Francesco Carlini, Autore presso LaVoce https://www.lavoce.it/author/francesco-carlini/ Settimanale di informazione regionale Fri, 24 Nov 2023 14:12:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Francesco Carlini, Autore presso LaVoce https://www.lavoce.it/author/francesco-carlini/ 32 32 Anno Accademico dell’ITA e dell’ISSRA di Assisi inaugurato dal cardinale Mario Grech https://www.lavoce.it/anno-accademico-dellita-e-dellissra-di-assisi-inaugurato-dal-cardinale-mario-grech/ https://www.lavoce.it/anno-accademico-dellita-e-dellissra-di-assisi-inaugurato-dal-cardinale-mario-grech/#respond Fri, 24 Nov 2023 14:08:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74078 Anno Accademico 2023-24

"Una Chiesa sinodale è una Chiesa ministeriale dove il santo popolo di Dio, rispettando i carismi e le vocazioni, cammina insieme, sotto la guida del vescovo che non può annunciare il Vangelo da solo. Tutti i battezzati, in forza del Battesimo partecipano al Sacerdozio comune di Cristo e allora tutti sono anche in grado di svolgere un ministero".

Così il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria del Sinodo dei Vescovi, a margine dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2023-24 dell’Istituto Teologico (ITA) e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi, svoltasi venerdì 24 novembre, nell’Aula magna dei due Istituti, presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI, invitato a tenere la prolusione dedicata al tema Sinodalità e ministeri ecclesiali.

La prolusione per l'inaugurazione dell'Anno Accademico

"Una Chiesa ministeriale -ha commentato il porporato- sarà in grado di evangelizzare meglio il mondo di oggi e il Sinodo sta lavorando sul tema di una Chiesa sinodale di comunione e partecipazione. La partecipazione vuol dire anche la ministerialità per l’evangelizzazione e la missione".

Rispondendo ad una domanda sul rapporto Sinodo-Comunicazione, il cardinale Grech ha precisato che è fondamentale l’opera dei mezzi di comunicazione.

"A prescindere -ha detto- se laici o di espressione cattolica, per far conoscere e comprendere il lavoro del Sinodo che non è una riflessione autoreferenziale, ma un contributo di evangelizzazione che la Chiesa dà al mondo attraverso la sua missione. E se noi vogliamo dialogare con il mondo, non possiamo trascurare la comunicazione".

Alla cerimonia inaugurale hanno partecipato numerosi studenti e docenti delle due Istituzioni accademiche e ad introdurre e commentare la prolusione del cardinale, sono stati il preside dell’ITA, padre Giulio Michelini (Ofm), il direttore dell’ISSRA, suor Roberta Vinerba, e l’arcivescovo monsignor Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e moderatore delle due Istituti, che ha ringraziato l’ospite nel dire

"I nostri ringraziamenti diventano anche un impegno per le nostre. Tutto quello che abbiamo ascoltato ci interpella: è la comunità cristiana, infatti, che deve suscitare e generare i ministeri. Non è qualcuno che si autocandida a riceverli, oppure il ministero viene dato come premio alla fedeltà per il servizio, ma è la stessa comunità cristiana che sa riconoscere dei carismi e li fa diventare ministeri".

Come è consuetudine la giornata inaugurale dell’Anno Accademico dell’ITA e dell’ISSRA è iniziata con la celebrazione eucaristica nella chiesa interna al Seminario, presieduta dall’arcivescovo Boccardo, che, nell’omelia, ha ricordato quanto siano più che mai necessari l'esempio e l'azione concreta in un tempo in cui tutto sembra fatto apposta per contaminare i cuori.

"Rendere facile la profanazione -ha sottolineato il presidente della Ceu- mettere in ridicolo ogni forma di impegno, di ascetica, di vera moralità, in questo tempo così molle, così indulgente con se stesso. Questo, perché sono le opere che attestano e certificano il valore della testimonianza: se visibilità ci deve essere, ha da essere visibilità di persone più che di sigle, di azioni più che di parole, di comportamenti più che di proclami. Anche a questo fine deve tendere - mi pare - l’importante e benemerita attività quotidiana dei nostri Istituti che, con la ricerca, lo studio, il confronto, scrutano il mistero di Dio per meglio comprendere e servire il mistero dell’uomo".

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Anno Accademico 2023-24

"Una Chiesa sinodale è una Chiesa ministeriale dove il santo popolo di Dio, rispettando i carismi e le vocazioni, cammina insieme, sotto la guida del vescovo che non può annunciare il Vangelo da solo. Tutti i battezzati, in forza del Battesimo partecipano al Sacerdozio comune di Cristo e allora tutti sono anche in grado di svolgere un ministero".

Così il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria del Sinodo dei Vescovi, a margine dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2023-24 dell’Istituto Teologico (ITA) e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi, svoltasi venerdì 24 novembre, nell’Aula magna dei due Istituti, presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI, invitato a tenere la prolusione dedicata al tema Sinodalità e ministeri ecclesiali.

La prolusione per l'inaugurazione dell'Anno Accademico

"Una Chiesa ministeriale -ha commentato il porporato- sarà in grado di evangelizzare meglio il mondo di oggi e il Sinodo sta lavorando sul tema di una Chiesa sinodale di comunione e partecipazione. La partecipazione vuol dire anche la ministerialità per l’evangelizzazione e la missione".

Rispondendo ad una domanda sul rapporto Sinodo-Comunicazione, il cardinale Grech ha precisato che è fondamentale l’opera dei mezzi di comunicazione.

"A prescindere -ha detto- se laici o di espressione cattolica, per far conoscere e comprendere il lavoro del Sinodo che non è una riflessione autoreferenziale, ma un contributo di evangelizzazione che la Chiesa dà al mondo attraverso la sua missione. E se noi vogliamo dialogare con il mondo, non possiamo trascurare la comunicazione".

Alla cerimonia inaugurale hanno partecipato numerosi studenti e docenti delle due Istituzioni accademiche e ad introdurre e commentare la prolusione del cardinale, sono stati il preside dell’ITA, padre Giulio Michelini (Ofm), il direttore dell’ISSRA, suor Roberta Vinerba, e l’arcivescovo monsignor Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e moderatore delle due Istituti, che ha ringraziato l’ospite nel dire

"I nostri ringraziamenti diventano anche un impegno per le nostre. Tutto quello che abbiamo ascoltato ci interpella: è la comunità cristiana, infatti, che deve suscitare e generare i ministeri. Non è qualcuno che si autocandida a riceverli, oppure il ministero viene dato come premio alla fedeltà per il servizio, ma è la stessa comunità cristiana che sa riconoscere dei carismi e li fa diventare ministeri".

Come è consuetudine la giornata inaugurale dell’Anno Accademico dell’ITA e dell’ISSRA è iniziata con la celebrazione eucaristica nella chiesa interna al Seminario, presieduta dall’arcivescovo Boccardo, che, nell’omelia, ha ricordato quanto siano più che mai necessari l'esempio e l'azione concreta in un tempo in cui tutto sembra fatto apposta per contaminare i cuori.

