La data, 29 giugno 2002 – festa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo -, va ancora incisa a colpi di scalpello sulla pietra di una chiesa secolare. Dio ha visitato il suo popolo, degnandolo di un vero prodigio, un frutto spuntato su di un vecchio ceppo, fresco quale primizia primaverile per una stagione che dovrà essere feconda. L’immagine ce l’ha suggerita il Vescovo stesso, nel bel mezzo di una ricca assemblea, vibrante come le corde di un’arpa al soffio dello Spirito che irrompeva solenne, nel pomeriggio estivo, al centro di una splendida esaltazione pentecostale. Nella cornice incomparabile di un tempio che è quanto di meglio si possa immaginare per liturgia di una festa di grande classe, dove il cielo e la terra arrivano a sconfinare insieme e dove i due protagonisti, poveri uomini come tutti, più sperduti che mai, uscendo trasecolati dall’incombente imperversare di avvenimenti superiori alla loro portata, finiranno infine per domandarsi , come Paolo, se ancora son più loro, o Cristo stesso. “Viviamo in un’epoca in cui moltissimi – ha detto infatti mons. Grandoni – sono alla ricerca di “miracoli” per il proprio bene ( chi ha Fede invoca l’intercessione della Madonna e dei Santi e chi non ha fede ricorre a maghi, astrologi e chiromanti); ebbene, questa sera, assistiamo ad un miracolo vero. Un giovane di Baschi – Andrea Rossi – ha lasciato il suo posto di lavoro, ha studiato, si è accuratamente preparato e ora diventa sacerdote nel grado del presbiterato; un altro giovane, di una nazione (l’Albania) che ha sofferto e soffre molto (e Leke – Alessandro – Marku conosce bene la sofferenza), diventa diacono. Nel passato un fatto come questo poteva apparire normale, quasi di “routine” , oggi no. Fare certe scelte, oggi, – data la cultura corrente – costa molto di più di quello che è costato a noi”. “La grazia del Signore opera meraviglie. Ringraziamo di cuore il Signore, questi due giovani e tutti coloro che li hanno preparati”. In primo luogo il Vescovo ha inteso ringraziare le famiglie di Andrea e di Marco; giustamente, perché è la famiglia la culla delle vocazioni alla vita sacerdotale e consacrata ed al ministero dei laici. “Io, – ha soggiunto – l’ho detto molte volte, sono sacerdote grazie soprattutto a mia madre ed a mio padre. Senza il loro sostegno ed il loro incoraggiamento non sarei potuto giungere a questa meta”. Bisogna quindi pregare per le famiglie, perché, in mezzo a tante difficoltà, mantengano viva la Fede cristiana e la trasmettano integra ai loro figli, sicchè sappiano generosamente rispondere al Signore quando li chiama alla sua sequela. La pastorale della Famiglia va dunque privilegiata. “Apprezzo molto – precisava inoltre il Vescovo – l’iniziativa nata nella nostra Azione cattolica di costituire un’Associazione di famiglie cristiane”. E destinatarie dei sensi di gratitudine del Presule e, per suo mezzo, di tutta la comunità diocesana, erano le mamme di Andrea e di Leke. Chi potrà mai esaltare abbastanza la grandezza di una donna, che per altissimo privilegio del Signore, nella sua umile e nascosta consistenza di semplice creatura umana, viene ad essere insignita del singolarissimo titolo di madre del sacerdote, come fu di Maria, madre di Dio? “Questa sera, – aggiunge va ancora il Vescovo – è un momento di grande gioia per loro: siamo addolorati, però, perché la mamma di Leke non è potuta venire per partecipare a questo avvenimento. Le giunga il nostro affettuoso saluto. E salutiamo la mamma di don Andrea, che è qui con noi”. A questo punto il pensiero non poteva non correre ai giovani: ce n’erano molti presenti. Se in un momento della vita capitasse loro di sentire la voce del Signore che li chiama alla vita sacerdotale e religiosa, “chiedo loro – il Pastore li supplicava – di prendere contatto diretto con me, incontrandomi o scrivendomi”: precisava, insomma, come dovevano fare per non perdere l’appuntamento e mancare all’impegno. Così come ad Andrea e a Leke ora dettava, secondo il suggerimento della Parola di Dio, le buone regole della missione abbracciata nello spirito di “filiale obbedienza e riverenza”. Ed era tutto: le istruzioni erano state impartite, il viatico era stato fornito e l’equipaggiamento ben confezionato: Andrea a Leke potevano partire per la grande avventura nella vita: “Buon Viaggio!”- ha fragorosamente sottolineato l’Assemblea in piedi. Nella festa degli apostoli Pietro e Paolo iniziava, così, per divina designazione, nel tempo, un altro ennesimo viaggio apostolico.
Andrea e Marco: s’è rinnovato il miracolo di una Chiesa viva
Orvieto / Nella festa dei Ss.Pietro e Paolo l'ordinazione di un sacerdote e un diacono
AUTORE:
M. P.