Attenti ai cinghiali

AGRICOLTURA. Ingenti danni causati dai cinghiali. Nonostante

Per chi vive sulle colline umbre, la presenza del cinghiale è normale. La regione è infestata da questo animale, odiato dagli agricoltori e dai raccoglitori di tartufi. L’unica difesa è la caccia. Con tutti i ‘però’ che i cacciatori ‘ a volte – si portano dietro. Una battuta di caccia al cinghiale è l’accerchiamento di un territorio: bandiere rosse delimitano la zona, strade ‘militarmente’ presidiate, cacciatori con carabine a lunga gittata, pericolose sia per loro sia per chi circola nei pressi della battuta. Jeep, grida, carrelli per il trasposto cani – e cani che poi si perdono nei boschi – a volontà. Per chi abita in queste zone, mentre la caccia al cinghiale è in corso, è meglio chiudersi in casa. 2007: Perugia abbatte 1.850 capiPer il Servizio programmazione e gestione faunistica della Provincia di Perugia, le aree di maggiore criticità sono il Trasimeno, Ascagnano, al confine tra Umbertide e Perugia, Città di Castello e Pietralunga, nelle zone limitrofe al demanio regionale, la Valnerina dove l’attività venatoria è stata quasi bloccata dalla neve, Lisciano Niccone e Casacastalda di Valfabbrica. Alcuni giorni fa, la Coldiretti ha protestato per i danni alle coltivazioni (cereali, legumi e patate) causati dai cinghiali. ‘Le imprese agricole – afferma l’organizzazione di categoria – non sono più disposte a pagare il prezzo derivante dalla presenza sul territorio di un forte disequilibrio faunistico-venatorio’. Quasi contemporaneamente l’assessore provinciale alla Programmazione faunistica, Massimo Buconi, spiegava che ‘nel 2007, il prelievo selettivo del cinghiale ha avuto un marcato aumento di capi abbattuti rispetto al 2006, passando da 1.007 capi a 1.850’. Ungherese più umbro? Un cinghiale affamato di coltivazioniComunque, nella sola provincia di Perugia, nel 2006, i danni accertati stimati ammontano a 560.437 euro. Secondo la legge regionale 23/96, i danni alle produzioni agricole sono ammissibili a contributo per il 100 per cento, laddove non si può svolgere la caccia: parchi, oasi e zone di ripopolamento e cattura. Negli altri casi il contributo è solo il 70 per cento del danno e vengono ammessi a contributo solo i danni prodotti dal cinghiale. Per questo motivo il danno massimo teoricamente liquidabile è pari a 428.785 euro ma, avendo la Regione assegnato un fondo insufficiente, attualmente è in liquidazione solo un contributo pari al 68 per cento del contributo liquidabile. ‘La fauna ottenuta dall’incrocio dei grossi e neri cinghiali ungheresi con il cinghiale autoctono – fanno intanto sapere dalla Coldiretti Terni – ha determinato la nascita di un ibrido estremamente prolifico e vorace che, se non limitato attraverso la selezione attuata da squadre di cacciatori, non riesce a trovare risorse sufficienti all’interno dei boschi e finisce con l’invadere i terreni agricoli confinanti con aree boschive’. Ma almeno un pregio il cinghiale ce l’ha: è un accanito nemico delle vipere.

AUTORE: Pa. Gio.