"Rendere facile la profanazione -ha sottolineato il presidente della Ceu- mettere in ridicolo ogni forma di impegno, di ascetica, di vera moralità, in questo tempo così molle, così indulgente con se stesso. Questo, perché sono le opere che attestano e certificano il valore della testimonianza: se visibilità ci deve essere, ha da essere visibilità di persone più che di sigle, di azioni più che di parole, di comportamenti più che di proclami. Anche a questo fine deve tendere - mi pare - l’importante e benemerita attività quotidiana dei nostri Istituti che, con la ricerca, lo studio, il confronto, scrutano il mistero di Dio per meglio comprendere e servire il mistero dell’uomo".

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San Martino in Trignano, l’arcivescovo Boccardo dedicherà la chiesa https://www.lavoce.it/san-martino-in-trignano-larcivescovo-boccardo-dedichera-la-chiesa/ https://www.lavoce.it/san-martino-in-trignano-larcivescovo-boccardo-dedichera-la-chiesa/#respond Fri, 10 Nov 2023 14:29:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73949 San Martino in Trignano

Sabato 11 novembre alle ore 18 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo presiederà la Messa per la dedicazione della chiesa e dell’altare a San Martino in Trignano di Spoleto. Col Presule concelebreranno: don Edoardo Rossi, Pievano, don Salvatore Ficarra, il diacono Claudio Vandini. La sera prima, venerdì 10 novembre alle 21, monsignor Boccardo presiederà, sempre a San Martino, la veglia di Taizè in preparazione alla dedicazione.

Le parole del Pievano don Edoardo Rossi

Sarà un momento di giubilo non solo per la frazione di San Martinoi n Trignano, ma anche per tutte le comunità della neonata Pievania: Baiano, Firenzuola, Montemartano e Sant'Angelo in Mercole.

"La dedicazione di una chiesa -afferma il Pievano don Edoardo Rossi- è un evento importante per l’intera Diocesi. Lo è in modo particolare per la nostra Pievania. Questa celebrazione, dopo quella di ingresso (mio, di don Salvatore e del diacono Claudio)  è la prima che accomuna tutte le zone di questa vasta realtà. Dedichiamo la chiesa proprio il giorno del suo titolare, San Martino di Tours. La sua specificità è stata l’attenzione ai poveri. E le varie comunità della Pievania saranno coinvolte con dei segni di attenzione a chi è in difficoltà. E poi i cori si sono riuniti per questa celebrazione. Tutto ciò è molto bello".

I lavori, fortemente voluti dal compianto parroco don Gianfranco Formenton

La zona dell’aula liturgica è rimasta invariata, mentre è stata rifatta completamente, ampliandola con un progetto architettonico sobrio e che ben lega con la parte vecchia, l’area presbiterale, ricavando anche una cappella feriale. Tutto ciò per rispondere ad una duplice esigenza: l’aumento della popolazione nella zona dell’Alta Marroggia del Comune di Spoleto e la necessità di adeguare la chiesa alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II.

I lavori sono stati coordinati dall’architetto Alessandro Bruni. Importo complessivo 2.010.000,00 euro, di cui: 1.500.000,00 fondi CEI 8x1000; 150.000,00 fondi dell’Archidiocesi; 60.000,00 euro fondi della parrocchia; 100.000,00 euro tra offerte popolazione e ricavo della rivendita del ponteggio; 200.000,00 euro del Fondo PSR Regione Umbria. Chi ha voluto fortemente tutto ciò, profondendo un grande impegno, è stato il compianto parroco di San Martino don Gianfranco Formenton, tornato alla Casa del Padre lo scorso gennaio a causa di un arresto cardiaco.

"Dal cielo -dice don Edoardo- farà festa insieme a noi"

I lavori, oltre all’ampliamento della chiesa, hanno consentito anche di realizzare dei locali idonei per le attività pastorali, oltre alla sistemazione della canonica. L’altare, l’ambone, la sede e il vaso del cero pasquale sono stati realizzati col marmo bianco di Carrara. La statua di San Martino di Tours e quella della Vergine Maria sono state realizzate in bronzo. L’artista è Armando Moriconi di Foligno.

Un po’ di storia della chiesa di San Martino in Trignano

La prima pietra è stata posta il 7 aprile 1952 dall’arcivescovo Mario Raffaele Radossi, essendo parroco don Pietro Gasperini; la chiesa, poi, è stata solennemente consacrata il 26 maggio 1984 dall’arcivescovo Ottorino Pietro Alberti, essendo parroco don Luigi Runci; i lavori di ampliamento sono stati eseguiti negli ultimi anni, essendo parroco don Gianfranco Formenton; la nuova dedicazione avviene l’11 novembre 2023 da parte dell’arcivescovo Renato Boccardo, essendo Pievano don Edoardo Rossi.

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San Martino in Trignano

Sabato 11 novembre alle ore 18 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo presiederà la Messa per la dedicazione della chiesa e dell’altare a San Martino in Trignano di Spoleto. Col Presule concelebreranno: don Edoardo Rossi, Pievano, don Salvatore Ficarra, il diacono Claudio Vandini. La sera prima, venerdì 10 novembre alle 21, monsignor Boccardo presiederà, sempre a San Martino, la veglia di Taizè in preparazione alla dedicazione.

Le parole del Pievano don Edoardo Rossi

Sarà un momento di giubilo non solo per la frazione di San Martinoi n Trignano, ma anche per tutte le comunità della neonata Pievania: Baiano, Firenzuola, Montemartano e Sant'Angelo in Mercole.

"La dedicazione di una chiesa -afferma il Pievano don Edoardo Rossi- è un evento importante per l’intera Diocesi. Lo è in modo particolare per la nostra Pievania. Questa celebrazione, dopo quella di ingresso (mio, di don Salvatore e del diacono Claudio)  è la prima che accomuna tutte le zone di questa vasta realtà. Dedichiamo la chiesa proprio il giorno del suo titolare, San Martino di Tours. La sua specificità è stata l’attenzione ai poveri. E le varie comunità della Pievania saranno coinvolte con dei segni di attenzione a chi è in difficoltà. E poi i cori si sono riuniti per questa celebrazione. Tutto ciò è molto bello".

I lavori, fortemente voluti dal compianto parroco don Gianfranco Formenton

La zona dell’aula liturgica è rimasta invariata, mentre è stata rifatta completamente, ampliandola con un progetto architettonico sobrio e che ben lega con la parte vecchia, l’area presbiterale, ricavando anche una cappella feriale. Tutto ciò per rispondere ad una duplice esigenza: l’aumento della popolazione nella zona dell’Alta Marroggia del Comune di Spoleto e la necessità di adeguare la chiesa alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II.

I lavori sono stati coordinati dall’architetto Alessandro Bruni. Importo complessivo 2.010.000,00 euro, di cui: 1.500.000,00 fondi CEI 8x1000; 150.000,00 fondi dell’Archidiocesi; 60.000,00 euro fondi della parrocchia; 100.000,00 euro tra offerte popolazione e ricavo della rivendita del ponteggio; 200.000,00 euro del Fondo PSR Regione Umbria. Chi ha voluto fortemente tutto ciò, profondendo un grande impegno, è stato il compianto parroco di San Martino don Gianfranco Formenton, tornato alla Casa del Padre lo scorso gennaio a causa di un arresto cardiaco.

