L’Alzheimer fa due malati: il paziente e chi lo assiste”. È una frase che circola nel difficile ambiente dei malati di alzheimer e delle loro famiglie. Una malattia che colpisce l’1 per cento della popolazione, ossia circa 500 mila persone in Italia. Un 10 per cento di chi si ammala di alzheimer sono giovani. Ci sono delle regole d’oro per prevenire o, perlomeno, per cercare di rallentare il corso della malattia invalidante: il primo comandamento è “ciò che fa bene al cuore, fa bene anche al cervello”. Ossia una dieta equilibrata, un po’ di movimento, curare il diabete e la pressione alta, non fumare e non assumere droghe. Si studia il cervello delle suoreUno studio americano, condotto su alcune suore di clausura che avevano acconsentito a far esaminare i loro cervelli dopo la morte, ha dimostrato che l’alzheimer viene decisamente aggravata da problemi cardiovascolari. “La malattia può totalmente scardinare la vita di una famiglia. Sicuramente l’alzheimer presenta effetti socialmente molto pericolosi”, afferma la dottoressa Annalisa Longo del reparto Geriatria dell’ospedale di Perugia. “La nostra società – continua – già ha prodotto quello che noi chiamiamo ‘ageismo’, ossia una forma di razzismo piuttosto spiccato nei confronti delle persone anziane. Le nostre istituzioni regionali non fanno abbastanza per contrastare questo fenomeno e per dare sollievo alle famiglie dei malati di alzheimer. Doveva infatti esserci un centro diurno in ogni distretto sanitario, secondo le previsioni dell’ultimo Piano regionale sanitario: ancora non ci sono, nonostante diversi soggetti privati siano pronti a metterci i propri soldi per costruirli. Il problema, purtroppo irrisolto, rimane la loro gestione”. È vittima anche la famiglia Le famiglie che gestiscono un malato di alzheimer continuano ad avere una serie infinita di problemi, ma senza soluzioni. Di notte – per fare l’esempio più comune – il familiare affetto da alzheimer può sconvolgere il sonno di chi, la mattina seguente, deve recarsi al lavoro o a scuola. Alcuni malati possono mostrare anche comportamenti violenti, oppure allontanarsi di casa improvvisamente. “La famiglia – continua la dottoressa Longo – resta il più diffuso servizio di assistenza domiciliare. Nell’80 per cento dei casi, infatti, l’assistenza è garantita dalla famiglia, che svolge tale compito fino all’istituzionalizzazione o alla morte del malato. Uno studio italiano evidenzia come sia una donna, di solito una figlia, ad assistere il malato di alzheimer sette giorni su sette. Oltre il 50 per cento di chi fornisce assistenza – conclude – va incontro ad una sindrome da disadattamento, con elevata incidenza e prevalenza di ansia, depressione, insonnia, sensazione di cattiva salute”. Inoltre avere in casa un malato di alzheimer costa: un recente studio effettuato in Italia ha evidenziato come, nell’arco di sei anni, una famiglia possa spendere da 18 mila a quasi 26 mila euro, a seconda della gravità della demenza maturata dal loro caro. Soldi che vengono utilizzati, fra altro, per adattare la casa, per introdurre sistemi di vigilanza sul comportamento del malato o per pagare un’assistenza esterna. Dieci idee per la prevenzione1. La testa innanzitutto. La salute inizia dal cervello. È uno degli organi più vitali del corpo e ha bisogno di cure e attenzione. 2. Dal cervello al cuore. Ciò che è buono per il cuore è buono per il cervello. Fare qualcosa tutti i giorni per prevenire malattie cardiache, ipertensione, diabete e ictus: possono aumentare il rischio di Alzheimer.3. I numeri che contano davvero. Tenere scrupolosamente sotto controllo peso, pressione, colesterolo e glicemia4. Nutrire il cervello. Assumere meno grassi e più sostanze antiossidanti. 5. Far lavorare il corpo. L’attività fisica ossigena il sangue e aiuta le cellule nervose: camminare 30 minuti al giorno tiene attivi mente e corpo. 6. Stimolare la mente. Mantenere il cervello attivo e impegnato stimola la crescita delle cellule e delle connessioni nervose: leggere, scrivere, giocare, imparare cose nuove, fare i cruciverba. 7. Avere rapporti sociali. Occupare il tempo libero con attività che richiedono sforzo fisico e mentale: socializzare, conversare, fare volontariato, frequentare un club, ritornare sui banchi di scuola. 8. Attenzione ai colpi. Usare le cinture di sicurezza in auto, stare attenti al rischio di cadute, indossare il casco anche quando si va in bicicletta. 9. Essere saggi. Evitare le cattive abitudini: non fumare, non bere troppo, non fare uso di droghe.10. Guardare avanti. Iniziare oggi a preparare la propria anzianità. Paolo GiovannelliL’Associazione malati alzheimer e Telefono alzheimer (Amata – Umbria) è un’associazione di familiari, operatori, volontari e persone comunque sensibili al problema, costituitasi il 5 settembre 1997 con la finalità il difendere i diritti dei malati di alzheimer e delle loro famiglie, troppo spesso lasciate da sole ad affrontare tutti i problemi che questa devastante malattia comporta. CONTATTI: Sito web www.amataumbria.it; e-mail annalisazlongo@libero.it. SEDI: Perugia, via C. Colombo 9/B; Terni, via del Rivo 103; Apsp “Fusoni Lombrici Renzi”, via Lombrici 27, Norcia. TELEFONO ALZHEIMER: 075 5011256 e 0744 304799, con segreteria telefonica. PER DONAZIONI (specificare causale, nome ed indirizzo): c/c postale n. 66293762 intestato ad Amata Umbria.