Roccaporena è il piccolo villaggio che ha dato i natali a santa Rita. Vi si possono ancora ammirare alcune piccole fabbriche che risalgono ai suoi tempi, come la casa maritale, trasformata in chiesetta dal card. Fausto Poli, la chiesa di S. Montano, il lazzaretto, nonché l’orto del miracolo della rosa.
Dopo il suo ingresso nel monastero agostiniano di S. Maria Maddalena di Cascia, di tutto quanto le era appartenuto non esiste traccia. Solo una preziosa reliquia è rimasta a Roccaporena, ed è un suo mantello. Nel 1962, per meglio proteggerla è stata realizzata una nuova custodia d’argento, in occasione della Festa della rosa, e ne è stata fatta una ricognizione ufficiale dal vescovo di Norcia, mons. Alberto Scola: una garanzia ai devoti di trovarsi di fronte ad un oggetto miracolosamente conservato attraverso i secoli. Ma già trecento anni fa, proprio all’inizio del Settecento, fu eseguita una operazione del genere: il rev. Alessandro Franceschini, Protonotario apostolico e Vicario foraneo di Cascia, procedette alla autenticazione della “tunica o billicula” della Beata Rita che si trovava nella sua chiesa di Roccaporena: era necessario provarne la identità e per questo don Alessandro Franceschini ebbe l’incarico di giudice delegato dal vescovo di Spoleto, card. Carlo Giacinto Lascaris, dell’Ordine dei Predicatori.
Perciò il Vicario foraneo convocò alcuni testimoni. Per primo fu ascoltato il sacerdote Lazzaro Bonaccorsi per una deposizione giurata. Costui disse di essere di Roccaporena e che gli antenati lo avevano informato sullo Scoglio, dove la Beata faceva orazione, sulla casa ridotta in chiesa e sull’orto. Disse anche che il corpo si trovava a Cascia nel monastero di S. Maria Maddalena; ma nella chiesa di Roccaporena “vi è una tonicella o pelliccia che portava detta B. Rita sopra il suo corpo, di color gialliccio, la quale si è tenuta e si tiene in somma veneratione”.
Richiesto di come l’avesse saputo, rispose che “da tutti li vecchi ed antenati tanto donne che uomini è stato così detto e veduto et l’havevano udito dire dalli loro vecchi et antenati per traditione ab immemorabili”, ed era conservata dentro un tabernacolo come una reliquia. Il sacerdote attesta anche: “Ho sentito dire se ne sia progurata da personaggi qualche pezzo et parte di essa”.
Poi furono ascoltate le dichiarazioni di Pietro Paolo Bonaccorsi, Paolo di Benedetto, e Antonio di Pier Matteo, tutti di Roccaporena. Le testimonianze, sollecitate dalle stesse domande per ognuno, vengono registrate quasi con le stesse parole; e in riferimento alla venerazione tributata dai fedeli alla preziosa reliquia, tutte concordano anche nel dire della “miracolosa elevazione che pubblicamente fa dalla cassa dove riposa fino alla sommità e grata della medema”.
Un curioso particolare: il card. Lascaris termina la lettera con la quale autorizzava il riconoscimento dicendo: ” Mi farà gran piacere di mandarmi un pezzetto doppo che ne averà fatta la ricognitione”, confermando e continuando la lista dei “personaggi” che se ne vollero procurare un frammento. Si può ragionevolmente pensare che il desiderio del Cardinale sia stato soddisfatto e che il “pezzetto” sia stato sempre conservato con cura.