"Dal cielo -dice don Edoardo- farà festa insieme a noi"

I lavori, oltre all’ampliamento della chiesa, hanno consentito anche di realizzare dei locali idonei per le attività pastorali, oltre alla sistemazione della canonica. L’altare, l’ambone, la sede e il vaso del cero pasquale sono stati realizzati col marmo bianco di Carrara. La statua di San Martino di Tours e quella della Vergine Maria sono state realizzate in bronzo. L’artista è Armando Moriconi di Foligno.

Un po’ di storia della chiesa di San Martino in Trignano

La prima pietra è stata posta il 7 aprile 1952 dall’arcivescovo Mario Raffaele Radossi, essendo parroco don Pietro Gasperini; la chiesa, poi, è stata solennemente consacrata il 26 maggio 1984 dall’arcivescovo Ottorino Pietro Alberti, essendo parroco don Luigi Runci; i lavori di ampliamento sono stati eseguiti negli ultimi anni, essendo parroco don Gianfranco Formenton; la nuova dedicazione avviene l’11 novembre 2023 da parte dell’arcivescovo Renato Boccardo, essendo Pievano don Edoardo Rossi.

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Messa dell’arcivescovo Boccardo nel cantiere della Basilica di San Benedetto https://www.lavoce.it/messa-dellarcivescovo-boccardo-nel-cantiere-della-basilica-di-san-benedetto/ https://www.lavoce.it/messa-dellarcivescovo-boccardo-nel-cantiere-della-basilica-di-san-benedetto/#respond Mon, 30 Oct 2023 15:15:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73855 celebrazione nella basilica di san benedetto

Dopo sette anni è stata nuovamente celebrata la Messa nella Basilica di San Benedetto a Norcia, chiesa che è stata distrutta dal terremoto del 30 ottobre 2016 e che è sulla via della piena ricostruzione. È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, ha presiedere lunedì 30 ottobre 2023 alle ore 11.30 l’Eucaristia nell’edificio di culto costruito sulla casa natale dei Santi Benedetto e Scolastica. Una giornata emozionante e storica per la comunità nursina. La liturgia è stata animata nel canto dalla corale parrocchiale. Col Presule hanno concelebrato don Marco Rufini e don Luciano Avenati. C’erano anche due monaci benedettini del monastero di San Benedetto in Monte.

All’interno della chiesa hanno trovato posto oltre centocinquanta fedeli e una cinquantina di rappresentanti delle istituzioni, oltre agli operatori della comunicazione. Tra le autorità c’erano: il commissario straordinario di Governo ai fini della ricostruzione nei territori dei comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall'evento sismico del 2016 senatore Guido Castelli; il presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei; il sindaco facente funzione di Norcia Giuliano Boccanera; il soprintendete speciale per le aree colpite dal sisma Paolo Iannelli. Per l’occasione è tornato a Norcia anche l’ex commissario Giovanni Legnini.

Tanti fardelli gravosi hanno motivato lo scoraggiamento

 "Il terremoto del 2016 -ha detto l’arcivescovo Boccardo nell’omelia- ci ha piegati, togliendoci le case e i luoghi di lavoro, privandoci di monumenti, maestosi o semplici, che raccontavano storie di vita e di fede e racchiudevano ed esprimevano l’identità delle popolazioni; ha generato una cesura tra passato e futuro. Poi la lentezza della ricostruzione, gli intoppi burocratici, le difficoltà nella ripresa lavorativa ed economica, la tragedia della pandemia, il lievitare dei prezzi delle materie prime: tanti fardelli gravosi che hanno acuito la fatica e motivato lo scoraggiamento".

Il grazie del Vescovo agli attori della ricostruzione della Basilica di San Benedetto

 "Dall’angosciante desolazione prodotta dal terremoto -ha detto ancora l'arcivescovo- è sbocciata tanta solidarietà che, come la fioritura di Castelluccio, ha riempito di colore il grigiore della polvere dei crolli e delle macerie; e la sofferenza e la paura si sono stemperate nella speranza di un futuro che ancora potrà esserci. Non possiamo dimenticare il coinvolgimento attento delle Istituzioni pubbliche e dei diversi Enti statali e locali, in particolare della Struttura Commissariale con gli Onorevoli Legnini e Castelli. Significativo è stato inoltre l'impegno delle massime Istituzioni europee a finanziare l'opera di ricostruzione di questa Basilica, riconoscendo implicitamente il ruolo insostituibile per l'Europa del Cristianesimo e della cultura che ha saputo ispirare. Grazie a questo intrecciarsi di passione, competenze e sogni, ci è possibile oggi convenire eccezionalmente qui per abitare questi muri così cari ai nursini e a tutti noi.

Mi faccio dunque volentieri interprete della comune gratitudine e ammirazione nei confronti del Ministero della Cultura, dell’ENI, degli altri Enti qui autorevolmente rappresentati e della Società COBAR con le sue maestranze: grazie a tutti loro ritroviamo per qualche ora questa aula liturgica per celebrarvi, non senza commozione, il sacrificio eucaristico".

Ricostruzione della Basilica di San Benedetto è la capacità dell’uomo di risollevarsi

"Questo edificio sacro -ha proseguito il Presule- è diventato l'emblema del sisma, ma è ancora di più la prova della capacità dell'essere umano di risollevarsi, di tornare a sperare, di guardare in alto e, con la forza di questo sguardo, tornare verso la terra e porre tutta l'intelligenza, la maestria, la fantasia e l'impegno al servizio di un comune riscatto, per risollevare, insieme alle mura delle case, dei luoghi di lavoro e delle chiese, anche il morale delle persone e delle comunità e per risvegliare la gioia di vivere".

Guardare avanti con sguardo lungo

 "Ci piace pensare -ha concluso l’arcivescovo- al tempo della ricostruzione che ancora ci attende come ad una grande occasione per compiere un salto di qualità nella vita quotidiana. Dobbiamo guardare avanti con sguardo lungo; attenerci fedelmente non alle opinioni correnti e ai calcoli interessati ma a ciò che è vero, buono e giusto; non accontentarci di un ottimismo senza fondamento ma alimentare e custodire la speranza. Dobbiamo riscoprire sempre di nuovo le virtù civiche come l’onestà, la volontà di servizio, l’impegno per il bene comune, l’attenzione agli ultimi, la salvaguardia dei diritti di tutti; realizzare una stagione in cui tornino a risplendere il coraggio, la sobrietà, la responsabilità, il dialogo, l’unità e nello stesso tempo competenze politiche e tecniche da mettere insieme in un gioco di squadra, indispensabile per conseguire quel risultato che tutti attendiamo e che esprima ancora creatività e crescita per una autentica rinascita dei nostri borghi e delle nostre città. Oggi siamo tutti ammirati e commossi guardando queste pareti ricomposte e la leggerezza ed eleganza delle capriate lignee sopra le nostre teste, e sogniamo di poter presto contemplare la Basilica di San Benedetto in tutta la sua ritrovata bellezza".

