Da quando la guerra in Ucraina ha avuto inizio, quello che stiamo vivendo è il tempo di maggiore tensione e violenza sia sul terreno che nelle parole. Le cancellerie dei governi e il mondo dell’informazione però sembrano limitarsi a farsi eco delle minacce, della propaganda bellicista e della possibilità di una escalation.
E mentre si sta facendo passare come possibile e tollerabile il ricorso all’uso di armi nucleari, non c’è alcun impegno serio per aprire un varco di dialogo, di mediazione e di soluzione diplomatica. Sembriamo come rassegnati al sacrificio delle vite umane sull’altare della guerra che non può costituire contemporaneamente il problema e la sua soluzione.
Si leva – alta, forte e isolata – la voce del Papa che si rivolge alle coscienze di chi detiene il potere in Ucraina e Russia e di tutti coloro che alimentano quel conflitto senza essere presenti sul terreno. Per questa ragione in ogni parte del mondo devono essere i senzapotere a unire le loro voci per far comprendere con chiarezza che la pace – quella vera – non può essere il risultato della violenza delle armi, ma è partorita piuttosto dall’incontro e dal dialogo.