilità, ambiente, conversione ecologica…) sembrano appropriate anche per un rilancio della società e dell’economia dell’Umbria, in grado di valorizzare le sue tradizioni ed eccellenze produttive, e il suo patrimonio naturale e artistico, consolidando e ammodernando il suo sistema produttivo.

Il rilancio dell'Umbria è complesso

La gestione di questo rilancio, la sua governance , potrà essere complessa: potranno essere coinvolti più livelli di governo, europeo, nazionale, regionale, locale, in un intreccio di politiche tra loro integrate (industriali, del lavoro, sociali, ambientali, infrastrutturali), con interconnessioni anche con i programmi delle regioni confinanti con l’Umbria. Cercando sempre di conciliare i criteri di efficienza con criteri di equità e di attenzione alla dignità e alla promozione delle persone. E sviluppando altresì la partecipazione alla formulazione e alla attuazione dei programmi di intervento, ossia coinvolgendo, a fianco delle istituzioni, le forze produttive, quelle sociali, e le organizzazioni della società civile.

In tale direzione, si vedano le schede di progetto Next Generation EU del perugino e del Trasimeno presentate in questi giorni. A favore di questo auspicio si pongono gli indicatori delle relazioni sociali in Umbria, secondo il Rapporto Bes: vitali e ben funzionanti. Solo l’indicatore della fiducia generalizzata ha per l’Umbria un valore assai basso nel contesto italiano.

Al riguardo, sembra opportuno che le autorità e le persone responsabili facciano il massimo per rafforzare nei cittadini questa fiducia.

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Commercio, trasporti, terziario professionale, alloggio, ristorazione, costruzioni, servizi alla persona, sono settori di attività colpiti con violenza dalla pandemia, anche in Umbria.

Sono giorni particolari quelli che stiamo vivendo: pieni di timore per l’incertezza che ci avvolge, di apprensione per la salute e la stessa nostra vita, e per il domani dei nostri cari, in particolare dei più giovani e dei giovanissimi, e di preoccupazione anche angosciosa, per tanti tra noi, per le difficoltà presenti e future della propria situazione economica.

L'Umbria nel Rapporto Cnel sul lavoro

Per comprendere le dinamiche in corso e quelle prevedibili per il tempo a venire, ci aiutano alcune analisi seriamente condotte da osservatori autorevoli, quali il Rapporto annuale del Cnel sul mercato del lavoro 2020 (scarica il file), e l’indagine Istat sul “benessere equo e sostenibile” (Bes) per il 2020 (vai al sito Istat), entrambi disponibili su Internet per consultazione da parte dei cittadini.

Come mostra il Rapporto Cnel, la pandemia ha colpito con violenza settori di attività fondati sulle relazioni - le più diverse - tra le persone: si tratta di commercio, trasporti, terziario professionale, alloggio, ristorazione, costruzioni, servizi alla persona. Per conseguenza, ha determinato una contrazione degli occupati, delle ore lavorate per occupato, dei redditi disponibili dei lavoratori e delle loro famiglie.

In tal modo l’emergenza sanitaria ha concorso a generare delle disuguaglianze, o a inasprirne alcune che già lacerano il tessuto economico e sociale del Paese: tra settori, colpendo particolarmente i servizi; tra lavoratori, a danno di quelli poco qualificati, con minori livelli di istruzione, e con basse remunerazioni; tra classi di età, a sfavore dei più giovani; tra generi diversi, a svantaggio delle donne; tra territori, con conseguenze negative per le aree più deboli.

Si osservi che l’acuirsi di queste disuguaglianze concorre all’espansione delle povertà, al diffondersi dei processi di impoverimento e alla generazione di tensioni sociali sempre più numerose ed intense. In corrispondenza, si delineano i molteplici e complessi percorsi educativi, formativi, e di intervento normativo, indispensabili per combattere le disuguaglianze.

Dall'Istat la situazione sul “Benessere sostenibile”

Sotto il profilo del benessere economico, analizzato nel Rapporto Istat Bes 2020 (scarica il file) , con un reddito disponibile pro-capite (18.908 euro) già nel 2019 inferiore a quello italiano (19.124) e ancor più nettamente rispetto al dato del Centro Italia (20.061), l’Umbria mostra il deterioramento progressivo della sua condizione economica.