Benedizione delle campane

 Al termine della Messa, Vescovo, autorità e fedeli si sono recati all’esterno della Basilica per benedire due nuove campane che, non appena possibile, verranno issate nella torre campanaria della chiesa. Una è dedicata a San Benedetto e una a Santa Scolastica.

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celebrazione nella basilica di san benedetto

Dopo sette anni è stata nuovamente celebrata la Messa nella Basilica di San Benedetto a Norcia, chiesa che è stata distrutta dal terremoto del 30 ottobre 2016 e che è sulla via della piena ricostruzione. È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, ha presiedere lunedì 30 ottobre 2023 alle ore 11.30 l’Eucaristia nell’edificio di culto costruito sulla casa natale dei Santi Benedetto e Scolastica. Una giornata emozionante e storica per la comunità nursina. La liturgia è stata animata nel canto dalla corale parrocchiale. Col Presule hanno concelebrato don Marco Rufini e don Luciano Avenati. C’erano anche due monaci benedettini del monastero di San Benedetto in Monte.

All’interno della chiesa hanno trovato posto oltre centocinquanta fedeli e una cinquantina di rappresentanti delle istituzioni, oltre agli operatori della comunicazione. Tra le autorità c’erano: il commissario straordinario di Governo ai fini della ricostruzione nei territori dei comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall'evento sismico del 2016 senatore Guido Castelli; il presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei; il sindaco facente funzione di Norcia Giuliano Boccanera; il soprintendete speciale per le aree colpite dal sisma Paolo Iannelli. Per l’occasione è tornato a Norcia anche l’ex commissario Giovanni Legnini.

Tanti fardelli gravosi hanno motivato lo scoraggiamento

 "Il terremoto del 2016 -ha detto l’arcivescovo Boccardo nell’omelia- ci ha piegati, togliendoci le case e i luoghi di lavoro, privandoci di monumenti, maestosi o semplici, che raccontavano storie di vita e di fede e racchiudevano ed esprimevano l’identità delle popolazioni; ha generato una cesura tra passato e futuro. Poi la lentezza della ricostruzione, gli intoppi burocratici, le difficoltà nella ripresa lavorativa ed economica, la tragedia della pandemia, il lievitare dei prezzi delle materie prime: tanti fardelli gravosi che hanno acuito la fatica e motivato lo scoraggiamento".

Il grazie del Vescovo agli attori della ricostruzione della Basilica di San Benedetto

 "Dall’angosciante desolazione prodotta dal terremoto -ha detto ancora l'arcivescovo- è sbocciata tanta solidarietà che, come la fioritura di Castelluccio, ha riempito di colore il grigiore della polvere dei crolli e delle macerie; e la sofferenza e la paura si sono stemperate nella speranza di un futuro che ancora potrà esserci. Non possiamo dimenticare il coinvolgimento attento delle Istituzioni pubbliche e dei diversi Enti statali e locali, in particolare della Struttura Commissariale con gli Onorevoli Legnini e Castelli. Significativo è stato inoltre l'impegno delle massime Istituzioni europee a finanziare l'opera di ricostruzione di questa Basilica, riconoscendo implicitamente il ruolo insostituibile per l'Europa del Cristianesimo e della cultura che ha saputo ispirare. Grazie a questo intrecciarsi di passione, competenze e sogni, ci è possibile oggi convenire eccezionalmente qui per abitare questi muri così cari ai nursini e a tutti noi.

Mi faccio dunque volentieri interprete della comune gratitudine e ammirazione nei confronti del Ministero della Cultura, dell’ENI, degli altri Enti qui autorevolmente rappresentati e della Società COBAR con le sue maestranze: grazie a tutti loro ritroviamo per qualche ora questa aula liturgica per celebrarvi, non senza commozione, il sacrificio eucaristico".

Ricostruzione della Basilica di San Benedetto è la capacità dell’uomo di risollevarsi

"Questo edificio sacro -ha proseguito il Presule- è diventato l'emblema del sisma, ma è ancora di più la prova della capacità dell'essere umano di risollevarsi, di tornare a sperare, di guardare in alto e, con la forza di questo sguardo, tornare verso la terra e porre tutta l'intelligenza, la maestria, la fantasia e l'impegno al servizio di un comune riscatto, per risollevare, insieme alle mura delle case, dei luoghi di lavoro e delle chiese, anche il morale delle persone e delle comunità e per risvegliare la gioia di vivere".

Guardare avanti con sguardo lungo

 "Ci piace pensare -ha concluso l’arcivescovo- al tempo della ricostruzione che ancora ci attende come ad una grande occasione per compiere un salto di qualità nella vita quotidiana. Dobbiamo guardare avanti con sguardo lungo; attenerci fedelmente non alle opinioni correnti e ai calcoli interessati ma a ciò che è vero, buono e giusto; non accontentarci di un ottimismo senza fondamento ma alimentare e custodire la speranza. Dobbiamo riscoprire sempre di nuovo le virtù civiche come l’onestà, la volontà di servizio, l’impegno per il bene comune, l’attenzione agli ultimi, la salvaguardia dei diritti di tutti; realizzare una stagione in cui tornino a risplendere il coraggio, la sobrietà, la responsabilità, il dialogo, l’unità e nello stesso tempo competenze politiche e tecniche da mettere insieme in un gioco di squadra, indispensabile per conseguire quel risultato che tutti attendiamo e che esprima ancora creatività e crescita per una autentica rinascita dei nostri borghi e delle nostre città. Oggi siamo tutti ammirati e commossi guardando queste pareti ricomposte e la leggerezza ed eleganza delle capriate lignee sopra le nostre teste, e sogniamo di poter presto contemplare la Basilica di San Benedetto in tutta la sua ritrovata bellezza".

Benedizione delle campane

 Al termine della Messa, Vescovo, autorità e fedeli si sono recati all’esterno della Basilica per benedire due nuove campane che, non appena possibile, verranno issate nella torre campanaria della chiesa. Una è dedicata a San Benedetto e una a Santa Scolastica.

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La Chiesa umbra verso una nuova Assemblea (Foligno, 28 maggio) https://www.lavoce.it/chiesa-umbra-verso-assemblea-foligno-28-maggio/ Thu, 26 May 2022 14:50:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66915 assemblea ecclesiale regionale foligno 2019

Dopo quella del 18 e 19 ottobre 2019, i Vescovi umbri promuovono una nuova Assemblea ecclesiale regionale il 28 maggio, sempre nella chiesa di San Paolo a Foligno. Ne parliamo con mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale regionale.

Ripartiamo da quanto vissuto a Foligno nel 2019...

“È stata una significativa esperienza di Chiesa, che ha aperto belle prospettive per quanto riguarda la collaborazione tra le diocesi, e direi che ha quasi anticipato quanto Papa Francesco e i Vescovi italiani ci hanno chiesto di mettere in atto con il cammino sinodale. Ci siamo trovati, abbiamo riflettuto insieme, abbiamo rivolto uno sguardo d’amore alle nostre Chiese e alla nostra regione, domandandoci: come cristiani all’interno di questa società, cosa dobbiamo fare per annunciare la gioia del Vangelo? Sono nate riflessioni ricche e feconde affidate poi alla responsabilità e all’accoglienza di ciascuna delle nostre Chiese diocesane”.

