“In questo momento di grande trepidazione per la minaccia della perdita di migliaia di posti di lavoro, nella nostra città, la Chiesa di Terni-Narni-Amelia fa proprie le preoccupazioni di tante famiglie e delle Istituzioni civili del nostro territorio”.
Così ha esordito il vescovo amministratore apostolico della diocesi Ernesto Vecchi alla veglia di preghiera per la salvaguardia del lavoro che ha presieduto nel santuario di Sant’Antonio di Terni, alla presenza di centinaia di persone delle diverse parrocchie, membri di movimenti e associazioni ecclesiali e del mondo del lavoro. Una veglia per invocare l’aiuto di Dio per i lavoratori che rischiano il posto di lavoro, per le fabbriche in crisi, perché la città possa rinascere nell’amore, nella solidarietà e nella giustizia.
Una riflessione sulle istanze pressanti del nostro tempo, l’occupazione, una remunerazione adeguata ai bisogni dei singoli e delle famiglie, la dignità e la sicurezza del lavoro, il necessario l’equilibrio tra il progresso tecnologico e la salvaguardia dell’uomo e dell’ambiente, responsabili assunzioni di diritti e doveri.
IL TESTO DELL’OMELIA
«In questo momento di grande trepidazione per la minaccia della perdita di migliaia di posti di lavoro, nella nostra città, la Chiesa di Terni-Narni-Amelia fa proprie le preoccupazioni di tante famiglie e delle Istituzioni civili del nostro territorio.
La Chiesa si unisce al cammino di ricerca di soluzioni per la tutela del lavoro nel modo che le è proprio. Anzitutto con la preghiera, che sollecita l’intervento provvidenziale di Dio Creatore e Signore dell’universo, ma anche con la sensibilizzazione delle coscienze e il solidale appoggio a quanti hanno il compito di stimolare le governance nazionali, europee, e internazionali, alla ricerca di soluzioni rispettose dei diritti fondamentali dell’uomo.
I testi biblici ci dicono che Gesù è la Sapienza divina incarnata e operante nel contesto di una famiglia umana, che viveva grazie al lavoro di Giuseppe, il falegname (Cf. Mt 13,55), ma era una famiglia tutta intrisa di “profezia”, riguardante il mistero della salvezza integrale dell’uomo (cf Mt 6, 7-45). San Paolo ci ha detto che le dinamiche sociali, da sole, non bastano. Occorre, invece, la volontà di “rivestirsi della carità”, il collante “perfetto” che unisce ogni buon proposito e ogni potenzialità virtuosa tendente al bene comune.
Oggi il quadro dello sviluppo è policentrico. Le cause del sottosviluppo come quelle dello sviluppo sono molteplici, le colpe e i meriti sono differenziati. Per questo è necessario liberarsi dalle ideologie, che semplificano in modo spesso artificioso la realtà. Occorre, invece, mettere in primo piano lo spessore umano dei problemi.
Pertanto, i grandi di questo mondo, prima di lasciarsi condizionare dalle lobby del politicamente corretto, che portano all’esasperazione certi diritti e finiscono col dimenticare i doveri, debbono capire che il primo capitale da salvaguardare è l’uomo, cioè la persona, nella sua integrità fatta a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen. 1,27). L’uomo, infatti, come dice il Concilio Vaticano II è “l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economica e sociale” (Gaudium et spes, n. 53). Stravolgere l’antropologia umana, dunque, significa porre in fibrillazione tutta la dinamica sociale ed economica.
Dopo il crollo del muro di Berlino e dei sistemi economici e politici connessi ai “blocchi contrapposti”, sarebbe stato necessario un complessivo ripensamento dello sviluppo. Lo propose Giovanni Paolo II, dopo i fatti del 1989. Questo è avvenuto solo in parte e continua ad essere un reale dovere da tradurre in azione politica e sociale. Ignorare – per esempio – che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica, dell’economia e dell’azione sociale (Cf. Caritas in veritate n.34).
Questa crisi, dunque, nasce dall’aver posto in primo piano l’esclusivo obiettivo del profitto fine a se stesso, trascurando la persona e il bene comune. Così si rischia di distruggere ricchezza e creare povertà, come sta avvenendo oggi in Europa. L’economia non è indipendente dalla legge morale, ma purtroppo continua a muoversi secondo logiche estranee al bene comune. A lungo andare questa totale autonomia dell’economia ha portato al disorientamento attuale.
Pertanto, il mondo occidentale ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un futuro diverso e migliore. “La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole, a trovare nuove forme di impegno. Solo così la crisi può diventare occasione di discernimento e di nuove progettualità” (Cf. Caritatis in veritate, 21).
Le acciaierie di Terni sono un fiore all’occhiello della nostra cultura industriale. Sono nate nel 1884, agli albori della civiltà industriale, in una terra abitata da gente di “pasta buona”, che porta nel suo DNA la capacità di intraprendere e la voglia di lavorare. Chi ha responsabilità di governo e compiti amministrativi non può lasciare decidere solo ai tecnocrati della Commissione Europea o alle potenti lobby internazionali.
Acciai Speciali Terni -dice chi se ne intende- si qualifica come Gruppo industriale leader per l’impiantistica moderna e per le innovazioni tecnologiche, per il rigoroso controllo della qualità dei propri processi e prodotti, per i risultati della ricerca metallurgica e per l’accurata assistenza tecnica.
I dipendenti dell’A.S.T., con le loro famiglie, ne sono orgogliosi e sperano che le difficoltà in atto vengano presto superate. Il ricordo della visita fatta da Giovanni Paolo II nel 1981, rimane un punto di riferimento fondamentale, che pone il problema della salvaguardia del lavoro nel contesto più ampio di una salvezza integrale dell’uomo. Gesù quando ci ha insegnato a pregare con il “Padre Nostro” ha messo in relazione l’avvento del Regno di Dio con la necessità del pane quotidiano e l’esigenza della riconciliazione con Dio e tra gli uomini.
Dunque, senza Dio non possiamo andare da nessuna parte, perché solo Lui può guarire l’egoismo degli uomini. L’Italia ha bisogno di un governo stabile, per dare sostegno alle aziende e lavoro alle famiglie, soprattutto alle nuove generazioni. I partiti si diano una mossa, seguendo le indicazioni del Presidente della Repubblica. Gli schieramenti, vecchi e nuovi, restituiscano alla politica il suo ruolo di catalizzatore del bene comune. L’avvento sulla Cattedra di Pietro di Papa Francesco è una ulteriore conferma che le cose possono cambiare, purché non ci si dimentichi che non di solo pane vive l’uomo e che Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare perfino suo Figlio per la nostra salvezza».