Ad aprire la Liturgia della Parola di questa II domenica di Avvento è un brano tratto dal libro del profeta Baruc, brano che conclude l’intera Opera e che contiene l’annuncio gioioso di una svolta ormai imminente.
Prima lettura
L’Autore, colto e raffinato, scrive in un tempo ormai vicino alla venuta del Messia (I sec a. C.) ed ispirandosi ad altri testi biblici li reinterpreta al momento presente aiutando a leggere gli eventi in prospettiva di speranza. Nello specifico, rifacendosi al contesto storico della diaspora babilonese, si rivolge alla comunità dei credenti, personificata con la città di Gerusalemme, invitandola ad abbandonare la “veste del lutto” per rivestirsi “dello splendore della gloria”.
Poi il Profeta continua a rivelare la buona disposizione del Signore verso il Suo popolo con le suggestive immagini delle alte montagne che vengono “spianate” e delle valli che saranno “colmate” favorendo così il percorso verso il ristabilimento di una condizione primordiale perché “Dio ricondurrà Israele con gioia, alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui”.
Salmo
Il ritorno glorioso a Gerusalemme è cantato anche dagli autori del Salmo responsoriale (125), Salmo che appartiene al genere dei ‘canti delle salite’ propri dei pellegrini che ‘salgono’ alla Città santa. I verbi della prima parte del Salmo sono al passato e ricordano appunto quando “il Signore ristabilì la sorte di Sion”, mentre i verbi della seconda parte sono al presente (“ristabilisci, Signore, la nostra sorte”) perché ormai la comunità, ricostruita e ricompattata, altro non attende se non l’avvento dell’èra messianica.
LA PAROLA della Domenica
PRIMA LETTURA
Dal Libro del profeta Baruc 5,1-9SALMO RESPONSORIALE
Salmo 125SECONDA LETTURA
Lettera di Paolo ai filippesi 1,4-6.8-11VANGELO
Dal Vangelo di Luca 3,1-6
Seconda lettura
La Lettera ai Filippesi si apre con un’effusione del cuore di san Paolo. L’apostolo si mostra infatti affabile verso i destinatari in quanto hanno accolto con entusiasmo la predicazione che lui ha fatto loro del Vangelo e perché continuano a collaborare sostenendo concretamente la sua missione nonostante egli abbia dovuto lasciare Filippi.
Tuttavia, Paolo non si attribuisce il merito del successo della predicazione perché è solo grazie al Signore “il quale ha iniziato quest’opera buona” che i filippesi hanno risposto generosamente.
Vangelo
L’annuncio gioioso compare anche nella pagina del Vangelo secondo Luca dove il protagonista è Giovanni Battista la cui missione viene inserita -attraverso lo stile proprio di Luca – nel contesto politico e religioso del suo tempo. Vengono infatti nominate le autorità civili romane e ‘giudee’ nonché i capi religiosi.
In questo preciso quadro storico ecco entrare in scena “Giovanni, figlio di Zaccaria” del quale è subito specificata la sua indole profetica (“la parola di Dio scese su Giovanni”) e il suo ambiente di vita, il “deserto”. L’evangelista Luca dà molto risalto al Battista, tanto da riportarne gli episodi della nascita e, negli Atti degli Apostoli, anche il resoconto di un’influenza di primo piano che egli avrebbe procurato con la sua attività di predicatore.
Anche testimonianze extra bibliche come quella di Giuseppe Flavio attesterebbero l’importante peso che ha esercitato Giovanni Battista con il suo autorevole e provocatorio insegnamento. Tutto ciò giustifica la precisione e lo sguardo politico ‘universale’ che Luca presenta come a voler anticipare l’ampia ripercussione che poi ha avuto il ‘precursore’.
Dopo aver descritto Giovanni alla stessa maniera di come sono descritti i profeti anticotestamentari con la formula “la parola di Dio scese su Giovanni” (Is 1,1; os 1,1; Am 1,1; Mi 1,1; Sof 1,1) l’evangelista lo ritrae peregrinante nella “regione del Giordano”, probabilmente verso il bassopiano meridionale del mar Morto. Il successo della predicazione di Giovanni è da attribuire più al suo carisma che al contenuto del messaggio.
Infatti quanto egli annuncia – il battesimo – non è un rito nuovo poiché già l’AT prevedeva riti purificatori con l’acqua per diverse circostanze della quotidianità e della vita. La novità sta allora nel cambiamento di vita che il Battesimo di Giovanni include perché non è solo un rito, ma soprattutto un impegno alla conversione e alla fiducia in un Dio di misericordia che perdona i peccati di chi è davvero pentito.
Allora ecco che la citazione del profeta Isaia “ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno dritte quelle impervie, spianate” e che è relativa al ritorno dei giudei a Gerusalemme, si realizza definitivamente: gli uditori di Giovanni sono chiamati a percorrere un nuovo esodo verso la nuova e definitiva realtà che è il Vangelo. Se leggiamo in sinossi questo brano ci accorgiamo che tutti e quattro gli evangelisti riportano questa profezia di Isaia, ma solo Luca vi aggiunge lo stico finale: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.
Nel testo greco leggiamo propriamente “ogni carne vedrà la salvezza di Dio” ed apprezziamo più il valore del messaggio che solo l’evangelista Luca, un pagano convertito a Gesù, mette in risalto sempre traendolo dal profeta Isaia: Cristo che si affaccia sulla scena del mondo interpella ogni “carne”, ha una risonanza universalistica, nessuno è escluso. Questo è l’annuncio gioioso!
Giuseppina Bruscolotti