L’inchiesta sui fatti accaduti nella residenza protetta per anziani non autosufficienti “Villa Maria Luisa” di Terni farà il suo corso e le responsabilità saranno debitamente accertate. Ma è naturale chiedersi come sia possibile che questo accada se, come previsto dalla normativa regionale vigente dal 1997, le residenze protette devono prima essere autorizzate dalla Regione dell’Umbria e poi controllate dalle Asl di appartenenza, le quali devono accertare che siano costantemente mantenuti gli standard di qualità strutturali e organizzativi. La vicenda, inoltre, desta ancor più legittima perplessità se, come risulta, la residenza per anziani oggi commissariata aveva addirittura ottenuto l’accreditamento istituzionale della Regione dell’Umbria per 20 posti letto, e aveva da poco rinnovato la convenzione con delibera firmata dal Direttore generale della nuova Asl 2 di Terni. Evidentemente c’è qualcosa che non va nel sistema di verifica e di controllo adottato dalla Regione, e di competenza delle Asl.
In verità, la questione è da tempo all’ordine del giorno. Lo attesta il Rapporto 2011 fatto dai Nas dei carabinieri al Parlamento, ove risultano vari illeciti penali e amministrativi riguardanti le strutture ricettive per anziani. L’Umbria è citata insieme ad altre regioni del Sud Italia. Chi non ricorda poi le vicende che hanno interessato il territorio orvietano, ove strutture recettive per anziani aventi carattere esclusivamente alberghiero (autorizzate solo dai Comuni) si sono trasformate illecitamente in residenze protette che ospitavano anziani non autosufficienti? Perché negli anni passati sono stati autorizzati alle residenze protette del territorio ternano circa 700 posti, per poi assegnarne in convenzione solo 320 dei 1.200 previsti a livello regionale?
Sui fatti accaduti, le associazioni rappresentanti dei gestori delle residenze protette Acradu, Acrit, Anaste e Lega Coop hanno preso una dura posizione, ribadendo che i fatti riferiti a una struttura non possono coinvolgere né infangare l’intero sistema assistenziale ternano, e che gli episodi di mala gestione emersi sono la risultanza esclusiva di un’organizzazione interna non rispettosa delle persone che andavano assistite. Sono le stesse organizzazioni che, da tempo, ripetutamente stanno richiedendo all’assessorato regionale alla Sanità e alla stessa presidente regionale Catiuscia Marini di essere coinvolti al Tavolo regionale sulla non-autosufficienza, che vede al momento interessati solo i sindacati. Un deciso passo indietro rispetto alla prassi degli anni passati, come attestato dal Patto per il benessere degli anziani sottoscritto nel novembre 2007 tra la Regione dell’Umbria e le associazioni rappresentative dei gestori. Tale intesa prevedeva, tra le altre cose, la verifica del “percorso amministrativo, autorizzativo e di controllo dell’iter di riqualificazione dell’offerta residenziale (autorizzazione, convenzione e accreditamento delle Rp) per fare altri passi avanti per superare tutte quelle situazioni di irregolarità che ancora permangono”. Accordo sottoscritto, e messo nel cassetto. Non solo passi in avanti non sono stati fatti, ma, come le vicende di questi giorni attestano, sono stati fatti passi indietro.
Non si può continuare con Tavoli di concertazione e verifica gestiti in modo tradizionale. In una società complessa, si risponde con nuovi strumenti partecipativi e di gestione. Si apra quindi finalmente un Tavolo regionale sulla non-autosufficienza (anziani e disabili) coinvolgendo i sindacati e tutti gli altri soggetti direttamente interessati, di rappresentanza dei gestori e dei cittadini. Si mettano insieme tutte le competenze, le esperienze e le potenzialità. Si faccia una seria verifica che non si fermi al rispetto formale degli standard strutturali e organizzativi, ma vada oltre per una qualità anche etica del servizio di cura degli anziani e dei disabili, impostando un percorso non episodico ma strutturale e continuo, che metta in gioco e valorizzi le responsabilità di tutti.
Le accuse: Abusi e irregolarità
Commissariata la residenza protetta per anziani non autosufficienti “Villa Maria Luisa” di Terni, gestita ora direttamente dalla nuova Asl 2. Il gestore della struttura è stato posto agli arresti domiciliari insieme a tre dipendenti. La decisione è stata presa a conclusione dell’inchiesta portata avanti dalla Guardia di finanza, a seguito di una denuncia presentata da una dipendente che era stata licenziata e che ha raccontato i maltrattamenti cui aveva personalmente assistito. Da altre testimonianze di dipendenti ed ex dipendenti sarebbero emerse altre inadempienze e irregolarità che riguarderebbero anche le norme igienico-sanitarie, la qualità e quantità del cibo, e anche la regolarità del contratto di lavoro dei dipendenti. Risulterebbe, infatti, che il titolare della residenza abbia a sua volta subappaltato a una cooperativa la gestione della struttura (a volte questa è la strada adottata per non avere direttamente personale in carico e ridurre non sempre lecitamente il costo del lavoro).