La ricerca che qui presentiamo conferma l’opinione secondo cui l’associazionismo familiare possa essere considerato “la forma più evoluta della ‘generatività’ della famiglia, una ‘generatività prosociale’, che spinge le famiglie a dar vita a reti (con gradi diversi di formalizzazione), fino alla costituzione di veri e propri legami di tipo associativo” con molteplici benefici. Questi si possono manifestare sia nella costruzione di un nuovo sistema di welfare plurale e coordinato, sussidiario e solidale, che metta al centro la persona e la famiglia, sia livello dell’intera società, attraverso la promozione di relazioni sociali fondate sulle regole della cura familiare, cioè sull’orientamento alla reciprocità e al dono secondo modalità continuative, personalizzate e flessibili. Tra i vincoli indicati dalle associazioni intervistate alla propria attività, segnalo la difficoltà di una corretta attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, che sembra richiedere una capacità di ‘ascolto’ e di ‘dialogo’ più profonda di quella sino ad oggi manifestata da parte delle istituzioni pubbliche nei confronti delle associazioni. Ciò vale anche per l’Umbria – osservano le associazioni intervistate, rilevando come la sussidiarietà cosiddetta “per progetti” sia praticata per lo più come “presentazione di progetti al finanziamento”, invece che come “coprogettazione” con il pubblico di attività e servizi. Come è stato osservato (Zamagni), occorre promuovere pratiche di partnership sociali, ovvero effettive collaborazioni paritarie tra attori pubblici, privati e Terzo Settore, ivi comprese le associazioni familiari, nell’intento di produrre un’azione congiunta, con effetti positivi sulla creazione di quelle esternalità positive e di quella coesione sociale che sono riconosciute fattore decisivo dello sviluppo locale e del progresso civile di una comunità: così può manifestarsi l’importante contributo al bene comune delle partnership sociali.
Associazionismo familiare e sussidiarietà orizzontale
AUTORE:
Pierluigi Grasselli