Enzo Ferrini, Autore presso LaVoce https://www.lavoce.it/author/enzoferrini/ Settimanale di informazione regionale Thu, 11 May 2023 14:23:14 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Enzo Ferrini, Autore presso LaVoce https://www.lavoce.it/author/enzoferrini/ 32 32 Gli “indignati” dell’agricoltura in piazza https://www.lavoce.it/gli-indignati-dellagricoltura-piazza/ Mon, 18 Jun 2018 11:05:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52117 Agricolura- La protesta di Coldiretti

“La burocrazia fa più danni della grandine”, “lavoriamo per i cinghiali”, “agricoltura in ginocchio”: sono alcuni degli slogan di due giorni di protesta degli agricoltori di tutta l’Umbria che la scorsa settimana in centinaia sono sfilati, anche con grandi trattori, per le strade di Perugia, con affollate assemblee e presidi davanti alle sedi istituzionali della Regione. Loro, che si definiscono i “custodi” dell’Umbria, delle sue campagne e dei suoi paesaggi, si sentono trascurati, ignorati, presi in giro dalle ripetute promesse di finanziamenti pubblici che poi arrivano con anni ed anni di ritardo o mai più. Con pratiche, graduatorie, moduli e documenti da presentare che si accumulano e si perdono nei meandri di una burocrazia senza responsabili. Distruggendo progetti e sogni anche di tanti giovani che si sono fidati delle promesse: hanno inventato innovative sturt-up, preso in affitto terreni, acquistato attrezzature. Con soldi in prestito dalle banche, le quali, alla fine - hanno denunciato in tanti, e non solo i giovani - sono le uniche a guadagnarci con gli interessi incassati nell’attesa di quei contributi pubblici che dura per anni. Di chi la colpa di questa soffocante burocrazia e di questi ritardi? Di nessuno, con il solito scaricabarile tra Regione, Stato ed uffici della Unione Europea. In Umbria ci sono 60 milioni di euro di fondi europei formalmente già aggiudicati ma che non sono mai arrivati nelle tasche degli agricoltori. Ci sono poi altri 7 milioni di euro di risarcimento delle assicurazioni per i danni arrecati dal maltempo che non è stato ancora possibile incassare ed altri milioni per danni provocati dalla fauna selvatica, soprattutto cinghiali. Con 600 giovani che hanno presentato la domanda per gli aiuti promessi per l’apertura di nuove aziende ed altre 900 domande di aziende già attive che hanno richiesto finanziamenti per nuovi investimenti.

Agricoltura. In piazza con la Coldiretti e gli “indignati”

Sono stati, come detto, due giorni di protesta del mondo agricolo, con due diverse manifestazioni: la prima organizzata da Coldiretti e l’altra da agricoltori (tanti i giovani) che hanno dato vita al movimento “Indignati dell’agricoltura”, in polemica anche con le associazioni che dovrebbero rappresentarli, da loro accusate di difendere soprattutto gli interessi delle aziende più grandi e di eccessiva “vicinanza” con enti e rappresentanti della Regione e delle altre istituzioni pubbliche. Comune però la rabbia e la lista delle richieste nelle due distinte manifestazioni: “basta parole, basta prenderci in giro, vogliamo i fatti!”. ”Dobbiamo incassare milioni e non abbiamo i soldi per pagare il gasolio”. Alla manifestazione della Coldiretti, svoltasi in piazza Italia, davanti alla Regione, tra la folla con le bandiere della associazione, i grossi trattori ed i banchi del mercato di Campagna amica, c’erano anche parlamentari, consiglieri regionali e l’assessore regionale all’agricoltura, Fernanda Cecchini, la quale ha parlato alla fine dopo avere ascoltato i vari interventi. La sintesi sui motivi della protesta e sulle richieste alla Regione l’ha fatta Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria. Non si devono penalizzare i piccoli agricoltori ha detto - creando “imprenditori di serie A e serie B” e servono più risorse per favorire i giovani che sono il futuro non solo dell’agricoltura, “volano della economia regionale”. Servono nuove misure per prevenire i danni alle colture provocate da cinghiali ed altri animali selvatici e per semplificare e velocizzare le procedure di risarcimento. Gli agricoltori - ha proseguito - per programmare la loro attività hanno bisogno anche di “certezze” sulla disponibilità dell’acqua per l’irrigazione.

