Finalmente il 9 dicembre (come riferito nel numero scorso de La Voce) l’assessore regionale alla Coesione sociale e al welfare, Luca Barberini, ha presentato il “Piano operativo” approvato il 29 ottobre dalla Giunta per l’attuazione della legge sulla prevenzione, contrasto e cura del gioco d’azzardo patologico.
Prevede vari adempimenti e servizi, ma di questi per ora – aveva riferito l’assessore – sono in funzione soltanto il Centro di riferimento regionale per il trattamento del gioco d’azzardo patologico dell’Usl 2 a Foligno e punti di accoglienza in tutte le aziende sanitarie. Prossimamente verranno invece stipulati accordi con le due prefetture, le forze dell’ordine, l’Anci, la Fondazione umbra contro l’usura e il Corecom. Per Libera è il momento di passare dalle parole ai fatti.
Tra le priorità, Fabrizio Ricci indica al primo posto quella di attuare la mappatura di tutti gli esercizi pubblici che hanno rinunciato alle slot-machine e dove non si vendono i tagliandi delle tante lotterie legali. Questi esercizi, come già fatto da Libera in maniera più ridotta, riceveranno il marchio regionale “no slot”.
La mappatura, che doveva essere fatta entro pochi mesi dall’entrata in vigore della legge, evidenzierà – secondo Ricci – l’ampiezza del fenomeno. In Umbria ci sarebbero infatti circa 1.500 locali in cui si possono fare scommesse legali su sport di tutti i tipi, compresa la corsa dei cani, e dove si vendono tagliandi di svariate lotterie. Giochi che per i gestori di negozi e bar spesso sono la fonte principale di guadagno.
In Italia l’industria legale del gioco, con una “macchinetta mangiasoldi” ogni 150 abitanti (la più alta densità in Europa), è una potenza economica con un fatturato annuo di oltre 80 miliardi.
Le altre priorità – secondo Libera – sono, come previsto dalla legge regionale, l’attivazione di un numero verde e di una campagna di sensibilizzazione al problema della prevenzione dalla dipendenza dal gioco d’azzardo, e l’introduzione di incentivi fiscali per gli esercizi commerciali che rinunciano ai guadagni sicuri delle “macchinette mangiasoldi”.
Per quanto riguarda il numero verde, ne esiste già uno nazionale (800 921121), ma quello regionale, da esporre in ogni sala e apparecchio per il gioco, dovrebbe essere in grado di assistere meglio chi fa segnalazioni o richieste di aiuto fornendo indicazioni più precise sui servizi disponibili in Umbria. Accanto agli incentivi fiscali per gli esercizi che rinunciano ai guadagni di lotterie e slot, Libera propone che si dia subito attuazione anche a quanto previsto dalla legge umbra per la “penalizzazione” fiscale di chi invece ospita le “macchinette mangiasoldi”. Insomma, tasse più salate per scoraggiarne la diffusione.
La legge del 2014 prevede anche corsi di formazione obbligatori per operatori sociali e per i gestori dei locali in cui si può giocare, e il divieto di fare pubblicità sull’apertura di nuove sale giochi. I locali dovranno distare almeno mezzo chilometro da scuole e altri luoghi di aggregazione giovanile. Tanti e complessi sono dunque gli obiettivi che si propone la legge approvata in Umbria.
Per una sua piena attuazione servirebbe però anche il supporto di una legislazione nazionale, che tuttavia è fortemente contrastata dalle potenti lobby del gioco d’azzardo (ben rappresentate anche in Parlamento), sempre pronte a ostacolare la possibilità di Regioni ed enti locali di arginare la diffusione della piaga del gioco di azzardo patologico nei loro territori. Ne sanno qualcosa alcuni sindaci umbri che hanno provato inutilmente a regolamentare l’apertura di sale giochi nelle ore in cui i ragazzi dovrebbero essere a scuola.
“Ora diamo sostanza
alla legge!”
Per l’associazione contro le mafie Libera, “si è perso del tempo, ma è un fatto positivo che si sia passati alla fase operativa. Adesso però è il momento che si dia sostanza alla legge”. La legge è quella sulle “norme per la prevenzione, il contrasto e la riduzione del rischio della dipendenza da gioco d’azzardo patologico” che il Consiglio regionale dell’Umbria aveva approvato quasi all’unanimità nel novembre 2014. “La nostra associazione – spiega Fabrizio Ricci, referente del presidio di Libera Perugia – aveva contribuito anche alla stesura della legge, la quale però prevedeva tempi di attuazione più brevi. Certo le elezioni della primavera scorsa, con il cambio dei consiglieri a palazzo Cesaroni, non hanno giovato a rispettarli”. Nei mesi scorsi l’associazione voluta da don Luigi Ciotti è tornata alla carica con incontri in Regione e con una serie di iniziative pubbliche per sensibilizzare gli umbri sulla gravità del problema. In una cinquantina di locali pubblici di Perugia e dintorni che hanno rinunciato a ospitare le cosiddette “macchinette mangiasoldi” sono stati affissi adesivi della campagna di Libera contro la dipendenza dal gioco d’azzardo patologico. Una vera e propria malattia per la quale in Umbria, dove si spendono circa 3 milioni di euro al giorno soltanto in giochi legali, ci sono circa 10.000 persone che avrebbero bisogno di assistenza psicologica e medica.