Nel 2020, come stima un’indagine di Demoscopica, si sono accumulati in Umbria 269 milioni di euro di maggiori debiti per famiglie e imprese, con 5.796 famiglie povere in più, e si sono persi 6.448 posti di lavoro (Corriere dell’Umbria, 28/3/2021).

L’analisi Istat del Bes 2020 mostra per l’Umbria valori preoccupanti rispetto a Italia e a Italia centrale, con particolare riguardo all’intensità della ricerca, alla propensione alla brevettazione, al grado di innovazione del sistema produttivo, all’incidenza di imprese con vendite web: tutti aspetti che spingono verso una composizione della domanda di lavoro sbilanciata a favore del lavoro non qualificato, o della sottovalutazione delle competenze degli occupati.

Su questi punti si vedano le recenti note dell'Agenzia Umbria ricerche (Aur) sul digitale, sul mercato del lavoro, e sui caratteri delle imprese umbre. Le direttrici di fondo previste a livello europeo per il Recovery Plan (sanità, giovani, anziani, donne, digitale, innovazione, mobilità, ambiente, conversione ecologica…) sembrano appropriate anche per un rilancio della società e dell’economia dell’Umbria, in grado di valorizzare le sue tradizioni ed eccellenze produttive, e il suo patrimonio naturale e artistico, consolidando e ammodernando il suo sistema produttivo.

Il rilancio dell'Umbria è complesso

La gestione di questo rilancio, la sua governance , potrà essere complessa: potranno essere coinvolti più livelli di governo, europeo, nazionale, regionale, locale, in un intreccio di politiche tra loro integrate (industriali, del lavoro, sociali, ambientali, infrastrutturali), con interconnessioni anche con i programmi delle regioni confinanti con l’Umbria. Cercando sempre di conciliare i criteri di efficienza con criteri di equità e di attenzione alla dignità e alla promozione delle persone. E sviluppando altresì la partecipazione alla formulazione e alla attuazione dei programmi di intervento, ossia coinvolgendo, a fianco delle istituzioni, le forze produttive, quelle sociali, e le organizzazioni della società civile.

In tale direzione, si vedano le schede di progetto Next Generation EU del perugino e del Trasimeno presentate in questi giorni. A favore di questo auspicio si pongono gli indicatori delle relazioni sociali in Umbria, secondo il Rapporto Bes: vitali e ben funzionanti. Solo l’indicatore della fiducia generalizzata ha per l’Umbria un valore assai basso nel contesto italiano.

Al riguardo, sembra opportuno che le autorità e le persone responsabili facciano il massimo per rafforzare nei cittadini questa fiducia.

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Alcune idee per efficaci politiche di contrasto alla povertà https://www.lavoce.it/alcune-idee-per-efficaci-politiche-di-contrasto-alla-poverta/ Fri, 05 Mar 2021 06:00:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59416

Con la pandemia da Covid-19 la povertà ha confermato la sua natura di fenomeno complesso e pervasivo, legato strettamente alle dinamiche del sistema, quindi sensibile agli shock da cui questo è colpito, e dipendente dalle caratteristiche strutturali che lo connotano. La crisi è in primo luogo sanitaria, ma produce conseguenze drammatiche sull’economia, sull’occupazione, sull’intera società. Sono colpite massicciamente le attività produttive cosiddette (ma discutibilmente) “non essenziali”: turismo, cultura, pubblici esercizi, commercio al dettaglio, servizi alle persone. E in corrispondenza, le categorie di commercianti, artigiani, professionisti, partite Iva, collaboratori, con pesanti cadute di reddito e di occupazione. Specificamente, tra i lavoratori più colpiti figurano quelli con contratto a tempo determinato (tanto più se vicini alle scadenze), i lavoratori con basse qualifiche (con maggiori difficoltà ad applicare lo smart working), i lavoratori autonomi, atipici, stagionali (D. Mesini, L’aumento delle disuguaglianze in tempo di pandemia, welforum.it, 11/2/2021).

