Chiedere quale sia il più grande dei comandamenti non è certo una domanda di poco conto. E anche se i farisei la pongono a Gesù per metterlo in imbarazzo, essa tuttavia concerne una questione essenziale perché riguarda il cuore stesso della fede e quindi della vita. Gesù non si sottrae alla loro richiesta e risponde con le parole del Deuteronomio: “Ascolta, Israele, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore” (6,4-5). Poi aggiunge subito, senza soluzione di continuità, una frase tratta dal Levitico: “Il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (16,18).
L’aspetto nuovo del comandamento di Gesù sta nell’identificazione tra l’amore di Dio e l’amore per il prossimo oppure, se si vuole, nel porre al di sopra di tutto l’amore. All’interno della legge ebraica i due comandamenti erano a sé stanti ma venivano comunque compresi all’interno di un enorme catalogo di leggi. Vi erano stati tentativi di unificare e trovare un centro. Il rabbino Hillel, ad esempio, alcuni decenni prima di Gesù diceva: “Non fare al prossimo tuo ciò che è odioso a te, questa è tutta la legge. Il resto è solo spiegazione”. E un altro rabbino aggiungeva: “Tu devi amare il prossimo tuo come te stesso”.
Noi che proviamo fastidio per una certa essenzialità e che nella confusione della nostra vita rischiamo di relativizzare tutto, siamo aiutati da questa pagina evangelica a comprendere con chiarezza una priorità che ispiri e dia senso a tutte le nostre scelte. Spesso ci dissipiamo attorno ai tanti idoli ai quali sacrifichiamo non poca parte delle nostre giornate. Il vangelo ci richiama all’essenza della fede e della vita. Il vangelo ci dice che l’essenza della fede è l’unità dei due comandamenti: l’amore del prossimo è assimilato all’amore totale a Dio. Tale identificazione non sminuisce ovviamente l’uno o l’altro dei due termini. Ed è comunque inequivocabile il primato di Dio.
Tuttavia non si può amare Dio senza amare anche il prossimo. Questo sta a dire che la strada per arrivare a Dio incrocia necessariamente quella che porta agli uomini, soprattutto quella che conduce verso i più deboli. Aiutando loro si aiuta Dio, difendendo loro si difende Dio. Non solo. Dio non sembra neppure mettersi in concorrenza con l’amore per gli uomini. Non insiste infatti sulla reciprocità come faremmo noi. Gesù non ci dice: “Amate me come io ho amato voi”, ma: “Amatevi come io vi ho amato”.
Le disposizioni del libro dell’Esodo che ci vengono riproposte chiariscono questa prospettiva. Ci viene chiesto di accogliere lo straniero (un comando chiaro che ridicolizza la grettezza e l’egoismo da cui nasce una certa normativa tesa a restringere e respingere), l’orfano e la vedova. Dio stesso si è messo dalla loro parte. Egli ascolta il loro grido e farà giustizia. Da questi due comandamenti dipende non solo tutta la legge e i profeti, ma anche la stessa vita sulla nostra terra, se vogliamo che sia davvero dignitosa per tutti. La parola evangelica che abbiamo ricevuto è chiara ed essenziale e ci aiuta a trovare ciò che davvero conta nella nostra vita: è la libertà del vangelo che in maniera concreta ci insegna a voler bene a Dio e agli uomini.