Catechesi sul Credo
Per l’Anno della fede, Benedetto XVI dedicherà le catechesi del mercoledì al commento del Credo. Lo ha annunciato il 17 ottobre ai fedeli riuniti in piazza San Pietro: “Cari fratelli e sorelle, oggi vorrei introdurre il nuovo ciclo di catechesi, che si sviluppa lungo tutto l’Anno della fede appena iniziato e che interrompe – per questo periodo – il ciclo dedicato alla scuola della preghiera (…). Nelle catechesi di quest’Anno della fede vorrei offrire un aiuto per riprendere e approfondire le verità centrali della fede su Dio, sull’uomo, sulla Chiesa, su tutta la realtà sociale e cosmica, meditando e riflettendo sulle affermazioni del Credo. E vorrei che risultasse chiaro che questi contenuti o verità della fede si collegano direttamente al nostro vissuto: chiedono una conversione dell’esistenza, che dà vita ad un nuovo modo di credere in Dio”.
Mercoledì, durante l’udienza generale in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha tenuto la prima catechesi sul Credo, momento settimanale di riflessione che accompagnerà l’Anno della fede. Una sorta di “numero zero”, introduttivo, era stato anticipato mercoledì 17. Il giorno 24 il Papa (vedi il testo completo su www.vatican.va) si è soffermato sul senso della fede cristiana in questo nostro tempo, partendo dalla domanda: “Che cosa è la fede? Ha ancora senso la fede in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili?”.
“Oggi – ha proseguito – insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale. A volte si ha come la sensazione che il mondo non vada verso la costruzione di una comunità più fraterna e più pacifica; le stesse idee di progresso e di benessere mostrano anche le loro ombre. Nonostante la grandezza delle scoperte della scienza e dei successi della tecnica, oggi l’uomo non sembra diventato veramente più libero, più umano: permangono tante forme di sfruttamento, di manipolazione, di violenza, di sopraffazione, di ingiustizia… In questo contesto riemergono alcune domande fondamentali, che sono molto più concrete di quanto appaiano a prima vista: che senso ha vivere? C’è un futuro per l’uomo, per noi e per le nuove generazioni? In che direzione orientare le scelte della nostra libertà per un buon esito e felice della vita? Che cosa ci aspetta oltre la soglia della morte?”.
Ha quindi risposto: “La fede ci dona proprio questo: è un fiducioso affidarsi a un Tu che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza… Dio ha rivelato che il suo amore verso l’uomo, verso ciascuno di noi, è senza misura: sulla croce Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio fatto uomo, ci mostra nel modo più luminoso a che punto arriva questo amore, fino al dono di se stesso, fino al sacrificio totale. Con il mistero della morte e risurrezione di Cristo, Dio scende fino in fondo nella nostra umanità per riportarla a Lui, per elevarla alla sua altezza. La fede è credere a questo amore di Dio che non viene meno di fronte alla malvagità dell’uomo, di fronte al male e alla morte, ma è capace di trasformare ogni forma di schiavitù, donando la possibilità della salvezza”.
“Attorno a noi, però – ha aggiunto – vediamo ogni giorno che molti rimangono indifferenti o rifiutano di accogliere questo annuncio”. Ma “la fiducia nell’azione dello Spirito santo ci deve spingere sempre ad andare e predicare il Vangelo, alla coraggiosa testimonianza della fede… Ci sono quelli che disprezzano, quelli che rimproverano, quelli che irridono. Se noi temiamo costoro, non abbiamo più nulla da seminare, e il giorno della mietitura resteremo senza raccolto… Da dove attinge l’uomo quell’apertura del cuore e della mente per credere nel Dio che si è reso visibile in Gesù Cristo morto e risorto, per accogliere la sua salvezza, così che Lui e il suo Vangelo siano la guida e la luce dell’esistenza? Noi possiamo credere in Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente… Il Concilio Vaticano II afferma: ‘Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità’ (Dei Verbum, 5). Alla base del nostro cammino di fede c’è il battesimo, il sacramento che ci dona lo Spirito santo, facendoci diventare figli di Dio in Cristo, e segna l’ingresso nella comunità della fede, nella Chiesa: non si crede da sé, senza il prevenire della grazia dello Spirito; e non si crede da soli, ma insieme ai fratelli. Dal battesimo in poi ogni credente è chiamato a ri-vivere e fare propria questa confessione di fede, insieme ai fratelli”.
Quindi conclude: “Cari amici, il nostro tempo richiede cristiani che siano stati afferrati da Cristo, che crescano nella fede grazie alla familiarità con la sacra Scrittura e i sacramenti. Persone che siano quasi un libro aperto che narra l’esperienza della vita nuova nello Spirito, la presenza di quel Dio che ci sorregge nel cammino e ci apre alla vita che non avrà mai fine”.