Crisi che aumenta le disuguaglianze

La pandemia tende dunque a produrre nuovi scarti e ad accrescere le preesistenti disuguaglianze, a loro volta generatrici di nuove povertà e di incrementi delle povertà esistenti. Le misure tampone introdotte dal Governo a beneficio di specifiche categorie (Cig, blocco dei licenziamenti, bonus) acuiscono le disuguaglianze tra i lavoratori, in ragione del diverso grado di protezione di cui questi godono (per alcuni dati per l’Umbria, vedi E. Tondini - M. Casavecchia, Coronavirus, cassa integrazione, smart working, Aur Focus, 28/1/2021) . Quanto al Reddito di cittadinanza, attuale misura più importante in Italia contro la povertà, così com’è formulato, non intercetta tutti i bisognosi (3 milioni e 735 mila percettori nel 2020, ma i poveri assoluti sarebbero più del doppio, secondo alcune stime) per mancanza di informazioni, o vergogna, o rifiuto di controlli e condizionalità; né protegge da blocchi improvvisi dell’economia, per la complessità e la rigidità delle procedure di accesso. Né il Reddito di emergenza può porre adeguato rimedio. Per la pandemia è peggiorata anche la situazione delle donne, penalizzate dalla sospensione dei servizi educativi per l’infanzia, e delle attività didattiche nelle scuole. Molto preoccupanti anche le conseguenze sui bambini e sui ragazzi: il riferimento è alle disuguaglianze in termini di opportunità di accesso all’istruzione, con espansione di povertà educativa e dispersione scolastica. Si accentuano anche le fragilità di anziani e disabili, e peggiora al contempo la situazione dei senza fissa dimora.

Serve azione integrata

Si osservi che un’azione di contrasto alla povertà deve compiersi lungo più piani. Da un lato deve erogare sussidi e sostegni immediati per garantire una vita dignitosa a chi si trova in grave difficoltà. Ma deve anche assicurare a questi la formazione delle conoscenze e delle capacità per avviare un’uscita autonoma dalla situazione di indigenza. In una visione ampia, dovrebbe altresì contrastare le disuguaglianze esistenti, ed eventuali processi che portino all’impoverimento di determinate fasce di popolazione. E in questa direzione dovrebbe impegnarsi a superare le criticità strutturali che ne sono all’origine : si pensi ai caratteri del mercato del lavoro, che generano attualmente tali difficoltà sotto la spinta degli effetti della pandemia. Si tratta dunque di un’azione complessa, composta di più politiche tra loro integrate, che si svolge lungo diversi orizzonti temporali, di breve o brevissimo termine, ma anche di medio e lungo periodo.

La Caritas di Perugia

Anche l’azione della Caritas diocesana di Perugia si svolge lungo più piani: a fianco dell’erogazione di beni, servizi e sussidi per contenere le difficoltà del presente, interviene per promuovere formazione professionale e inserimento lavorativo, per assicurare una maggiore efficacia della didattica, per favorire lo sviluppo della protezione civile universale, per sviluppare le capacità degli anziani… È chiaro come una politica efficace contro la povertà si basi sul ricorso razionale ad un complesso organico di politiche tra loro integrate, e debba perciò fondarsi su un approccio programmatico e progettuale (da auspicare anche per l’Umbria), con adeguato coinvolgimento di operatori e cittadini. A spingere verso innovazioni e politiche sociali sempre nuove e migliori, a livello territoriale, possono contribuire il processo e il percorso di co-progettazione, in corso in molte aree del nostro Paese, che istituzioni ed enti della società civile possono e devono perseguire, così da mettere in rete le energie del Paese, combinando competenze ed esperienze complementari, e rispondendo a una domanda crescente di partecipazione (L. Becchetti - A. Moretti,  Avvenire, 23/2/2021).]]>

Con la pandemia da Covid-19 la povertà ha confermato la sua natura di fenomeno complesso e pervasivo, legato strettamente alle dinamiche del sistema, quindi sensibile agli shock da cui questo è colpito, e dipendente dalle caratteristiche strutturali che lo connotano. La crisi è in primo luogo sanitaria, ma produce conseguenze drammatiche sull’economia, sull’occupazione, sull’intera società. Sono colpite massicciamente le attività produttive cosiddette (ma discutibilmente) “non essenziali”: turismo, cultura, pubblici esercizi, commercio al dettaglio, servizi alle persone. E in corrispondenza, le categorie di commercianti, artigiani, professionisti, partite Iva, collaboratori, con pesanti cadute di reddito e di occupazione. Specificamente, tra i lavoratori più colpiti figurano quelli con contratto a tempo determinato (tanto più se vicini alle scadenze), i lavoratori con basse qualifiche (con maggiori difficoltà ad applicare lo smart working), i lavoratori autonomi, atipici, stagionali (D. Mesini, L’aumento delle disuguaglianze in tempo di pandemia, welforum.it, 11/2/2021).