Poi è giunta la pandemia… “Esatto. Ci siamo bloccati lungo il cammino, e quello che allora era nato si è in qualche modo interrotto. Adesso come Vescovi abbiamo pensato che quel patrimonio e quella bellissima esperienza dovevano essere ripresi e rivitalizzati. Ecco allora l’iniziativa di ritrovarci ancora una volta a Foligno per una giornata di ulteriore riflessione. Abbiamo bisogno di rimetterci insieme, di consolidare quei rapporti di fraternità, di amicizia e di comunione che la pandemia ha indebolito e sfilacciato. Non si tratta dunque di aggiungere qualche cosa alle diverse esperienze di cammino sinodale che già sono in atto nelle nostre diocesi, bensì di potenziare questa esperienza di comunione, di ascolto reciproco, di sogno condiviso. Ecco il senso della giornata del 28 maggio”.

Come si svolgerà?

“Abbiamo chiesto a mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, di aiutarci a leggere quanto stiamo vivendo e a guardare avanti individuando alcune prospettive condivise. Ci introdurrà al lavoro e ci consegnerà tre piste di riflessione che poi cercheremo di approfondire nei gruppi. L’obiettivo è far emergere alcuni temi centrali che poi potremmo riprendere in un’assemblea più generale delle nostre Chiese. Non si tratta di definire un programma, ma di vivere un’esperienza di ascolto reciproco, di comunione e di comunicazione dalla quale, proprio grazie a questo lavoro sinodale, potrebbero emergere gradualmente alcuni punti particolarmente preziosi per il cammino comune”.

 

Programma dell’Assemblea e relatore

A guidare i lavori dell’Assemblea ecclesiale regionale, il 28 maggio a Foligno, è mons. Erio Castellucci, uno dei tre vice presidenti della Cei. Mons. Castellucci ha il titolo di “arcivescovo abate” di Modena Nonantola, nonché quello di vescovo di Carpi.

Nato a Forlì l’8 luglio 1960, è stato ordinato sacerdote nel 1984. Dal 2015 è vescovo di Modena, e dal 2020 della diocesi di Carpi, unita alla precedente in persona episcopi ... quindi può ben comprendere la situazione di ben quattro su otto diocesi umbre al momento attuale. Dal 2021 mons. Castellucci è anche diventato vice presidente della Cei. È inoltre consultore della Congregazione per il clero e soprattutto, tra i motivi più interessanti per invitarlo a Foligno, consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi.

 

Il programma della giornata prevede l’accoglienza presso la parrocchia di San Paolo apostolo (o “chiesa di Fuksas”) a partire dalle ore 9, seguita dall’invocazione allo Spirito santo.

Alle ore 10 l’intervento di mons. Castellucci, sul tema “Quale ripresa? Per una sapienza pastorale dopo la pandemia”. Dopo un’oretta e una breve pausa, ha luogo la discussione tra il relatore e i partecipanti. Fatta la pausa pranzo, alle 14.30 i partecipanti si ritrovano nei gruppi di lavoro per elaborare gli spunti raccolti in mattinata. Alle ore 18 l’Assemblea si conclude con la recita dei primi vespri della solennità dell’Ascensione di Cristo.

L’evento potrà essere seguito in diretta dal canale Youtube Chiesa in Umbria , sulla pagina Facebook del settimanale La Voce e su www.lavoce.it .

 
  Rispetto al 2019, alcune diocesi umbre si trovano ora sotto la guida dello stesso vescovo. Pensiamo ad Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno, e a Gubbio e Città di Castello.

“Queste comunità stanno facendo esperienza di sinodalità, di condivisione, di collaborazione. È vero che la prima impressione che si può trarre da queste operazioni di unione in persona episcopi è di un impoverimento: ‘Non abbiamo più il vescovo residente’ sentiamo dire. Com- prendo e rispetto la sensibilità di chi legge gli avvenimenti in questa prospettiva. Però non si tratta di impoverimento, ma di allargamento: le due Chiese diocesane che sono chiamate a fare un cammino convergente, non parallelo, mettono a disposizione l’una dell’altra le proprie ricchezze e condividono anche le rispettive povertà.

Nella nostra Regione ora abbiamo un numero minore di vescovi, è vero, ma non è tanto il numero che deve richiamare la nostra attenzione quanto piuttosto la vitalità delle nostre Chiese, chiamate ad affrontare una situazione nuova che ci propone sfide fino a oggi inattese. Perché non considerare quanto sta avvenendo come una proposta forte per una più grande attenzione a ciò che è essenziale per la vita cristiana, per definire bene quale debba essere il nostro posto nella società quali portatori e testimoni della gioia del Vangelo? Io vedo in questa situazione un tempo di grazia, faticoso certamente e che richiede un cambio di mentalità, che ci conduce a rimettere in movimento tante energie, tante possibilità, tanti sogni che possono essere preziosi per il nostro mondo di oggi”.

Le Chiese umbre si ritrovano in assemblea con un dato poco incoraggiante: il Seminario regionale è abitato da pochissimi seminaristi. Su cosa lavorare per far dire a un giovane che vale la pena essere preti?

“È vero. E poi diminuiscono i preti, aumenta la loro età e sempre più spesso devono farsi carico di più parrocchie. Non dobbiamo però dimenticare che la comunità cristiana non coincide con il sacerdote. Certo la loro presenza è insostituibile, e questo allora deve far porre l’attenzione su un aspetto urgente per le nostre Chiese: un’autentica pastorale della famiglia, nella quale si creino le condizioni favorevoli per ascoltare e decifrare la voce di Dio. È la famiglia il luogo in cui nascono tutte le vocazioni, anche quelle al sacerdozio. Abbiamo bisogno di preti, è vero. Ma perché ci siano, abbiamo bisogno - prima ancora - di famiglie che sappiano coltivare questo clima di ascolto delle varie chiamate del Signore.

Le vocazioni dunque ci sono, Dio continua a proporre delle mete alte a tutti: a chi la vita sacerdotale, a chi quella religiosa e a chi quella familiare. I giovani non hanno paura dell’impegno, ma della mediocrità. E noi purtroppo continuiamo a proporre alle giovani generazioni una vita mediocre perché pensiamo che sia più facile e più consolante. I nostri giovani, sono convinto, hanno grandi ideali e grandi sogni. Tante volte siamo noi adulti che questi sogni li mortifichiamo e li spegniamo. Due le cose fondamentali: la preghiera e, lo ripeto, la presenza di famiglie cristiane che sappiano apprezzare anche la bellezza di un figlio prete. Non è una ‘disgrazia’ avere un prete in famiglia...”.

L’appello di voi Vescovi alle famiglie e ai giovani?

