Non si può ricordare il sequestro di Aldo Moro senza porsi una domanda che con la Storia, quella con la S maiuscola, ha poco a che fare: a 40 anni da quel tragico evento, che cosa sarebbe stata l’Italia ma probabilmente l’intero Occidente, se il disegno politico voluto, perseguito con forza e portato avanti dall’allora Presidente della Democrazia cristiana fosse stato realizzato in maniera compiuta? La risposta, ammesso che ce ne sia una, non è semplice; e le risposte semplici non piacevano a Moro stesso, che aborriva ricette approssimative per risolvere problemi complessi.
40 anni fa
La mattina del 16 marzo 1978, in via Fani, una via di Roma dove si affacciano villini e palazzi moderni, con il rapimento del presidente Dc (che, dopo essere andato a messa, si sarebbe recato in Parlamento per certificare l’insediamento del governo Andreotti appoggiato dal Pci) non si è soltanto brutalmente interrotto un progetto politico che Moro da più di un decennio stava cercando di realizzare, con il coinvolgimento nel governo del Paese prima dei socialisti e poi, appunto, del Partito comunista guidato da Enrico Berlinguer.
Quella mattina del marzo di 40 anni fa, si è sostanzialmente chiusa la vicenda storica della Prima Repubblica e della classe politica, tutta, che ne aveva orientato le sorti nel secondo dopoguerra. A questo riguardo, hanno una certa efficacia simbolica le immagini Rai in bianco e nero della messa, presieduta dall’amico e maestro di Moro, Papa Paolo VI, dopo la morte dello statista democristiano: una serie di primi piani che raccontano di volti lividi, attoniti e con lo sguardo perso in un futuro senza certezze. Ma da quei visi di esponenti dei partiti di tutto l’arco costituzionale di allora, traspare anche la consapevolezza del momento di trovarsi di fronte a un fatto sicuramente epocale, ma altrettanto certamente oscuro da interpretare e complicato da chiarire.
Quelle oscurità, 40 anni dopo, restano ancora molto pesanti: inchieste e processi sul sequestro Moro e l’uccisione dei suoi cinque uomini di scorta hanno soltanto parzialmente disvelato la matassa di intrighi, complicità e connivenze, a livello nazionale e internazionale, che si mossero prima, durante e dopo i 55 giorni che si conclusero con l’assassinio del leader Dc.
La Commissione parlamentare
Dai lavori della Commissione parlamentare sulla vicenda Moro nella legislatura che si è appena conclusa sembrano comunque essere emersi elementi concreti per fissare almeno due elementi di certezza. Il primo: Moro fu sequestrato e ucciso, e la scorta fu trucidata, dalle Brigate rosse. Ma non soltanto da loro. Il secondo punto: eliminare Moro dalla scena politica italiana di quel periodo faceva comodo a molti Paesi a livello internazionale.
Per questo tornare oggi, dopo 40 anni, ad approfondire quella parte di storia italiana, serve non soltanto a capire quello che saremmo potuti essere, ma anche e soprattutto quello che siamo.