La famiglia monastica “di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di san Bruno” è stata fondata il 1° novembre 1950 in piazza San Pietro a Roma, nel momento in cui Papa Pio XII proclamava il dogma dell’Assunzione di Maria.
In quel momento, sette pellegrini sentirono la chiamata a donarsi completamente affinché nella Chiesa nascessero nuove comunità la cui vocazione fosse quella di partecipare alla vita della Madre di Dio presente nel cuore della Trinità, in una vita di adorazione del Padre in Spirito e verità (cfr. Gv 4,23-24). La famiglia monastica cominciò con una prima comunità di donne consacrate che vollero così vivere il “progetto della Vergine Maria”. Il ramo maschile della famiglia monastica è nato nel 1976 a Currière, nella montagna della Certosa in Francia. Monaci e monache vivono in edifici separati, con governi distinti, però formano una sola “famiglia”, uniti dai legami della carità e dalla medesima vocazione alla preghiera di adorazione, nel silenzio e nella solitudine. La famiglia monastica di Betlemme conta oggi circa 700 monache, vivendo in trenta monasteri sparsi nel mondo intero, e 40 monaci suddivisi in tre monasteri (Umbria, Francia e Israele). In Umbria, siamo dieci monaci di questa famiglia monastica a vivere nell’eremo di Montecorona, sito nell’arcidiocesi di Perugia, quasi al confine con le diocesi di Gubbio e Città di Castello.
L’eremo antico fu costruito a partire dal 1530 dai compagni del beato Paolo Giustiniani, che fu all’origine della comunità oggi conosciuta come “congregazione degli eremiti camaldolesi di Montecorona”. L’eremo fu per 330 anni a capo di questa congregazione, finché nel 1861 i monaci ne furono definitivamente espulsi in seguito all’entrata in vigore delle leggi italiane che prevedevano la confisca dei beni ecclesiastici. Passò allora per 120 anni nelle mani di diversi proprietari privati e fu poco a poco abbandonato.
Nel 1981 l’eremo di Montecorona, essendo in uno stato di grande rovina, fu ripreso da una piccola comunità di monache di Betlemme, che con coraggio e soprattutto con grande fede cominciarono un’impossibile opera di restauro.
Nel 1990, mentre l’eremo cominciava a risorgere, le monache lo lasciarono ai loro confratelli monaci di Betlemme e andarono a fondare un nuovo monastero vicino a Gubbio. Dal 1990 i monaci hanno continuato la ristrutturazione, e adesso circa l’80% dell’antico eremo è stato ristrutturato, grazie all’aiuto provvidenziale di tanti volontari e al sostegno di altrettanti benefattori, piccoli e grandi. I monaci vivono una vita semplice alla scuola del Vangelo, tutta dedicata alla preghiera e all’umile lavoro, sia per guadagnare il pane quotidiano che per i vari servizi della comunità.
Spesso ci viene chiesto: “Ma cosa fate sul monte, mentre c’è tanto da fare nel campo della Chiesa e del mondo?”. La prima risposta è che Dio stesso ci ha chiamati a questa vita. Infatti il valore della nostra vita non si misura in termini di efficacia ma piuttosto “serve” a esprimere il valore della gratuità dell’amore di Dio per ogni persona umana, la gratuità della sua chiamata a essere suoi figli adottivi e la gratuità dell’offerta delle nostre vite, come il profumo sparso da Maria ai piedi di Gesù (cfr. Gv 12,3).
D’altronde, la vita e la preghiera dei monaci e delle monache di clausura è fonte di una fecondità misteriosa, invisibile agli occhi degli uomini. Infatti Dio ascolta la preghiera di coloro che gridano a Lui giorno e notte e risponde alla loro supplica, riversando il Suo amore infinito su tutti gli uomini. Diceva san Giovanni Paolo II: “Nella sua orazione, il monaco pronuncia una epìclesi dello Spirito sul mondo, ed è certo che sarà esaudito, perché essa partecipa della stessa preghiera di Cristo. E così egli sente nascere in sé un amore profondo per l’umanità”. E questo dimostrano di averlo percepito coloro che salgono all’eremo di Montecorona ad affidare le loro intenzioni di preghiera nel quaderno della cappellina di Nostra Signora della Consolazione. Chi desidera ritirarsi alcuni giorni nel silenzio e nella solitudine dell’ospitalità dell’eremo è sempre benvenuto.
Può partecipare alla preghiera liturgica con noi, pregare nell’oratorio della propria cella, adorare il Santissimo Sacramento ed essere accompagnato da uno di noi nella lettura orante del Vangelo.