Compie mezzo secolo di vita l’Age (Associazione italiana genitori), che il 7 settembre è andata in udienza dal Papa. “Age – si legge sul sito dell’associazione – da 50 anni opera con i genitori e per i genitori; attraverso le Age locali, presenti in tutta Italia, vive e sostiene la genitorialità in tutti i suoi aspetti. Innanzi tutto sostenendo e formando i genitori nell’accoglienza come dono d’amore dei propri figli, nella promozione della loro dignità di persone, nel rispetto e valorizzazione delle loro differenze; quindi con la responsabilità della loro educazione alla vita e alla piena espressione delle loro potenzialità”.
Age concluderà ufficialmente i festeggiamenti con il convegno che si terrà nel marzo 2019. “Un bel traguardo! – ha commentato Papa Francesco. – E un’occasione preziosa per confermare le motivazioni del vostro impegno a favore della famiglia e dell’educazione: un impegno che portate avanti secondo i princìpi dell’etica cristiana, affinché la famiglia sia un soggetto sempre più riconosciuto e protagonista nella vita sociale. Molte delle vostre energie sono dedicate ad affiancare e sostenere i genitori nel loro compito educativo, specialmente in riferimento alla scuola, che da sempre costituisce il principale partner della famiglia nell’educazione dei figli.
COS’È L’AGE
L’ Age – Associazione italiana genitori – è nata nel 1968 per decisione di genitori, coordinati da Ennio Rosini, animati da un forte senso civico e da una grande passione a favore della famiglia, della scuola, dell’educazione. Oggi è una federazione di oltre 200 associazioni locali di genitori, rappresentative di tutte le Regioni italiane.
Le associazioni Age raccolgono gruppi di genitori che si ispirano all’etica cristiana e inoltre ai valori contenuti nella Costituzione italiana, e nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti dell’uomo e del fanciullo.
L’associazione opera prevalentemente nella formazione dei genitori, negli organismi di partecipazione scolastica, nelle politiche della famiglia, dei media, dell’educazione, con il fine principale di promuovere quanto è necessario per il bene dei figli sotto il profilo sociale, culturale, etico, fisico e psicologico e di affiancare e sostenere i genitori nel loro difficile compito educativo.
Ciò che fate in questo campo è davvero meritorio. Oggi, infatti, quando si parla di alleanza educativa tra scuola e famiglia, se ne parla soprattutto per denunciare il suo venir meno: il patto educativo è in calo. La famiglia non apprezza più come un tempo il lavoro degli insegnanti, spesso mal pagati, e questi avvertono come una fastidiosa invadenza la presenza dei genitori nelle scuole, finendo per tenerli ai margini o considerarli avversari.
Per cambiare questa situazione, occorre che qualcuno faccia il primo passo, vincendo il timore dell’altro e tendendo la mano con generosità. Per questo vi invito a coltivare e alimentare sempre la fiducia nei confronti della scuola e degli insegnanti: senza di loro, rischiate di rimanere soli nella vostra azione educativa, e di essere sempre meno in grado di fronteggiare le nuove sfide educative che vengono dalla cultura contemporanea, dalla società, dai mass media, dalle nuove tecnologie”.
Ha quindi soggiunto: “Contribuire a eliminare la solitudine educativa delle famiglie è compito anche della Chiesa, che vi invito a sentire sempre al vostro fianco nella missione di educare i vostri figli e di rendere tutta la società un luogo a misura di famiglia, affinché ogni persona sia accolta, accompagnata, orientata verso i veri valori e messa in grado di dare il meglio di sé per la crescita comune. Avete dunque una doppia forza: quella che vi deriva dall’essere associazione, ossia persone che si uniscono non contro qualcuno ma per il bene di tutti, e la forza che ricevete dal vostro legame con la comunità cristiana, in cui trovate ispirazione, fiducia, sostegno”.
E ha concluso: “Cari genitori, i figli sono il dono più prezioso che avete ricevuto. Sappiatelo custodire con impegno e generosità, lasciando a essi la libertà necessaria per crescere e maturare come persone a loro volta capaci, un giorno, di aprirsi al dono della vita. Insegnare ai vostri figli il discernimento morale, il discernimento etico: questo è buono, questo non è tanto buono, e questo è cattivo. Che loro sappiano distinguere. Ma questo si impara a casa e si impara a scuola: congiuntamente, tutte e due”.