Tempo di preiscrizioni. Anche le scuole cattoliche si presentano alle famiglie. Incluse le scuole materne, che nella nostra regione non solo rappresentano un terzo del servizio ma spesso sono presenti anche nei piccoli paesi dove il Comune non potrebbe garantire, da solo, alcun servizio. Ne parliamo con Stefano Quadraroli, presidente regionale Fism Umbria.
Cosa offre la scuola cattolica in Umbria?
“Il Ministero ha recentemente fissato il termine per le iscrizioni al prossimo anno scolastico (2016-2017) per il 22 febbraio prossimo, anche se per la scuola dell’infanzia il termine è indicativo in quanto, non essendo scuola dell’obbligo, le famiglie non hanno questa scadenza come tassativa. In quasi tutti i Comuni dell’Umbria, come nel resto del territorio nazionale, le famiglie hanno una possibilità di scelta che comprende anche le scuole paritarie: scuole pubbliche a tutti gli effetti, gestite tuttavia da enti privati. Perlopiù sono scuole di tradizione cattolica o di ispirazione cristiana gestite da parrocchie, congregazioni religiose di suore o da laici, impegnati in questo importante compito educativo”.
Cosa hanno di specifico le scuole cattoliche, e cosa in comune con la scuola pubblica?
“Da una parte, come scuole paritarie, le nostre realtà devono rispettare alcuni standard qualitativi e organizzativi che la legge impone, vincoli spesso più stringenti delle scuole gestite dai Comuni o direttamente dallo Stato. Dall’altra parte, le nostre scuole hanno una maggiore autonomia che permette di poter sperimentare nuovi percorsi e creare un’offerta formativa e organizzativa più consona alle esigenze delle famiglie: tempo prolungato, maggiore flessibilità nel servizio, progetti innovativi della didattica, mensa interna, ecc. A tutto questo si aggiunge la tradizione che ogni nostra realtà porta con sé: rispettando la liberta della famiglia e sempre disponibili a un rapporto costante di collaborazione, le nostre scuole non rinunciano a una proposta chiara e forte, con cui i genitori possono confrontarsi per scegliere e iniziare questo percorso scolastico per i loro figli”.
Perché la Fism non accetta che si parli di scuola “privata”?
“Non accettiamo questo termine per l’uso sbagliato che nel sentire collettivo e nell’opinione pubblica se ne fa: spesso il termine ‘privato’ si contrappone a ‘pubblico’ come se un servizio offerto alla collettività potesse essere erogato esclusivamente dallo Stato, unico garante di qualità ed efficienza. Ognuno di noi sa dalla sua esperienza che spesso non è così”.
Si dice che la “scuola privata” costa. Come si sostengono le scuole aderenti alla Fism?
“Ovviamente anche la scuola privata ha un costo, che oltretutto, per chi la sceglie, si aggiunge alle tasse che ogni anno si pagano per sostenere anche il servizio pubblico statale. In questi ultimi anni, poi, in quasi tutte le scuole è venuto meno il personale religioso che prestava gratuitamente il suo servizio: questo ha comportato l’assunzione di personale laico che, se da un lato ha portato un ricambio generazionale necessario, dall’altro ha fatto lievitare i costi. È chiaro che, in un momento di crisi come quello attuale, le famiglie sono sempre attente a dove impiegare le poche risorse a loro disposizione. Questo da un lato rende più forte e consapevole la scelta educativa che si fa per i propri figli, dall’altra sprona e responsabilizza noi a offrire un servizio sempre più di qualità”.
Quale è la domanda che più spesso i genitori fanno quando si rivolgono alla scuola cattolica?
“Al di là di una sempre crescente richiesta di flessibilità e offerta prolungata del servizio, la domanda è sempre la stessa: cercano un interlocutore, un soggetto autorevole a cui affidare i propri figli, che si affianchi e sostenga, ma non sostituisca il genitore in questo importante compito che è quello di educare le future generazioni. Ogni bambino è unico e irripetibile: compito della scuola è valorizzare il singolo dentro una proposta e un percorso educativo chiaro e condiviso con la famiglia”.
Le paritarie in Umbria
La Federazione italiana delle scuole materne (Fism) è l’associazione che unisce quasi 9.000 enti gestori di scuole dell’infanzia non statali di ispirazione cattolica presenti in Italia. In Umbria la Fism rappresenta quasi il 30% della popolazione scolastica, con circa 90 scuole dell’infanzia non statali (di cui oltre 50 a Perugia, il resto a Terni), cui sono iscritti oltre 4.300 bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Rispetto ad altre regioni italiane, l’Umbria si caratterizza per il fatto che gli enti che gestiscono queste scuole sono perlopiù congregazioni religiose femminili. Nell’ultimo decennio è sempre più aumentato il numero delle scuole, parrocchiali e altre, gestite da laici che continuano l’impegno educativo, cercando di non perdere il carisma originario. La forza lavoro impiegata nelle strutture Fism è di circa 230 insegnanti, spesso assistiti da personale religioso volontario. Tutti i docenti, scelti liberamente da chi dirige la scuola, devono comunque essere abilitati all’insegnamento.