L’ algoritmo impazzito

Il problema più grave è però quello della burocrazia, in particolare per quanto riguarda i 60 milioni di pagamenti comunitari che le aziende umbre devono ancora ricevere. Soldi che devono essere erogati dall’Agea, l’Agenzia nazionale per l’erogazione in agricoltura il cui sistema informatico per la gestione delle graduatorie - è stato spiegato in altri interventi - è ormai obsoleto da anni e deve essere rinnovato. Ritardi dovuti ad appalti per il nuovo sistema prima aggiudicati e poi revocati. Con il risultato - ha detto un agricoltore - “che l’algoritmo per la graduatoria sembra impazzito e dobbiamo incassare milioni di euro ma alcuni di noi non hanno più soldi neanche per comperare il gasolio per i nostri trattori”.

Assessore Cecchini: “non c’è tutto per tutti”

L’assessore Cecchini ha esordito con una affermazione chiara e forte: “ci siamo già attivati per assegnare più risorse a sostegno dei giovani agricoltori, agricoltura biologica e l’agroambiente ma non c’è un mondo in cui con i fondi europei c’è tutto per tutti: non è così”. Le risorse - ha spiegato - sono diminuite e le domande sono aumentate. “In Umbria abbiamo a disposizione oltre 900 milioni di euro per l’attuazione del Programma di sviluppo rurale, che significa sostegno all’economia, all’occupazione, alla qualità della vita nelle zone rurali, alla tutela del paesaggio. Ma le domande di accesso agli aiuti sono raddoppiate o addirittura triplicate. C’è un boom di adesioni anche per i giovani che guardano con sempre più favore all’agricoltura come fonte di reddito e occupazione. Abbiamo previsto un plafond consistente di ben 22 milioni di euro per accompagnare il loro primo insediamento, ma non è sufficiente per il numero straordinariamente alto di domande”.]]>
Agricolura- La protesta di Coldiretti

“La burocrazia fa più danni della grandine”, “lavoriamo per i cinghiali”, “agricoltura in ginocchio”: sono alcuni degli slogan di due giorni di protesta degli agricoltori di tutta l’Umbria che la scorsa settimana in centinaia sono sfilati, anche con grandi trattori, per le strade di Perugia, con affollate assemblee e presidi davanti alle sedi istituzionali della Regione. Loro, che si definiscono i “custodi” dell’Umbria, delle sue campagne e dei suoi paesaggi, si sentono trascurati, ignorati, presi in giro dalle ripetute promesse di finanziamenti pubblici che poi arrivano con anni ed anni di ritardo o mai più. Con pratiche, graduatorie, moduli e documenti da presentare che si accumulano e si perdono nei meandri di una burocrazia senza responsabili. Distruggendo progetti e sogni anche di tanti giovani che si sono fidati delle promesse: hanno inventato innovative sturt-up, preso in affitto terreni, acquistato attrezzature. Con soldi in prestito dalle banche, le quali, alla fine - hanno denunciato in tanti, e non solo i giovani - sono le uniche a guadagnarci con gli interessi incassati nell’attesa di quei contributi pubblici che dura per anni. Di chi la colpa di questa soffocante burocrazia e di questi ritardi? Di nessuno, con il solito scaricabarile tra Regione, Stato ed uffici della Unione Europea. In Umbria ci sono 60 milioni di euro di fondi europei formalmente già aggiudicati ma che non sono mai arrivati nelle tasche degli agricoltori. Ci sono poi altri 7 milioni di euro di risarcimento delle assicurazioni per i danni arrecati dal maltempo che non è stato ancora possibile incassare ed altri milioni per danni provocati dalla fauna selvatica, soprattutto cinghiali. Con 600 giovani che hanno presentato la domanda per gli aiuti promessi per l’apertura di nuove aziende ed altre 900 domande di aziende già attive che hanno richiesto finanziamenti per nuovi investimenti.

