Con la pandemia da Covid-19 la povertà ha confermato la sua natura di fenomeno complesso e pervasivo, legato strettamente alle dinamiche del sistema, quindi sensibile agli shock da cui questo è colpito, e dipendente dalle caratteristiche strutturali che lo connotano.
La crisi è in primo luogo sanitaria, ma produce conseguenze drammatiche sull’economia, sull’occupazione, sull’intera società.
Sono colpite massicciamente le attività produttive cosiddette (ma discutibilmente) “non essenziali”: turismo, cultura, pubblici esercizi, commercio al dettaglio, servizi alle persone. E in corrispondenza, le categorie di commercianti, artigiani, professionisti, partite Iva, collaboratori, con pesanti cadute di reddito e di occupazione.
Specificamente, tra i lavoratori più colpiti figurano quelli con contratto a tempo determinato (tanto più se vicini alle scadenze), i lavoratori con basse qualifiche (con maggiori difficoltà ad applicare lo smart working), i lavoratori autonomi, atipici, stagionali (D. Mesini, L’aumento delle disuguaglianze in tempo di pandemia, welforum.it, 11/2/2021).
Crisi che aumenta le disuguaglianze
La pandemia tende dunque a produrre nuovi scarti e ad accrescere le preesistenti disuguaglianze, a loro volta generatrici di nuove povertà e di incrementi delle povertà esistenti. Le misure tampone introdotte dal Governo a beneficio di specifiche categorie (Cig, blocco dei licenziamenti, bonus) acuiscono le disuguaglianze tra i lavoratori, in ragione del diverso grado di protezione di cui questi godono (per alcuni dati per l’Umbria, vedi E. Tondini – M. Casavecchia, Coronavirus, cassa integrazione, smart working, Aur Focus, 28/1/2021) .
Quanto al Reddito di cittadinanza, attuale misura più importante in Italia contro la povertà, così com’è formulato, non intercetta tutti i bisognosi (3 milioni e 735 mila percettori nel 2020, ma i poveri assoluti sarebbero più del doppio, secondo alcune stime) per mancanza di informazioni, o vergogna, o rifiuto di controlli e condizionalità; né protegge da blocchi improvvisi dell’economia, per la complessità e la rigidità delle procedure di accesso.
Né il Reddito di emergenza può porre adeguato rimedio.
Per la pandemia è peggiorata anche la situazione delle donne, penalizzate dalla sospensione dei servizi educativi per l’infanzia, e delle attività didattiche nelle scuole. Molto preoccupanti anche le conseguenze sui bambini e sui ragazzi: il riferimento è alle disuguaglianze in termini di opportunità di accesso all’istruzione, con espansione di povertà educativa e dispersione scolastica. Si accentuano anche le fragilità di anziani e disabili, e peggiora al contempo la situazione dei senza fissa dimora.
Serve azione integrata
Si osservi che un’azione di contrasto alla povertà deve compiersi lungo più piani. Da un lato deve erogare sussidi e sostegni immediati per garantire una vita dignitosa a chi si trova in grave difficoltà. Ma deve anche assicurare a questi la formazione delle conoscenze e delle capacità per avviare un’uscita autonoma dalla situazione di indigenza.
In una visione ampia, dovrebbe altresì contrastare le disuguaglianze esistenti, ed eventuali processi che portino all’impoverimento di determinate fasce di popolazione. E in questa direzione dovrebbe impegnarsi a superare le criticità strutturali che ne sono all’origine : si pensi ai caratteri del mercato del lavoro, che generano attualmente tali difficoltà sotto la spinta degli effetti della pandemia.
Si tratta dunque di un’azione complessa, composta di più politiche tra loro integrate, che si svolge lungo diversi orizzonti temporali, di breve o brevissimo termine, ma anche di medio e lungo periodo.
La Caritas di Perugia
Anche l’azione della Caritas diocesana di Perugia si svolge lungo più piani: a fianco dell’erogazione di beni, servizi e sussidi per contenere le difficoltà del presente, interviene per promuovere formazione professionale e inserimento lavorativo, per assicurare una maggiore efficacia della didattica, per favorire lo sviluppo della protezione civile universale, per sviluppare le capacità degli anziani…
È chiaro come una politica efficace contro la povertà si basi sul ricorso razionale ad un complesso organico di politiche tra loro integrate, e debba perciò fondarsi su un approccio programmatico e progettuale (da auspicare anche per l’Umbria), con adeguato coinvolgimento di operatori e cittadini.
A spingere verso innovazioni e politiche sociali sempre nuove e migliori, a livello territoriale, possono contribuire il processo e il percorso di co-progettazione, in corso in molte aree del nostro Paese, che istituzioni ed enti della società civile possono e devono perseguire, così da mettere in rete le energie del Paese, combinando competenze ed esperienze complementari, e rispondendo a una domanda crescente di partecipazione (L. Becchetti – A. Moretti, Avvenire, 23/2/2021).