È stato il terremoto delle ‘scosse infinite’: dopo le due, violentissime, del 26 settembre 1997, ne sono seguite centinaia di media intensità, per sei mesi, capaci di gettare nella paura le popolazioni colpite e mettere a dura prova la capacità di organizzazione e gestione dell’emergenza e della ricostruzione da parte delle istituzioni. È stato un sisma, anomalo quello che ha colpito la fascia appenninica dell’Umbria, in particolare Foligno, Nocera Umbra, Assisi e Gualdo Tadino, toccando anche altri centri umbri, a macchia di leopardo. Ha avuto, rispetto al passato, un numero di vittime limitato, se si considera l’intensità e l’estensione del movimento tellurico. Sono stati 4 i morti – due religiosi e due tecnici della soprintendenza – per il crollo delle due vele della basilica superiore di San Francesco, e ci sono state altre 8 vittime, per lo più, per cause naturali, anche se indotte dal terremoto. Un evento seguito con molta attenzione dalle tv, che hanno a lungo rilanciato in tutto il mondo le immagini della basilica invasa dalla polvere, il salvataggio con una gru del transetto a rischio, proprio nel giorno in cui un analogo tentativo di messa in sicurezza del torrino comunale di Foligno, il 14 ottobre, non riuscì per effetto di una nuova violenta scossa. Ora, a distanza di dieci anni da quell’evento tragico per l’economia e la vita dell’Umbria, per completare la ricostruzione – completata quasi al 90 per cento dei casi (ma per Nocera Umbra siamo ancora un po’ indietro) ‘ manca ancora uno stanziamento finale. Vale la pena, però, tornare indietro nel tempo per ripercorrere i momenti salienti di un periodo segnato nella memoria di tante persone. L’emergenza in Umbria ha provocato un grande slancio di solidarietà degli italiani (e non solo) che si sono stretti in un abbraccio sincero con la popolazione. Lo hanno testimoniato le centinaia di persone che si sono alternate, proprio nel periodo più duro, con l’arrivo dell’inverno, nel territorio interessato. Volontari per aiutare i tecnici nell’allestimento delle tende per i terremotati ma anche per salvare l’arte, con la selezione dei reperti utili per ricomporre i dipinti di Giotto e Cimabue della basilica superiore, sbriciolatisi al suolo dopo il crollo. Ecco perché il ruolo del volontariato, dieci anni dopo, viene celebrato come punto di eccellenza di quel periodo, al di là dei risultati conseguiti con la ricostruzione. Si è parlato, tra le polemiche, di ‘modello umbro’ anche per segnalare le diversità nell’approccio verso gli sfollati. Prima le tende e poi i container hanno lasciato il posto alle casette di legno, soprattutto nel territorio di Foligno, ma c’è stata anche la novità dell’autonoma sistemazione, cioè il contributo dato ai senza tetto per scegliere un’altra abitazione. Le disfunzioni non sono mancate, anche perché la macchina della ricostruzione ha attraversato sei mesi di scosse, costringendo più volte i tecnici a ripetere sopralluoghi, per stabilire l’agibilità delle case lesionate, oppure a portare a nuove ordinanze di sgombero. Non sono mancate le aziende edili fantasma, con la loro presenza ‘mordi e fuggi’ che ha provocato contenziosi con gli sfollati, ancora oggi. È indubbio che in alcuni casi, come nella basilica di Assisi, messa in sicurezza a tempo di record in appena due anni, le istituzioni hanno raggiunto l’importante risultato di coniugare la velocità con l’efficienza del risultato, consentendo riaprire ai pellegrini un simbolo umbro nel mondo, ma anche un’importante fonte economica per tutto il territorio regionale. Ora è il momento degli approfondimenti, dei convegni sulle modalità degli interventi realizzati, ma è anche il tempo di salutare, con amicizia, gli ‘angeli’ venuti in Umbria a dare una mano.
Angeli della ricostruzione
Il terremoto, dieci anni dopo: l'Umbria ricorda soprattutto la generosità di tante persone
AUTORE:
E. Q.