Agricoltura. In piazza con la Coldiretti e gli “indignati”

Sono stati, come detto, due giorni di protesta del mondo agricolo, con due diverse manifestazioni: la prima organizzata da Coldiretti e l’altra da agricoltori (tanti i giovani) che hanno dato vita al movimento “Indignati dell’agricoltura”, in polemica anche con le associazioni che dovrebbero rappresentarli, da loro accusate di difendere soprattutto gli interessi delle aziende più grandi e di eccessiva “vicinanza” con enti e rappresentanti della Regione e delle altre istituzioni pubbliche. Comune però la rabbia e la lista delle richieste nelle due distinte manifestazioni: “basta parole, basta prenderci in giro, vogliamo i fatti!”. ”Dobbiamo incassare milioni e non abbiamo i soldi per pagare il gasolio”. Alla manifestazione della Coldiretti, svoltasi in piazza Italia, davanti alla Regione, tra la folla con le bandiere della associazione, i grossi trattori ed i banchi del mercato di Campagna amica, c’erano anche parlamentari, consiglieri regionali e l’assessore regionale all’agricoltura, Fernanda Cecchini, la quale ha parlato alla fine dopo avere ascoltato i vari interventi. La sintesi sui motivi della protesta e sulle richieste alla Regione l’ha fatta Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria. Non si devono penalizzare i piccoli agricoltori ha detto - creando “imprenditori di serie A e serie B” e servono più risorse per favorire i giovani che sono il futuro non solo dell’agricoltura, “volano della economia regionale”. Servono nuove misure per prevenire i danni alle colture provocate da cinghiali ed altri animali selvatici e per semplificare e velocizzare le procedure di risarcimento. Gli agricoltori - ha proseguito - per programmare la loro attività hanno bisogno anche di “certezze” sulla disponibilità dell’acqua per l’irrigazione.

L’ algoritmo impazzito

Il problema più grave è però quello della burocrazia, in particolare per quanto riguarda i 60 milioni di pagamenti comunitari che le aziende umbre devono ancora ricevere. Soldi che devono essere erogati dall’Agea, l’Agenzia nazionale per l’erogazione in agricoltura il cui sistema informatico per la gestione delle graduatorie - è stato spiegato in altri interventi - è ormai obsoleto da anni e deve essere rinnovato. Ritardi dovuti ad appalti per il nuovo sistema prima aggiudicati e poi revocati. Con il risultato - ha detto un agricoltore - “che l’algoritmo per la graduatoria sembra impazzito e dobbiamo incassare milioni di euro ma alcuni di noi non hanno più soldi neanche per comperare il gasolio per i nostri trattori”.

Assessore Cecchini: “non c’è tutto per tutti”

L’assessore Cecchini ha esordito con una affermazione chiara e forte: “ci siamo già attivati per assegnare più risorse a sostegno dei giovani agricoltori, agricoltura biologica e l’agroambiente ma non c’è un mondo in cui con i fondi europei c’è tutto per tutti: non è così”. Le risorse - ha spiegato - sono diminuite e le domande sono aumentate. “In Umbria abbiamo a disposizione oltre 900 milioni di euro per l’attuazione del Programma di sviluppo rurale, che significa sostegno all’economia, all’occupazione, alla qualità della vita nelle zone rurali, alla tutela del paesaggio. Ma le domande di accesso agli aiuti sono raddoppiate o addirittura triplicate. C’è un boom di adesioni anche per i giovani che guardano con sempre più favore all’agricoltura come fonte di reddito e occupazione. Abbiamo previsto un plafond consistente di ben 22 milioni di euro per accompagnare il loro primo insediamento, ma non è sufficiente per il numero straordinariamente alto di domande”.]]>
Umbria regione sicura ma a rischio mafie https://www.lavoce.it/umbria-regione-sicura-rischio-mafie/ Tue, 26 Sep 2017 23:51:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50023

