Il Vangelo di Giovanni, subito dopo il prologo (vv. 1-19) e la testimonianza del Battista (vv.19-34), presenta la chiamata dei primi discepoli. La narrazione si compone di due quadri simmetrici: nel primo si racconta la sequela di Andrea, del discepolo anonimo e di Pietro (vv. 35-42), nel secondo la chiamata di Filippo e Natanaele (vv. 43-51). Questa domenica leggeremo la chiamata dei primi tre discepoli, e come la loro vita occupò, da un giorno all’altro, un posto speciale nella storia della salvezza.
Il racconto giovanneo si discosta dai Sinottici perché non compare l’ambientazione del lago di Galilea. Soprattutto, colpisce per il modo immediato in cui i discepoli riconoscono il Messia, mentre per i Sinottici è la confessione di Pietro che segna una svolta nella penetrazione del mistero di Gesù. Decisiva è qui la mediazione del Battista, che “fissando lo sguardo su Gesù che passava” lo riconosce. In questo istante, fugace ma eterno, l’uomo percepisce che Dio ha fatto irruzione nella storia. Si compie un mistero di bellezza, un mistero che nel suo accadimento interroga profondamente anche le nostre vite. Lo sguardo di Giovanni è fermo, fisso, è lo sguardo del vecchio mondo della Legge che attende che le speranze si adempiano. Anche noi spesso e volentieri fermiamo la nostra vita, aspettiamo che la risposta al nostro vuoto di senso arrivi dall’alto a illuminare la nostra attesa, talvolta passiva e impaurita. Gesù sta passando, è in cammino, è il divenire, è dinamicità, è la storia della salvezza che mette l’umanità in strada.
Il camminare di Gesù è un andare che interpella l’uomo, che interroga la fissità delle nostre piccole certezze, alle quali ogni giorno ci aggrappiamo per nasconderci dalla vita. Gesù ci propone un senso che è incontro, esperienza personale, scoperta continua ma anche conflitto. Giovanni lo riconosce, così come lo riconoscono Andrea e il discepolo di cui non conosciamo il nome: è per la grazia di questo istante che iniziano a seguirlo. La sequela dei primi discepoli è la risposta a una domanda di senso che lo stesso Messia ripropone loro (“Che cosa cercate?”).
È Gesù che, nell’urgenza della domanda suscitata (“dove dimori?”), sceglie i suoi compagni (cfr. Gv 15,16). L’unico modo per partecipare alla storia della salvezza è allora quello del gesto concreto, scelto, voluto; è l’esperienza di vita, è l’incontro personale accettato. Così, messi in cammino dietro a Gesù, come ognuno di noi, anche i discepoli capiranno la grandezza di questa elezione soltanto nel tempo. Gesù invita i suoi discepoli: “Venite e vedrete”.
Loro percepiscono che la salvezza sta passando: “Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui”. Il dimorare e il restare dei discepoli derivano dallo stesso verbo greco (ménein). È in questo rimanere dentro l’esperienza di Cristo che il divenire della vita dei discepoli si carica di senso, pur nella dimensione perenne dell’andare. L’ora in cui avviene l’incontro (le 4 del pomeriggio) può essere un’ora qualunque, segno di un Dio che ci visita nella ferialità dei nostri giorni. Quelle 4 del pomeriggio – che sono “l’ora decima” – possono però anche rappresentare l’ora dell’adempimento (il 10 è simbolo di pienezza).
Fatto sta che da quel momento la vita dei discepoli cambia, inizia la loro sequela Christi, inizia quell’avventura straordinaria che li porterà a condividere l’esperienza dell’irruzione dell’Infinito nel finito; anzitutto e soprattutto nella loro vita personale. Il brano si conclude con l’ingresso di Pietro – futura “roccia” su cui Gesù costruirà la sua Chiesa – nella comunità messianica. È Andrea a portare Cristo nella vita di Pietro, così come Giovanni era stato il punto di convergenza tra Gesù e i primi due discepoli.
Anche da questo punto di vista emerge la scelta di Dio di utilizzare il tempo e lo spazio, e quindi le persone che li abitano, per abbracciare l’umanità. Dio è amore che ci incontra in luoghi precisi, attraverso persone precise. È un incontro fatto di vita vissuta che si incarna giorno per giorno, e che sempre cammina per le strade del mondo. Un Dio alla nostra portata, nelle nostre famiglie, nei nostri uffici, nei nostri supermercati, in ogni luogo della nostra vita su questa terra. Un Dio possibile, un Dio accessibile, tramite Gesù che ha mostrato l’uomo capace di Dio. Un Dio vicino, in ogni istante. Lo stesso istante che, attraverso gli occhi di Giovanni, spalancò al mondo l’opportunità della Bellezza.