“Entrato nella lotta pregava più intensamente”, scrive l’evangelista Luca di Gesù che vive la sua tragica Ora nel Getsemani. È la Domenica delle Palme nell’Anno liturgico C, e la liturgia ci propone l’ascolto della “Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca”.
Il Vangelo della Domenica delle Palme
Il terzo Vangelo presenta un racconto della Passione descritto con un fervore e un coinvolgimento unici. Non risparmia nulla: dileggi, rifiuti, violenze, buio, tradimenti, rinnegamenti e umiliazioni.
Non potendo qui considerare l’intera narrazione, ci soffermiamo sulla prima ’tappa’ della Passione: la preghiera nel Getsemani.
Rispetto agli altri due sinottici, Luca non parla dei sentimenti di Gesù, ma inserisce tre elementi suoi propri: l’angelo del Cielo, l’agonia e il sudore come di sangue. Può sconcertare il confronto tra il potere che Gesù manifesta con i miracoli o la luminosità che gli viene concessa sul monte della Trasfigurazione, con la ‘debolezza’ che lo caratterizza nel Getsemani, ma “egli è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato” (Eb 4,15).
E Luca, grazie alla maggiore ricchezza e appropriatezza terminologica con cui descrive le malattie dei miracolati da Gesù e che per questo la tradizione ha sempre ritenuto che fosse stato medico o comunque dotato di un patrimonio culturale e scientifico che lo ha reso molto sensibile alle vicende dolorose, ci presenta con estrema chiarezza il tragico momento verificatosi nel Getsemani.
LA PAROLA della Domenica
PRIMA LETTURA
Libro del profeta Isaia 50,4-7SALMO RESPONSORIALE
Salmo 21SECONDA LETTURA
Lettera di Paolo ai Filippesi 2,6-11VANGELO
Vangelo di Luca 22,14-23,56
L’angelo
L’angelo che appare a Gesù verrebbe ad “integrare le risorse umane di Gesù” (Leon Morris, 478) che altrimenti, in questo caso, nessuna ‘medicina’ potrebbe rinvigorire. La sua presenza confortatrice nonché la successiva ’sudorazione’ sono perfettamente in armonia con l’ardore stilistico dell’evangelista e con il messaggio che si prefigge di trasmettere. Gli angeli sono un ‘elemento’ costantemente presente nel Vangelo lucano. In quel luogo del Getsemani l’angelo del cielo è infatti e soprattutto la risposta del Padre alla preghiera del Figlio che viene così rinforzato e incoraggiato.
L’agonia
L’evangelista e ‘medico’ Luca parla anche dello stato di agonia in cui Gesù entra. Tuttavia dobbiamo mettere in guardia che per ‘agonia’ non si intende il significato che ha erroneamente assunto nella mentalità odierna ed esprimente l’atteggiamento passivo di chi sta per morire (semmai il morente ’lotta’ per la vita!). ‘Agonia’ è uguale a ‘lotta’, ‘corsa’, ‘gara’, indica cioè qualcosa di assolutamente dinamico.
‘Agon’ è un termine molto caro a san Paolo ed ogni volta che lo utilizza trasmette tutta l’intensità dell’atleta che gareggia perché altri vincano conservando il dono della fede. Similmente il verbo ‘agonizzare’, benché usato poche volte nel NT, si riferisce direttamente o metaforicamente allo sforzo per la conquista della vita eterna.
L’evangelista Luca nel riferire le parole di Gesù circa la necessità di entrare nella ‘porta stretta’ usa il verbo in questione che viene tradotto per lo più dalle edizioni moderne con ‘sforzatevi’, ma letteralmente il verbo è ‘lottate’ “per entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare ma non vi entreranno” ( Lc 13,24).
Questi passaggi ci permettono di comprendere in profondità lo sforzo ‘agonistico’ di Gesù che non è privo di sentimenti, non è esente da strazio interiore. Anche se Luca non fa cenno all’interiorità di Gesù, non per questo si deve pensare ad un Gesù che affronta stoicamente la prova del dolore mortale.
Ogni evangelista ha la sua originalità e agli occhi del medico Luca è importante rilevare le reazioni fisiche (senza dimenticare che ha appena descritto la presenza dell’angelo confortatore, quindi sono scontate le sue emozioni interiori!).
Il sudore di sangue
Gesù infatti è in agonia e nello stesso tempo suda “come gocce di sangue”, cioè presenta i sintomi di uno che stacombattendo contro la morte, e il sostantivo ‘agonia’ è connesso col significato di ‘combattimento vittorioso’ dell’atleta o del soldato perché l’estremo sforzo in gara o in guerra è proprio di chi ce la mette tutta per vincere. Il combattente e orante Gesù raggiunge uno sforzo così imponente che il suo “sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra”.
Concretamente, non fuoriesce sangue dal corpo di Gesù, tuttavia la copiosità del sudore è tale da essere equiparabile al sangue. È il così detto fenomeno dell’ ematidrosi di cui parla l’anatomopatologo Pierluigi Baima Bollone (Gli ultimi giorni di Gesù) che suppone che Gesù abbia sofferto anche la ‘nevrosi d’organo’: in conseguenza della tristezza, dello spavento e dell’angoscia, oltre alla sudorazione intensissima, ha provato affanno, alterazioni, cardiopalmi e dolori cardiaci, forti vertigini, il tutto causato dall’imponenza del combattimento.
Queste osservazioni specialistiche ci consentono di ‘entrare’ nel Getsemani con maggior consapevolezza, di rimanere esterrefatti e incapaci di pronunciare parola di fronte a questo amore estremo che non lascia vincere la morte: “dopo il suo intimo tormento Gesù vedrà la luce” (Is 53,11).
Giuseppina Bruscolotti