Meno furti e meno rapine, ma aumentano le denunce per usura e estorsione. Per il vice presidente della Regione, Fabio Paparelli, è un “campanello di allarme” sul rischio di infiltrazioni mafiose “L’Umbria era e rimane una regione sicura” ha detto Paparelli illustrando il rapporto Criminalità e sicurezza in Umbria del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia. Il numero dei reati denunciati è in costante diminuzione. Meno rapine, meno furti, meno reati legati al traffico di stupefacenti. Tutto bene dunque? No, perché aumentano segnali e preoccupazioni per l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale di una regione che sicuramente rimane più tranquilla di tante altre realtà del nostro Paese. Tra il 2013 e il 2016 le denunce per estorsione e usura sono aumentate rispettivamente del 175 per cento e del 267 per cento. Una crescita - ha detto Paparelli - ben superiore alla media nazionale per reati che sono “indice, diretto o indiretto dell’azione di organizzazioni criminali che si muovono con l’obiettivo principale del controllo del territorio. Un fenomeno inquietante - ha osservato ancora il vice presidente della Regione - che, oltre a evidenziare un legame con situazioni di difficoltà ascrivibili, ad esempio, ai debiti di gioco o a sofferenze finanziarie o commerciali di alcune imprese, non può che essere un campanello di allarme anche circa l’ipotesi di infiltrazioni mafiose dedite a queste pratiche. Davanti a queste ipotesi – prosegue Paparelli – le istituzioni devono decisamente alzare il livello di guardia mettendo in campo azioni di prevenzione contrasto. Alla politica quindi spetta il compito di creare le condizioni perché si mettano in campo le azioni più adeguate a consolidare i risultati positivi e che, allo stesso tempo, diano risposte a queste emergenze. In proposito la Giunta regionale sarà pronta a fare la propria parte”. Nell’insieme però - è bene sottolinearlo - il quadro della sicurezza in Umbria è positivo. Questo almeno dicono i numeri, anche se non sempre coincidono con la percezione dei cittadini. I furti, uno dei reati che maggiormente preoccupano la gente comune, sono diminuti del 12,5 per cento rispetto al 2010, con un calo significativo proprio negli ultimi anni. Così come diminuiscono le rapine e i reati legati al mondo della droga. Anche per reati più gravi, come gli omicidi, le denunce si sono quasi dimezzate: erano state 25 nel 2010, mentre sono stati 14 nel 2016. “Un trend chiarissimo – ha sottolineato Paparelli - per un territorio che, grazie all’attività delle istituzioni inquirenti e delle forze dell’ordine, ha saputo rispondere positivamente alle azioni di contrasto contro la criminalità”.]]>

Meno furti e meno rapine, ma aumentano le denunce per usura e estorsione. Per il vice presidente della Regione, Fabio Paparelli, è un “campanello di allarme” sul rischio di infiltrazioni mafiose “L’Umbria era e rimane una regione sicura” ha detto Paparelli illustrando il rapporto Criminalità e sicurezza in Umbria del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia. Il numero dei reati denunciati è in costante diminuzione. Meno rapine, meno furti, meno reati legati al traffico di stupefacenti. Tutto bene dunque? No, perché aumentano segnali e preoccupazioni per l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale di una regione che sicuramente rimane più tranquilla di tante altre realtà del nostro Paese. Tra il 2013 e il 2016 le denunce per estorsione e usura sono aumentate rispettivamente del 175 per cento e del 267 per cento. Una crescita - ha detto Paparelli - ben superiore alla media nazionale per reati che sono “indice, diretto o indiretto dell’azione di organizzazioni criminali che si muovono con l’obiettivo principale del controllo del territorio. Un fenomeno inquietante - ha osservato ancora il vice presidente della Regione - che, oltre a evidenziare un legame con situazioni di difficoltà ascrivibili, ad esempio, ai debiti di gioco o a sofferenze finanziarie o commerciali di alcune imprese, non può che essere un campanello di allarme anche circa l’ipotesi di infiltrazioni mafiose dedite a queste pratiche. Davanti a queste ipotesi – prosegue Paparelli – le istituzioni devono decisamente alzare il livello di guardia mettendo in campo azioni di prevenzione contrasto. Alla politica quindi spetta il compito di creare le condizioni perché si mettano in campo le azioni più adeguate a consolidare i risultati positivi e che, allo stesso tempo, diano risposte a queste emergenze. In proposito la Giunta regionale sarà pronta a fare la propria parte”. Nell’insieme però - è bene sottolinearlo - il quadro della sicurezza in Umbria è positivo. Questo almeno dicono i numeri, anche se non sempre coincidono con la percezione dei cittadini. I furti, uno dei reati che maggiormente preoccupano la gente comune, sono diminuti del 12,5 per cento rispetto al 2010, con un calo significativo proprio negli ultimi anni. Così come diminuiscono le rapine e i reati legati al mondo della droga. Anche per reati più gravi, come gli omicidi, le denunce si sono quasi dimezzate: erano state 25 nel 2010, mentre sono stati 14 nel 2016. “Un trend chiarissimo – ha sottolineato Paparelli - per un territorio che, grazie all’attività delle istituzioni inquirenti e delle forze dell’ordine, ha saputo rispondere positivamente alle azioni di contrasto contro la criminalità”.]]>