Non possiamo che essere per strada anche noi. Nelle piazze di Teheran e delle città iraniane e di tutto il mondo in cui le donne, prima che diritti, rivendicano dignità e rispetto. Al di là della fede cui sentono di appartenere e delle culture che hanno stabilito leggi e precetti, ogni persona deve vedere garantito l’esercizio delle libertà fondamentali riconosciute nella Dichiarazione universale.
Una ciocca di capelli può diventare simbolo e significato della condizione della donna nel mondo. Siamo nelle mille piazze russe in cui l’obiezione di coscienza alla guerra è gridata da giovani e meno giovani chiamati a combattere la guerra di Putin.
Quelle madri che difendono l’integrità fisica, mentale e spirituale dei propri figli, sono il deterrente più efficace persino contro la minaccia nucleare e rischiano carcere e torture anche per noi. Sono loro la speranza di un mondo nuovo in cui è la gente semplice a riprendersi in mano il proprio destino.
Siamo nelle strade affollate dai ragazzi che lottano per il clima perché nessun interesse deve prevalere sulla catastrofe incombente che stiamo preparando per le “generazioni prossime” che è diverso che dire future. Ha detto ultimamente Rosy Bindi: “La maggioranza esiste anche nei Paesi non democratici, l’opposizione solo in democrazia”.