Se c’è una immagine che ci aiuta a comprendere la diversità con cui il Signore coglie il senso della grandezza e del potere rispetto al comune sentire, è la presentazione al Tempio. Gesù entra in braccio alla madre, piccolo nella sua grandezza; entra nel modo più semplice possibile, in silenzio. Attorno ai giovani sposi e al neonato è tutto un susseguirsi di preghiere, parole distratte, sguardi rapidi. Eppure proprio in quel momento… “entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate”, leggiamo in Malachia. Va incontro al suo popolo e visita il suo tempio come neonato indifeso. Motivo ricorrente nelle Scritture, il tema della visita di Dio al suo popolo.
Nella pagina del Vangelo, l’incontro con il popolo è rappresentato dai due anziani Simeone e Anna: incontro tra i giovani e gli anziani, chiosa Papa Francesco. Ma cosa ci dice Luca di Simeone? È “un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele, e lo Spirito santo era su di lui”. Ecco allora l’incontro tra l’anziano frequentatore del Tempio e il Bambino di soli quaranta giorni, nel quale riconosce colui che porterà a compimento la Legge.
Commenta Papa Francesco: questi due anziani, Simeone e Anna, “sono pieni di vita perché animati dallo Spirito santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami. Ed ecco l’incontro tra la Santa Famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di Dio. Al centro c’è Gesù. È lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al tempio, che è la casa di suo Padre”. Maria e Giuseppe sono due giovani osservanti della Legge mosaica e volevano fare ciò che era “scritto nella legge del Signore”.
Singolare incontro, dice ancora il Papa, “tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici”. L’episodio evangelico, aggiunge, “costituisce anche un’icona della donazione della propria vita”, offerta che riguarda “ogni cristiano, perché tutti siamo consacrati a lui mediante il battesimo. Tutti siamo chiamati a offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella famiglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia”.
Domenica era anche la Giornata della vita consacrata, cioè di coloro che hanno scelto la vita religiosa o monacale, consacrati – anche laici – che “con la professione dei voti appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo”, ricorda il Papa all’Angelus. Ciò permette loro di offrire “una testimonianza speciale al Vangelo del regno di Dio. Totalmente consacrati a Dio, sono totalmente consegnati ai fratelli, per portare la luce di Cristo là dove più fitte sono le tenebre e per diffondere la sua speranza nei cuori sfiduciati. Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, profezia di condivisione con i piccoli e i poveri”.
“C’è tanto bisogno di queste presenze – ha detto domenica il Papa riferendosi ai religiosi -, che rafforzano e rinnovano l’impegno della diffusione del Vangelo, dell’educazione cristiana, della carità verso i più bisognosi, della preghiera contemplativa; l’impegno della formazione umana, della formazione spirituale dei giovani, delle famiglie; l’impegno per la giustizia e la pace nella famiglia umana. Ma pensiamo un po’ cosa succederebbe se non ci fossero le suore negli ospedali, le suore nelle missioni, le suore nelle scuole. Ma pensate una Chiesa senza le suore! Non si può pensare: esse sono questo dono, questo lievito che porta avanti il popolo di Dio. Sono grandi, queste donne che consacrano la loro vita a Dio, che portano avanti il messaggio di Gesù… Per tutti questi motivi, come è stato già annunciato, l’anno prossimo sarà dedicato in modo speciale alla vita consacrata”.
Le 5 parole per la vita
Papa Francesco nel corso dell’Angelus di domenica scorsa, in cui si celebrava anche la Giornata per la Vita sul tema tema “Generare futuro”, nel suo messaggio ha rivolto il suo saluto e il suo incoraggiamento “alle associazioni, ai movimenti e ai centri culturali impegnati nella difesa e promozione della vita”. “Mi unisco ai Vescovi italiani nel ribadire che ‘ogni figlio è volto del Signore amante della vita, dono per la famiglia e per la società’”, ha detto Papa Francesco citando il Messaggio della Cei per la XXXVI Giornata nazionale per la Vita. Il Papa ha quindi invitato tutti, “ognuno, nel proprio ruolo e nel proprio ambito”, a sentirsi “chiamato ad amare e servire la vita, ad accoglierla, rispettarla e promuoverla, specialmente quando è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, dal grembo materno fino alla sua fine su questa terra”. Parole che i commentatori hanno sottolineato essere un programma di impegno.