di Pier Giorgio Lignani
Lo storico greco Polibio, nel II secolo a.C., guardava ammirato alla potenza della Repubblica romana. Roma aveva battuto Cartagine, dominava ormai l’intero bacino del Mediterraneo e si preparava a conquistare buona parte dell’Europa continentale. Polibio si chiedeva da dove venisse tanta forza, e si concentrò sulle strutture costituzionali di quella Repubblica, che gli sembravano uniche nel loro genere.
Diceva: se si guarda al potere dei consoli, sembrerebbe uno Stato dispotico; se si guarda al potere del Senato, sembrerebbe uno Stato aristocratico; se si guarda al potere delle assemblee popolari (i comizi), sembrerebbe uno Stato democratico. Continuava: ma come può funzionare un sistema in cui ci sono tre livelli di potere, ciascuno apparentemente assoluto? Perché la Repubblica non è paralizzata dai contrasti fra queste tre istituzioni, anzi è fortissima? Rispondeva: perché i Romani sanno benissimo il pericolo che corrono, perciò non ricercano lo scontro, ma l’accordo; e lo trovano facilmente perché sono tutti educati a non guardare agli interessi di parte, tanto meno a quelli personali, ma all’interesse superiore della collettività, davanti al quale sono pronti a tirarsi indietro.
Polibio idealizzava un po’, ma in questa analisi c’era molto di vero. Specialmente il concetto che la forza e il benessere di uno Stato dipendono dall’etica di ciascuno dei cittadini e dei protagonisti della politica, dalla loro capacità di mettere al primo posto la considerazione del bene comune.
Quanto rimane di tutto ciò nelle risse attuali fra un gruppuscolo politico e l’altro? Anzi, nel nostro panorama contemporaneo le spaccature non sono solo fra gli schieramenti politici: se fosse questo, ci sarebbe almeno un minimo di dignità. Sono fra le corporazioni di interessi economici, commerciali, professionali, ciascuna impegnata a sfruttare il suo potere di ricatto verso la collettività.
Idealizzare il passato non va bene, soprattutto se è un passato remoto e un po’ anche mitico, come quello dell’antica Roma. Ma i guai del presente li vediamo comunque benissimo.