Crisi che aumenta le disuguaglianze

La pandemia tende dunque a produrre nuovi scarti e ad accrescere le preesistenti disuguaglianze, a loro volta generatrici di nuove povertà e di incrementi delle povertà esistenti. Le misure tampone introdotte dal Governo a beneficio di specifiche categorie (Cig, blocco dei licenziamenti, bonus) acuiscono le disuguaglianze tra i lavoratori, in ragione del diverso grado di protezione di cui questi godono (per alcuni dati per l’Umbria, vedi E. Tondini - M. Casavecchia, Coronavirus, cassa integrazione, smart working, Aur Focus, 28/1/2021) . Quanto al Reddito di cittadinanza, attuale misura più importante in Italia contro la povertà, così com’è formulato, non intercetta tutti i bisognosi (3 milioni e 735 mila percettori nel 2020, ma i poveri assoluti sarebbero più del doppio, secondo alcune stime) per mancanza di informazioni, o vergogna, o rifiuto di controlli e condizionalità; né protegge da blocchi improvvisi dell’economia, per la complessità e la rigidità delle procedure di accesso. Né il Reddito di emergenza può porre adeguato rimedio. Per la pandemia è peggiorata anche la situazione delle donne, penalizzate dalla sospensione dei servizi educativi per l’infanzia, e delle attività didattiche nelle scuole. Molto preoccupanti anche le conseguenze sui bambini e sui ragazzi: il riferimento è alle disuguaglianze in termini di opportunità di accesso all’istruzione, con espansione di povertà educativa e dispersione scolastica. Si accentuano anche le fragilità di anziani e disabili, e peggiora al contempo la situazione dei senza fissa dimora.

Serve azione integrata

Si osservi che un’azione di contrasto alla povertà deve compiersi lungo più piani. Da un lato deve erogare sussidi e sostegni immediati per garantire una vita dignitosa a chi si trova in grave difficoltà. Ma deve anche assicurare a questi la formazione delle conoscenze e delle capacità per avviare un’uscita autonoma dalla situazione di indigenza. In una visione ampia, dovrebbe altresì contrastare le disuguaglianze esistenti, ed eventuali processi che portino all’impoverimento di determinate fasce di popolazione. E in questa direzione dovrebbe impegnarsi a superare le criticità strutturali che ne sono all’origine : si pensi ai caratteri del mercato del lavoro, che generano attualmente tali difficoltà sotto la spinta degli effetti della pandemia. Si tratta dunque di un’azione complessa, composta di più politiche tra loro integrate, che si svolge lungo diversi orizzonti temporali, di breve o brevissimo termine, ma anche di medio e lungo periodo.

La Caritas di Perugia

Anche l’azione della Caritas diocesana di Perugia si svolge lungo più piani: a fianco dell’erogazione di beni, servizi e sussidi per contenere le difficoltà del presente, interviene per promuovere formazione professionale e inserimento lavorativo, per assicurare una maggiore efficacia della didattica, per favorire lo sviluppo della protezione civile universale, per sviluppare le capacità degli anziani… È chiaro come una politica efficace contro la povertà si basi sul ricorso razionale ad un complesso organico di politiche tra loro integrate, e debba perciò fondarsi su un approccio programmatico e progettuale (da auspicare anche per l’Umbria), con adeguato coinvolgimento di operatori e cittadini. A spingere verso innovazioni e politiche sociali sempre nuove e migliori, a livello territoriale, possono contribuire il processo e il percorso di co-progettazione, in corso in molte aree del nostro Paese, che istituzioni ed enti della società civile possono e devono perseguire, così da mettere in rete le energie del Paese, combinando competenze ed esperienze complementari, e rispondendo a una domanda crescente di partecipazione (L. Becchetti - A. Moretti,  Avvenire, 23/2/2021).]]>