“L’appello che lancio alle famiglie, anche a nome dei miei confratelli vescovi, è: coltivate in casa la possibilità, per i vostri figli, di scoprire la chiamata di Dio per loro. Abbiamo bisogno di famiglie che siano il riflesso dell’amore, della fedeltà, della misericordia, della pazienza, del perdono di cui Dio ci fa continuamente strumenti. Ai giovani umbri dico: non abbiate paura di donare la vita. Essere prete è bello e ancora oggi riempie il cuore. Dobbiamo infine impegnarci sempre di più per una pastorale vocazionale che si intrecci con quella della famiglia: questa mi pare una delle urgenze fondamentali di oggi. Il prete, poi, da solo può fare ben poco. Ci vogliono anche cristiani coscienti della propria missione, capaci di rendere testimonianza della fede che abita il loro cuore e ispira la loro vita. Questo vuol dire, allora, il rinnovamento delle nostre Chiese”.

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assemblea ecclesiale regionale foligno 2019

Dopo quella del 18 e 19 ottobre 2019, i Vescovi umbri promuovono una nuova Assemblea ecclesiale regionale il 28 maggio, sempre nella chiesa di San Paolo a Foligno. Ne parliamo con mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale regionale.

Ripartiamo da quanto vissuto a Foligno nel 2019...

“È stata una significativa esperienza di Chiesa, che ha aperto belle prospettive per quanto riguarda la collaborazione tra le diocesi, e direi che ha quasi anticipato quanto Papa Francesco e i Vescovi italiani ci hanno chiesto di mettere in atto con il cammino sinodale. Ci siamo trovati, abbiamo riflettuto insieme, abbiamo rivolto uno sguardo d’amore alle nostre Chiese e alla nostra regione, domandandoci: come cristiani all’interno di questa società, cosa dobbiamo fare per annunciare la gioia del Vangelo? Sono nate riflessioni ricche e feconde affidate poi alla responsabilità e all’accoglienza di ciascuna delle nostre Chiese diocesane”.

Poi è giunta la pandemia… “Esatto. Ci siamo bloccati lungo il cammino, e quello che allora era nato si è in qualche modo interrotto. Adesso come Vescovi abbiamo pensato che quel patrimonio e quella bellissima esperienza dovevano essere ripresi e rivitalizzati. Ecco allora l’iniziativa di ritrovarci ancora una volta a Foligno per una giornata di ulteriore riflessione. Abbiamo bisogno di rimetterci insieme, di consolidare quei rapporti di fraternità, di amicizia e di comunione che la pandemia ha indebolito e sfilacciato. Non si tratta dunque di aggiungere qualche cosa alle diverse esperienze di cammino sinodale che già sono in atto nelle nostre diocesi, bensì di potenziare questa esperienza di comunione, di ascolto reciproco, di sogno condiviso. Ecco il senso della giornata del 28 maggio”.

Come si svolgerà?

“Abbiamo chiesto a mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, di aiutarci a leggere quanto stiamo vivendo e a guardare avanti individuando alcune prospettive condivise. Ci introdurrà al lavoro e ci consegnerà tre piste di riflessione che poi cercheremo di approfondire nei gruppi. L’obiettivo è far emergere alcuni temi centrali che poi potremmo riprendere in un’assemblea più generale delle nostre Chiese. Non si tratta di definire un programma, ma di vivere un’esperienza di ascolto reciproco, di comunione e di comunicazione dalla quale, proprio grazie a questo lavoro sinodale, potrebbero emergere gradualmente alcuni punti particolarmente preziosi per il cammino comune”.

 

Programma dell’Assemblea e relatore

A guidare i lavori dell’Assemblea ecclesiale regionale, il 28 maggio a Foligno, è mons. Erio Castellucci, uno dei tre vice presidenti della Cei. Mons. Castellucci ha il titolo di “arcivescovo abate” di Modena Nonantola, nonché quello di vescovo di Carpi.

Nato a Forlì l’8 luglio 1960, è stato ordinato sacerdote nel 1984. Dal 2015 è vescovo di Modena, e dal 2020 della diocesi di Carpi, unita alla precedente in persona episcopi ... quindi può ben comprendere la situazione di ben quattro su otto diocesi umbre al momento attuale. Dal 2021 mons. Castellucci è anche diventato vice presidente della Cei. È inoltre consultore della Congregazione per il clero e soprattutto, tra i motivi più interessanti per invitarlo a Foligno, consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi.

 

Il programma della giornata prevede l’accoglienza presso la parrocchia di San Paolo apostolo (o “chiesa di Fuksas”) a partire dalle ore 9, seguita dall’invocazione allo Spirito santo.

Alle ore 10 l’intervento di mons. Castellucci, sul tema “Quale ripresa? Per una sapienza pastorale dopo la pandemia”. Dopo un’oretta e una breve pausa, ha luogo la discussione tra il relatore e i partecipanti. Fatta la pausa pranzo, alle 14.30 i partecipanti si ritrovano nei gruppi di lavoro per elaborare gli spunti raccolti in mattinata. Alle ore 18 l’Assemblea si conclude con la recita dei primi vespri della solennità dell’Ascensione di Cristo.

L’evento potrà essere seguito in diretta dal canale Youtube Chiesa in Umbria , sulla pagina Facebook del settimanale La Voce e su www.lavoce.it .

 
  Rispetto al 2019, alcune diocesi umbre si trovano ora sotto la guida dello stesso vescovo. Pensiamo ad Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno, e a Gubbio e Città di Castello.

“Queste comunità stanno facendo esperienza di sinodalità, di condivisione, di collaborazione. È vero che la prima impressione che si può trarre da queste operazioni di unione in persona episcopi è di un impoverimento: ‘Non abbiamo più il vescovo residente’ sentiamo dire. Com- prendo e rispetto la sensibilità di chi legge gli avvenimenti in questa prospettiva. Però non si tratta di impoverimento, ma di allargamento: le due Chiese diocesane che sono chiamate a fare un cammino convergente, non parallelo, mettono a disposizione l’una dell’altra le proprie ricchezze e condividono anche le rispettive povertà.

Nella nostra Regione ora abbiamo un numero minore di vescovi, è vero, ma non è tanto il numero che deve richiamare la nostra attenzione quanto piuttosto la vitalità delle nostre Chiese, chiamate ad affrontare una situazione nuova che ci propone sfide fino a oggi inattese. Perché non considerare quanto sta avvenendo come una proposta forte per una più grande attenzione a ciò che è essenziale per la vita cristiana, per definire bene quale debba essere il nostro posto nella società quali portatori e testimoni della gioia del Vangelo? Io vedo in questa situazione un tempo di grazia, faticoso certamente e che richiede un cambio di mentalità, che ci conduce a rimettere in movimento tante energie, tante possibilità, tanti sogni che possono essere preziosi per il nostro mondo di oggi”.

Le Chiese umbre si ritrovano in assemblea con un dato poco incoraggiante: il Seminario regionale è abitato da pochissimi seminaristi. Su cosa lavorare per far dire a un giovane che vale la pena essere preti?

