Per i giornalisti è cominciata in duomo, con un percorso a ritroso rispetto agli altri pellegrini, l’ostensione della Sindone. “È il momento più importante del mio servizio episcopale”, ha detto con voce commossa mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. È la prima ostensione per lui, in veste di “custode” del sacro lino.Intanto da domenica 19 è cominciata l’affluenza dei pellegrini; già ne sono previsti due milioni.
Sotto la Sindone viene esposto il Compianto sul Cristo morto del Beato Angelico. Ciò infatti di cui quel lenzuolo è testimonianza – ha detto ancora mons. Nosiglia – è “un amore così grande che non si è lasciato vincere dal male. Anche sulla croce, l’amore di Dio è sempre più forte di ogni avversità. Non è la contemplazione di un morto, ma di una persona, Gesù, che attraverso il dono di sé ci ha dato la vita. Non siamo noi che contempliamo, ma è Lui che ci fa capire che ci sta guardando”, ha commentato, sulla scorta delle parole pronunciate da Papa Francesco durante l’ostensione televisiva del 2013: “Lasciamoci raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore”.
Altra novità è una scultura in alluminio che riproduce la Sindone per i non-vedenti, permettendo loro di “farsi un’idea” della figura del Salvatore. Per tutti gli altri, in una sala che
precede la visita vera e propria, un filmato illustra dettaglio per dettaglio le diverse parti della sacra immagine.
I pellegrini potranno inoltre visitare tutti i giorni (tranne il 20 e il 21 giugno, in occasione della visita del Papa), dalle 7.30 alle 19.30, i grandi pannelli sui “santi sociali” di Torino, da don Bosco, di cui si celebrano i 200 anni dalla nascita, fino alla beatificazione più recente, quella di Chiara Badano.
Particolare attenzione è riservata ai malati e ai disabili, per i quali – per la prima volta a Torino – sono state realizzate due accueil sul modello di Lourdes. Ogni giorno, dei volontari – ce ne saranno 4.600 in tutto – resteranno a disposizione per la corsia prioritaria a loro riservata.
Due le “penitenzierie” per le confessioni: una davanti al duomo, in piazza san Giovanni, e l’altra nella chiesa dello Spirito Santo in via Porta Palatina.
A fare da guida ai giornalisti presenti alla conferenza stampa è mons. Giuseppe Ghiberti, biblista e presidente onorario della Commissione diocesana per l’ostensione della Sindone.
Si percorre insieme la chiesa del Santo Sudario, che prende il nome dall’omonima confraternita fondata nel 1598, una quindicina d’anni dopo l’arrivo del sacro lino a
Torino (prima era conservato in Savoia, ad Annecy). È in questa chiesa, alla quale è annesso il Museo della Sindone, che si custodis
ce il telo: ora che la reliquia è in duomo per l’ostensione, ne rimane una fedele riproduzione, nella cornice originale offerta dai Savoia.
“La Chiesa – dice mons. Ghiberti – non ha la competenza diretta per stabilire l’autenticità della Sindone”, cosa che spetta agli studiosi, come aveva ricordato Giovanni Paolo II. In ogni caso, la Sindone “è un segno: non conta per se stesso, conta per ciò a cui rimanda. E può essere un aiuto a vivere la fede. Avevo un quadro della Sindone in casa, e mia madre me ne raccontava la storia senza problemi”. Poi, con il crescere dell’età e gli studi biblici, “mi sono reso conto che c’era una corrispondenza innegabile con il Vangelo”.
Dati salienti
È cominciata domenica 19 aprile, con la messa solenne nel duomo di Torino, presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, l’ostensione della Sindone, che terminerà il 24 giugno. Una delle più lunghe della storia, 67 giorni, con cifre di affluenza che, stando alle stime attuali, si aggireranno intorno ai 2 milioni di presenze. Il 21-22 giugno, Papa Francesco sarà a Torino per venerare la Sindone e rendere onore a san Giovanni Bosco nel secondo centenario della nascita.