Parbleu! Non è vero che in tempo di coronavirus tutta le nostre attività vanno avanti col freno tirato. Le fiction televisive, ad esempio, hanno fatto registrare un vero balzellone in avanti. E l’ozio della pandemia ha imposto molte delle loro molte puntate anche all’autore di abat-jour, notoriamente prevenuto verso tutto ciò che (come fiction, appunto) viene dal latino fingere .
E invece oggi lui si rammarica del fatto che il mostro invisibile ha decurtato della puntata più importante, l’ultima, due delle fiction più coinvolgenti: Doc – Nelle tue mani e Il commissario Maltese.
Tra le tante impressioni positive, ne emerge però una molto negativa: il rapporto sessuale sembra ridotto a poco più di una stretta di mano. Il matrimonio oggi non serve più a nulla, sembra.
L’eterno Montalbano convive con Livia, ma Inge è quasi una riserva fissa, e poi lui non si tira mai indietro quando altre fìmmine si fanno avanti. Il suo vice Mimì è sposato, ma vive in perenne tensione a tradire la moglie Beba… Il commissario Maltese, la sera stessa del giorno in cui l’ha sottratta all’amico che l’affiancava per l’ultima volta nella sua lotta alla mafia trapanese, deliba felicemente Elisa, la fidanzata che viene dal Nord.
Quanto diverso il racconto dell’amore!
Quanti secoli sono passati da quando lo sguardo di Lucia, stressata fino al pianto al culmine della “notte degli inganni”, dalla barca che la portava lontano dalle grinfie di don Rodrigo andava accarezzando con lo sguardo, al chiarore della luna, i luoghi della sua infanzia? E le ultime che quel suo sguardo mestissimo accarezzava erano la casa di Renzo e la chiesetta: “Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio!”.
Faccio male se lascio che cresca lo sgongolo d’amarezza che mi s’è formato in gola? Faccio male. Anche perché…
Angelo M. Fanucci