“È vero. E poi diminuiscono i preti, aumenta la loro età e sempre più spesso devono farsi carico di più parrocchie. Non dobbiamo però dimenticare che la comunità cristiana non coincide con il sacerdote. Certo la loro presenza è insostituibile, e questo allora deve far porre l’attenzione su un aspetto urgente per le nostre Chiese: un’autentica pastorale della famiglia, nella quale si creino le condizioni favorevoli per ascoltare e decifrare la voce di Dio. È la famiglia il luogo in cui nascono tutte le vocazioni, anche quelle al sacerdozio. Abbiamo bisogno di preti, è vero. Ma perché ci siano, abbiamo bisogno - prima ancora - di famiglie che sappiano coltivare questo clima di ascolto delle varie chiamate del Signore.

Le vocazioni dunque ci sono, Dio continua a proporre delle mete alte a tutti: a chi la vita sacerdotale, a chi quella religiosa e a chi quella familiare. I giovani non hanno paura dell’impegno, ma della mediocrità. E noi purtroppo continuiamo a proporre alle giovani generazioni una vita mediocre perché pensiamo che sia più facile e più consolante. I nostri giovani, sono convinto, hanno grandi ideali e grandi sogni. Tante volte siamo noi adulti che questi sogni li mortifichiamo e li spegniamo. Due le cose fondamentali: la preghiera e, lo ripeto, la presenza di famiglie cristiane che sappiano apprezzare anche la bellezza di un figlio prete. Non è una ‘disgrazia’ avere un prete in famiglia...”.

L’appello di voi Vescovi alle famiglie e ai giovani?

“L’appello che lancio alle famiglie, anche a nome dei miei confratelli vescovi, è: coltivate in casa la possibilità, per i vostri figli, di scoprire la chiamata di Dio per loro. Abbiamo bisogno di famiglie che siano il riflesso dell’amore, della fedeltà, della misericordia, della pazienza, del perdono di cui Dio ci fa continuamente strumenti. Ai giovani umbri dico: non abbiate paura di donare la vita. Essere prete è bello e ancora oggi riempie il cuore. Dobbiamo infine impegnarci sempre di più per una pastorale vocazionale che si intrecci con quella della famiglia: questa mi pare una delle urgenze fondamentali di oggi. Il prete, poi, da solo può fare ben poco. Ci vogliono anche cristiani coscienti della propria missione, capaci di rendere testimonianza della fede che abita il loro cuore e ispira la loro vita. Questo vuol dire, allora, il rinnovamento delle nostre Chiese”.

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Boccardo: “Abbiamo bisogno di cristiani pensanti” https://www.lavoce.it/boccardo-abbiamo-bisogno-di-cristiani-pensanti/ Fri, 09 Jul 2021 13:26:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61334 Mons. Renato Boccardo in ricordo del terremoto

La Chiesa sta riprendendo gradualmente l’azione pastorale in presenza dopo il lungo periodo di confinamento e restrizioni a causa del Covid-19. Cosa cambierà? Ne parliamo, di questo e altro, con il presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

Dopo la pandemia

“È fondamentale riprendere le attività pastorali e tutto ciò che occorre - risponde mons. Boccardo - perché la fede del popolo di Dio riceva il suo nutrimento quotidiano. Tuttavia questa crisi ci chiede di riflettere seriamente prima di riempire le nostre agende parrocchiali. Dobbiamo semplicemente ritornare come prima? Dobbiamo recuperare lo stesso impianto pastorale e appiccicarlo a questo tempo nuovo? Il seme della Parola, circolato nelle case e con ogni altro mezzo deve essere ritenuto un’eccezionalità da riporre velocemente nel dimenticatoio o, piuttosto, dovremmo considerare come l’avevamo trascurato, preferendo un cristianesimo devozionistico, superficiale, sacramentalizzato, senza percorsi formativi, senza spazi culturali, senza fede domestica e senza la centralità della Scrittura? Non ci sono risposte facili, ma almeno possiamo provare a porci le domande”.

Ddl Zan

Siamo nel bel mezzo della discussione sul disegno di legge anti-omofobia (ddl Zan, ndr) e anche la Chiesa fa sentire la sua voce. “Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità della persona umana che, in quanto tale, deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, questa proposta di legge – contrabbandata come ‘una conquista di civiltà’ - è una manovra che appare non solo e non tanto per voler combattere ogni forma di violenza e di discriminazione, ma anche e soprattutto un tentativo di equiparare con altre esperienze affettive ciò che si fonda sulla complementarietà tra maschio e femmina. Questo non significa che non si debbano accettare o accogliere scelte diverse. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali; volendo giustamente contrastare la discriminazione, non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna. Come Chiesa rivendichiamo, ora e in futuro, il diritto di affermare apertamente e liberamente il nostro pensiero e la nostra visione di uomo e di società”.

Sinodo

La Chiesa italiana “viaggia” verso un Sinodo “diffuso”: l’Umbria potrebbe portare l’esperienza della già celebrata Assemblea ecclesiale regionale. “Il Papa ci chiede un tempo di ascolto reciproco, di fraternità, di ricerca di strade nuove per l’annuncio del Vangelo. Questo ci riporta alla bella esperienza vissuta a livello regionale prima nelle diocesi e poi tutti insieme per l’Assemblea ecclesiale di Foligno del 2019. Purtroppo, il Covid-19 ci ha impedito di approfondire e dare continuità a quel momento di grazia. Ora, in sintonia con il cammino di tutte le Chiese che sono in Italia, ci è offerta l’occasione per riprendere quei testi con intelligenza e generosità e dare realizzazione a quanto allora è stato delineato. Attribuire all’Assemblea di Foligno la qualifica di ‘prova generale’ di quanto vivremo a livello nazionale è improprio, ma sicuramente quella costituisce un’esperienza che ci ha aperto la strada, un tesoro che adesso deve portare frutto nelle singole comunità”.

Teologia

Lei è anche il moderatore degli istituti Teologico e Superiore di Scienze religiose di Assisi. Che futuro si delinea? “I due istituti sono il contributo che la nostra Chiesa regionale offre al ‘pensare la fede’. Non sono riservati a quanti si preparano al sacerdozio e alla vita consacrata, ma sono aperti a tutti coloro che vogliono approfondire le ragioni della propria fede, per alimentare non un vago sentimento ma uno studio e ragionamento che conduca all’adesione alla verità e alla scelta di un orientamento da dare alla vita. E oggi abbiamo un gran bisogno di avere cristiani pensanti! La settimana scorsa ho partecipato agli esami di grado e al collegio docenti: devo rendere omaggio alla serietà dei percorsi formativi degli istituti; ho visto la qualità degli esami, l’eccellenza degli studenti e la competenza e la dedizione dei docenti. Questi istituti sono una delle espressioni più belle della presenza della Chiesa in Umbria. La prospettiva è che possano sempre più e meglio proporre dei percorsi di formazione per rendere i cristiani capaci di abitare il tempo con fede coerente e coraggiosa”.

Chiese più vuote

Umbria regione ricca di Santi, ma sempre meno umbri frequentano la Chiesa. Un dato che preoccupa… “Siamo eredi di un grande patrimonio di santità e di testimonianza cristiana. Ma è come se tutto ciò appartenesse alla storia. Dobbiamo riconoscere che anche le nostre comunità sono un po’ ripiegate su stesse e hanno perso freschezza e fecondità nell’annuncio del Vangelo. Non dobbiamo però piangerci addosso dicendo che diminuiscono i cristiani; dobbiamo riscoprire sempre di nuovo la ricchezza del Vangelo, trarne ispirazione e regola per la vita, edificare comunità nelle quali i nostri contemporanei possano vedere che essere discepoli di Gesù è bello e dà senso all’esistenza”.

