di Andrea Casavecchia
La saggezza popolare sapeva che il terreno era croce e delizia per questo andava rispettato. Mentre assistiamo al nuovo disastro naturale che ha colpito la Romagna con una precipitazione di piogge mai conosciuta, rileviamo nel dramma della tragedia la continua impreparazione con cui abitiamo un territorio fragile e delicato come quello italiano. Eppure il nostro è un territorio ricco, che ci permette di godere di un patrimonio alimentare – ad esempio – unico e florido. Come recita il recente rapporto Censis Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana, la produzione economica di quel settore tocca i 179 miliardi di euro l’anno.
Il valore culturale e identitario dell’alimentare
Evidenziano, i ricercatori nel rapporto, che l’alimentare non è soltanto una dimensione che porta guadagno agli italiani; al suo interno si riscontra anche un valore culturale e identitario. C’è una dimensione “reputazionale” che ci fa riconoscere nel mondo dove l’agroalimentare diventa vettore trainante del made in Italy all’estero. C’è poi una dimensione di stile di vita all’interno del quale si evidenzia l’attenzione a curare una dieta mediterranea. Gli italiani abitualmente (nel 68,8% dei casi) o di tanto in tanto (nel 23,9% dei casi) dichiarano: “Mangio abitualmente di tutto, con attenzione, senza eccessi, ma senza vincoli rigidi o regole specifiche”.
Avere cura del territorio
Il nostro territorio, oltre a essere ricco di paesaggi e di bellezze naturali, riesce a essere una grande fonte di benessere. Purtroppo sembra essersi interrotta la nostra capacità di averne cura, mentre tendiamo ad assorbirne le risorse in modo sempre più sconsiderato. Come diceva Bruno Latour: “La Terra non è vivente nel senso new age o nel senso semplicistico di un singolo organismo, ma è costruita, prodotta, inventata, tessuta dai viventi. Quando guardo il cielo sopra di me, la sua atmosfera, la sua composizione, tutto questo è il risultato dell’azione dei viventi”. Di quest’azione siamo responsabili, nel bene e nel male. Il territorio è croce e delizia, e per questo dovremmo continuare a coltivarlo e curarlo, invece di depredarlo e prosciugarlo.