Trenta anni fa l’incontro voluto da Giovanni Paolo II che invitò i rappresentanti di tutte le religioni a vivere una giornata di preghiera e digiuno per la pace fu un evento inaudito, una novità assoluta nelle relazioni tra i credenti di tutto il mondo. In quella giornata ci fu anche una attenzione particolare affinché i cristiani delle diverse confessioni si presentassero uniti. E infatti pregarono insieme, nello stesso luogo.
Trenta anni dopo, partecipa all’evento che si svolge in Assisi anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, il Patriarca che ha fortemente voluto che si celebrasse il Sinodo pan-ortosso nel giugno scorso a Creta. Il primo dopo tanti secoli, che giunge in un tempo in cui i fedeli delle Chiese orientali pagano con il sangue la loro fedeltà a Cristo.
C’è un legame tra il cammino delle Chiese ortodosse e lo “spirito di Assisi”? Ne parliamo con padre Silvestro Bejan, delegato generale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso dell’Ordine dei frati minori Conventuali e direttore del Centro francescano internazionale per il dialogo (Cefid) che ha sede in Assisi.
“Sicuramente esiste un legame. Assisi – sostiene padre Bejan – ha fatto fare al mondo uno straordinario balzo in avanti. È diventata una profezia di pace; e come sappiamo, una profezia non è mai facile da comprendere, e per compiersi ha bisogno di tempo. L’esperienza di trent’anni fa non ha esaurito il suo significato né la sua portata nell’arco di tempo in cui è stata vissuta, e nei gesti e nelle parole con cui è stata raccontata. Quello stare insieme, fianco a fianco, dei rappresentanti delle religioni ha costituito un autentico segno dei tempi e ha messo in movimento grandi progetti. Anche a giugno di quest’anno sull’isola di Creta vedere insieme, vincendo antichi timori e livori, tanti vescovi da parte delle Chiese ‘autocefale’ canoniche che compongono attualmente la Chiesa ortodossa, dopo secoli, o meglio dopo più di un millennio, è stato un segno dei tempi. Perciò lo ‘spirito di Assisi’ soffia dove e come vuole: sta all’uomo il compito di scoprire e decifrare i suoi segreti e le sue strade”.
Il Sinodo pan-ortodosso è un passo avanti nel cammino per l’unità dei cristiani?
“Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, al termine dei lavori del Sinodo, ha detto: ‘Abbiamo scritto una pagina di storia’. Durante i lavori sinodali è stata sottolineata molto l’importanza del dialogo tra le varie Chiese ortodosse, ma anche del dialogo ecumenico con le altre Chiese cristiane, perché, come ha spiegato lo stessa Patriarca, ‘l’unità ortodossa serve anche la causa dell’unità dei cristiani’. Prima e durante il Sinodo, noi cristiani cattolici abbiamo pregato per la buona riuscita di questo Sinodo e abbiamo chiesto in qualche modo ai nostri confratelli ortodossi: chi siamo noi cristiano-cattolici per voi? Come guardate la Chiesa cattolica e le altre confessioni cristiane?. E ci hanno risposto: ‘La nostra Chiesa – come si legge nel messaggio finale – , rispondendo al bisogno di testimoniare la verità e la sua fede apostolica, dà grande significato al dialogo, principalmente con i cristiani non ortodossi. In questo modo, anche il restante mondo cristiano conosce in modo più preciso la purezza della Tradizione ortodossa, il valore dell’insegnamento patristico, la esperienza liturgica e la fede degli ortodossi. I dialoghi che la Chiesa ortodossa conduce non significano mai un compromesso su questioni di fede’”.
Giovanni Paolo II scelse Assisi per l’incontro perché Francesco è un santo conosciuto e amato in tutto il mondo per la sua testimonianza di povertà e di pace. Lo “spirito di Assisi” ha segnato anche la “vocazione” della comunità francescana del Sacro Convento? E del Cefid?
“Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai frati minori Conventuali riuniti nel Capitolo del 1989 disse: ‘Tocca a voi francescani dare una risposta all’uomo di oggi’. Ha quasi affidato ai frati francescani l’impegno per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso. L’Ordine dei frati minori Conventuali ha cercato di favorire questa missione nello spirito di Assisi, coltivando e allargando quanto già il Sacro Convento aveva da anni fatto nel campo del dialogo, e ha istituito il Centro francescano internazionale per il dialogo con sede ad Assisi. Lo spirito di Assisi è stato portato dai frati in tante parti del mondo. L’Ordine oggi ha in tutto il mondo otto Centri di dialogo, e numerosi sono i frati che lavorano in questo settore e promuovono lo spirito di Assisi. Tale spirito soffia ancora nelle nostre comunità e lascia le sue tracce sotto la triplice dimensione della memoria, testimonianza e profezia”.