Per cercare di porre un rimedio al crescente disagio economico-sociale derivante dall’attuale situazione di crisi, il prossimo 13 ottobre, nell’ex chiesa di San Giorgio, nel rione San Giacomo, aprirà a Città di Castello l’“Emporio della solidarietà”. Questa iniziativa è nata circa un anno fa da un’idea di Gaetano Zucchini e sarà realizzata in collaborazione con i vari Comuni altotiberini, dei quali Città di Castello sarà il capofila, e la Caritas diocesana tifernate ed eugubina, visto che anche il Comune di Umbertide sarà coinvolto nel progetto. L’esperienza di empori di questo genere è già consolidata in altre realtà italiane, e proprio su questi esempi sarà strutturato anche quello di Città di Castello, che è stato presentato lo scorso lunedì 17 settembre in un incontro svoltosi al Centro studi Carlo Liviero, cui hanno partecipato anche il vescovo Domenico Cancian e il direttore della Caritas diocesana don Paolino Trani. Gli “Empori della solidarietà” rappresentano un nuovo stile di solidarietà, sia per il modo in cui si propongono che per la loro forma di organizzazione. L’iniziativa, infatti – come ha spiegato il vice direttore della Caritas diocesana Pierluigi Bruschi – avrà la finalità di andare incontro alle esigenze delle famiglie con modalità diverse rispetto alla distribuzione del tradizionale pacco viveri o al servizio mensa del Banco alimentare, che tra l’altro risulta poco agibile per i poveri ‘non assoluti’. Il nuovo progetto dovrà allora servire per far superare a molte più persone alcune difficoltà psicologiche legate all’uso degli attuali sistemi di solidarietà; e dall’altro lato, attraverso controlli più capillari, dovrà rendere più attentamente verificabile la presenza di qualche ‘furbo’ tra quanti faranno richiesta di accedere all’emporio”. Fra i possibili utenti del nuovo servizio erogato dalla Caritas, grazie anche alla collaborazione con i servizi sociali dei Comuni coinvolti, oltre ad anziani, invalidi, donne sole con bambini e immigrati sono state individuate già 380 famiglie. L’“Emporio della solidarietà” consiste in una sorta di supermarket dove i singoli e le famiglie in difficoltà possono fare spesa gratuitamente, attraverso una tessera a punti a scalare, sul modello di una carta di credito. Per ottenere tale tessera i richiedenti dovranno fare domanda presso il proprio parroco e compilare una scheda sul proprio status economico. Le varie richieste saranno poi valutate da una Commissione formata dai rappresentanti dei servizi sociali dei Comuni altotiberini coinvolti e dalla stessa Caritas; da tutto questo sarà infine stilata una graduatoria dei richiedenti. I punti nelle tessere saranno pertanto distribuiti in modo diverso, a seconda del bisogno dei vari singoli o nuclei familiari, e scalati a seguito di ogni “spesa” effettuata. Per il funzionamento dell’emporio i Comuni altotiberini aderenti all’iniziativa verseranno ciascuno una quota, ma, oltre a questo, già molti volontari, la grande distribuzione del territorio, alcune aziende e anche le banche sono state o saranno coinvolte in questo progetto. Come ricorda il vice direttore della Caritas tifernate, infatti, se dalle linee di supermercati come Coop, Conad o A&O arriveranno all’emporio i prodotti in scadenza e non più commercializzabili, ma ancora commestibili, alcune aziende agroalimentari cederanno a prezzi vantaggiosi o gratuitamente alcuni dei propri prodotti. Le banche e gli altri imprenditori del territorio saranno poi coinvolti nella realizzazione di un fondo cassa cui attingere per fare gli acquisti necessari.
Orari & attività
Il nuovo “Emporio della solidarietà” di Città di Castello, per la gestione, conterà su una trentina di volontari, divisi in tre gruppi: per approvvigionamento, immagazzinamento e distribuzione. Per il momento questi volontari permetteranno l’apertura per tre mezze giornate a settimana, il martedì e giovedì pomeriggio e il sabato mattina. Oltre alla solidarietà, l’emporio avrà anche altri fini, come detto nell’incontro del 17 settembre: uno dei più importanti sarà quello di proporre ai suoi “clienti”, e a tutta la città, una nuova educazione al consumo e alla conservazione degli alimenti, per evitare quanto più possibile ogni forma di spreco.