Alla nuova squadra: Buon lavoro

l’editoriale

La scena del varo del nuovo governo trasmessa in televisione, è apparsa idilliaca, anche troppo, con quel campanellino, suonato ripetutamente da Berlusconi e passato poi nelle mani di Monti. Un campanellino che ai più è sembrato meglio collocato nella mani di un chierichetto di altri tempi. Ma di idilliaco non c’è proprio niente. Siamo ad un governo che segna la fine di una situazione di crisi piena di disagio presente non solo nei competenti ed esperti, ma in tutti i cittadini colpiti da una diffusa sindrome di panico. Questo nuovo governo è frutto e segno di debolezza politica incapace di risolvere i problemi dell’economia, dall’altra parte rappresenta l’estremo tentativo di cambiamento di tendenza. Il cardinale Bertone ha rivolto un augurio di buon lavoro, cui si aggiungono gli auguri di moltissimi italiani semplici -anche i nostri – amanti delle cose serie e dei risultati concreti. Amanti anche di loro stessi e delle loro famiglie. Ci sono anche dichiarazioni e auguri di buon lavoro da parte degli schieramenti politici, sulla sincerità dei quali – detto tra parentesi – è cosa prudente avanzare qualche dubbio o riserva mentale. L’antica tentazione di desiderare il peggio altrui, in vista di un proprio meglio (tanto peggio tanto meglio) non scompare mai del tutto. Sembra di vedere trasparire negli occhi di alcuni il balenante desiderio del fallimento del governo, se non altro per poter dire: ”io l’avevo detto”. Si deve auspcare che questo atteggiamento non prevalga. I sentimenti e le parole che devono essere prese in seria considerazione, risuonate in questi giorni sono: bene comune, rasserenamento, coesione, professionalità, equità, collaborazione, responsabilità, disponibilità all’impegno, fiducia. Modi di essere e di pensare necessari per far funzionare la società, radicati non nell’ideologia ma nella coscienza collettiva di un popolo che sa di essere tale, una realtà organica, prima ancora di essere un sistema organizzato. Se dietro al lavoro dei tecnici non c’è un’anima, che si può chiamare anche amor di patria, ogni sforzo sarà inutile. La tecnica anche più sottile e raffinata senza la spinta di una coscienza forte e matura diventa un ferro che, per lucido che sia, rimane freddo e inerte. Una bella squadra, come è stato detto, formata dalle migliori teste presenti nel mondo delle professioni e della cultura, da sola e sotto i colpi della critica, che non mancherà, da parte dei settori che saranno o si sentiranno colpiti, non andrà molto lontano. Non avrà l’autorità morale di dare risposte credibili agli operai che perdono il lavoro e alle loro famiglie. Un segno positivo per fortuna è venuto dai leader più responsabili della politica, dai partner europei e dalla stampa internazionale e ciò costituisce una riserva di energia positiva. La ”guerra di tutti contro tutti” (bellum omnium contra omnes) che ha caratterizzato gran parte della storia politica italiana sembra interrotta almeno per il momento. Oltre al buon lavoro, si dovrà aggiungere l’augurio che la tregua non sia troppo breve e possibilmente possa diventare un nuovo stile di fare politica. Le parole di rispetto e di cordialità che si sono scambiate vicendevolmente Berlusconi e Monti, l’uscente capo del governo e colui che vi subentra, la comune attestazione di essere disposti a collaborare avendo di mira il bene dell’Italia vogliamo pensare che siano sincere e di buon auspicio. Meglio così, per tutti.

AUTORE: Elio Bromuri