Abbandono

Eccellenza, nell’ultimo tempo alcuni sacerdoti hanno lasciato il ministero, ma altri giovani in diverse diocesi sono stati ordinati o lo saranno nei prossimi mesi. “Ci accostiamo con discrezione e rispetto alla storia personale di chi ha scelto un’altra strada: sono decisioni certamente non prese a cuor leggero e non senza sofferenza interiore. Accompagniamoli con la preghiera e con cordiale amicizia. Nello stesso tempo, ci rallegriamo nel vedere altri giovani accedere agli ordini sacri: è un segno di consolazione e speranza. Non possiamo, però, pensare che le vocazioni nascano dal deserto: abbiamo urgente bisogno di famiglie che sappiano coltivare in casa la dimensione dell’ascolto e della disponibilità, capaci di educare i figli a scoprire il progetto di Dio e a rispondervi con generosità”.]]>
Mons. Renato Boccardo in ricordo del terremoto

La Chiesa sta riprendendo gradualmente l’azione pastorale in presenza dopo il lungo periodo di confinamento e restrizioni a causa del Covid-19. Cosa cambierà? Ne parliamo, di questo e altro, con il presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

Dopo la pandemia

“È fondamentale riprendere le attività pastorali e tutto ciò che occorre - risponde mons. Boccardo - perché la fede del popolo di Dio riceva il suo nutrimento quotidiano. Tuttavia questa crisi ci chiede di riflettere seriamente prima di riempire le nostre agende parrocchiali. Dobbiamo semplicemente ritornare come prima? Dobbiamo recuperare lo stesso impianto pastorale e appiccicarlo a questo tempo nuovo? Il seme della Parola, circolato nelle case e con ogni altro mezzo deve essere ritenuto un’eccezionalità da riporre velocemente nel dimenticatoio o, piuttosto, dovremmo considerare come l’avevamo trascurato, preferendo un cristianesimo devozionistico, superficiale, sacramentalizzato, senza percorsi formativi, senza spazi culturali, senza fede domestica e senza la centralità della Scrittura? Non ci sono risposte facili, ma almeno possiamo provare a porci le domande”.

Ddl Zan

Siamo nel bel mezzo della discussione sul disegno di legge anti-omofobia (ddl Zan, ndr) e anche la Chiesa fa sentire la sua voce. “Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità della persona umana che, in quanto tale, deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, questa proposta di legge – contrabbandata come ‘una conquista di civiltà’ - è una manovra che appare non solo e non tanto per voler combattere ogni forma di violenza e di discriminazione, ma anche e soprattutto un tentativo di equiparare con altre esperienze affettive ciò che si fonda sulla complementarietà tra maschio e femmina. Questo non significa che non si debbano accettare o accogliere scelte diverse. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali; volendo giustamente contrastare la discriminazione, non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna. Come Chiesa rivendichiamo, ora e in futuro, il diritto di affermare apertamente e liberamente il nostro pensiero e la nostra visione di uomo e di società”.

Sinodo

La Chiesa italiana “viaggia” verso un Sinodo “diffuso”: l’Umbria potrebbe portare l’esperienza della già celebrata Assemblea ecclesiale regionale. “Il Papa ci chiede un tempo di ascolto reciproco, di fraternità, di ricerca di strade nuove per l’annuncio del Vangelo. Questo ci riporta alla bella esperienza vissuta a livello regionale prima nelle diocesi e poi tutti insieme per l’Assemblea ecclesiale di Foligno del 2019. Purtroppo, il Covid-19 ci ha impedito di approfondire e dare continuità a quel momento di grazia. Ora, in sintonia con il cammino di tutte le Chiese che sono in Italia, ci è offerta l’occasione per riprendere quei testi con intelligenza e generosità e dare realizzazione a quanto allora è stato delineato. Attribuire all’Assemblea di Foligno la qualifica di ‘prova generale’ di quanto vivremo a livello nazionale è improprio, ma sicuramente quella costituisce un’esperienza che ci ha aperto la strada, un tesoro che adesso deve portare frutto nelle singole comunità”.

Teologia

Lei è anche il moderatore degli istituti Teologico e Superiore di Scienze religiose di Assisi. Che futuro si delinea? “I due istituti sono il contributo che la nostra Chiesa regionale offre al ‘pensare la fede’. Non sono riservati a quanti si preparano al sacerdozio e alla vita consacrata, ma sono aperti a tutti coloro che vogliono approfondire le ragioni della propria fede, per alimentare non un vago sentimento ma uno studio e ragionamento che conduca all’adesione alla verità e alla scelta di un orientamento da dare alla vita. E oggi abbiamo un gran bisogno di avere cristiani pensanti! La settimana scorsa ho partecipato agli esami di grado e al collegio docenti: devo rendere omaggio alla serietà dei percorsi formativi degli istituti; ho visto la qualità degli esami, l’eccellenza degli studenti e la competenza e la dedizione dei docenti. Questi istituti sono una delle espressioni più belle della presenza della Chiesa in Umbria. La prospettiva è che possano sempre più e meglio proporre dei percorsi di formazione per rendere i cristiani capaci di abitare il tempo con fede coerente e coraggiosa”.

Chiese più vuote

Umbria regione ricca di Santi, ma sempre meno umbri frequentano la Chiesa. Un dato che preoccupa… “Siamo eredi di un grande patrimonio di santità e di testimonianza cristiana. Ma è come se tutto ciò appartenesse alla storia. Dobbiamo riconoscere che anche le nostre comunità sono un po’ ripiegate su stesse e hanno perso freschezza e fecondità nell’annuncio del Vangelo. Non dobbiamo però piangerci addosso dicendo che diminuiscono i cristiani; dobbiamo riscoprire sempre di nuovo la ricchezza del Vangelo, trarne ispirazione e regola per la vita, edificare comunità nelle quali i nostri contemporanei possano vedere che essere discepoli di Gesù è bello e dà senso all’esistenza”.

Abbandono

Eccellenza, nell’ultimo tempo alcuni sacerdoti hanno lasciato il ministero, ma altri giovani in diverse diocesi sono stati ordinati o lo saranno nei prossimi mesi. “Ci accostiamo con discrezione e rispetto alla storia personale di chi ha scelto un’altra strada: sono decisioni certamente non prese a cuor leggero e non senza sofferenza interiore. Accompagniamoli con la preghiera e con cordiale amicizia. Nello stesso tempo, ci rallegriamo nel vedere altri giovani accedere agli ordini sacri: è un segno di consolazione e speranza. Non possiamo, però, pensare che le vocazioni nascano dal deserto: abbiamo urgente bisogno di famiglie che sappiano coltivare in casa la dimensione dell’ascolto e della disponibilità, capaci di educare i figli a scoprire il progetto di Dio e a rispondervi con generosità”.]]>